Non è solo il rientro a scuola, ma una serie di situazioni: il rientro al regime normale e alla quotidianità scombussola i bambini. Ecco da dove arrivano quei capricci apparentemente insensati! Fortunatamente molti durante l’estate riescono a staccare la spina e a ricaricarsi, affrontando poi questi capricci con il giusto approccio. Ma come fare per rendere il rientro a casa e a scuola più dolce e meno traumatico?
I capricci di fine estate esistono, ecco come affrontare il problema: come rendere il rientro alla normalità più sopportabile per i bambini
Piangono senza motivo, vogliono che giochiamo con loro anche se siamo in una call di lavoro, rispondono male, non vogliono andare a dormire, vogliono il gelato per colazione… Richieste assurde in tempi normali, ma non alla fine dell’estate. I bambini hanno bisogno delle routine, ricordate? Ecco perché il rientro alla normalità porta con sé capricci e scenate: perché queste routine in vacanza si stravolgono (giustamente!) e (altrettanto giustamente!) tornare alla quotidianità può essere faticoso.
In estate, soprattutto in agosto (o comunque quando i genitori hanno le ferie) è normale che i bambini restino svegli fino a tardi, che mangino in maniera un pochino più sregolata (quanti strappi alla regola!) e che svolgano attività completamente diverse dal solito. Tornare quindi agli orari precedenti e alle regole ferree della quotidianità, spesso in maniera improvvisa, provoca pianti, urla e comportamenti provocatori.
Quest’anno, poi, c’è stato il lockdown, e dopo il lockdown c’è stato comunque il distanziamento sociale. Le famiglie sono state molto di più insieme, senza vedere gli amichetti con la frequenza di prima, e questo ha portato a situazioni e a routine diverse dal solito.
Sommando le due cose (ovvero l’ansia del lockdown e i mesi in isolamento + il ritorno ad una apparente normalità dopo le vacanze), è normale che i bambini “esplodano”, chi più chi meno, mostrando attraverso i capricci le proprie frustrazioni e le proprie ansie. Perché i cambiamenti portano ansia a chiunque, ancora di più ai bambini. Che, però, non potendo comunicarlo a parole, ce lo comunicano attraverso i comportamenti.
La prima cosa da fare è affidarsi alla gradualità. Ovvero: cerchiamo di non tornare bruscamente alla routine del “prima delle ferie”, ma proviamo a farlo gradualmente, accorciando le serate di giorno in giorno e cominciando a reinserire i bambini nella mentalità-scuola, dedicando qualche ora al giorno ai compiti.
Cerchiamo poi di parlare dei sentimenti e delle sensazioni. Quando i bambini urlano o piangono, non releghiamo il fatto a un semplice “capriccio”, ma proviamo a calmarli con le parole, cercando di capire insieme (guidandoli) cosa in realtà li stia facendo stare male.
Invece di dire “basta”, poi, incoraggiamo i bambini a continuare il capriccio. Sembra strano, ma una volta capito qual è la cosa che li fa stare male, è bene farla uscire del tutto. Non diciamo, quindi, “non piangere”, o “piantala”, ma stringiamo i bambini e incoraggiamoli a sfogarsi del tutto!
Complimentiamoci poi quando si comportano bene. Nei giorni che seguono la fine delle ferie i comportamenti “no” sono molti, e ci fanno impazzire, ma ci sono anche comportamenti “sì”. Complimentiamoci quindi con i bambini, ma in maniera indiretta: facciamo finta di dirlo sottovoce a papà o mamma, ad esempio, assicurandoci che i bambini sentano, oppure facendo gli scemi e dicendolo ai loro peluche. “Oh, guarda, Marco è stato super bravo a mettervi a posto tutti!”. I bambini si sentiranno responsabili e grandi e saranno più propensi a continuare a comportarsi in maniera corretta.