Dove sei, piccolo giallo?
Martedì, 24 Novembre 2020 14:13"Dove sei, piccolo giallo?": dal mondo di Leo Lionni (un autore di libri per bambini che ha fatto la storia della letteratura per l'infanzia) arriva un favoloso gioco da tavolo ispirato al libro per bambini "Piccolo blu e piccolo giallo", una sorta di gioco dell'oca inclusivo e molto coinvolgente, per i bambini (e gli adulti!) a partire dai 3 anni di età.
Dove sei, piccolo giallo? Il Babagioco ispirato a "Piccolo blu e piccolo giallo"
"Piccolo blu e piccolo giallo" di Leo Lionni non ha bisogno di presentazioni: è ormai un libro cult che non deve mancare nelle librerie dei bambini, perché parla di diversità e inclusione in maniera veloce e intuitiva, con il linguaggio dei colori che tanto piace ai bambini e una semplicità che disarma. Un classico, insomma, che ora è diventato anche Babagioco, ovvero un gioco da tavolo ideato dalla casa editrice di Leo Lionni in Italia, Babalibri.
"Dove sei, piccolo giallo?" è un piccolo gioco dell'oca per due giocatori, che parte ancora prima di iniziare la partita: il tabellone, infatti, è da comporre proprio come un puzzle (e nemmeno molto semplice, perché le scritte non hanno un'unic direzione!) stimolando così i bambini ad utilizzare le loro capacità logiche. Dopodiché, si sceglie la pedina (una gialla e una blu, trasparenti, che si fondono per diventare verdi proprio come insegna il libro!), si tirano i dadi e si procede come nel classico gioco dell'oca.
Ogni casella ha un'istruzione in base all'illustrazione: il girotondo di colori permette di tirare di nuovo il dado, il tunnel fa avanzare, la classe fa stare fermi un turno... Ci sono quindici diverse illustrazioni, che giocando e giocando i bambini impareranno probabilmente a memoria!
Un gioco divertente e semplice che permette di ripassare i principi del classico libro per bambini che racconta le vicende di piccolo blu e piccolo giallo, che un giorno si abbracciano così forte da diventare verdi, insegnando ai loro genitori la bellezza della diversità!
Capricci, come sconfiggerli una volta per tutte
Lunedì, 23 Novembre 2020 11:18È vero, non si dovrebbe parlare di “capricci” perché la maggior parte delle volte ci sono motivi ben più profondi di un semplice “capriccio” dietro a quelli accessi di rabbia e di pianto che ci fanno impazzire. È vero, e dovremmo quindi indagare più a fondo e non etichettare come superficiale un disagio profondo del bambino. Ma detto questo, i capricci sono una parte normale della crescita, il 90% dei bambini fa i capricci, e ogni volta per un genitore è difficilissimo gestirli!
Fino a questo momento. Perché ora dei ricercatori di Yale hanno trovato (forse!) una soluzione, ovvero un metodo che sulla carta potrebbe ridurre drasticamente l’irritabilità dei bambini e i loro scoppi di ira.
Capricci, come sconfiggerli una volta per tutte: lo studio di Yale che mostra la soluzione ai capricci dei bambini
Per un genitore un capriccio è sempre tremendo. Per due motivi: perché spesso non si sa come gestirlo e quindi finisce peggio; e perché vedere i bambini che si lasciano andare alla propria rabbia e alla propria frustrazione può sì fare arrabbiare, ma anche pensare che ci sia qualcosa che non li faccia stare bene.
Un team di ricercatori di Yale ha pensato quindi di studiare i capricci per trovare una soluzione che riducesse l’irritabilità dei bambini e allo stesso tempo limitasse i loro comportamenti distruttivi e provocatori, aiutandoli a trovare serenità e a gestire meglio la propria emotività (che non è da annullare, anzi!), in modo da dare loro strumenti in più per una crescita armonica anche a livello di salute mentale.
