Nei giorni scorsi è stato l’assalto al Campidoglio negli Stati Uniti d’America, ma le notizie cattive e spaventose sono ormai all’ordine del giorno. Il COVID, le bare trasportate nei camion militari, gli attentati, gli stupri, la violenza, l’omofobia, le uccisioni… Insomma, guardare il telegiornale non è semplice. Ma dobbiamo mettere in conto che i nostri figli verranno a conoscenza delle notizie, anche di quelle più tremende, e per questo dobbiamo prepararci a parlarne nella maniera migliore.
Come parlare ai bambini delle notizie spaventose: un approccio per introdurre i bambini alla crudeltà delle news in televisione
Tendenzialmente con i bambini il telegiornale non si guarda, vero? È così, perché si cerca di proteggerli dalla crudezza delle notizie. Ma quando le notizie sono estremamente risonanti, è impossibile evitarle. In primis perché se parla, e poi perché è normale tenere la tele accesa quando vogliamo informarci su quello che sta accadendo. È successo in questi giorni con il tentativo di colpo di stato dei sostenitori di Trump a Capitol Hill, era successo con gli attentati al Bataclan, con l’incendio di Notre Dame, con il Covid… E in generale, i bambini possono captare anche le notizie minori ma che comunque influenzano la nostra società e la nostra vita, come le violenze.
Purtroppo, dobbiamo pensarci, anche se è difficile farlo. Perché se la prima regola è limitare la visione dei telegiornali con i più piccoli, ci sono casi in cui è impossibile non farlo. E a farci riflettere su questo argomento è stato il presidente eletto degli USA Joe Biden, che ha affermato in conferenza stampa: “Pensate a ciò che stanno pensando i bambini guardando la televisione”, riferendosi alla distruzione di una cosa pubblica molto importante. Chissà che pensano, in effetti…
Come fare, quindi, per parlare di queste cose tremende? Come affrontare le cattive notizie del TG con i bambini quando è inevitabile nascondergliele? È meglio introdurre noi gli argomenti o è preferibile attendere che siano loro a fare domande? Non c’è una risposta definitiva o corretta, ma qui proviamo a sintetizzare un approccio che potremmo adottare.
Prima di tutto è bene avere bene a mente il ruolo fondamentale che come genitori abbiamo: essendo i primi educatori dei nostri figli, è nostro compito aiutare i bambini a processare le informazioni che risultano per loro difficili o traumatiche.
Dopodiché, quando i bambini vengono esposti a queste notizie la prima cosa da fare è osservarli per capire come prendono la notizia. Non solo a livello primario, ma anche secondario. Ciò significa che la reazione potrebbe arrivare più tardi, sotto forma di domande, di stress, di ansia, di paura, di pipì a letto… Non c’è una regola e di conseguenza è improntante osservare i dettagli e la comunicazione non verbale dei bambini.
In seguito, fondamentale è parlare apertamente ai bambini, chiedendo se hanno visto immagini che li hanno turbati e cosa ne pensano. In questo modo sapranno che possono parlare di tutto con noi, e non prendere le informazioni da qualcun altro. Il dialogo, infatti, è sempre consigliato. Ma solo se per primi noi genitori abbiamo già processato la cosa: meglio essere sicuri di ciò che proviamo e di cosa diremo, per evitare di sbottare, dire cose di cui ci pentiremo e mostrare ai bambini il pregiudizio.
Importrante, tuttavia, è anche chiedere cosa sappiano. Perché un conto è afferrare qualche notizia, un altro è costruirne una in testa con i pochi elementi captati. Se hanno capito di che si tratta, parliamone; se invece hanno un’idea sbagliata di ciò che sta accadendo, proviamo a raddrizzare quest’informazione con dati esatti e corretti, con parole adatte ai bambini.
A questo punto, chiediamo loro come si sentono, dicendogli che le emozioni ammesse non hanno limiti, che è normale provare sensazioni strane e che è normale avere domande, che possono farci in libertà e senza paura delle conseguenze. Solo così sapremo che le informazioni ricevute dai bambini sono corrette, mitigate da noi e calibrate per la loro mente, e i bambini non si rivolgeranno ad altri per comprendere meglio ciò che non capiscono. Perché prima o poi, se non lo fanno con noi, si apriranno con qualcun altro, statene certi.
Non dimentichiamo, poi, di parlare della notizia e di confrontarci, in maniera però positiva e propositiva e arrivando insieme alla “morale” e all’insegnamento che possiamo trarre.
Infine, facciamoli sentire al sicuro con le parole e con i gesti, parlandogli con parole adatte alla loro età, coccolandoli e dicendo apertamente che sì, il mondo è cattivo, ma mamma e/o papà saranno sempre lì per loro e con loro.