“Avete visto Anna?”

Anna è sparita. La mamma s’è distratta un attimo e la bambina è scomparsa. Una trama horror, per un genitore. Ma non in questo libro: perché Susanna Mattiangeli e Chiara Carrer hanno scritto una storia magnifica, con illustrazioni geniali, per parlare di unicità.

“Avete visto Anna?”: il libro di Susanna Mattiangeli e Chiara Carrer che insegna ai bambini l’importanza di essere unici

Si parte da lì: dal momento in cui la mamma perde Anna tra una bancarella di pomodori e una di mutande. “Avete visto Anna?”, della casa editrice Il Castoro, prende il via da un evento potenzialmente drammatico trattato però con leggerezza, in maniera tranquilla e spontanea. Perché al centro non sta la tragedia. Sta l’insegnamento!

Siamo al mercato, e la gente si chiede: “Ma com’è fatta Anna? Come possiamo riconoscerla per ritrovarla?”. E qui parte l’avventura.

Perché Anna è morbida, ma anche ruvida. È grandissima, ma a volte entra in una scatola. È chiacchierona, ma a volte sta zitta per ore, davanti ad un libro o a qualcosa di curioso. È appiccicosa, a volte, ma falla arrabbiare e diventa così spinosa da non poterla toccare. Insomma: Anna è tante cose. Anna è tutto e il suo contrario. Perché Anna è unica.

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A ritrovarla, alla fine, è la mamma, che la riconosce: Anna si rivela essere una bambina normale, uguale a molte. Eppure è unica, per chi la conosce. È unica per la sua mamma, che coglie tutte le sue sfumature e sa descriverla in ogni particolare. Morale: siamo tutti unici, e anche se ci sembriamo "normali" o insignificanti, ci sarà sempre qualcuno che ci riconoscerà in mezzo ad una folla!

La bellezza del libro sta però anche nelle illustrazioni: i disegni sono a pennarello, proprio come quelli dei bambini, e come quelli dei bambini hanno un tratto infantile riconoscibile, intimo e accoccolante. Li vedi e ti riconosci, e si riconoscono i bambini. Sui quadretti, sulle righe, sulla carta millimetrata: lo sfondo è scolastico e davvero tenero.

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Il grande formato del libro è perfetto per questa storia, perché Anna alla fine si trasforma un po’ in un Wally (il bimbo con occhiali, berretto e maglia a righe bianche e rosse) da trovare tra la folla. I bambini leggono, imparano la storia, conoscono parole nuove. E poi la cercano, e la trovano, e ti sfidano! È bellissimo: il libro diventa parte della famiglia, un po’ come facevano una volta i caotici libri di Richard Scarry.

Sara Polotti 

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