Arriva l’estate… forse; qui in Brianza ancora siamo a metà tra l’autunno e la qualunquerrima, capisco che le quattro stagioni non esistano più se non in pizzeria ma diamine ormai nella stessa giornata passo dalla felpa alla mezza manica, dal ghiacciolo alla zuppa di lenticchie, sembra che il tempo sia indeciso la mattina, splendente mentre sei in ufficio poi ogni sera ci piazza dentro un temporale che viene giù il mondo, quasi a dire “guarda gli stronzi stanno uscendo dagli uffici, aspetta un po’ che stamattina con 22 gradi non si sono portati né giubbino né ombrello” … bastardo!
Vai dal parrucchiere per farti la piega tre volte l’anno, esci e becchi un battirone che ora che sei a casa sembri una che ha fatto una donazione inutile al parrucchiere per farsi una pettinatura afro malriuscita.
Ti organizzi una passeggiata, una gita, un pic-nic e… “oggi è domenica, non posso non rompergli un attimo le palle”… perché la verità è che ormai te lo aspetti e ti fa strano se non ci pesta giù almeno due secchiate di acqua ogni giorno.
Siamo così tanto in balia degli eventi che anche i meteorologi fanno le previsioni con un “indice di affidabilità del 70%” tanto per pararsi il culo, mettono lì nuvola sole e pioggia e poi quel che viene viene, certo vuoi che uno delle tre almeno non ci sia, ora non per fare loro le pulci però così è un po’ voler vincere facile, mettere lì tutti gli eventi atmosferici papabili per la stagione alla vailachevaibene e poi sarà quel che sarà… Noi donne vogliamo delle certezze, non siamo mica così approssimative, abbiamo decisioni da prendere: porto o no l’ombrello, scarpe chiuse o sandali, giardinetti o merenda in casa, macchina o bici, gavettoni e gelato o costruzioni e cioccolata, …
Caspita due anni fa ha fatto un’estate talmente piovosa e fredda da non farci mollare la felpa manco in spiaggia, l’anno scorso giornate così calde che se camminavi al sole ti si scioglieva la suola dell’infradito sull’asfalto e quest’anno… no questa è l’estate della cipolla: parti la mattina con il giubbino, sotto una magliettina leggera, il costume, un forlard che non si sa mia si alzi l’aria, scarpe chiuse e nella borsa le ciabatte, vitamina C nella pochette e protezione 30 in tasca, a pranzo potremmo spaziare (a seconda del momento climatico) dall’insalatona alla vellutata, così, tutto in un giorno, come passarsi tutte le stagioni in ventiquattrore, come preparare ogni mattina il necessario per un week-end fuori porta.
Dopo un anno che cerchiamo di metterci in forma tra palestra, alimentazione, cremine e scrub; dopo che per tutto l’inverno ci siamo infagottate, imbottite, coperte e nascoste; ora che vogliamo toglierci il grigiore dalla pelle, dare colore al nostro abbigliamento e aprire le finestre per respirare l’estate e razzolare a piedi nudi sui prati, adesso, piove che non sopravvivi senza braccioli? Piove che mi sono cresciuti i funghi sul prato? Piove che in giardino la sera trovo due ranocchie che saltellano e trovano che il mio giardino sia l’habitat ideale… e no cazzo!
Abbiamo passato l’inverno a spalmarci, massaggiarci, palestrarci, depurarci, depilarci, disintossicarci, alimentandoci il minimo per la sopravvivenza e adesso, adesso che i nostri sforzi (i miei vani) potrebbero essere visibili, adesso mi tocca ancora la giacchetta e il pantalone… no non ci sto, sono disposta a girare con l’abitino in maglina senza maniche anche se grandina!
A dirla tutta quelli che più mi fanno rodere sono quelli del telegiornale: catastrofici e terroristi della psiche umana, veri bastardi; già che fanno delle previsioni da schifo, che sono più attendibili i vecchi metodi della nonna tipo i dolori alle ginocchia e le pulsazioni ai calli, sono diventati negli anni sempre più scontati e inutili. Ai primi fiocchi di neve come ai primi caldi partono i titoloni, veramente sensazionali (!) … “siamo a gennaio e oggi ha nevicato” … “gli esperti annunciano che a novembre in lombardia ci sarà la nebbia” … “attenzione è luglio e fa caldo” … “inizia la stagione invernale copritevi e state attenti ai virus inflenzali” …
Ora, io donna di tutti i giorni, senza nessuna base scientifica in materia, vorrei informare gli espertoni che:
- d’estate fa caldo e d’inverno fa freddo (solitamente) e noi che combattiamo con le bizzarie degli ultimi tempi vogliamo previsioni scientificamente provate, non è che dovete interpretare i fondi del the o leggere le stelle
- cinque centimetri di neve non sono un evento catastrofico, bastano due spalate ed eventualmente un po’ di sale, invece di parlarne tanto ed aspettare che ghiacci nell’indecisione potreste pisciarci sopra, sarebbe già un risultato
- non tollero il medico nutrizionista che mi dice che d’estate per proteggersi dal caldo ci si deve vestire leggeri, mangiare frutta e verdura, bere molto e non uscire di casa nelle ore più calde: io non conosco nessuno che all’ora di pranzo si ferma sull’asfalto e col cappotto pranza con la polenta taragna, vero è però che se devi andare al lavoro non puoi aspettare che rinfreschi
- non fateci passare ogni cosa come una tragedia allungando una notizia qualunque con una serie infinita di aggettivi maggiorativi e peggiorativi… “in arrivo una super mega fortissima incontrollabile anomala tragica alla sisalvichipuò ondata di caldo e/o freddo
- smettetela di villantare che quest’estate e/o questo inverno sono stati i più caldi e/o freddi degli ultimi mille anni: ma chi cazzo ve lo ha detto? Da dove avete pescato questi dati? Chi misurava con gli attuali metodi le temperature mille anni fa?
Una cosa però va detta, i cambiamenti climatici ci sono e sono ormai davvero evidenti, quelle della mia età e che abitano nella Brianza si ricorderanno certamente le nevicate stile 1983, le nebbie che si tagliavano davvero col coltello e il caldo estivo quello vero non afoso ma tosto davvero; la realtà è che non eravamo abituate a lamentarci pur essendo meno attrezzati di adesso, faceva caldo e ti scoprivi, faceva freddo e ti imbacuccavi, era semplice, normale, scontato, una sicurezza.
Non avevamo (se non in pochissimi fortunati) l’aria condizionata ma al massimo il ventilatore, non giravamo con cose tipo Moon Boot ma con gli stivali di gomma, non esisteva il goretex e usavamo le giacche a vento, giocavamo con i gavettoni e le pistole ad acqua perché semplicemente se ti bagnavi poi ti asciugavi, non dovevamo reidratarci ogni secondo con bibite dissetanti-depurative- remineralizzanti si beveva quando si aveva sete dai rubinetti.
Aveva ragione mio nonno quando diceva (in dialetto brianzolo) “Ul temp el cù al fa cumè al vor lù” (il tempo e il culo fanno come vogliono loro).
E quindi prepariamoci dai, prima o poi anche l’estate arriverà e ci troverà sul pezzo, pronte prontissime e per chi non pensa di poter superare la prova costume… beh c’è sempre la montagna…
Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è variabile