Risponde l'ostetrica Gabriella Di Gregorio
Ed ecco la tanto amata zia Ignazia….non conosco donna che non ne abbia almeno una, quella che ha sempre il consiglio al momento giusto (spesso gratuito e non richiesto). Ma che fare, ci tocca e lì, meglio giocare d’astuzia. Siamo ormai tutte donne emancipate, super tecnologiche, acculturate anche in ambiti che non ci competono come quelli dell’ostetricia, ma davanti ad una zia Ignazia tutte le nostre certezze crollano come un castello di sabbia. Non si sa perché, ma quando si parla di racconti del parto si rimane quasi affascinate e non si riesce a non ascoltare. Noi donne, quelle sane, forti come rocce, quelle che fanno mille cose insieme, che fanno le mamme, le donne in carriera, le casalinghe,mogli, le sorelle, le figlie, tutto insieme….alle quali sembra quasi essere richiesto tutto senza sconto di sorta, perché è dovuto, perché sei donna…beh, per noi quel parto, quel momento unico è davvero l’unico momento di protagonismo assoluto che cattura ancora l’attenzione di tutti, del papà che quasi lo ha dimenticato e allora perché no, glielo ricordiamolo ogni tanto e lo anticipiamo anche alla cara nipote che partorirà di lì a poco così da rinfrescare la memoria e decorarci di una medaglia che nessuno ci concederà mai per il grande lavoro che svolgiamo quotidianamente…ma che succede? Succede che si ricama un pochino perché altrimenti si rischia di cadere nel banale, nello scontato, e questo non ci piace.
Voi mi chiederete….si ma io volevo sapere se davvero il suo travaglio è durato 3 giorni!!! Ebbene NO, impossibile, mai visto, praticamente fuori da ogni schema. Nessuna donna può travagliare così a lungo. L’utero non ne è capace, non ha le risorse necessarie per sopportare 3 giorni di contrazioni, il nostro corpo non le reggerebbe e soprattutto non ha le risorse per alimentarle e il nostro cucciolo non le sopporterebbe mai senza, ad un certo punto, alzare la bandiera bianca dicendoci “mi arrendo… tiratemi fuori”. Restiamo con i piedi per terra, abbiamo letto quali sono le fasi del travaglio, capito anche senza leggere troppi numeri (che a me non piacciono affatto), che il travaglio ha delle fasi ben distinte, in cui ogni cosa accade al momento giusto e se non accade è perché il nostro corpo e il piccolo non sono pronti e allora si aspetta, vigile attesa la nostra, quella dell’ostetrica che seguirà il travaglio, che saprà come favorire alcuni meccanismi con metodi naturali, senza intervenire, osservandovi, ascoltandovi e consigliandovi se serve.”Siamo ormai tutte donne emancipate, super tecnologiche, acculturate anche in ambiti che non ci competono come quelli dell’ostetricia, ma davanti ad una zia Ignazia tutte le nostre certezze crollano come un castello di sabbia. Non si sa perché, ma quando si parla di racconti del parto si rimane quasi affascinate e non si riesce a non ascoltare. Noi donne, quelle sane, forti come rocce, quelle che fanno mille cose insieme, che fanno le mamme, le donne in carriera, le casalinghe,mogli, le sorelle, le figlie, tutto insieme….alle quali sembra quasi essere richiesto tutto senza sconto di sorta, perché è dovuto, perché sei donna…beh, per noi quel parto, quel momento unico è davvero l’unico momento di protagonismo assoluto che cattura ancora l’attenzione di tutti, del papà che quasi lo ha dimenticato e allora perché no, glielo ricordiamolo ogni tanto e lo anticipiamo anche alla cara nipote che partorirà di lì a poco così da rinfrescare la memoria e decorarci di una medaglia che nessuno ci concederà mai per il grande lavoro che svolgiamo quotidianamente…ma che succede? Succede che si ricama un pochino perché altrimenti si rischia di cadere nel banale, nello scontato, e questo non ci piace.
Immagine tratta da http://birthbuddy.wordpress.com/
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