Come parlare di differenze e di razzismo nella famiglia multietnica
Giovedì, 06 Agosto 2020 11:39Primo: avere figli di colore o di una differente etnia (frutto di matrimonio misto o adottati) non fa di un genitore una persona non razzista. Purtroppo il pregiudizio è insito in noi, il razzismo è sistemico, e certi retaggi sociali e culturali sono ben radicati. Il primo passo, quindi, è aprire bene gli occhi, guardarci dentro e cercare di trovare tutti i pregiudizi che ancora abbiamo dentro di noi, sradicandoli e guardandoli in faccia.
Secondo: purtroppo la nostra società è ancora MOLTO razzista, e chi lo nega sta dicendo una menzogna. Non possiamo girarci intorno.
Terzo: parlare di razzismo, diversità, cultura e pregiudizi è fondamentale, anche con i bambini più piccoli. Con sincerità, apertura e dolcezza, ma anche con tanto realismo, possiamo preparare i nostri figli ad affrontare il mondo al meglio!
Quarto: le differenze esistono, eccome! Ed è bellissimo e giustissimo farle notare.
Come parlare di differenze e di razzismo nella famiglia multietnica: perché essere color-blind è deleterio e perché valorizzare i colori della pelle è fondamentale
Innanzitutto, è bene evitare di essere daltonici, color-blind. Ovvero: è inutile, se non deleterio, dire che non esistono differenze tra persone con la pelle diversa. Dire che gli uomini sono tutti uguali è giusto, ma non è giusto appiattire le differenze. Perché le differenze esistono, sono palesi, ed è giusto riconoscerle e soprattutto valorizzarle.
Parlare di differenze, però, porta con sé anche il discorso del razzismo, perché purtroppo esistono ancora persone e società che discriminano altri individui proprio a causa della differenza. Sta a noi fare capire ai nostri bambini che essere diversi può essere difficile, certo, ma che è anche positivo, perché nella differenza sta la ricchezza. E se nella vita incontreranno persone che li discrimineranno, non sarà colpa loro, o della loro pelle, o del loro essere diversi, ma della ristrettezza mentale di chi gli sta di fronte. Parlarne e denunciare la cosa sarà tuttavia fondamentale.
Parliamo, poi, della bellezza della pelle scura, della particolarità dei bellissimi occhi a mandorla, della meraviglia delle sfumature della pelle, dei capelli così diversi da pettinare…Non è una brutta cosa notare le particolarità delle persone: basta farlo senza pregiudizio ma con curiosità.
Giustissimo, poi, è frequentare bambini e famiglie con pelle diversa. Se nostro figlio ha origini asiatiche, africane, eccetera, non è giusto circondarlo solo di gente bianca. Perché? Beh, perché la pelle è diversa, i capelli sono diversi, le origini sono diverse, e negarle e ignorarle è assolutamente sbagliato. La rappresentazione e l’identificazione sono fondamentali per l’essere umano!
Evitiamo poi di negare le differenze dicendo “Quanto ci somigliamo!” e basta. È bellissimo notare le somiglianze, ma è anche fondamentale riconoscere la particolarità dell’etnia da cui si proviene. Negare le differenze e le singolarità di ognuno significa non dare la possibilità di vivere la propria esperienza personale fino in fondo, e soprattutto significa, anche inconsciamente, elevare una razza a migliore, non parlando della pelle nera, marrone, mulatta o olivastra senza farla mai notare.
Abbracciare la razza del proprio bambino o della propria bambina valorizzandola, studiandola, includendo le persone con caratteristiche simili e cercando ciò che la caratterizza è bellissimo ed è parte della crescita del bambino o della bambina, che si sentiranno così unici, valorizzati e amati per ciò che sono, e non per ciò che dovrebbero essere per la società.
Parliamo poi di razzismo sistemico, di privilegio bianco e di pregiudizi: sì, esistono! Noi per primi possiamo però nel nostro piccolo riconoscerli e fare di meglio, mostrando sempre il lato virtuoso di ogni persona al di là del colore (valorizzando le differenze) e facendo dell’antirazzismo e della lotta ai pregiudizi un valore di famiglia.
Scegliamo poi libri, giocattoli e cartoni animati che siano inclusivi. Di nuovo, la rappresentazione è fondamentale. Se mostriamo supereroi solo bianchi, allora i bambini si convinceranno che solo le persone con la pelle chiara possono fare grandi cose, no?
