Si parla tanto, sempre, ovunque di cibo e di cucina, di ricette e di ingredienti, di cuochi professionisti e amatoriali. Ci sono programmi ovunque in tv, libri e riviste spopolano, tutti ci mettono la loro e anche noi ci mettiamo del nostro!
Si cucina di tutto in tv, dalle ricette più classiche, ai classici rivisitati, dagli ingredienti più introvabili a quelli più fantasiosi negli abbinamenti.
Si cucina a tema, a tempo, per ingredienti, a squadre, in gruppo, a staffetta, tutti contro tutti, si cucina ingredienti a sorpresa e chi più ne ha più ne metta.
I risultati non sono sempre quelli sperati, a volte invece rimaniamo stupiti.ì
In un famoso programma (ormai c’è la versione italiana, quella americana, quella neo zelandese e quella canadese) c’è chi cucina un menù completo in soli trenta minuti con ingredienti a sorpresa decisi dai giudici, nella realtà a me pare che i piatti siano alla fine, gira che rigira, sempre quelli: i pettini di mare, il purè di manioca o di zucca, cipolle caramellate, salsa di accompagnamento, riduzione di qualcosa, burro alle erbe o all’aglio, guacamole e verdure spadellate.
E la pasticceria? Potevamo esimerci dal cucinare una torta nuziale e tre piani coperta di fiori di zucchero, marmellata fatta al momento, frutta fresca e decorazioni di fondente in un’ora secca? O provare le dolci specialità di altri paesi, senza averle mai viste né assaggiate e doverle infornare e impiattare nel tempo di un battito di ciglia?
Ci sono addirittura pasticceri, ma in questo caso professionisti (!), che sfornano dolcezze di ogni tipo per un programma, è tutta gente che lavora in pasticcerie o ne ha delle proprie e poi al momento della prova li senti bellamente dichiarare cose del tipo “la prova è sicuramente difficile, non avevo mai fatto i bignè” ... “si tratta di temperare il cioccolato, una delle operazioni più impossibili” ... “la pasta frolla? E chi l’ha mai fatta”... no vabbè ma di cosa stiamo parlando, ma non lavori in pasticceria da sette anni? Ma non hai un tuo negozio da quattro anni? E che cazzo di torte fai se non sai lavorare il cioccolato, fare la frolla, sfornare i bignè...?
Alcuni personaggi poi sono ormai i volti noti della cucina: chi non conosce Gordon Ramsay e il suo filetto alle wellington, Cracco e la sua mania per le uova, la Parodi con tutto quello che c’è frigor l’importante è che si prepari in cinque minuti (e la adoro perché per le qualunque ingrediente è sostituibile con un altro, tipo se fai il risotto alle fragole e non hai le fragole vanno bene funghi... certo peccato che a quel punto sarà un risotto ai funghi e non alle fragole.. ma sono dettagli...), Simone Rugiati che mette spezie e zenzero ovunque perché lui li adora, la Clerici che con lo stipendio strepitoso che prende, dopo più di vent’anni alla prova del cuoco, libri di ricette ed un “ristorante” nel centro commerciale ancora non ha imparato a cucinare (e si vede!!).
Non commento i piccoli chef emergenti... a me un bambino che a dieci anni mi insegna come disossare un pollo lo trovo discutibile e contro ogni natura!
Tra le mille ricette più o meno innovative a periodi ci propinano quelle per riciclare gli ingredienti: a Natale il panettone, a Pasqua la colomba o il cioccolato, d’estate il riso avanzato; peccato che l’ultimo degli ingredienti che serve nella ricetta sia proprio quello da riciclare. Tipo?
“Vi capita che sia passato Natale (o Pasqua) e avete avanzato una fetta di panettone (o di colomba)? Magari proprio non avete voglia di mangiarla ancora così? Vi facciamo vedere come riutilizzarla e ricettarla per fare un dolcetto un po’ diverso... Prendete: cioccolato, latte, burro, uova, fate una crema, flambate con il rum i tocchetti di panettone, aggiungete alla crema delle nocciole tostate e tritate, guardine con un culì di lamponi e spolverizzate con zucchero a velo”... ok, altro? La mia ricetta? Prendete il panettone e mangiatevelo con un the, aspettate che sia passato il natale e vedrete che vi torna la voglia, non ingollatevi per tre o quattro giorni e vedete come vi va giù, fatevi una bella camminata al parco e vi torna la voglia di panettone!
“Per il cioccolato delle uova di Pasqua avanzate potete scioglierlo a bagnomaria aggiungere della panna, spolverizzarlo con la cannella, guarnirlo con scorzette di arancia che avrete precedentemente candito, aromatizzarla con un infuso di spezie o menta, creare una ganasce per guardine dei dolci, fare una crema, grattugiarlo su una torta...” Se volete, a mio modesto parere, potete schiaffarlo tra due fette di buon pane e farci merenda oppure congelatelo, state certe arriverà presto il momento in cui la voglia di cioccolato si fa sentire!
“Quando avanzate il risotto o il riso bianco il modo migliore per riutilizzarlo è, ad esempio, degli arancini. Fate un bel ragù, aggiungete i piselli, metteteci il riso e formate delle belle palline, impanatele e friggetele, potete anche aggiungere prosciutto, verdurine o la mozzarella per l’effetto filante” E poi avrete spignattato per altre tre ore. A parte che a me una basla di risotto così non mi avanza se non lo faccio intenzionalmente e poi di quello avanzato ti fanno vedere che ne usano un terzo, quindi punto a capo, hai altro risotto di cui “disfarti”, io lo metto nella pentola antiaderente e lo scaldo o così o al forno e ciao.
“Con il pane raffermo poi gli usi sono mille”... Ma a chi avanza tutto quel pane? Per quante persone lo comperate? Se dopo dieci volte ti avanza tanto pane perché la volta dopo non ne comperi meno?
Perché se devo aggiungere altri dodici ingredienti, programmarci una spesa ad ok e fare due ore di preparazione spignattando per riciclare una fetta di panettone raffermo o un etto di cioccolato, mi passa la voglia, io me lo butto in bocca così, perché il riciclo non può essere l’ingrediente di contorno ma quello principale, minima spesa massima resa! Sarà che in casa mia non avanza mai un cavolo se non cucino il doppio del necessario, sarà che peso tutto quello che butto in pentola, sarà che odio buttare la roba da mangiare, ma a me non capita manco per sbaglio di avere una ciotolona di risotto giallo avanzato! Quindi via con il riciclo, il cibo non si butta, certo che no.. ma che non diventi l’ingrediente “incriminato” per farci fare altra spesa!
Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile
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