I genitori dei bambini presi in considerazione, tutti tra i 3 e i 9 anni e con tendenze “capricciose” e abituati a lasciarsi andare a questi comportamenti di cui parlavamo, hanno quindi avuto accesso ad un programma virtuale di video e proiezioni con metodi e consigli per trattare meglio questi capricci, "Tantrum Tool". Si trattava di video che riportavano consigli ed esperienze varie e conosciute a livello pedagogico e genitoriale, che possono tuttavia tornare davvero utili.
Il primo passo per questi genitori era riconoscere quando i capricci erano “normali” (perché appunto fanno parte dell’infanzia!) e quando erano eccessivi. In generale, quando un capriccio dura poco e quando il bambino sembra riuscire a passare ad attività successive senza particolari problemi, si tratta di capricci normali e addirittura sani. Quando invece questi durano più di quindici minuti senza interruzione, quando il bambino non sembra passare mai oltre e quando durano molto nel tempo, allora la situazione si fa più critica.
Tra i consigli, il primo era quello di mantenere la calma, in modo da mostrare al bambino come lo stress possa essere gestito tranquillamente. È difficile, ma a volte basta fermarsi e fare un respiro profondo.
Anche fare i complimenti durante la giornata aiuta, perché un bambino che si sente gratificato e apprezzato saprà gestire meglio le sue emozioni. Anche dopo i capricci, quindi, è bene sottolineare ciò che di buono sta facendo.
Infine, è bene prendere la situazione e spalmarla sul lungo termine, con pazienza, insegnando con l’esempio ai bambini che la frustrazione esiste, ma che possiamo sviluppare una certa tolleranza, umana e necessaria alla crescita.
Alla fine dello studio, i genitori soddisfatti di questo strumento offerto dagli studiosi di Yale sono stati l’80% di quelli presi in considerazione, con una riduzione dei capricci e dell’irritabilità dei bambini. La conclusione dei ricercatori, quindi, è che un programma digitale per genitori come quello da loro sviluppato può essere davvero uno strumento molto utile per i genitori.
Questo suggerisce anche che un aiuto esterno e professionale possa essere davvero d’aiuto. Se i capricci sono normali possiamo quindi affidarci all’esempio (un bel respiro e gestiamo con tranquillità la situazione) e alla gratificazione dei bambini; quando invece risultano eccessivi e difficili da gestire, cerchiamo aiuto e affidiamoci ad esperti che ci sappiano guidare.
Quanto dura la depressione post partum?
Venerdì, 20 Novembre 2020 14:09Negli ultimi anni, finalmente e fortunatamente, la depressione post parto ha un nome e una spiegazione. Non è “tristezza”, non è “stanchezza estrema”, non è futile e non è uno sfizio di una madre che non riesce a fare la madre. È una condizione clinica che purtroppo può colpire tutte le madri (e i padri, anche se è meno conosciuta).
Ma quando insorge? Quanto dura? E come accorgersene? Ecco qualche risposta alle domande più comuni.
Quanto dura la depressione post partum: quando insorge e quando passa - tendenzialmente - la depressione post parto
Tristezza estrema, ma anche mancanza di emozioni; sensazione di vuoto interno; sbalzi d’umore eccessivi. La depressione post parto si presenta in molti e diversi modi e, anche se a rischio sono maggiormente le donne che hanno in passato sofferto di depressione, purtroppo non risparmia sulla base di dati certi. E colpisce molte più madri di quanto si creda.
La credenza più diffusa attorno a questo tema, tuttavia, è data proprio dal nome del disturbo, depressione “post parto”, indicando uno stato depressivo che insorge successivamente alla nascita del bambino. In realtà la depressione post parto potrebbe scatenarsi anche prima, durante la gravidanza, così come molto dopo il parto (anche ad un anno dalla data), anche se in effetti compare tendenzialmente intorno alle tre settimane dopo il parto.