E, infine, ascoltiamo i nostri figli: tutto ciò che hanno da dire, i dubbi, le richieste… Riconosciamo noi per primi il nostro privilegio bianco e il fatto di essere nati in una società bianca, mettendoci nei panni dei nostri bambini. Non potremo mai capire del tutto, ma cercare di ascoltare, di comprendere e di rendere le cose più semplici e comprensibili è nostro dovere!
Come risparmiare durante il primo anno del bambino
Giovedì, 06 Agosto 2020 07:34Quindicimila euro: una media, certo, ma una stima veritiera. Così costa un figlio durante il suo primo anno di vita (come riporta Repubblica). Ed è una cifra che fa effettivamente paura, soprattutto di questi tempi.
La buona notizia, tuttavia, è che non tutti i costi sono necessari. Un bambino nel suo primo anno di vita ha bisogno di moltissime cose, è vero, ma è anche circondato di strumenti pressoché inutili che possono tranquillamente diventare costi da tagliare.
Ecco quindi come risparmiare durante il primo anno di vita del bambino, per non spendere eccessivamente garantendo comunque tutte le comodità e coprendo le necessità.
Come risparmiare durante il primo anno del bambino: i trucchi per tagliare i costi durante il primo anno di vita dei nostri figli
Innanzitutto, facciamo una scelta ecologica ed economica e cerchiamo di accettare tutto ciò che ci offrono gli altri. Spesso amici e familiari quando un bambino cresce si offrono di “passare” giocattoli, vestiti e strumenti che non servono più. Se qualcuno a noi vicino ci offre questa possibilità, accettiamola senza storcere il naso: basta lavare tutto in lavatrice e l’igiene è assicurata, ed è una scelta eco-sostenibile ammirevole, oltre che modo per risparmiare e per ricevere davvero moltissime cose utili senza spendere un euro.
Allo stesso modo, possiamo rivolgerci ai negozi di zona o online che si occupano di strumenti per bambini di seconda mano. I bambini utilizzano le loro cose pochissimo: ecco perché in questi negozi troviamo sempre ciò di cui abbiamo bisogno in condizioni pressoché perfette!
Per quanto riguarda i pannolini, un modo per risparmiare è evitare l’accumulo. Spesso ci si fa ingolosire da pacchi enormi di pannolini a prezzi convenienti, ma il problema è che i bambini crescono alla velocità della luce, e ritrovarsi con taglie di pannolini non utilizzabili è un rischio concreto. Il consiglio, quindi, è quello di acquistare i pannolini di mese in mese, facendo attenzione alla crescita del bambino. In questo caso, per risparmiare è possibile rivolgersi a servizi che offrano i pannolini in abbonamento ad un prezzo conveniente rispetto al costo standard.
Come ad esempio Lillydoo, marchio di pannolini super sicuri, senza profumi, senza lozioni e con fantasie deliziose che arrivano direttamente a casa ogni mese, con la possibilità di cambiare taglia man mano i bambini crescono e con l’opzione di reso delle confezioni chiuse nel caso in cui ci dimentichiamo di cambiare in tempo. Per provare i pannolini Lillydoo possiamo ricevere a casa un pacchetto prova al solo costo delle spese di spedizione.
Altro trucco per risparmiare è evitare di acquistare strumenti inutili. Le cose basilari da avere sono il passeggino trio, l’ovetto per i viaggi in automobile, il marsupio, i pannolini, i biberon, i ciucci, i vestiti e la culla (e compagnia bella). Il termometro per l’acqua del bagnetto? Possiamo usare il nostro gomito. Il box? Quello è meglio non averlo proprio. E il lettino? Possiamo usare (montessorianamente!) un materasso a terra a partire dai 12 mesi, quindi perché comprare la struttura? La vaschetta per il bagnetto? Se abbiamo un lavello in cucina bello spazioso i primi mesi sarà perfetto come vasca. Basta insomma pensare a cosa è davvero NECESSARIO e a cosa non possiamo rinunciare (qualche comodità possiamo pretenderla), evitando di acquistare il resto.
Quando arriviamo allo svezzamento, poi, è consigliato preparare le pappe in casa. Sì, ci vuole più tempo, ma preparare gli omogeneizzati e le pappe permette di risparmiare moltissimo, oltre che di offrire ai bambini cibi certamente più salutari. Un trucco è quello di cucinare tutto un giorno alla settimana, conservando poi il resto in frigorifero e nel congelatore, avendo poi tutto pronto per il momento della pappa.
