In Italia la Gpa è reato universale: cosa significa davvero

Il Senato italiano ha approvato una nuova legge che rende la gestazione per altri (GPA), detta fino a qualche tempo fa (erroneamente) maternità surrogata o - peggio- utero in affitto, un reato universale. Il testo, proposto dalla deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi, mira a punire chiunque ricorra a questa pratica, anche all’estero.

In Italia la GPA è vietata dal 2004, ma ora la nuova norma estende il divieto anche agli italiani che scelgono di praticarla in Paesi dove è legale, prevedendo pene fino a due anni di reclusione e multe fino a un milione di euro.

La nuova legge di reato universale per la GPA

Con l’approvazione di questa legge, chi ricorre alla GPA all’estero potrebbe essere perseguito penalmente in Italia. Il principio del “reato universale” viene qui applicato per contrastare una pratica che, secondo la destra italiana, minerebbe i valori tradizionali della famiglia. Il testo ha incontrato forte sostegno dal partito Fratelli d’Italia, che si ispira a ideali di protezione della famiglia tradizionale e di difesa della genitorialità biologica.

Questa legge rappresenta uno degli interventi più restrittivi in Europa sulla GPA e va oltre il semplice divieto all’interno del territorio nazionale, introducendo una punibilità per i cittadini italiani che si recano all’estero per accedere a questa forma di genitorialità. Le sanzioni possono arrivare fino a due anni di reclusione e prevedono una multa di circa un milione di euro, con l’obiettivo di disincentivare completamente il ricorso a questa pratica.

Cos’è la GPA

La GPA, nota anche come maternità surrogata, è una pratica che permette a una coppia o a un singolo di avere un figlio attraverso una persona che porti avanti la gravidanza per loro conto. La pratica è legale in vari Paesi come Stati Uniti, Canada e Grecia, dove le cliniche offrono assistenza alle coppie che, per motivi biologici o personali, non possono portare a termine una gravidanza.

In Italia, tuttavia, la GPA è vietata dal 2004, e questo divieto è stato applicato rigorosamente per oltre due decenni. Le coppie italiane, che secondo stime sono circa 250 ogni anno, ricorrono per lo più a cliniche all’estero per diventare genitori tramite GPA e, una volta rientrate in Italia, chiedono la trascrizione dell’atto di nascita del bambino all’anagrafe.

Le coppie che intraprendono questo percorso sono per il 90% eterosessuali, secondo quanto riportato dai media italiani.

Quali sono le conseguenze

L’estensione della punibilità della GPA anche all’estero potrebbe avere ripercussioni legali per chi sceglie di intraprendere questa strada. Le famiglie che ricorrono alla maternità surrogata in Paesi esteri potrebbero dover affrontare procedimenti giudiziari al ritorno in Italia, con il rischio di sanzioni pesanti e l'impossibilità di vedersi riconosciuti come genitori legali del bambino.

La trascrizione dell’atto di nascita è già stata motivo di disputa giuridica in passato, con i tribunali italiani che si sono trovati a dover decidere caso per caso. Tuttavia, l’introduzione del reato universale potrebbe complicare ulteriormente la situazione, creando incertezza legale per i genitori e per i figli nati tramite GPA.

Critici della legge sollevano preoccupazioni anche sull’efficacia e sulla legittimità del provvedimento. Alcuni costituzionalisti sostengono che il reato universale per la GPA sia difficilmente applicabile e abbia possibili profili di incostituzionalità, specie considerando che la pratica è consentita in altri Stati. L’Italia potrebbe trovarsi in difficoltà a far rispettare una legge che si scontra con normative estere, aprendo possibili contenziosi diplomatici e giuridici.

Perché la legge è discriminatoria (e per chi)

Secondo i critici, la legge potrebbe essere considerata discriminatoria per diverse categorie di persone. Le coppie eterosessuali infertili, che rappresentano la maggioranza delle coppie italiane che ricorrono alla GPA, sono tra le più colpite, trovandosi private di una delle poche opzioni disponibili per diventare genitori biologici. Ma il divieto colpisce anche le coppie omosessuali (soprattutto composte da uomini), che spesso non hanno altre possibilità per formare una famiglia tramite legami biologici, esacerbando così le disuguaglianze nell’accesso alla genitorialità.

I gruppi che difendono i diritti civili e LGBTQ+ evidenziano che la legge potrebbe accentuare le discriminazioni, dato che limita ulteriormente le opzioni per le coppie dello stesso sesso. La GPA rappresenta, infatti, una via percorribile soprattutto per le coppie omosessuali maschili, impossibilitate biologicamente ad avere figli senza l’ausilio di una terza persona. Questa legge, sostenuta principalmente da forze politiche conservatrici, è vista come un tentativo di promuovere una visione di famiglia esclusivamente eterosessuale e biologica.

In un contesto globale dove molti Paesi stanno ampliando i diritti riproduttivi e famigliari, la scelta italiana di criminalizzare la GPA anche all’estero rischia di isolare l’Italia dal panorama europeo e internazionale, sollevando questioni etiche e giuridiche che continueranno a dividere l’opinione pubblica.

Sara

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Cecilia

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