Come dicevamo, le cause non sono esattamente note e possono essere diverse, ma sono molti gli esperti a ritenere che un certo peso lo possano avere gli ormoni della gravidanza e della maternità, che dopo il parto diminuiscono drasticamente (estrogeno e progesterone), scatenando probabilmente dei cambiamenti fisici e mentali notevoli, simili (ma ingigantiti) a quelli della sindrome pre-mestruale. Che, ricordiamo, non è un “fastidio” preciclo, ma una vera e propria alterazione biologica e fisiologica.
E quanto dura, poi, questa depressione post parto? Non c’è purtroppo una data certa. Per questo, innanzitutto, è bene non prenderla alla leggera ma cercare di riconoscerla e di rivolgersi ad uno specialista per far fronte alla situazione. La depressione post parto non “passa” infatti da sola, ma, anzi, c’è bisogno di trattarla per far sì che non diventi una condizione duratura e definitiva. Le madri che soffrono per troppo tempo di depressione post parto, infatti, hanno un rischio maggiore di soffrire di depressione anche più avanti negli anni, trasformandola in depressione cronica.
Prima viene diagnosticata, quindi, meglio è.
Le decorazioni natalizie in tempo di pandemia: prima è, meglio è
Giovedì, 19 Novembre 2020 15:52Tendenzialmente l’albero di Natale e le decorazioni compaiono in casa (suppergiù) attorno all’8 dicembre, in tempo per l’Avvento e in tempo (per i bambini del Nord!) per Santa Lucia. Le città cominciano però ad addobbare sempre prima, con le luminarie che fanno capolino già a metà novembre, e con loro molte famiglie si portano avanti. C’è chi critica questa scelta perché solo “commerciale”. Ma lo spirito del Natale è qualcosa di reale, sia per i credenti sia per chi non è cristiano, e quest’anno, a quanto pare, addobbare prima del tempo è addirittura benefico.
Quando, infatti, una pandemia stravolge la vita, trovare un po’ di felicità nel clima natalizio è legittimo e consigliato. Parola di psicologi.
Le decorazioni natalizie in tempo di pandemia: prima è, meglio è
Quest’anno (l’annus horribilis del covid) addobbare prima del tempo è benefico: il Natale, infatti, è un periodo dell’anno più confortevole del solito (per molte persone) e la tradizione vuole che, cristiani o non cristiani, in questo periodo si viva con più generosità, amore e senso di famiglia, facendo attenzione a ciò a cui siamo grati e passando molto più tempo di qualità con i propri cari.
Alle decorazioni, agli addobbi di Natale, all’albero e al Presepe si associano quindi (anche inconsciamente) delle sensazioni di benessere. Ecco perché quest’anno sono moltissime le persone che già stanno addobbando casa ed ecco perché la psicologa Melissa Robinson Brown consiglia di seguire il loro esempio correndo a decorare l'albero di Natale.
In una intervista all’Huffington Post la dottoressa spiega infatti che “Le persone desiderano in maniera potente gioia e felicità. Questo è stato un anno significativo pieno di dolore e perdite: la perdita della libertà, la perdita del tempo passato con i cari, la perdita del lavoro e del guadagno, la perdita di persone amate, solo per citarne alcune. Per questo le persone stanno cercando conforto e guarigione”.
L’atmosfera natalizia, dunque, diventa pretesto di felicità, per circondarsi di cose che fanno stare bene, che fanno pensare a cose belle, che ricordano il tempo passato in famiglia e che evocano gli amati/odiati pranzi con i cari, che nel 2020 diventano davvero molto più preziosi del solito.
Decorare, decorare, decorare: ecco il consiglio. Facciamolo prima del tempo, approfittando delle ore in cui siamo costretti a stare in casa anche nel weekend, facendo il nostro dovere per evitare di diffondere il virus.
Quand’è appropriato, insomma, cominciare a fare l’albero, ad appendere lucine e decorazioni e a fare il Presepe? Non c’è una data! Possiamo iniziare subito.
