Qualche giorno fa, riflettevo su quanto sia importante nella routine di tutti i giorni ritagliarsi dei momenti unici e di qualità con i propri figli e di come questi momenti possono creare un bagaglio ricco di ricordi ed emozioni da raccontarsi e ricordare.
Ho deciso così di passare una deliziosa (in tutti i sensi!) giornata con Luca, mio figlio, all’insegna della bontà e del tempo di qualità.
Fruittella (che io adoro — adoro! — da quando sono bambina) mi ha infatti proposto un’esperienza-pasticceria per trascorrere un pomeriggio mamma-figlio e il risultato è stato strabiliante. Spoiler: Luca ha superato le sue paure e le sue fisse e da bambino schizzinoso si è calato nei panni di pasticciere sgangherato.
Cos’abbiamo cucinato? Una strepitosa cream-tart al gusto panna e fragole. Essendo di stagione ne abbiamo approfittato: sapete quanto ci teniamo alla stagionalità e al rispetto della biodiversità! Con pochi e semplici ingredienti Luca (io ho fatto da aiutante!) ha preparato con le sue mani una base di pasta frolla farcita e assemblata in maniera super carina.
Certo: lasciare cucinare i bambini è un’abitudine positiva, coinvolgente ed educativa. Sulla carta! Perché chi di voi abbia mai coinvolto i propri figli in cucina saprebbe che in realtà il caos è d’ordinanza, che i pasticci sono dietro l’angolo e che tenere lo spazio immacolato, pulito e in ordine è impossibile. Ed ecco che il “cucinare insieme” diventa una di quelle attività che, sì, ci piacerebbe tanto, tantissimo fare! Ma a cui poi, realmente, diciamo sempre di no.
Stavolta ho detto sì. E che bello! Come dicevo, non solo abbiamo riso tantissimo e ci siamo divertiti in maniera sana ed educativa; Luca ha anche imparato tantissime cose nuove, sia sugli ingredienti e sulle preparazioni (la pasticceria è davvero un’arte precisissima e quasi scientifica!), sia sull’utilizzo dei vari strumenti. Come la sac-à-poche!
Soprattutto, per lui è stata occasione per mettersi in gioco e superare tante paure e ossessioni. Come quella dell’impasto: prima di questa giornata Luca si era sempre rifiutato di impastare con le mani quelle poltiglie appiccicose che gli facevano storcere il naso. Ma come io ho detto “sì”, anche lui l’ha fatto. Alla fine? Come prevedibile si è divertito, ha visto che l’impasto non era così pauroso e ora mi chiede più spesso di cucinare insieme!
Una bellissima cosa: come spesso vi abbiamo raccontato nei nostri articoli, coinvolgere i bambini in cucina non è educativo solo a livello manuale, ma anche alimentare: i bimbi che cucinano mangiano meglio, variano i cibi e assaggiano più volentieri anche gli ingredienti che conoscono meno.
Potete quindi immaginare la mia emozione e il mio orgoglio di mamma! E tutto questo solo grazie a un piccolissimo “sì”. Basta davvero pochissimo: dedicando ai bambini del tempo di qualità e un po’ di attenzione e concentrazione in più (che di questi tempi languiscono!) per vedere come loro si dedichino a noi a loro volta, ascoltandoci più a fondo e con più interesse, mettendosi alla prova e condividendo con noi ciò che provano e ciò che desiderano. Perché? Perché avvertono la nostra presenza e sentono che i “no” detti in precedenza sono necessari, è la vita… Ma che esistono anche i “sì”. Ritagliarsi qualche “sì” — e goderselo — è davvero appagante.