Come portare il mare in casa
Mercoledì, 05 Agosto 2020 11:57Non tutti andranno al mare quest’anno. Non tutti andranno in vacanza. E, in ogni caso, anche quando si torna un po’ di malinconia rimane! La bella notizia è che possiamo “portare” i bambini al mare anche senza spostarci. Certo, non sarà la stessa cosa, ma il divertimento è assicurato! E possiamo farlo tutto l'anno (ecco, magari non la piscina, ma il resto è inverno-friendly!).
Ps. No, non parliamo di portare la sabbia del mare a casa! Quello è assolutamente e giustamente vietato! Mi raccomando, non fatelo mai: rispettiamo la nostra natura!
Come portare il mare in casa: i giochi e le attività per fare sentire i bambini al mare anche se stiamo in città
Giocare con la sabbia cinetica
La sabbia cinetica è il modo migliore e più immediato per portare il divertimento del mare a casa: proprio come la sabbia del mare, questa speciale sabbia è sempre bagnata, non sporca, non lascia tracce e permette di creare infinite forme e costruzioni! E possiamo giocarci ovunque, sia all’aperto sia in casa nei giorni di pioggia.
Installare una sabbionaia
Ci sono di molte dimensioni, quindi sono adatte sia al giardino che al terrazzo: la sabbionaia è davvero amatissima dai bambini, che possono costruire castelli, giocare alle biglie, trasportare la sabbia nei loro camion giocattolo… Questa è un classico: possiamo riempirla con la sabbia (da comprare qui o nei negozi di giocattoli e nelle giardinerie) oppure, quando non la usiamo per la sabbia, usarla come porta-giocattoli in cameretta.
Prendere una piscinetta
Non serve una piscina enorme con tutti i crismi: ai bambini basta anche solo una piccola piscina da giardino o da balcone per essere contenti e per giocare “al mare” anche stando a casa! Consiglio: metterla lontano dalla porta finestra per evitare allagamenti!
Giocare a racchettoni in giardino
Scendiamo in cantina e rispolveriamo i racchettoni: sono divertenti anche in giardino e non solo in riva al mare!
Fare una serata campeggio
Al mare è bello andare in appartamento o in hotel, ma per i bambini è eccitante soprattutto il campeggio! Se abbiamo un giardino possiamo fingere di essere in campeggio fissando la tenda sull’erba e dormendo un paio di notti all’aperto, mentre se non abbiamo nulla possiamo semplicemente fare un finto campeggio in salotto!
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Quando pelle e capelli soffrono lo stress: cosa fare
Mercoledì, 05 Agosto 2020 11:20Il nostro corpo risente in misura sempre maggiore, col passare dell’età, di stress e ansia: scopriamo in che forma e come fare per arginare il problema.
A pagare le conseguenze di uno stile di vita frettoloso, irregolare e stancante non è solo la nostra mente. Come ben si sa, ad ogni giorno che passa stanchezza e nervosismo minano la giornata, fanno saltare appuntamenti e rovinano le giornate; quando si tratta di mamme in carriera, poi, gli effetti sono ancora più evidenti. In particolare, a subire le conseguenze di stress e ansia è in primo luogo la nostra pelle e i nostri capelli: la zona più “superficiale” e visibile del nostro corpo.
Gli effetti dello stress su pelle e capelli, oltre che su vari altri organi, sono numerosi e mai positivi. Ma l’epidermide deve fare giornalmente i conti anche con invecchiamento, agenti atmosferici, batteri, inquinamento, scarsa idratazione e così via: un vero inferno per la parte del nostro organismo che maggiormente è preposta alla difesa del resto del corpo!
Cosa succede al nostro corpo sotto stress? E come fare per arginare il problema e restituire un po’ di sollievo a pelle e capelli rovinati? Ovviamente nessuna bacchetta magica verrà in soccorso di mamme sull’orlo di una crisi… Ma esistono alcune semplici precauzioni da mettere in atto per ritrovare l’equilibrio.
Integratori
Quando la pelle è stanca, una delle migliori soluzioni è ricorrere agli integratori. Il Lievito Sohn pelle e capelli, ad esempio, contiene una speciale formula a base di zinco e biotina che ripara pelle e capelli danneggiati da stress; nella formula concentrata, inoltre, grazie all’azione di vitamine, sali minerali e zinco permette a unghie, pelle e capelli riacquistare salute e quindi presentarsi più forti, lucenti e resistenti. Per un intervento mirato e veloce, quando appunto si ha poco tempo per prendersi cura del proprio corpo, l’uso di integratori può rivelarsi un valido alleato alla lotta contro i segni dello stress.
