Tutti, probabilmente, siamo cresciuti con la paghetta. Chi prima, chi dopo, arriva un momento nella giovane vita nel quale i genitori sentono sia giusto concedere una piccola somma di denaro da spendere settimanalmente. Alle elmentari? Alle medie? Alle superiori? Il "quando" non è standard, così come non lo è il "quanto". Ma resta una certezza: al di là della somma, la paghetta ai bambini è una pratica molto positiva, perché permette di responsabilizzarli e di fargli capire il valore del denaro (tra le altre cose).
Ecco, quindi, una piccola guida alla paghetta.
L'importanza della paghetta
Tra i benefici della paghetta, spicca su tutti di certo l'insegnamento della responsabilità. I soldi sono importanti, hanno un valore, e conservarli prima di tutto senza perderli è un primo passo. Non spenderli in cose inutuili è il secondo. Con naturalezza si passa poi al concetto di spreco: una volta che hanno il loro gruzzolo in mano, i bambini si trovano a dover decidere se comprare qualcosa che vogliono moltissimo, qualcosa che gli serve, qualcosa che in quel momento vorrebbero ma che costa ancora troppo... Si tratterà di figurine, di un libro, di un giocattolo: non importa il valore del papabile acquisto, ma è fondamentale il processo decisionale che i bambini metteranno in pratica. E di certo qualche volta sbaglieranno, ponderando male i pro e i contro e pentendosi subito dopo l'acquisto, ma anche questo fa parte dell'insegnamento.
C'è poi la parte "generosa". Ovvero: arriverà ad un certo punto il momento in cui i bambini decideranno di investire una parte della paghetta (se non tutta) per un regalo a qualcuno a cui tengono. Sarà un momento bellissimo, che mostrerà loro la bellezza del dono (facendogli allo stesso tempo capire che i regali che acquistiamo noi genitori non sono gratis!).
Avendo una loro paghetta, infine, capiranno il valore del denaro riflettendo su ciò che si può acquistare con tot soldini. Sarà quindi più semplice per loro comprendere ciò che i genitori fanno ogni giorno, ovvero far quadrare i conti con ciò che si ha. Perché il denaro non cresce sugli alberi.
Quando dare la paghetta
Come accennato, non c'è un'età precisa e starà ai genitori decidere. Tuttavia, possiamo dare qualche consiglio. Tendenzialmente, infatti, la paghetta viene data ai bambini a partire dai 7/8 anni, ovvero dal periodo delle elementari, quando già si ritrovano a voler comprare figurine o caramelle, anche in situazioni in cui noi non ci siamo (al mare con i nonni, quando escono con le famiglie dei loro amichetti, all'oratorio...). Basterà, in questo caso, qualche monetina, anche solo 1 o 2 euro. L'importante è spiegare che sono importanti, che hanno un valore (ad esempio, 1 euro sono tot caramelle, 2 euro tot figurine...), e che starà a loro decidere cosa comprarci.
Alle medie i bambini cominceranno ad avere esigenze diverse e si potrebbe passare a cinque euro a settimana, soldini con i quali i ragazzi potrebbero comprarsi il biglietto per il cinema, o una bibita in lattina con patatine per il pomeriggio con gli amici.
Alle superiori bisogna invece ponderare le spese, alzando ancora un pochino la paghetta, ma senza comunque esagerare (20/30 euro è una cifra adatta, se i ragazzi si devono pagare anche autobus per gli spostamenti e servizi quotidiani): la paghetta è educativa anche e soprattutto quando "non basta", costringendo i ragazzi a rinunciare a qualcosa per concedersi altro, no?
La paghetta secondo gli aiuti in casa
Quando questa paghetta non basta (perché, magari, la teniamo volutamente bassa) possiamo aggiungere uno step in più, ovvero il guadagno della paghetta. I ragazzi, infatti, potrebbero aiutare in casa per guadagnare qualcosa di più. Evitiamo, però, di "prezzare" le faccende più comuni come pulire, fare le lavatrici o sparecchiare (quelli sono compiti di tutti, responsabilità civili da dividere), scegliendo di pagare i ragazzi per compiti straordinari, come portare la spazzatura in discarica, dipingere le pareti, sistemare un vecchio mobile, riparare le tende... In questa maniera comprenderanno direttamente e concretamente anche il valore applicato al lavoro, ottenendo allo stesso tempo ciò che desiderano (il denaro per comprare quella cosuccia che puntano da tempo).