Con il Covid sono sempre di più le persone che hanno scoperto i benefici e la libertà del lavoro da remoto. Prima, infatti, erano poche le aziende che concedevano lo "smart working" (anche se parlare di "smart" è improprio); ora, invece, moltissimi lavoratori e lavoratrici dipendenti chiedono giustamente più flessibilità (quando possibile).
A questo sommiamo le grandi dimissioni. Sempre in seguito ai lockdown e alle costrizioni, tantissime persone hanno deciso di cambiare lavoro, saltando da un datore di lavoro ad un altro oppure, addirittura, mettendosi in proprio.
Perché tutta questa premessa un po' burocratica e didascalica? Perché in questo scenario anche moltissime famiglie hanno deciso di stravolgere le proprie abitudini. E se prima i nomadi digitali erano per lo più coppie o single, ora anche le mamme e i papà con bimbi e bimbe al seguito hanno scelto una vita più flessibile e meno statica.
Chi sono i nomadi digitali?
Per capire cosa sono le famigie nomadi digitali è importante inquadrare chi siano i nomadi digitali più in generale: i nomadi digitali sono quelle persone che, avendone la possibilità, decidono di lavorare da remoto o in proprio senza stabilire una dimora fissa e statica, ma spostandosi per il mondo a seconda del periodo.
Non si tratta - come molti credono - solo delle persone o delle coppie che vivono viaggiando in furgoni o in camper, ma di tutti coloro che trascorrono periodi più o meno lunghi in certe zone, spostandosi poi dopo qualche mese. In altri casi, si decide di trascorrere l'estate in un luogo e l'inverno in un altro. Insomma: non ci sono regole, ma solo decisioni spontanee e spesso istantanee.
Tutto questo è possibile grazie al lavoro da remoto e dalla connessione diffusa, e a poterne beneficiare sono moltissime professioni: i programmatori, i giornalisti, gli scrittori, i blogger, gli assistenti digitali, i copywriter, i web designer, i consulenti, i professionisti sanitari che offrono consulenze a distanza... Più difficile, invece, per tutte quelle professioni che richiedono stanzialità e strumentazioni fisse.
I nomadi digitali con famiglie
Le famiglie nomadi digitali, quindi, sono quelle famiglie che esattamente come i nomadi digitali hanno deciso di propendere per il nomadismo piuttosto che per la stanzialità, portando con sé la propria casa e i propri figli in giro per il mondo, scegliendo via via una nuova meta e una nuova città in cui vivere.
Non c'è una regola precisa: alcune famiglie scelgono i centri urbani e le capitali, altre le zone naturali più suggestive, altre ancora zone del mondo particolarmente attrattive dal punto di vista dei servizi per la famiglia. Ciò che le caratterizza e le accomuna è semplicemente il fatto di non avere una base definitiva e stabile, ma di spostarsi a seconda delle esigenze e dei desideri di tutti.
I benefici
Anche se i bambini hanno bisogno di routine e abitudini precise, ciò non significa che la van-life di famiglia sia sconsigliata. Le abitudini possono comunque formarsi anche spostandosi: l'importante è stabilire una routine replicabile ovunque, mantenendo comunque dei punti fissi e consuetudini precise, che facciano comunque sentire la stabilità e la confortevolezza ai bimbi e alle bimbe. Potrebbe essere, semplicemente, l'orario della nanna, oppure la routine della buonanotte, il momento dei compiti o la mezz'ora di libri o tablet insieme.
Detto questo, il nomadismo digitale in famiglia ha notevoli benefici: permette ai bambini di uscire dalla propria comfort zone, di sviluppare indipendenza, di conoscere realtà diverse dalla propria (con empatia e senso critico connessi), di vivere molto tempo outdoor, di imparare direttamente dalla natura...
La scuola
Molte famiglie nomadi digitali decidono di viaggiare a seconda del periodo, sfruttando le vacanze scolastiche durante l'anno. L'abitazione stabile, in questo caso, resta un puinto d'appoggio importante da settembre a dicembre e da gennaio a maggio (per le famiglie italiane), ma nel resto dei periodi è possibile viaggiare senza limitare la durata del viaggio.
Nel caso delle famiglie nomadi digitali meno stanziali, invece, molte mamme e molti papà optano per l'homeschooling, ovvero la scolarizzazione domestica, seguendo i programmi scolastici istituzionali del proprio Paese d'origine e sfruttando strumenti e servizi adatti allo scopo