Combattere l’azione del cortisolo
Quando la pelle risente dello stress e delle fatiche quotidiane si presenta presto più vecchia: l’invecchiamento precoce della pelle è infatti uno dei primi e peggiori effetti dello stress sull’epidermide. Questo particolare effetto è dovuto soprattutto all’incremento del cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, prodotto dall’organismo in condizioni di stress e di affaticamento. Se da una parte la produzione di cortisolo è necessaria per sopportare periodi di stress acuto, dall’altra inibisce l’elaborazione di collagene, che è uno degli elementi indispensabili per rendere la pelle luminosa, morbida, elastica e – appunto – dall’aspetto giovane.
Dunque è bene aiutare l’organismo a stimolare la produzione di collagene, a partire da ciò che si porta in tavola: è sufficiente aumentare le dosi di verdure a foglia verde (come gli spinaci, le bietole e i cavoli) e di frutta (come gli agrumi, i kiwi, l'ananas e il melone). Questi alimenti sono infatti ricchi di vitamina C e luteina, sostanze che ne stimolano la produzione.
Proteggersi dal sole
Lo stress di pelle e capelli non è soltanto quello psicofisico che viviamo ogni giorno: il nostro organismo , anzi, può soffrire anche quando noi ci sentiamo “a riposo”. Un esempio? Bello rilassarsi sotto al sole in spiaggia, ma che fatica per la pelle sopportare i raggi del sole! Le radiazioni ultraviolette (ovvero i raggi UV) non sono responsabili solo di sgradevoli scottature, ma anche di antiestetiche macchie, secchezza cutanea e desquamazione, anche vari giorni dopo l’insolazione. Anche i capelli risentono della forte irradiazione (oltre che di eventuali bagni in acqua salata) e possono assottigliarsi, spezzarsi e apparire meno morbidi e lucenti.
Per ovviare al problema bisogna ricorrere a protezioni solari, di potenza commisurata al tono di carnagione di ogni pelle: prevenire dunque resta la soluzione migliore. Anche in questo caso una mano arriva dalla natura: secondo recenti studi consumare la scorza di limone, ricca di limonene, può essere d’aiuto per proteggere le cellule dai danni dei radicali liberi causati dall’esposizione solare, grazie all’azione degli ossidanti e della vitamina C contenuti in grandi concentrazioni.
Non sottovalutare le infiammazioni
Molto spesso si sente parlare di dermatite da stress, psoriasi e orticaria nervosa, rosacea e altre manifestazioni simili: ecco la prova manifesta e scientifica – se ancora ce ne fosse bisogno – che stress e pelle non sono un buon connubio. Nervosismo e stanchezza possono generare una reazione infiammatoria nelle zone più sensibili del nostro corpo, e non per ultimo sul viso. Nel caso della dermatite, ad esempio, le manifestazioni più conclamate si verificano attorno ad occhi e labbra, oppure in corrispondenza delle articolazioni (sulle dita e sul polso, nell’incavo di gomito e ginocchia).
In questi casi, è sempre bene contattare un medico o un dermatologo professionista che possa fare un’accurata diagnosi: le manifestazioni possono essere molto varie e differenti tra loro e ciascuna ha un proprio trattamento. In base al tipo di disturbo si potrà quindi elaborare una cura basata su creme lenitive, oli emollienti, oppure trattamenti farmacologici (con antinfiammatori o cortisonici).
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Contrariamente a quanto crediamo, i popcorn sono uno snack sano. Ma solo se li prepariamo alla maniera tradizionale e al naturale! Niente burro e poco sale quindi, per una merenda o uno snack davanti alla tv delizioso, soddisfacente e incredibilmente salutare.
I popcorn fatti in casa in padella (detti anche colombine in alcune zone d'Italia), infatti, sono semplici e facili da fare, ma anche nutrienti e sani, se li prepariamo senza troppi grassi e se non ci ingozziamo. Sono infatti ricchi di amido, fibre e proteine, ma anche ferro, vitamine B1 e B2 e carotenoidi. Essendo poi poveri di zuccheri, sono ideali come snack.
Quindi via libera ai pop corn al naturale: prepariamoli in casa e non mangiamone vagonate e ci faranno pure bene!
