Mamme... alla frutta

I bambini, purtroppo o per fortuna, crescono …  Noi mamme impariamo con loro, giorno dopo giorno, a fare le mamme. Ciononostante, capita a molte di noi di provare anche dopo anni dalla loro nascita, quel senso di inadeguatezza e di prostrazione che è tipico dei primi mesi dopo il parto.

Che succede? Siamo noi ad essere “sbagliate”? Non abbiamo ancora capito come si fa dopo 2 o 3 anni? Non eravamo fatte per fare le mamme?

Capitano i giorni in cui ci guardiamo intorno, osserviamo la nostra vita e ciò che vediamo è un gran caos! Noi in quanto donne non esistiamo più, girovaghiamo per casa dentro a tute improponibili cercando di capire da dove iniziare tra le mille cose da fare. Il bambino esige la nostra presenza, pretende le nostre continue attenzioni, ha mille esigenze sia di accudimento pratico che emotivo: ha sonno e quindi è insofferente, ha la febbre e quindi ha bisogno di cure, gli stanno spuntando i dentini e quindi non dorme di notte. Per non parlare della casa che è ormai  un ammasso di giochi e oggetti per l’infanzia disseminati ovunque. Trovare il tempo e le energie per occuparsi del bambino e delle faccende domestiche sembra impossibile; noi ci sentiamo in gabbia, in una vita che non volevamo, oberate di cose da fare che non vorremmo fare, o perlomeno non vorremmo fare solo quelle. A volte avremmo voglia di piantare tutto e scappare su un’isola deserta … ci basterebbe anche solo andare per due ore dalla parrucchiera o a bere un caffè con un’amica! E poi ci sentiamo in colpa anche solo per averlo pensato. Ma sarò l’unica a non riuscire a fare tutto? Ma tutti i bambini sono così? … ci chiediamo.

I bambini crescono, ma le loro esigenze non diminuiscono … semplicemente cambiano. Ridimensionare le proprie esigenze e continuare per i primi anni di vita del bambino a posticipare le proprie personali gratificazioni, spesso è un’esperienza frustrante e avvilente. Come possiamo fare per non soccombere?

-          Se possiamo permettercelo, ogni tanto deleghiamo! Lasciamo che sia la nonna, la zia, il papà, la baby sitter ad occuparsi del bambino e usciamo a prendere una boccata d’aria. Gestiamoci l’eventuale senso di colpa che ne deriva dicendoci che torneremo dal nostro bambino come mamme migliori. Avremo fatto il pieno di energia e saremo sicuramente più disponibili e tolleranti.

-          Mettiamo in fila le cose da fare. Chiediamoci cosa sia più importante e più funzionale fare in quel momento : è meglio continuare a far piangere il bambino che vuole giocare con noi perché non   sopportiamo di vedere il cumulo di piatti da lavare e dobbiamo farlo subito, o la casa può aspettare? Fosse anche solo per lo sfinimento emotivo che ci provocherebbe il pianto disperato del nostro bambino, suggerirei di optare per la seconda soluzione.

-          Quello che non faccio oggi, farò domani. Cerchiamo di adottare una filosofia di vita un po’ “flessibile”, viviamo un po’ più alla giornata.

-          Ricordiamo a noi stesse che non sarà così per sempre. Una volta inserito della scuola dell’infanzia, avremo tutto il tempo per recuperare noi stesse, la nostra casa, il nostro lavoro.

-          Coinvolgiamolo nei nostri impegni. I bambini vogliono giocare e attraverso il gioco imparare. Ma può essere un gioco anche preparare la cena, stendere i panni o dar da mangiare al gatto. Tutto sta nel come proponiamo loro le attività.

-          Organizziamo momenti di gioco col bambino. Dedichiamoci veramente a lui, costruiamo insieme la torre col Lego, diventiamo la signora che va a fare la spesa dal fruttivendolo o quella che va dalla parrucchiera a farsi pettinare. Creeremo così momenti piacevoli per lui … e spesso, anche inaspettatamente, per noi! 

 

Dott.ssa Monica Contiero

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