La classe capovolta, una rivoluzione d’insegnamento che ci piace

Avete mai sentito parlare di “classe capovolta” o “flipped classroom”? Non pensate a qualcosa di rivoluzionario in senso negativo o a un metodo educativo che stravolge e butta via tutto ciò che sappiamo sull’insegnamento. O meglio: sì, di uno stravolgimento si tratta, ma come sempre quando vi parliamo di approcci nuovi è un metodo che mette al centro come sempre il bambino e le sue capacità, e quindi non ci sembra così insensato!

La classe capovolta, una rivoluzione d’insegnamento che ci piace: ad un convegno romano hanno presentato questo nuovo modo di fare scuola che mette al centro le capacità dei bambini di imparare con i loro ritmi

A fine febbraio a Roma c’è stato un convegno: “Imparare ad imparare: equipaggiati per il futuro”, era il titolo, e a parlare agli insegnanti di tutta Italia sono stati esperti e professionisti della comunicazione e della creatività, che hanno voluto divulgare il metodo definito della “flipped classroom”, ovvero della classe capovolta che vuole aiutare gli studenti a imparare in maniera più dinamica, motivante e arricchente.

Il senso della classe capovolta è quello di invertire il senso dell’insegnamento, lo schema a cui siamo abituati: non più quindi lezioni frontali durante le quali gli insegnanti, dalla cattedra, parlano e spiegano agli alunni le varie materie. Gli alunni, in tutto questo, imparano passivamente, copiando e scrivendo sui loro quaderni, ma soprattutto ricevendo le stesse informazioni a prescindere dalle difficoltà, dai ritmi, dalle capacità e dal livello.

Nella “flipped classroom” il ruolo dell’insegnante sarebbe quello di fornire agli alunni tutti i materiali per la scoperta autonoma degli argomenti (libri, video, siti, tutorial, presentazioni, documenti...). I bambini imparano così da soli o in gruppo, anche fuori dalla scuola, e l’aula diviene il luogo prediletto per lo scambio e il confronto con i compagni e con l’insegnante.

L’idea che sta sul fondo di questo appoggio didattico è l’apprendimento attivo, e cioè quello perseguito concretamente e direttamente dall’alunno, che fa esperienza dell’argomento con i suoi tempi e che viene poi guidato comunque dall’insegnante. Inoltre, diventando l’aula il luogo del confronto, i bambini imparano (sempre direttamente e concretamente) a dialogare, a esprimersi, a risolvere i problemi, a chiedere aiuto e a dare aiuto loro stessi.

Anche l’autostima ne guadagna: si saranno infatti materie nei quali i bambini non faranno fatica, altre in cui troveranno difficoltà, ma in ogni caso il momento di confronto diventa prezioso in questo senso, poiché tutti imparano fin da subito a esprimere le proprie difficoltà, le proprie idee, le proprie critiche, costruendo con gli altri un ambiente sicuro di espressione che tornerà davvero utile anche nella vita quotidiana “da grandi”.

Un video molto bello e semplice spiega cosa sia in concreto questo insegnamento capovolto: non più la lezione a scuola e poi i compiti a casa, ma al contrario la visualizzazione dei materiali a casa (con il proprio ritmo) e poi il confronto in classe.

Tutto questo si avvale poi, soprattutto, delle nuove tecnologie, che sono utilissime in questo senso: presentazioni fatte dagli insegnanti, video, tutorial, piattaforme di scambio... Ormai la tecnologia c’è e quando la si sfrutta in maniera intelligente ne siamo contenti.

Nella classe capovolta “gli alunni hanno diretto accesso alla conoscenza e l’insegnante diventa una guida”: non più quindi un tramite che si frappone tra i bambini e il sapere, ma un traghettatore che li porta con la mano verso dove devono davvero andare, chi tornando indietro perché magari non ha capito, chi più un po’ più avanti perché ha bisogno di essere stimolato con nuove sfide.

Tutto questo ha risvolti davvero positivi, se preso con il giusto senso: l’approccio della classe capovolta si rivolge infatti agli studenti avendo in mente loro. Non si vuole più ingozzare i ragazzi con il mare di informazioni non filtrate secondo i loro bisogni; non si vuole più mettere davanti al modo di insegnare le informazioni (perché il metodo è molto più utile della quantità di cose dette). Si vuole insegnare per davvero, con il sorriso che spunta sia sul viso degli insegnanti che su quello degli alunni, finalmente spronati e accompagnati come si deve.

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