La ricetta dei popcorn in padella fatti in casa: come fare in casa le colombine con una padella antiaderente e del mais
Le migliori attività per allenare i bambini alla scrittura
Lunedì, 03 Agosto 2020 13:55Loro comincerebbero subito: quando capiscono suppergiù di cosa si tratta, cercano subito di imitarci, prendendo in mano la penna e scarabocchiando sul foglio con aria intenta e concentrata. Scrivere per i bambini non è solo un rito di passaggio, ma è anche molto affascinante. E non è semplicemente come disegnare: è diventare grandi!
C’è chi impara già a leggere e scrivere durante gli anni della materna e chi comincia a farlo in prima elementare. In ogni caso, un po’ di allenamento precedente non guasta! Perché per scrivere i bambini devono acquisire forza nelle mani e precisione, dominare la manualità fine e ad avere un’ottima coordinazione occhio-mano. Ecco dunque qualche esercizio per allenare i bambini alla scrittura (e, in generale, alla manualità fine).
Le migliori attività per allenare i bambini alla scrittura: quali giochi e attività proporre per allenare le mani e la precisione
Modellare la sabbia cinetica
Giocare con la sabbia cinetica è divertente e anche educativo, e non solo per i piccoli futuri architetti, ma per tutti i bambini, che possono stimolare creatività e fantasia mettendo al contempo in azione le mani e le dita, che si muoveranno in accordo con gli occhi e con la mente per creare ciò che hanno in testa.
Giocare alle ombre cinesi
Sono super divertenti per i bambini, ma sono anche un allenamento perfetto per i movimenti non standard delle dita, che serviranno per muovere al meglio la penna sul foglio: viva le ombre cinesi!
Disegnare
Banale? No, fondamentale. Disegnare non è importante solo per la creatività, ma anche per la manualità fine e per la presa della biro e della matita. Disegnando con i pastelli a cera, i pastelli, i pennarelli e il pennello i bambini acquisiranno sempre più forza nelle dita e miglioreranno pian piano l’impugnatura. Lasciamo quindi che comincino a disegnare fin dai primi anni di vita, dal momento in cui mostrano interesse per questa attività naturale e importante.
Usare le pinze
Creiamo una working station montessoriana, ovvero prepariamo davanti agli occhi dei bambini due cestelli: in uno mettiamo delle caramelle o degli oggetti di piccole dimensioni, mentre l’altro lo lasciamo vuoto. Diamogli poi delle pinze da cucina: il gioco è semplicemente spostare gli oggetti da un cesto all’altro con precisione, usando solo le pinze!
“Scrivere” tante forme
Piccole, regolari e in successione, cercando di mantenersi su una riga piuttosto dritta: sarà anche noioso, ma è fondamentale! Cominciamo con le forme e passiamo poi a delle grechine regolari.
Scrivere nella farina
Prima con le dita, e poi con un bastoncino del diametro, più o meno, di una matita o di una penna: in questo modo i bambini impareranno le lettere dell’alfabeto, impugnando un oggetto proprio come la penna che useranno e allenando le dita alla presa.
Altro
Altre attività? Usare le forbici, cucire, stendere i vestiti delle bambole con le mollette, imparare a chiudere i bottoni e ad allacciare le scarpe, fare dei braccialetti con le perline… Tutti giochi e attività semplici e a volte quotidiani, ma davvero molto importanti e stimolanti.
Come stimolare manualità fine e coordinazione occhio mano
Venerdì, 31 Luglio 2020 08:57La manualità fine e la coordinazione occhio-mano sono abilità che il bambino acquisisce piano piano, nel tempo. Nei primi quattro anni di vita queste specifiche skill le si allena attraverso il gioco e l’arte, ma soprattutto attraverso la vita quotidiana e le infinite prove. A poco a poco il bambino arriverà quindi a padroneggiare la sua manualità, cominciando, in età scolare, a maneggiare anche le matite in maniera precisa per la scrittura.
Insomma: la coordinazione occhio-mano e la manualità fine sono fondamentali per la vita pratica dei bambini e per l’ingresso a scuola. Ma come fare per stimolarle?
Come stimolare manualità fine e coordinazione occhio mano: i giochi e le attività per preparare i bambini alla scrittura e alla vita pratica
La prima cosa da fare per stimolare la manualità fine è scegliere attività e giochi che coinvolgano molto le mani e la precisione. Bene, quindi, le working station, ovvero dei tavolini preparati per i bambini con tante attività di precisione, come lo spostamento di piccoli oggetti con le pinze da cucina, lo stendere i vestiti delle bambole, il travasare acqua, farina e legumi con imbuti e altri accessori… Sono giochi ecologici ed economici che aiutano i bambini ad essere più precisi e che stimolano anche la concentrazione.
