L'immaginario comune della scena del travaglio/parto potrebbe essere questo: una donna incinta con una bella pancia che fa supporre di essere proprio alle ultime settimane, che sta facendo qualsiasi cosa, magari shopping nei negozi. Una fitta all'addome, lei che si piega, uno "splash!" sul pavimento, "Mi si sono rotte le acque!", grida, movimenti concitati, baccano, scene rapide, una corsa al cardiopalma in ospedale, luci accesissime, lei sudata in volto che, supina sul lettino ginecologico, spinge a denti stretti e di tanto in tanto urla, e finalmente il bambino nasce.
Questo è quello che per anni la tv e i film ci hanno proposto. Vi torna?
Una caratteristica che mi ha sempre colpito di queste riproduzioni di scena del travaglio – tanto reali quanto reale sia il fatto che io sia Naomi Campbell – è la parte audio. Il sonoro. Le grida della donna. L'uso della voce. Reale o cinematografico che sia, nell'immaginario collettivo legato al momento della nascita c'è l'uso della voce. Si sa che la voce fa parte della nascita...tuttavia se ne ha paura, si spera di non urlare, di fare la brava. Di controllarsi.
Avete mai sentito la frase, specie riportata dai papà presenti in sala parto, "E' stata brava, non ha neanche urlato?"
Cosa significa essere brave, partorendo? Chi è la brava partoriente? Quella che resta composta, che non suda e magari non emette odore, che non si spettina e non si scompone, che così com'è entrata esce? La brava partoriente è quella che sta sdraiata, che non chiede ma esegue, che contiene il suo dolore? La brava partoriente è quella che non fa sceneggiate, che non urla e non implora, che non canta?
Bocca, collo dell'utero e vagina (ed in generale il perineo) sono strettamente collegati. Hanno stessa derivazione embrionale e funzionano all'unisono. Vi siete mai chiesti perché quando si fa l'amore, lo si fa con la bocca socchiusa o aperta, respirando anche dalla bocca, emettendo suoni? Mi rivolgo alle donne: sareste mai in grado di fare l'amore corrucciando la fronte, strizzando gli occhi e serrando la bocca? Mi rivolgo agli uomini: se mentre state facendo l'amore con la vostra compagna vedeste comparire sul suo volto un'espressione simile, pensereste di farle piacere o di averle fatto male?
Quello che nei film non ci raccontano, è che nel parto c'è molto di sessuale. Basti pensare agli ormoni coinvolti, l'ossitocina per prima! E dunque, se un certo tipo di respiro, di movimento, l'uso della voce durante l'asso sessuale non solo è normale ma aiuta la donna all'apertura...perché durante il parto si richiede di tacere, di non gridare, di non far casino? La brava partoriente è quella che non rompe le scatole?
La brava partoriente è qualsiasi mamma che dà alla luce il suo bambino, passando dalla vagina o dall'addome: ogni mamma è stata una brava partoriente. Perché ogni mamma è una brava mamma. E se griderà, se userà la voce, se sentirà il bisogno in un qualche momento del travaglio o delle spinte di lasciar uscire qualcosa dalla bocca e se se lo concederà, allora potremo dire di aver avuto non una brava partoriente, ma una brava ostetrica e un bravo papà che le hanno trasmesso fiducia, che l'hanno accolta nel suo bisogno di gridare e di usare quella voce che arriva direttamente dal centro della Terra per esprimersi attraverso quella donna che sta creando la Vita. La voce è una delle cose più intime che possediamo: occorre fiducia in se stessi e nell'ambiente che ci circonda per lasciarla uscire. Così come per mettere al mondo il proprio bambino. Allora, non giudicare ma accogliere la voce di una partoriente sarà accogliere lei stessa come madre e quel bambino come figlio.
Ostetrica Eleonora Bernardini
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