5 attività Montessori per neonati
Mercoledì, 18 Novembre 2020 15:44A partire dai quattro mesi di età possiamo organizzare per i nostri bebè attività che all’apparenza sembrano futili e semplici, ma che in realtà nascondono stimoli particolari e necessari alla crescita, che possiamo tranquillamente definire “montessoriane” perché inducono i bambini a sviluppare capacità fondamentali per la loro autonomia futura. Eccole!
5 attività Montessori per neonati: come stimolare montessorianamente i bebè più piccini
Lo specchio
Fin da subito possiamo applicare uno specchio proprio accanto al fasciatoio o installarne uno in cameretta in una zona sicura e comoda. I bambini cominceranno fin dai primi mesi a specchiarvici e a riconoscersi come esseri umani indipendenti dai genitori!
Le buste colorate
Quando i bambini cominciano a giocare (sotto la nostra supervisione!) a pancia in giù sul pavimento o sul tappeto possiamo organizzare questa attività: riempiamo tre buste trasparenti ermetiche (come quelle dell’Ikea per conservare i cibi) con dell’acqua colorata con dei coloranti alimentari, con dei semi misti e con dei cereali spezzettati. Chiudiamole bene (anche con del nastro isolante se vogliamo essere certi che non esca nulla!) e appiccichiamole a terra con dello scotch carta. Mente i bambini sguazzano a terra possono toccare le buste, che, premute, creeranno pattern stimolanti visivamente e a livello di tatto.
Le bottiglie uditive
Prendiamo una bottiglietta di plastica da riciclare, riempiamola ogni volta di un materiale diverso e lasciamo che i bambini esplorino queste “maracas” sensoriali. Possiamo infilarci delle perline, del riso, dell’acqua, delle palline di carta, del sale… Ogni materiale provocherà un suono diverso e avrà un peso differente nelle mani dei bambini.
Applaudire
Il classico gioco di battere le mani è tra i primi che si insegnano ai bambini, ed è anche una abilità comunicativa importante, perché è uno dei primi gesti con cui i nostri bebè comunicano con noi (quando sono felici di qualcosa). Per rendere ancora più performante questa attività dai sei mesi possiamo giocare a “applausi e stop!”. “Batti, batti, batti, batti e stop!”, “Batti, batti, batti, batti e stop!”: cantando una cantilena insegneremo così ai bambini a ripetere i nostri gesti e soprattutto ad eseguire un compito.
La caccia alle ceste dei tesori
Quando i bambini cominciano a camminare da soli, riempiamo casa con delle ceste dei tesori: le troveranno sparse qua e là, toccheranno ciò che trovano, inventeranno attività e rimetteranno a posto (se glielo insegniamo!).
I cestini del tesoro, piccoli contenitori che racchiudono mondi di attività
Martedì, 17 Novembre 2020 15:28Teneteli sempre fissi in salotto o in cameretta (o nella zona dove i bambini giocano maggiormente), e vedrete come la creatività verrà stimolata: parliamo dei cestini del tesoro, cestini pieni di materiali liberi per far sì che i bambini sviluppino autonomia, creatività e manualità fine.
I cestini del tesoro, piccoli contenitori che racchiudono mondi di attività: come preparare un cestino dei tesori per stimolare giochi e creatività
I cestini del tesoro sono semplicemente dei cestini in materiale naturale (come il vimini) pieni di piccoli oggetti e materiali che i nostri bambini possono usare in sicurezza per creare attività e per giocare.