Un ottimo strumento per allenare la manualità fine e la coordinazione occhio mano (che altro non è che la capacità delle mani di seguire i movimenti degli occhi, un’abilità necessaria all’essere umano) è la sabbia cinetica, una speciale sabbia che non sporca, non macchia e che permette di creare infinite forme, tornando sempre allo stato originario.
Photo: Close-up of a photo in the hands of kinetic sand on a white background by Marco Verch under Creative Commons 2.0
Sempre nella sabbia cinetica possiamo lasciare che i bambini “scrivano” con le dita e che disegnino come sulla sabbia del mare.
Il disegno, quindi, è un altro esercizio fondamentale in questo senso. È bene che i bambini fin da piccoli siano lasciati liberi di scarabocchiare su fogli grandi che via via si fanno più piccoli, con matite, penne, pennarelli… Con gli anni la loro precisione si farà più ordinata, e anche la presa della matita o della penna si farà sempre più forte. La forza delle dita, infatti, è fondamentale per lo sviluppo della manualità fine!
Utile in questo senso sono i contagocce. Sembrano uno strumento semplice e leggero, ma per un bambino che sta sviluppando la manualità e i muscoli delle mani sono manna dal cielo. Un gioco può essere quello di travasare proprio con un contagocce del liquido colorato da una bacinella ad un recipiente più piccolo e preciso.
Altri aggeggi che ci vengono in aiuto esattamente come il contagocce sono le pinze per bucare la carta, le forbici per bambini e le vecchie macchinette per stampare etichette (sul cui manico bisogna premere forte forte per imprimere le lettere).
Anche i puzzle sono molto consigliati per allenare la coordinazione occhio-mano, così come gli sport che richiedono un oggetto (come una racchetta) e il gioco delle costruzioni (con i mattoncini che da grandi si fanno sempre più piccoli).
Infine, via libera al cucinare insieme: mescolare, tritare, impiattare e compagnia bella sono tutti esercizi pratici e quotidiani che stimolano i bambini non solo a mangiare meglio, ma anche ad essere più precisi!
I bambini non sono egoisti: come fare per crescere altruisti
Mercoledì, 29 Luglio 2020 13:20Uno studio pubblicato sul sito dell’Università del Michigan lo dice chiaramente: i bambini mostrano segni di altruismo già in tenerissima età. Ma allora la convinzione che l’egoismo sia insito nell’essere umano dove va a finire? E, soprattutto, come possiamo fare per far sì che la società non intacchi questa bellissima caratteristica naturale dei nostri bambini?
In altre parole: come possiamo fare per far sì che i nostri figli crescano altruisti (come da loro natura)?
I bambini non sono egoisti: come fare per crescere altruisti
Oltre allo studio citato in precedenza, a sostenere la questione è il ricercatore Felix Warneken, che in un’intervista all’Huffington Post ha dichiarato di aver scoperto che i bambini biologicamente e spontaneamente avrebbero una tendenza naturale a curarsi degli altri. “Aiutano fin da piccoli, e lo fanno senza che glielo si chieda, senza che gli si offra una ricompensa o senza che i genitori li osservino. Questo ci fa credere che la natura umana non sia egoista, ma che siamo ben equipaggiati con inclinazioni altruistiche che possono essere valorizzate”.
Detto questo, un conto è la natura, e un conto è l’educazione. E se l’educazione migliore è quella che passa dall’esempio e quella che tiene conto delle tendenze naturali dei bambini, capiamo che è fondamentale cercare di trasmettere questo valore ai nostri figli. Come fare, quindi, per mantenere questa tendenza altruistica?
Innnanzitutto, mostrandoci noi per primi altruisti. In casa, ad esempio, cerchiamo di aiutarci sempre gli uni gli altri, vicendevolmente.
Mostriamo poi le nostre emozioni e cerchiamo di parlare sempre dei sentimenti, di come ci si sente. L’altruismo, infatti, scaturisce prima di tutto dall’empatia: se un essere umano sa cosa prova un altro essere umano, allora tenderà ad aiutarlo, a confortarlo, a farlo sentire bene. Ecco che quindi l’empatia diventa il primo passo per coltivare l’altruismo, scacciando l’egoismo.
Per aumentare l’empatia, possiamo poi leggere dei libri sull’empatia ai bambini, ma anche leggere libri in generale: leggere significa mettersi sempre nei panni di qualcun altro!
