Qualche tempo fa vi abbiamo parlato della pedagogia di Donald Winnicott e della sua teoria della mamma sufficientemente buona. Una teoria, quella di Winnicott, che si fonda sul rapporto tra genitori e bambini e sullo sviluppo emotivo e psicologico di questi ultimi, concentrandosi tanto sugli oggetti di transizione quanto sulla figura della madre.
Ma perché le sue teorie pedagogiche sono sempre valide e attuali? Beh, innanzitutto perché la sua teoria della madre sufficientemente buona è assolutamente in linea con i tempi attuali, e nonostante sia stata sviluppata nel secolo scorso sembra avere anticipato benissimo la nostra società.
Perché la pedagogia di Winnicott è ancora attuale: quanto la teoria della madre sufficientemente buona può ancora ritenersi valida
Secondo Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista statunitense, i primi mesi del bambino sono fondamentali per il suo sviluppo e la sua crescita, e ad essere importantissimo è il rapporto con la madre. La madre, però, non è la classica madre perfetta dipinta dalla società nella quale viveva: Winnicott sosteneva infatti che il bambino non ha bisogno di una mamma perfetta, ma di una madre brava, buona, che supporti i suoi bisogni.
La madre sufficientemente buona, insomma, è ciò di cui ha bisogno il bambino per crescere armoniosamente, avvicinandosi gradualmente alla sua indipendenza. Da solo non sarà mai in grado di farlo, anche se ne ha le capacità, ma una madre sufficientemente buona (e possiamo allargare il concetto ai genitori sufficientemente buoni) è fondamentale.
In questo senso, Donald Winnicott sembra avere anticipato i tempi: la perfezione non esiste, e questo è un concetto che fortunatamente oggi è conosciuto e rispettato. L’importante, dunque, non è aspirare alla perfezione, ma essere presenti per i propri bambini in maniera giusta e corretta, provvedendo ai loro bisogni.
La società odierna, dunque, non può che guadagnare da questa sua teoria: la madre casalinga che si dedica solo ai figli annullando se stessa non esiste più, e, anzi, è controproducente, poiché spesso questo ruolo imprigiona la donna in una gabbia che non la rappresenta, e questo porta a non essere serene, con conseguenze pesanti sulla famiglia e sui bambini.
Una donna, quindi, deve sentirsi realizzata, come persona, lavoratrice, mamma, moglie, ma in ogni caso sa che non può e non deve essere perfetta! Lo dicevamo anche in questo articolo: a volte essere una mamma felice è più importante di essere una mamma a tempo pieno (e non ci riferiamo solo al fatto di avere o meno un’occupazione professionale, ma anche allo spazio che ognuna si ritaglia per se stessa).
Attualissime sono anche le teorie attraverso cui Winnicott eleva il gioco ad attività principe dei bambini. Già lo psicanalista, infatti, parlava del giocare (soprattutto di ruolo e soprattutto attraverso la creatività) come al compito principale dei bambini, che attraverso il gioco esprimono la loro personalità, esplorano il mondo e imparano sulla loro pelle a vivere, grazie alla sospensione del giudizio di verità sul mondo. Una sorta di “simulazione”, insomma, attraverso la quale, senza le regole imposte dall’esterno, i bambini possono sperimentare creativamente la vita.