Lo diceva sempre mio nonno buonanima…e il succo è molto semplice: mai dire non farò mai questa cosa, non dirò mai così, non farò mai colà, non mi accadrà mai…perché il destino è beffardo e soprattutto perché noi esseri umani manchiamo talmente tanto di empatia, che davvero non possiamo prevedere le nostra reazioni a ipotetiche situazioni semplicemente osservando i comportamenti altrui. Devo dire che questa frase, che era il leit motiv di mio nonno, non l’ho mai capita appieno sino quando non ho avuto i miei bambini. Mi spiego.
Quando io e mio marito uscivamo fuori a cena, sempre perché il karma è in agguato dietro l’angolo h24, capitavamo sempre nel tavolo accanto alla “famigliola felice”. Mediamente 3 figli, a volte pure di più, urlanti come macachi. E noi, coppia rilassata senza pensieri, ci divertivamo a osservare quei meravigliosi ménage e Dio solo sa quanto fiato davamo alle nostre bocche. “Oddio ma li vedi, lo stanno imboccando…quanto avrà tre anni? No ma forse pure 4?....see vabbè mio figlio se vuol mangiare mangia da solo, sennò sta bene così…”. “no vabbè guaaaaarda! Gli hanno dato il telefono per giocare, così almeno sta buono! Ma che genitori! Basta perderci un po’ di tempo coi figli, i nostri staranno sicuramente buoni seduti al tavolo a chiacchierare con noi!”. Ditemi che non avete mai fatto questi pensieri quando non avevate figli! Poi io ho avuto Eleonora, e in parte so andata calla come se dice a Roma…ma dopo qualche anno, è arrivato Samuele. Ecco lui, appena è venuto al mondo, ha scardinato il mio meraviglioso castello pedagogico, messo su con tanta fatica! La sorella aveva buttato giù qualche torre qua e la…ma tutto sommato si reggeva ancora in piedi, seppur a fatica.
Lui invece ha colpito proprio alla base, le fondamenta ‘tacci sua! E sbadabam! Anni di libri letti, schemi, tabelle e puntate di sos tata buttati a calci fuori dalla finestra! Perché Samu la notte non dormiva, e quindi pur di riposare ci sono state notti nel lettone, sul divano, coi cartoni dello zecchino accesi, braccia che dondolavano, passeggini che percorrevano chilometri dalla cucina alla camera all the night! Perché Samu non mangiava! E allora via che il momento della pappa diventava un teatrino degno dei migliori attori. Con pupazzi che facevano voci, campanelli per distrarlo, cucchiaini volanti diretti a garage immaginari e la tv accesa per distrarlo e fargli ingoiare qualche boccone. Perché Samu, se usciamo a cena, non sta seduto al tavolo e bastano pochi secondi di distrazione che te lo sei perso.
Quindi gli dai pennarelli, libri da colorare, giocattoli, tablet, telefonino, tutto! Perché diciamolo, io se esco a mangiare una pizza, me piacerebbe appunto mangiarla, seduta tranquilla. Non dico tanto, ma mezz’ora è chiedere troppo? E quindi adesso dall’altra parte della barricata ci siamo noi. Adesso siamo noi ad avere addosso gli occhi delle coppie single, e se quando ti osservano mentre allatti uno scricciolo paffutello i loro occhi sono adoranti e mielosi…quando ti vedono in pizzeria a rincorrere i nani e a tenerli buoni con qualunque stratagemma possibile e immaginabile, il loro sguardo è di disprezzo, arrogante, di disappunto…com’era il mio tanti anni fa. E so che nella loro testa penseranno “ecco, escono con la famiglia, e poi li mettono a vedere un cartone”…e non sanno che a casa sei stata tutto il pomeriggio a giocare con loro seduta per terra, con piedi e gambe addormentati, a vestire bambole e costruire casette di lego. Non sanno che invece di riposare durante il pomeriggio, hai preparato un ciambellone affinchè avessero una buona merenda al loro risveglio. Non sanno che la sera leggi loro storie e storie e stai nella loro stanzetta fino che non prendono sonno, perché hanno paura dei mostri e del buio. Tutte queste cose non le sanno, e non le sapevo nemmeno io…ecco perché vi dico, imparate a non giudicare dalle apparenze. Perché la ruota gira, e gira molto in fretta, e quelli che scendono lasciano spazio a quelli che salgono. E una volta che il giro è iniziato, non si scende e non ci si ferma.
Si va fino in fondo. Arrancando e sbagliando e provando. Perché genitori non si nasce, ma si diventa. Piano piano…senza smettere mai di imparare.
Cinzia Derosas