Spingiamo poi, soprattutto i primi anni, sull’intelligenza emotiva e cerchiamo sempre di parlare di tutto. Il dialogo su temi importanti è importantissimo per sviluppare il senso critico dei bambini (parlando delle cose in base alla loro età) e per fargli sempre pensare agli altri, oltre che a loro stessi.
Enfatizziamo quindi la gratitudine: mostriamo la bellezza del donare, quindi, ma anche il piacere del ricevere. Quando qualcuno ci fa un favore, ringraziamo e parliamo di quanto è bello sentirsi coccolati; elogiamo i bambini quando si mostrano altruisti nei nostri confronti; e spingiamo in generale sul concetto di gratitudine.
Ah! Infine, non preoccupatevi troppo se i bambini, nei primi anni, vi paiono “egoisti” perché non condividono le loro cose. Non condividere non è sinonimo di essere egoisti, ma è un comportamento naturale per i bambini (qui un articolo dedicato). Sarà proprio crescendo e venendo da noi educati che i bambini capiranno il valore della condivisione, di pari passo con il loro mantenersi altruisti.
Neonati e singhiozzo, cosa fare
Martedì, 28 Luglio 2020 08:12Ci prende un po’ alla sprovvista, soprattutto le prime volte: quel singhiozzo nei primi mesi di vita è davvero spaventoso per un neogenitore! Ma la buona notizia è che è un riflesso naturale assolutamente innocuo e a livello medico-pediatrico, tendenzialmente, non c'è nulla di preoccupante.
Neonati e singhiozzo, cosa fare: i consigli degli esperti riguardo al singhiozzo nei bambini
Solitamente arriva dopo una poppata, e subito pensiamo: “Oddio, avrà succhiato troppo in fretta. Oppure in maniera troppo abbondante!”. In ogni caso, il primo singhiozzo del neonato può fare paura. Perché come tutto, un fatto così normale per noi adulti se associato ad un bambino molto piccolo può fare spaventare. Gli farà male? Finirà da solo? Dovrò fare qualcosa per alleviarlo?
La risposta è “no”. Non dobbiamo fare niente: il singhiozzo è uno spasmo muscolare involontario assolutamente naturale che secondo gli esperti andrebbe, anzi!, lasciato accadere.
In un’intervista a Today la dottoressa Hillary Sismondo, pediatra e assistente del NYITCOM dell’Arkansas State University, ha parlato proprio del singhiozzo nei neonati: “Molti genitori si preoccupano e pensano che il proprio bambino possa avvertire un disagio quando ha il singhiozzo. In realtà non è così”.
Il singhiozzo è infatti un riflesso naturale del diaframma, un muscolo tra gli addominali e i torace che si muove su e giù aiutando il respiro. A volte il diaframma, come tutti gli altri muscoli del corpo, soffre di spasmi, e questi spasmi causano il singhiozzo. Il motivo di questi spasmi, tuttavia, non è chiarissimo, e come non è chiaro il motivo, così non sono chiari i metodi per farlo passare. Ecco perché è meglio evitarli del tutto, lasciando quindi che il singhiozzo passi da sé.
Ci sono un gran numero di metodi casalinghi che promettono di fare passare il singhiozzo (se non per i neonati, almeno per i bambini). Pensiamo allo zucchero con il limone, al trattenere il respiro, al bere l’acqua… “Ho sentito parlare di un gran numero di rimedi casalinghi”, ha continuato la dottoressa Sismondo. “Nessuno di questi ha un’efficacia provata e non sono nemmeno sicuri per gli infanti”.
Continua, quindi, suggerendo gli unici metodi sicuri per non causare problemi ai bambini e per provare a calmare il singhiozzo prevedendolo: il semplice ciuccio potrebbe aiutare a prevenirlo, ad esempio, così come delle pause durante le poppate (durante le quali sarebbe bene provare a far fare il ruttino ai bebè). In questo modo uscirà l’aria in eccesso nello stomaco.
Anche allattare i bambini prima che siano troppo affamati è un buon metodo per prevenire il singhiozzo, in modo che non siano troppo famelici e quindi ingordi, di latte e di aria.
In generale, basta tenere presente che il singhiozzo non è pericoloso. Una visita dal pediatra, tuttavia, è consigliata in alcuni casi: quando la frequenza del singhiozzo è eccessiva, ad esempio, ma soprattutto quando il singhiozzo è spesso accompagnato dal vomito o da altri segnali di disagio del bambino.