I vantaggi? Lo stimolo della creatività, con i bambini che devono ingegnarsi per inventare cosa fare con ciò che hanno; l’ecologia (dato che non si tratta di giocattoli, ma di oggetti di riciclo o trovati nella natura); la concentrazione; l’autonomia; l’insegnamento dell’importanza dell’ordine (dal momento che i bambini imparano, prima osservando noi e le nostre richieste, a estrarre i materiali e a rimetterli lì in un attimo quando hanno finito)…
Fateci caso: spesso i bambini, soprattutto quelli più piccoli, tendono a snobbare i giocattoli più all’avanguardia per concentrarsi su oggetti quotidiani che mai penseremmo abbiano appeal su di loro. E invece… Invece questi piccoli materiali diventano per loro un mondo da scoprire attraverso tutti i sensi. Lasciando quindi che dispongano del loro cestino del tesoro daremo loro la possibilità di scovare ogni giorno o ogni settimana materiali nuovi.
Il senso infatti è proprio quello di fare trovare ai bambini ogni volta materiali e oggetti diversi, ruotando ogni paio di giorni.
Qualche idea? Possiamo riempire il cestino dei tesori con delle vecchie scatole di carta (quelle dei cosmetici, ad esempio). Oppure con dei rametti trovati in giardino; con dei fiori; con dei tovaglioli di stoffa e i loro portatovaglioli in legno; con delle tazzine in bambù; con delle spugne; con delle spazzole; dei pennelli; della frutta dura (come i limoni e le mele); dei gomitoli… Ma anche dei giocattoli, come ad esempio gli animali di gomma, le costruzioni o i giocattoli di legno.
Questa attività, insomma, ricorda i materiali liberi e destrutturati, e sarà come avere ogni giorno un gioco diverso da inventare!
Cambio pannolino: i trucchi che svoltano la vita
Martedì, 17 Novembre 2020 09:43Con il secondo figlio si è già preparati e si conosce già la routine migliore. Ma con il primo è sempre un disastro, soprattutto le prime volte, e molti neogenitori vorrebbero avere una guida più completa rispetto al classico “Come cambiare un pannolino”. Servirebbero, infatti, consigli molto più specifici e molto più concreti, imparati magari dagli altri genitori proprio grazie all’esperienza.
Ecco quindi qualche consiglio e qualche trucco davvero prezioso per rendere il cambio pannolino meno stressante e più efficace.
Cambio pannolino: i trucchi che svoltano la vita
Prima regola: sfruttiamo i pannolini come salviettina, per non sprecarli e per togliere “il più grosso”. Cosa significa? Significa che durante il cambio pannolino la prima cosa da fare è, una volta aperto il pannolino sporco, utilizzare l’estremità anteriore come salviettina, facendola scorrere da davanti a dietro in modo da raccogliere la pupù e la pipì eventualmente finite sulla pelle.
Per i genitori che proprio non sopportano l’odore della cacca del bambino (mica è una colpa, è una reazione naturale!) un consiglio è quello di strofinare una goccia di olio essenziale sotto il naso. In questo modo non solo eviteremo i conati di vomito, ma renderemo allo stesso tempo il cambio pannolino un momento piacevole con un profumo ad esso associato (anche alle narici del bambino, che lo troverà piacevole quanto noi).
Per quanto riguarda la misura del pannolino, è giusto seguire le indicazioni riportate sulle confezioni, ma ancora meglio è provarli e vedere se effettivamente la taglia è quella giusta per il proprio figlio, indipendentemente dal peso e dalla misura indicata dai produttori. Ogni bimbo, infatti, ha una forma diversa e unica. Meglio quindi considerare le indicazioni per quel che sono, ovvero indicazioni, e non verità assoluta.
Altro consiglio salva tempo e salva vita è ricorrere agli abbonamenti di pannolini, per trovarseli a casa sempre puntualmente e senza il pensiero di doverli comprare. Con Lillydoo, ad esempio, si ricevono i pannolini a casa ogni mese, senza bisogno di stoccarli in cantina, senza il pensiero di rimanere senza e con la sicurezza di avere i pannolini sempre della taglia esatta (perché basta cambiare la taglia sul sito per ricevere la nuova fornitura della misura giusta - rendendo i pacchi non aperti). Il tutto risparmiando sul prezzo di mercato. Se volete provare l’abbonamento e i pannolini (che sono anche di altissima qualità) c’è la possibilità di ricevere a casa un pacchetto prova al solo costo delle spese di spedizione.
