Il monastero delle suore di Santa Rita da Cascia è prima di tutto un luogo di accoglienza. Le religiose organizzano progetti di ospitalità per ragazze e ragazzi nell'Alveare di Santa Rita, creano prodotti Fatti per Amore per sostenere le attività del monastero, offrono sostegno ai ragazzi e alle ragazze con autismo, aiutano chi ha bisogno... E, da molti anni, hanno deciso di raccogliere abiti da sposa regalati che altre future spose potranno così indossare a costo zero.
Ne parlò nel 2014 anche il New York Times: Un monastero italiano diventa la destinazione fashion per spose nell'era della frugalità, titolava l'articolo. Ma non è solo l'aspetto economico e solidale, a piacerci. Recentemente mi sono infatti imbattuta in una IG Story della giornalista Lara Lago, attivista contro la grassofobia, in cui è emerso come quest'iniziativa delle suore di Santa Rita non sia virtuosa solo dal punto di vista della donazione, ma anche da quello dell'accettazione.
Ma facciamo un passo indietro.
Il monastero di Santa Rita da Cascia, che si trova in provincia di Perugia, raccoglie da parecchio tempo abiti da sposa da parte di persone che vogliono donare il proprio wedding dress in modo che un'altra sposa in difficoltà economiche possa permetterselo senza rinunce. Essendo abili sarte, le suore sistemano poi ogni abito sulle forme della futura sposa, che potrà così indossarne uno esattamente su misura.
L'aspetto solidale è palese e non serve elogiarlo: parla da sé. E naturalmente è una bellissima notizia per tutte quelle spose che sognano l'abito bianco (ma non solo!) ma non vogliono o non possono permetterselo. Basta mettersi infatti in contatto con il monastero, che saprà indicare tutte le informazioni.
Quest'iniziativa piace infatti anche a chi punta su una vita sostenibile. Da tempo si parla del riuso e dell'economia circolare come di un modo, nel proprio piccolo, di contribuire all'abbattimento dell'inquinamento. Scegliere un abito da sposa usato è quindi una decisione lodevole dal punto di vista dell'ecosostenibilità.
C'è poi l'aspetto dello spreco. Sono infatti sempre di più le persone che ritengono gli abiti di nozze, oggettivamente utilizzati per una sola volta nella vita, un lusso inutile, soprattutto in tempi di recessione. Un'opulenza futile, quindi, a cui tuttavia - giustamente - c'è chi fatica a rinunciare. Dopotutto, il giorno del matrimonio è visto da moltissime persone come un evento unico, romantico, irripetibile e denso di significato. Rivolgersi al monastero di Santa Rita può diventare dunque un modo per non rinunciare alla sfarzosità dell'abito, abbattendo dall'altra parte il costo e lo spreco (quando percepito come tale).
Infine, ed è qui che volevo arrivare, rivolgersi alle suore del monastero di Santa Rita pare essere, ad oggi, uno dei pochi modi per trovare il proprio abito da sposa in un ambiente non giudicante, accogliente e inclusivo.
Molte spose dai corpi non conformi e non magri si trovano infatti spessissimo a dover fare i conti con l'occhio sprezzante di atelier che non tengono abiti in prova oltre la 44, che storcono il naso vedendo un corpo diverso da quelli dei manichini e che si sentono in diritto di consigliare "forme più consone". Il risultato, oltre alla scelta di vestirsi con abiti-tenda che magari non piacciono nemmeno, è una senso di depressione inevitabile, una sensazione di inadeguatezza davvero deleteria.
Lara Lago ha quindi raccolto le esperienze dei suoi follower in merito all'argomento, e ad emergere è stato anche il senso di accoglienza provato dalle spose presso l'atelier del monastero di Santa Rita. Ecco la testimonianza (anonima):
"La gioia di provare gli abiti da sposa dalle suore, nessun giudizio. Solo richiesta della taglia e dei propri gusti e consigli sul velo/non velo e accessori. Accoglienza e ascolto vero".
Alla richiesta di spiegazioni sul luogo a cui la follower si riferiva, ecco la risposta:
"Sono delle suore che hanno iniziato a raccogliere i vestiti da sposa per chi non poteva permettersi di comprarlo, poi le donne hanno cominciato a donarne tanti e sempre più donne hanno iniziato a fare la scelta di prendere un vestito, chiamiamolo sostenibile, così da non comprare un abito che avrebbero utilizzato un giorno solo. Ovviamente essendo qualcosa che loro fanno con vestiti donati non c'è scelta infinita, ma ci si sente accolte".
Non aggiungerei altro, se non un grazie alle suore del monastero di Santa Rita e un consiglio agli atelier di abiti da sposa: prendete spunto da loro. Non serve molto. Solo un po' di rispetto in più, e magari un tentativo di allargare il proprio sguardo.