Poiché le meduse sono parte del plancton, nonostante abbiano capacità natatorie (in particolare utilizzando una propulsione verticale), non riuscendo a contrastare il moto delle correnti spesso possiamo trovarle in una buona concentrazione sotto le nostre coste, in corrispondenza con le aree dedicate alla balneazione.
Se ne avvistate, è probabile che ne dobbiate sgradevolmente avere a che fare durante la vostra nuotata
Come in tutte le circostanze, la prevenzione sarà la principale cura evitando di esporre voi stessi e i bambini ad una spiacevole esperienza.
Inoltre il fatto di vederle ad una data distanza dalla vostra posizione potrebbe non essere una certezza del fatto di non entrarvi in contatto, in quanto alcune di esse hanno tentacoli molto lunghi (fino ad alcuni metri).
Scopriamo insieme cosa è necessario fare per prevenire, curare e gestire le escoriazioni causate delle meduse con la dottoressa Laura Scarpa.
Una volta venuti in contatto di una medusa cosa conviene fare ?
Ad oggi non ci sono segnalati casi di vittime dovute a punture di medusa nel Mediterraneo, anche se spesso le persone punte finiscono per ricorrere alle cure ospedaliere, in particolare a causa del panico provocato dal forte dolore.
Si possono toccare le meduse non orticanti?
Meglio evitare sempre il contatto diretto e frenare la nostra curiosità, anche se il loro veleno, per noi, è quasi innocuo.
Anche i tentacoli delle meduse innocue, infatti, hanno i cnidocisti ( piccoli organi cellulari che contengono veleno) che una volta trasferiti sul palmo della mano , se non rimossi a mezzo di lavaggio accurato, possiamo involontariamente trasferire a varie parti del corpo provocando un'infiammazione.
Qual 'è la composizione del liquido orticante delle meduse?
Si tratta di una miscela di tre proteine, che corrispondono a tre differenti reazioni : paralizzante, infiammatoria e neurotossica.
Non esistono in commercio antidoti specifici per questi veleni , tuttavia si è scoperta l'azione degradante per esposizione alle alte temperature, quindi una reazione termolabile.
Per una volta, a patto di trovarsi esposti in un ambiente sufficientemente riscaldato dai raggi solari, la soluzione sarà a portata di mano.
La reazione è di tipo infiammatoria locale e genera un forte bruciore e dolore.
Avremo un arrossamento in corrispondenza delle parti corporee venute a contatto con i tentacoli della/delle medusa/meduse , con comparsa di pomfi che dopo circa 20 minuti inizieranno ad esaurire la sensazione di bruciore per lasciare spazio ad azione pruriginosa.
Chiaramente la gravità dell'evento è direttamente proporzionale alla quantità di superficie corporea colpita, che nel caso del 50% inizia ad essere insopportabile.
Cosa fare quando si è punti?
Mantenere la calma, cercare di respirare normalmente ed uscire subito dall’acqua, guadagnando rapidamente la riva.
Non restate per nessun motivo immersi in mare per evitare, in caso di shock anafilattico, complicanze ulteriori come l'annegamento.
Lavare la parte colpita con acqua di mare, in modo da diluire la tossina non ancora penetrata. Evitare accuratamente utilizzo di acqua dolce perché potrebbe favorire la rottura delle nematocisti (strutture orticanti che le meduse usano per difendersi) rimaste sulla pelle.
Cercare di pulire la pelle dai filamenti residui, utilizzando una tessera di plastica rigida, come bancomat o carta di credito, oppure un oggetto piatto.
Per calmare il dolore, applicare sulla parte interessata sabbia bollente appena prelevata dalla spiaggia oppure pietre calde presenti vicino agli scogli, proprio in virtù della reazione termolabile.
Applicare un gel astringente al cloruro d’alluminio.
Serve a lenire il prurito e a bloccare la diffusione delle tossine.
Recarsi al pronto soccorso più vicino o allertare il 118 nel caso in cui si manifestino ulteriori complicazioni, come reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore, mal di testa, nausea, vomito, vertigini, confusione.
Infatti nelle persone particolarmente sensibili, la puntura di una medusa, ma anche di un’ape o di una vespa, può innescare una reazione allergica estrema al veleno, lo shock anafilattico; in questo caso la tempestività di intervento risulta fondamentale.
Dott.ssa Laura Scarpa
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