Ricordiamoci di tenere sempre un paio di questi pannolini in più nella borsa del cambio: fuori casa non sappiamo mai cosa può succedere o per quanto effettivamente staremo fuori ed è bene essere preparati a tutto!
Se i bambini sembrano non amare il momento del cambio, le opzioni sono due: se sono piccoli piccoli, cerchiamo di trovare degli stimoli, come uno specchio accanto al fasciatoio, dei peluche dedicati solo alla zona del cambio o delle canzoncine.
Con i bambini più grandi, invece, possiamo provare con il cambio in piedi montessoriano, che li coinvolge più attivamente. In questo caso, l’opzione migliore è scegliere i pannolini a mutandina (come quelli di Lillydoo), facili da infilare e molto comodi con i bambini più grandicelli.
Ma qual è il trucco migliore di tutti? Semplicemente, non stressarsi. Perché le prime volte sarà difficile, sarà disordinato e si sbaglierà qualcosa, ma è normale e non è una tragedia. Viviamo invece il cambio pannolino come un momento speciale attraverso il quale legare con il proprio bambino a fondo, attraverso il contatto e il tocco, con la consapevolezza che, sì, sbaglieremo, ma consci del fatto che ci stiamo prendendo cura di lui o lei con amore. Tantissimo amore.
Come parlare ai bambini del trasloco
Lunedì, 16 Novembre 2020 14:49Sembra un topic semplice e spensierato, ma non lo è. Per due motivi: trasferirsi e traslocare non sempre è una buona notizia (a volte si è costretti, oppure la vita ha preso una direzione inaspettata); e, soprattutto, il trasloco è un grande cambiamento, e come tutti i grandi cambiamenti può essere vissuto dai bambini con intensità, stravolgendoli.
Come parlare ai bambini del trasloco: le parole per rendere il trasferimento meno stressante
La cosa più giusta da fare è preparare per tempo i bambini, ovvero almeno due o tre mesi prima del trasloco (se ne abbiamo la possibilità). Anzi: prima è, meglio è. Diciamo quindi loro che dobbiamo parlare di qualcosa di importante, come persone adulte, e sediamoci al tavolo o sul divano e spieghiamo loro la situazione.
Prima di tutto scegliamo il giusto tono. Che non deve essere assolutamente negativo (per non proiettare le nostre emozioni su di loro), ma nemmeno eccessivamente eccitante per evitare di confondere loro le idee e per non sminuire la loro eventuale reazione negativa. Se invece loro saranno i primi entusiasti dell’idea, potremo unirci a loro.
Nel momento in cui si renderanno conto che cambieranno davvero casa, la situazione sarà sicuramente triste, con emozioni di malinconia che prenderanno il sopravvento. In questo caso e quando questo avviene è bene provare a stilare le cose positive della nuova sistemazione, della nuova zona, dei nuovi vicini, magari facendo una ricerca online insieme sui nuovi ristoranti, sui nuovi parchi e sui nuovi quartieri.
Soprattutto, possiamo elencare tutte quelle abitudini e tradizioni che non cambieranno e che verranno semplicemente “spostate” nella nuova casa.
A questo punto è bene coinvolgerli in prima persona e responsabilizzarli. Coinvolgerli chiedendo cosa farebbero e cosa porterebbero “di là” (oggetti, ma soprattutto le abitudini!) e responsabilizzarli dicendo che sarà loro compito organizzarla e sistemarla.
Altra domanda che possiamo rivolgere ai bambini è: “Come possiamo rendervi il trasloco più piacevole e confortevole?”. Sembra una domanda stupida ma è fondamentale, perché fa capire loro che non sono passivi e non considerati, ma che è importante per noi che stiano bene.
