Viviamo in un mondo abbastanza spaventoso. Furti in casa, aggressioni in strada, attentati, incidenti stradali. Certo, è vero e non lo si può negare. Ma anche i bambini avvertono la tensione, quando i genitori vivono sul chi va là: non pensate che la scampino. Le nostre emozioni si riversano su di loro, sempre, e quando queste emozioni sono negative o tese i bambini somatizzano tanto quanto noi. Tanto più quando l'educazione che tentiamo di infondere in loro si basa su sensazioni di paura (inconsce, ma altrettanto concrete).
Ecco perché dobbiamo rinunciare all'educazione basata sulla paura: bambini allarmati saranno adulti diffidenti, ed è bene cambiare un po' la rotta.
Nessuno nega la paura. Quella c'è, e deve sempre esserci: è umano e naturale, ed è un istinto di protezione irrinunciabile. Ma ultimamente sembra che fare i genitori sia diventata una questione di preoccupazioni e nient'altro. Sì, brutte cose accadono, e sì, a volte (non così spesso come crediamo) bambini spariscono, o si trovano in situazioni orribili per loro. È vero, ed è orribile.
Ma facciamo un passo a lato. La questione è venuta prepotentemente a galla in seguito ad un esperimento sociale condotto da Joey Salads, un intrattenitore.
Qui sotto trovate il video dell'esperimento. In un parco giochi, chiedendo il permesso alle mamme, ha provato ad avvicinare i bambini con la scusa di un cucciolo. Le mamme, sicure della reazione dei figli (abituati ogni giorno a sentirsi dire: "non parlare con gli sconosciuti"), non hanno opposto resistenza. La loro espressione però cambia, da tranquilla a incredula, quando i loro bambini (tutti!) si lasciano avvicinare e addirittura accompagnare da questo sconosciuto a "vedere gli altri cuccioli" che ha.
"I tuoi figli sono al sicuro?", conclude il video. Un forte pugno nello stomaco, non c'è che dire. Il "non parlare agli sconosciuti" è assolutamente da insegnare, ma è davvero così pericoloso che i nostri figli vengano rapiti da sconosciuti? Non secondo le statistiche (secondo cui le sparizioni di bambini sono da imputare solo all'1% a sconosciuti).
Più che educare alla paura verso l'estraneo, è importante però far sì che i nostri figli acquisiscano una forte indipendenza. Basare l'educazione sul timore e sull'ansia non aiuta: i bambini interiorizzano questo nostro atteggiamento di paura verso tutto ciò che sta dietro l'angolo in agguato, e come può questo aiutarli a raggiungere l'indipendenza?
L'atteggiamento giusto, dunque, è quello di accompagnare i nostri piccoli affinché riescano a stare al mondo da soli. Un esempio: l'attraversare la strada. Si inizia con il dargli la mano, poi piano piano gli si fa capire l'importanza di guardare da entrambi i lati, poi li si lascia andare da soli guardandoli, e alla fine ci si fida di loro. Insomma, li si guida.
Si parla sempre dell'educazione anni Ottanta e Novanta: noi genitori ricordiamo quanto fosse bello giocare all'aperto, andare a trovare gli amichetti, sbucciarsi le ginocchia senza farne una questione di stato. I pericoli esistevano anche allora, no? Eppure non si viveva in costante tensione. Anche i nostri genitori si preoccupavano, e magari spesso sbirciavano dalla finestra il nostro comportamento. Ma alla fine si fidavano di noi, e noi questa fiducia la avvertivamo. Era una bella sensazione. Ci dava il senso di indipendenza, e questo è importantissimo.
Oggi, purtroppo, anche per colpa di tutti quei video virali e di quelle leggende metropolitane che attraverso internet non fanno che prosperare, l'essere genitori è diventato solo fonte di preoccupazione, ma in maniera deleteria, malsana.
Se vogliamo crescere figli responsabili, indipendenti e capaci dobbiamo affrontare le nostre paure ed esorcizzarle. Dobbiamo rimanere concentrati sul presente e vedere le cose in prospettiva per quello che sono. E non significa essere genitori irresponsabili o pericolosi: l'esperimento mostra come dei bambini di 4 anni si lascino abbindolare da un adulto. Certo: hanno 4 anni, si fidano di tutti gli adulti, ma quale genitore lascerebbe un bambino di quell'età al parco da solo? Dall'altra parte, se dovesse accadere a bambini più grandi (ad esempio di 8 anni), che, certo, ormai stanno al parco per conto loro, probabilmente avrebbero la facoltà di rispondere "no, grazie", perché glielo abbiamo insegnato e perché sono responsabili e indipendenti. Non serve quindi stargli sempre col fiato sul collo. Basta una buona educazione, e quando il bambino si sentirà responsabile e indipendente saprà prendere le giuste decisioni da solo.
Foto credits: http://wowzmelissa.deviantart.com/art/Fear-160563130