Esistono poche cose insidiose e pericolose come il bullismo. Perché per quanto se ne parli (per fortuna!) riconoscerlo è difficilissimo e viverlo è devastante. Affrontare una situazione di bullismo è molto delicato. È come camminare su una labilissima lastra di ghiaccio pronta a spezzarsi in ogni momento. Non ci sono soluzioni univoche o definitive e da genitori, di una vittima o di un bullo, è sempre difficile capire come comportarsi.
Certamente il primo passo è riconoscere la situazione di bullismo. Ma riconoscere il bullismo non è per niente semplice. Ciò che dobbiamo fare, quando i nostri figli non si aprono con noi (perché per loro è molto, molto faticoso, comprensibilmente), è cercare di osservare i piccoli dettagli e leggere i segnali.
Come riconoscere una situazione di bullismo a scuola: capire che è in atto una situazione di bullismo è il primo passo per combatterlo e risolvere la situazione
In primo luogo dobbiamo capire bene cos’è il bullismo, perché per quanto se ne parli è ancora difficile definirlo, soprattutto quando la situazione la si vive dall’interno. Per bullismo (e cyberbullismo, dato che oggi purtroppo la rete ha allargato il raggio d’azione di questa tragedia) si intendono le situazioni di prevaricazione, sopruso e provocazione che un bambino, ragazzo o adolescente mette in altro contro un altro bambino o ragazzo. Si instaura tra loro un rapporto di vittima/bullo nel quale il bullo mette la vittima in situazioni nelle quali la espone, la offende e la tratta male (fisicamente o psicologicamente) ripetutamente nel tempo.
Queste azioni (non si tratta mai di un singolo atto limitato) possono essere dirette o indirette, ovvero possono essere attacchi diretti ed espliciti (soprattutto fisici e verbali) oppure manipolazioni e azioni che mettono la vittima in una situazione di isolamento. In questo caso il bullo attraverso una serie di azioni danneggia le relazioni del ragazzo vittima di bullismo, isolandolo, escludendolo e mettendolo al centro di pettegolezzi e calunnie. Questa seconda modalità oggigiorno si sta diffondendo sempre più, proprio a causa dei social e della tecnologia (e cioè il cyberbullismo).
Solitamente i protagonisti (vittime e bulli) sono bambini o ragazzi in età scolare che frequentano la stessa scuola o lo stesso gruppo di amicizie. Per parlare di bullismo le azioni offensive devono essere intenzionali, persistenti nel tempo e in situazione di squilibrio. Questo significa che c’è sempre una persona che agisce e una che subisce, senza la possibilità di difendersi (perché più debole, intimorita o bloccata).
Come dicevamo è molto difficile affrontare questa situazione poiché non vi è una soluzione univoca per tutti, poiché ogni ragazzo è una persona a se stante, con le sue reazioni e le sue particolarità. Non vi è quindi un modo unico per supportare e aiutare una vittima di bullismo così come non vi è un’unica modalità per affrontare un figlio che mette in atto azioni di bullismo nei confronti di altri. Dietro c’è sempre un motivo differente in base alla situazione da cui proviene il ragazzo.
Il primo passo, come dicevamo, è riconoscere le situazioni di bullismo, soprattutto quando ci troviamo di fronte alla vittima. Nostro figlio è vittima di bullismo? Difficile saperlo se non è lui stesso a parlarcene, ma possiamo fare attenzione ad alcuni campanelli di allarme.
Innanzitutto possiamo fare attenzione agli oggetti. I vestiti sgualciti eccessivamente quando torna da scuola, i libri rovinati, gli astucci rotti…
Naturalmente poi si passa a fare attenzione (senza invadere troppo, in modo che il bambino non si senta minacciato) al fisico. Vi sono lividi, scottature, ferite, graffi o tagli di cui non dà una spiegazione plausibile?
Un altro campanello di allarme è il fatto di non invitare mai o quasi mai gli amici o i coetanei a casa (o, viceversa, andare da loro per giocare o studiare) e quindi l’impressione che si stia isolando.
Per quanto riguarda i social network, facciamo attenzione a come li usano: controllare eccessivamente il proprio profilo è sintomo di paura che qualcosa stia accadendo o, al contrario, smettere di punto in bianco di utilizzare internet dovrebbe farci pensare che qualcosa non vada.
Ci sono poi la paura di andare a scuola, all’oratorio, al campo sportivo o al parco (i luoghi nei quali era abituato ad andare, anche da solo), i mal di stomaco improvvisi quando si tratta di andare a scuola, gli sbalzi d’umore, un calo di rendimento a scuola improvviso… Oppure le richieste di denaro ai genitori.
E per capire che invece è proprio nostro figlio ad essere il bullo? L’aggressività (in casa e con gli amici) è una caratteristica comune, ma per riconoscere che ci troviamo proprio in una situazione di bullismo possiamo fare una somma di vari campanelli: il basso rendimento a scuola, la difficoltà a riconoscere l’autorità degli adulti, voti bassi in condotta. Solitamente ha un gruppo che lo supporta, di cui è il leader. E poi c’è il possedimento di oggetti a noi sconosciuti, che non abbiamo comprato, o di soldi che noi non gli avevamo dato.
E per quanto riguarda la personalità, solitamente il bullo è un ragazzo bisognoso di attenzioni, che nel momento in cui fallisce in un campo della sua vita (lo sport, ma più spesso la scuola) cerca di prevaricare gli altri per mettersi una sorta di corazza.
Giulia Mandrino