Se i bambini sono grandicelli, nessuno vieta, poi, di coinvolgerli direttamente nella ricerca della nuova casa ancora prima della decisione di traslocare. In questo modo si sentiranno più coinvolti, responsabili e “adulti” e questo coinvolgimento è molto positivo per l’atteggiamento.
In altre parole, coinvolgimento, ricerca e responsabilizzazione.
Dalla pandemia 2020 abbiamo imparato una cosa: che la panificazione è una figata! Non solo per quanto riguarda il pane "normale", ma anche quello più elaborato e sfizioso. Come ad esempio il pane integrale per hamburger fatto in casa, ovvero i panini ciccioni per accogliere i burger, da rendere più sfiziosi con i semi di papavero in superficie. Sono perfetti per la serata hamburger!
E no, la serata non dovrà per forza essere dedicata al junk-food. Basterà abbinare ai nostri panini per hamburger un burger di ceci e delle chips di verdure!
Il pane integrale per hamburger fatto in casa: la ricetta dei panini per burger homemade
La transizione dal lettino con le sbarre al lettino in cameretta
Venerdì, 13 Novembre 2020 14:21Ogni bimbo ha i suoi tempi, ma tendenzialmente i genitori si accorgono di quando è tempo di cambiare le abitudini della nanna passando dal lettino con le sbarre (o dal cosleeping) al lettino in cameretta. Un passaggio davvero importante, che tuttavia può riservare qualche insidia! Ecco quindi i nostri consigli per far sì che la transizione sia serena e senza intoppi.
La transizione dal lettino con le sbarre al lettino in cameretta: come capire quando è ora e come rendere il passaggio sereno e armonioso
I segnali più comuni che ci indicano che è arrivato il momento di spostarci nel lettino in cameretta sono la tendenza del bambino a scavalcare le sbarre (rendendo la culla pericolosa!), a saltare giù più spesso e ad agitarsi nel sonno. Non c’è un’età precisa, e, soprattutto per il primo segnale, è bene fare attenzione, poiché ci sono bambini che già a 18 mesi (se non prima!) riescono a scavalcare le sbarre, cadendo spesso rovinosamente in terra. Prevenire è meglio che curare, come sappiamo, ed è per questo che ai primi segnali è bene correre ai ripari.
C’è, ad esempio, chi prova con il lettino montessoriano già dai dodici mesi, e in effetti non è una cattiva idea, perché anche per i bambini che gattonano e non camminano ancora non c’è pericolo di cadere, poiché si tratta di un materasso essenzialmente appoggiato a terra.
Se invece i bambini sembrano dormire tranquillamente nel lettone o nella culla, possiamo lasciali lì fino ai due anni senza problemi: saranno loro, con naturalezza, a fare capire quando sarà il momento di passare al lettino, mostrando voglia di autonomia e passando sempre più tempo nella loro cameretta.
Un’idea, quindi, può essere quella di montare il lettino per tempo, prima che il bambino abbia raggiunto l’età per dormirci da solo. Oppure, se temiamo che i capricci si facciano sentire perché il bambino è particolarmente attaccato al suo lettino, possiamo proporre, ad un certo punto, il lettino in cameretta come un regalo “da grandi”, facendolo trovare come una sorpresa e invogliando così il bambino ad entrarci e a dormirci.
I primi giorni, probabilmente, farà comunque una capatina nel lettone o nel suo vecchio lettino (se riesce ad entrarci). Per questo motivo, è sempre meglio mettere il lettino vecchio fuori dalla portata del bambino e soprattutto lontano dai suoi occhi. In questo modo, pian piano, se lo dimenticherà.
Nello stesso momento possiamo ideare una nuova routine della buonanotte, in modo che i bambini associno ai gesti (un nuovo spazzolino, la lettura di un libro a letto, una coccola speciale…) la nanna nel lettino nuovo.