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Quando fare il secondo bambino? Rispondono gli esperti
Lunedì, 27 Luglio 2020 13:30C’è chi vorrebbe subito fare il secondo dopo pochi mesi dalla nascita; chi dopo cinque anni è ancora insicuro; e chi proprio non ci pensa. In ogni caso, è giusto e naturale avere dubbi sul momento giusto di fare il secondo bambino.
Quando fare il secondo bambino? Rispondono gli esperti.
Le mamme e i papà giustamente si chiedono: ma scombussolerà mio figlio, l’arrivo di un fratellino? Ma è troppo presto? Oppure è troppo tardi? Proprio ora che abbiamo trovato la giusta routine del sonno? Come influenzerà un secondo figlio sulla nostra famiglia? Riceveranno entrambi le stesse attenzioni?
I dubbi e le paure sono normali, e c’è da dire che: 1) ogni famiglia sa quando è meglio portare una nuova vita nel proprio nido; 2) non esistono calendari precisi e la cicogna arriva (se arriva) quando arriva; 3) nel momento in cui arriva un bimbo, presto o tardi, assestarsi risulterà naturale. Certo, ci saranno più o meno difficoltà, ma non abbiate paura.
Detto questo, effettivamente esiste un periodo migliore rispetto ad un altro, e a dirlo è la scienza. Secondo questo studio pubblicato sulla rivista di medicina internazionale JAMA per le madri che restano incinte meno di dodici mesi dopo la nascita del primo figlio, si alza il rischio di nascita prematura, malattie e morte. Questo non significa che sia vietato, anzi, ma semplicemente che il rischio si alza.
La dottoressa Patrice Harold, direttore di ginecologia microinvasiva del Detroit Medical Center's Hutzel Women's Hospital, ha spiegato in un’intervista su parents.com che il periodo migliore per concepire il secondo figlio sarebbe dunque dopo il compimento dei 18 mesi del primo figlio, confermando che attendere questo lasso di tempo diminuirebbe i rischi, come anche raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità (che addirittura consiglia di aspettare che il primo figlio abbia compiuto due anni).
In ogni caso, ogni attesa ha i suoi pro e i suoi contro.
Decidere di fare il secondo figlio subito, prima che il primo compia i due anni, è certamente suggerito per quei genitori che vogliono concentrare tutte le forze ora, sfruttando strumenti e approcci per due bimbi quasi contemporaneamente, con il pensiero aggiuntivo di farli crescere “vicini” di età, in modo da potersi tenere compagnia vicendevolmente. I contro di questa scelta sono certamente il caos che regnerà in casa (eh già! Due neonati!), le purtroppo ancora presenti difficoltà sul lavoro per le donne (che potrebbero trovarsi di fronte a scelte dolorose, in una società come la nostra) e il poco sonno.
Attendere tra i due e i quattro anni può risultare certamente più “rilassante”, poiché si sono trovati i ritmi con il primo figlio che, un po’ più grande, potrà capire meglio i cambiamenti e addirittura aiutarci. I bambini non saranno così distanti di età, crescendo, e potranno giocare comunque insieme. Anche per quanto riguarda il lavoro, si potranno sfruttare i congedi parentali tornando al lavoro e prendendo il secondo con l’arrivo del secondo bambino, senza stare a casa, in questo modo, per moltissimi mesi filati. I contro? È difficile trovare babysitter che si barcamenino con bimbi così diversi, ma è anche difficile, per alcuni genitori, “tornare” allo stadio uno, ormai superato con il primo figlio.
Attendere di più? I contro saranno gli stessi, e i pro saranno altrettanti: i due bimbi riceveranno quasi le stesse attenzioni (per quei genitori preoccupati del “protagonismo” inevitabile del neonato, che ruberebbe la scena al primogenito) e i genitori potranno focalizzarsi sulla crescita di entrambi, essendo il primo già più indipendente e collaborativo. I bambini saranno anche “lontani” a livello di età, ma anche questo ha i suoi pro: il primogenito si sentirà molto protettivo nei confronti del fratello e diventerà un po’ una guida. Sarà di certo difficile trovare l’equilibrio tra i pannolini e la scuola del bimbo ormai grande, ma sarà una bella sfida. Ah, tra i contro ce n’è anche uno economico: probabilmente tutta l’attrezzatura sarà passata in altre mani o non sarà più sicura perché non più a norma, quindi sarà da rifare!