Una domanda che sorge spontanea quando i nostri bambini non sembrano ascoltare più nulla, o – peggio! - comportarsi in maniera sfacciatamente sfrontata ignorando i nostri discorsi: come comunicare meglio con i nostri figli? Già, perché il comportamento è comunicazione, è uno specchio dei sentimenti, e capire meglio questi atteggiamenti significa fare un passo verso la comunicazione più efficace e quindi verso l'ascolto.
Cosa fare quando i nervi stanno per cedere: partendo dall'analisi dei comportamenti, il metodo migliore per far sì che ai genitori non sfugga la situazione di mano
Il primo consiglio è sempre quello di fare un passo indietro, analizzando la situazione da una prospettiva più distaccata e quindi più oggettiva. Solo con questa oggettività mentale potrete infatti capire cosa vostro figlio sta cercando di comunicarvi con il suo atteggiamento sbagliato, se ve la state prendendo troppo o se il comportamento è effettivamente sbagliato e quali solo le circostanze che hanno portato a quel determinato comportamento sfrontato, arrabbiato o eccessivamente strafottente.
Magari vi accorgerete che quello scatto di rabbia è solo una richiesta di attenzione, uno sfogo di energia repressa... Oppure è effettivamente un comportamento sbagliato senza motivo, che vi offrirà l'occasione di parlare insieme e imparare qualcosa di nuovo.
In ogni caso, i comportamenti sbagliati devono essere letti in una maniera differente dalla mera occasione di punizione: l'occasione c'è, ma è un'occasione di crescita, sia per i figli che per i genitori, che possono così calibrare le reazioni e capire insieme come è meglio comunicare tra loro.
Non importa se il tuo bambino è arrabbiato, infuriato, stressato, impaurito, insicuro. Dieto ogni azione c'è effettivamente un'emozione, ma è ognuna di queste emozioni che può portare ad un'analisi profonda! Soprattutto quando il vostro bambino non è abituato o non è in grado di esprimere ciò che sente.
Il momento di defiance può trasformarsi così in occasione per scandagliare queste emozioni, risalire insieme alla causa scatenante, parlare apertamente dei cambiamenti che magari fanno paura in quel momento...
Mostrare empatia, prima di punire, è quindi il passo giusto. Offrire il proprio orecchio per ascoltare, dire parole per fare capire al bambino che è il posto giusto ed è il momento giusto per parlare apertamente, aiutarlo quando non riesce ad esprimere un concetto. Quindi scusarsi nel momento in cui si capisce di aver reagito eccessivamente, di aver punito ingiustamente, oppure fare capire meglio gli sbagli commessi.
In ogni caso, i genitori devono mettersi nell'ottica di offrire al bambino un momento di crescita. Parlare insieme significa capirsi meglio, ma soprattutto capire dove sta il giusto e dove sta lo sbagliato.
Non solo: empatizzare e comunicare con sincerità offre ai genitori l'opportunità di insegnare al bambino in maniera concreta a gestire le proprie emozioni, valutando di volta in volta qual è la reazione giusta, qual è il comportamento da adottare nelle varie situazioni.
Quando i bambini si sentono al sicuro allora si sentono a proprio agio e si esprimono. Non è un processo breve o semplice, ma pian piano l'ambiente che si creerà adottando una filosofia di genitorialità gentile ripagherà. Perché l'obiettivo non sarà più controllare i figli, ma dare loro l'attrezzatura necessaria per affrontare la vita, per controllarsi, per capire i confini personali e interpersonali.
Capiterà allora che i bambini testino questi loro confini, ma starà a noi genitori capire ciò che è in atto, senza punirli o dare loro ordini, ma indirizzandoli verso ciò che è giusto e meritevole. I limiti servono, i bambini hanno bisogno di contenimento.
Perché i nostri figli sono piccoli esseri umani con emozioni, sentimenti, pensieri, bisogni, idee. E come esseri umani non sono perfetti. Sbaglieranno? Siate per loro delle guide. Si comporteranno male? Scegliete la comprensione e l'insegnamento, non la rabbia e la punizione fine a se stessa. Sarà un pochino più difficile, ma pensateci bene: alla lunga, sarà più efficace il castigo nell'angolo o la chiacchierata sulla responsabilità?
Partiamo poi dal presupposto che noi non siamo e non dobbiamo essere genitori perfetti: fortunatamente anche noi sbagliamo. La nostra forza? Perdonarci, accogliere le nostre emozioni e non aver paura di mostrarle ai nostri piccoli: così potremo spiegare loro come ci sentiamo in quel momento, frustrati, arrabbiati, tristi, ma allo stesso tempo anche stanchi e con voglia di piangere, o così arrabbiati che avremmo bisogno di dare un pugno a qualcosa per sfogare tutte quelle emozioni. E quello di espimere ciò che si prova e mettere in atto strategie positive per vivere l'emozione è il più grande insegnamento che possiamo offrire loro.
Ecco alcuni step pratici che possono esservi d'aiuto:
- dopo aver detto no all'azione di vostro figlio che non è corretta ditegli che avete bisogno di allontanarvi per un minuto
- andate in un'altra stanza e fate 3 respiri profondi
- ricordatevi che è tutto normale e che tutti i bambini testano i limiti che giustamente sono imposti dai genitori
- lo spavento non è proporzionale all'efficacia: non è vero che più si urla, minaccia, e punisce più il bambino rispetterà i limiti
- siate fermi nelle vostre decisioni: il "no" non deve mai diventare "si, per questa volta", perchè il bambino non conosce le vie di mezzo, creano ansia e confusione
- mettete pochi "no", chiedetevi se non stiate andando contro ai bisogni fisiologici del bambino. Non ha senso impedire a un bambino di due anni di lanciare, ma potete insegnare lui a lanciare non contro la tv ma sul divano per esempio
- come noi possiamo avere una giornata no, anche i nostri figli possono avere un momento o un periodo di ansia e spesso c'è qualcosa sotto che non riescono ad esprimere
- chiediamoci che cosa evoca in noi questo momento, come ci sentiamo, cosa vorremmo fare, di cosa o chi avremmo bisogno e se il bambino ha più di tre anni esprimiamo le nostre emozioni senza paura
- ricordiamoci che la vita non è fatta di perfezione: possiamo scegliere di accettare questo o passare il tempo ad arrabbiarci con noi stessi e con gli altri
Sara Polotti e Giulia Mandrino