Il discorso di Pink a sua figlia, per accettare quello che siamo

(Photo credit: Mirror.co.uk)

Qualche giorno fa sono andati in onda gli MTV Video Music Awards 2017, presentati da Katy Perry e guardati da milioni di telespettatori. Ma non è stato un video a prendere il palco. Non è stata una delle tante memorabili e magnifiche performance.

No, nelle orecchie e sulla bocca di tutti è rimasto un discorso: quello di Pink, che ha dedicato il premio vinto alla sua piccola Willow.

Il discorso di Pink a sua figlia, per accettare quello che siamo: le belle parole della cantante alla piccola Willow, per fare capire a tutti noi che siamo bellissimi sempre e comunque

Sul palco Pink ci è andata per ritirare il prestigioso premio Michael Jackson Vanguard Award. Completo maschile in linea con lo stile jacksoniano, il suo outfit in realtà nascondeva un messaggio più profondo del semplice omaggio al gigante del pop.

Il suo completo maschile si è rivelato infatti quanto di più appropriato, dopo aver ascoltato il discorso di accettazione del premio che la cantante ha dedicato alla figlia Willow. La piccola a quanto pare non si sente bella. O quantomeno non si sentiva carina, prima del discorso della mamma. Che con bellissime parole ha fatto capire a lei e a tutto il mondo che ognuno è bello a modo suo, che la gente avrà sempre di che sparlare, e che l’unicità è la più grande forza che abbiamo.

Willow ha sei anni e, in braccio al papà, in mezzo al pubblico, si è mostrata al mondo vestita esattamente come la mamma, in completo maschile. Proprio lei che pochi giorni fa si è lamentata con Pink del fatto di “essere brutta” e di “sembrare un ragazzino con i capelli lunghi”.

A casa Pink ha deciso di fare riflettere la sua (bellissima) bambina presentandole un Power Point con tutti gli artisti più ispiratori che hanno fatto della libertà di pensiero e di look la loro chiave stilistica: Prince, Michael Jackson, Elton John, George Michael… Dopodiché le ha parlato un po’. Ed è proprio sul palco dei VMAs che ha riportato la chiacchierata che hanno avuto nei giorni scorsi.

“Stavo portando mia figlia a scuola quando mi ha detto: “Mamma, sono la bambina più brutta che io conosca. Sì, sembro un ragazzino con i capelli lunghi”. E allora io le ho detto: “E allora io cosa sembro?”. “Tu sei bellissima”, mi ha risposto. “Beh, grazie! Però quando la gente ride di me dice proprio che sembro un maschio, che sono mascolina, che ho troppe opinioni, che il mio corpo è troppo forte.

Ma mi vedi per caso fare crescere i capelli?” Mi ha risposto: “No, mamma”. “Mi vedi cambiare il mio corpo?”. “No, mamma”. “Mi vedi cambiare il modo con il quale mi presento al mondo?”. “No, mamma”. “Mi vedi riempire gli stadi di tutto il mondo?”. “Sì, mamma”. Quindi, piccola mia, noi non cambiamo. Prendiamo la pietra nella conchiglia e la trasformiamo in perla. E aiutiamo gli altri a cambiare. Tu, mia cara ragazza, sei bellissima, e io ti amo.”

Un discorso, questo, che è diventato giustamente virale. E che nasconde (nemmeno troppo velatamente) una bella lezione: non siamo noi che dobbiamo cambiare. Sono gli altri. Quelli che giudicano, che sparlano, che sembrano avere opinioni fondate semplicemente sull’esteriorità. E per farli cambiare non serve molto: basta che rimaniamo noi stessi, senza dare peso a questi pensieri, ma sfruttando la nostra unicità per riempire metaforicamente gli stadi, proprio come Pink.

 

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