In questi giorni sta girando una potentissima immagine che, nella sua semplicità, sta mettendo in discussione il nostro modo di vedere. Forse vi ci sarete imbattuti anche voi: si tratta di un’illustrazione di Chidiebere Ibe, illustratore medico e studente di neurochirurgia pediatrica che attraverso il suo lavoro vuole stimolare la consapevolezza rispetto al tema della rappresentazione. La pelle bianca, infatti, è estremamente dominante nella nostra cultura artistica e comunicativa. Eppure non ci facciamo nemmeno caso.
Il lavoro di Chidiebere Ibe
Chidiebere Ibe vuole scardinare i pregiudizi anche attraverso la diffusione di immagini inclusive che mettono in luce la diversità, per bilanciare l’innegabile supremazia bianca che caratterizza anche l’ambiente medico. I libri di medicina, infatti, sono composti quasi completamente da immagini e rappresentazioni di corpi bianchi.
Lo stesso vale per i feti. Avete mai visto (prima di oggi) l’illustrazione o la riproduzione di un bimbo nell’utero che non abbia la pelle bianca? No, perché non ce ne sono. E se ce ne sono, non fanno parte di certo della rappresentazione mainstream.
Bene. Chidiebere Ibe (che per finanziare i suoi studi ha aperto un crowdfunding a cui tutti e tutte possono contribuire! Lo troviamo sulla sua pagina Instagram@ebereillustrate) illustra corpi e feti neri per riempire i libri di medicina di persone e rappresentazioni che includano davvero tutti e tutte, e non solo per una questione di “politicamente corretto”. Lo fa perché la scarsità di immagini di persone nere nei manuali medici ha fortissime implicazioni sulla preparazione dei futuri dottori e dottoresse, così come sulle diagnosi dei pazienti neri.
Il white privilege che passa dai feti e arriva ai cerotti
La storia e le illustrazioni di Chidiebere Ibe non sono però interessanti e stimolanti solo dal punto di vista medico. Vedere circolare l’illustrazione del feto nero nel pancione di una mamma nera è stata illuminante per tutti e tutte. Non solo le persone con la pelle scura: sono molte le donne che hanno manifestato lo stupore del non essersi mai rese conto di questo aspetto e che hanno condiviso l’emozione nel vedere finalmente un bebè nero. Anche per le persone bianche questa illustrazione è importante. Perché è uno dei tanti modi in cui si può rompere la convinzione che il white privilege non esista.
Il privilegio bianco esiste eccome e sta proprio nel dare per scontato che le rappresentazioni più diffuse abbiano la pelle chiara.
Che i cerotti siano beige.
Che le scarpette con le punte per la danza classica siano rosa chiaro.
Che il “color carne” sia automaticamente beige o rosa chiaro.
E via così. Di esempi ce ne sono a migliaia, e si tratta di oggetti e strumenti della vita di ogni giorno.
Il primo passo per una società che rispetti davvero tutti è, quantomeno, rendersi conto del privilegio, ascoltare i bisogni delle persone nere e lasciare da parte il punto di vista che per troppo tempo ha dominato palinsesti, scaffali, libri, mercato, servizi e chi ne ha più ne metta.