Il congedo di maternità è un mezzo di protezione per la donna che lavora e che per ragioni biologiche ha bisogno di riposo per recuperare la stanchezza fisica e mentale causata dalla gravidanza e del parto. Il congedo può essere remunerato o non a seconda delle legge nazionali.
Secondo il New York Times, soltanto otto paesi (dei 188 che forniscono questo tipo di dati), non offrono il congedo retribuito per le neo mamme. Tra questi, gli Stati Uniti, dove le donne possono anche smettere di lavorare per un periodo, ma devono rinunciare la remunerazione – alcuni casi possono essere negoziati direttamente con le aziende, ma non c'è nessuna legge che difenda questo diritto delle donne. Gli Stati Uniti sono l'unica nazione sviluppata (e l'unica nell'emisfero settentrionale) che non offre questo beneficio. In paesi come la Russia, Regno Unito el'Iran, le donne arrivano ad avere diritto a 26 o più settimane di congedo retribuito.
Nei paesi nordici, come la Svezia e la Finlandia, la legislazione è più avanzata rispetto al resto del mondo. Più che discutere della licenza per le madri, loro hanno anche delle leggi che favoriscono il padre. E cosi è possibile che anche lui abbia il congedo invece della mamma. E quindi, la decisione di chi dovrebbe prendersi cura del bambino rimane nelle mani della coppia e non del governo.
Secondo uno studio condotto dal “Center for Economic and Policy Research” (Centro per la Ricerca Economica e Politica), negli Stati Uniti, le politiche che includono le madri e i padri, possono avere un impatto importante sulla parità dei sessi, sia sul posto di lavoro sia per quanto riguarda la suddivisione della cura dei figli. Lo stesso studio ha concluso che, dal momento in cui, gli incentivi del congedo retribuito non siano visti come un diritto sia della donna come dell'uomo, si rafforza l'opinione che le madri dovrebbero stare a casa a prendersi cura dei bambini e i padri dovrebbero andare a lavorare.
Ecco una visione comparativa del Congedo di Maternità in alcuni paesi nel mondo:
ARGENTINA - 12 settimane con il 100% della retribuzione.
BRASILE - 12 settimane con il 100% della retribuzione.
ITALIA - 20 settimane con l'80% della retribuzione.
GERMANIA - 14 settimane con il 100% della retribuzione.
CANADA - 17 settimane con il 100% della retribuzione.
CILE - 18 settimane con il 100% della retribuzione.
CUBA - 18 settimane con il 100% della retribuzione.
BELGIO - 15 settimane con il 82% della retribuzione.
GIAPPONE - 14 settimane con 60% della retribuzione.
AUSTRALIA - 52 settimane senza retribuzione.
NUOVA ZELANDA - 14 settimane senza retribuzione.
Tathi Saraiva
Neo genitori in ascolto, state pensando di passare ai pannolini lavabili? Nessun problema. Vi aiutiamo noi a districarvi nella giungla di informazioni!
Oltre ai vantaggi che vengono subito alla mente, è innanzitutto un'ottima cosa capire anche gli altri benefici del passaggio dai pannolini usa e getta a quelli lavabili. Ecologia ed economia, quindi, ma anche salute: il materiale naturale fa sì infatti che il bambino subisca meno irritazioni e sia meno soggetto alle allergie legate all'utilizzo dei tradizionali pannolini.
Certo, è bene utilizzarli in maniera corretta, altrimenti si rischia di inquinare eccessivamente allo stesso modo che con gli usa e getta. Un bambino, in media, nei primi anni di vita consuma circa 6000 pannolini, che tradotti in rifiuti pesano circa una tonnellata. Lo spreco è quindi subito evitato, ma è bene tenere a mente alcune regole anche con i pannolini lavabili: cercare di fare meno lavatrici possibili lavandoli con il resto della biancheria, non superare i 30/40 gradi, ridurre il detersivo (anche per non intaccare la capacità di assorbimento dei pannolini) e mai (MAI!) aggiungere ammorbidente o candeggina, non utilizzare l'asciugatrice e non stirarli.
Se seguite correttamente, quindi, queste regole vi porteranno a inquinare molto meno e a risparmiare un sacco: rispetto ai 1500/2000 euro stimati per i famosi 6000 pannolini, quelli lavabili costeranno circa 300 euro (più, se vogliamo essere pignoli, circa 150 euro in tre anni tra detersivo e consumo dell'acqua della lavatrice - lavatrici che comunque avreste fatto). E, perché no, i pannolini lavabili sono un ottimo regalo-non-inutile che permetterà ai parenti di rendervi felici e farvi risparmiare avendo qualcosa che in effetti vi serve sul serio.
Bene. Detto questo, ecco le informazioni principali di cui avete bisogno.
I pannolini lavabili hanno, indipendentemente dalla marca, una struttura che li accomuna. Sono composti da tre parti:
- la struttura esterna impermeabile in stoffa (lana, per stare più freschi) o poliuretano (traspirante);
- lo strato assorbente in tessuto removibile (o parzialmente removibile): potete trovarlo in tessuti naturali come bambù o cotone, più assorbenti ma lenti ad asciugare, o in microfibra, meno assorbenti ma dall'asciugatura più veloce);
- l'eventuale strato drenante o velina, cioè quel tassello che sta a contatto con la pelle del bambino (in lana, seta, pile o microsuede) e che la mantiene asciutta. Questo strato è facoltativo: alcuni pannolini lavabili sono già strutturati in modo che lo strato assorbente rimanga a contatto con la pelle direttamente (anche se in caso di irritazioni è meglio sempre ricorrere a questa velina).
Una volta presa la decisione di passare ai pannolini lavabili, è bene sapere che ne esistono vari modelli; capire quali sono questi tipi vi aiuterà a decidere qual è il migliore per il vostro piccolo.
Sara Polotti
Foto Credits: By MissMessie (mini stack) [CC BY-SA 2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons
Chi è e cosa fa la doula.
Le prime doule italiane iniziano ad essere formate nei primi decenni degli anni 2000: le formazioni sono le più svariate (autoformazioni o rilasciate da enti più o meno certificati) e solo negli ultimi anni iniziano ad avere basi comuni.
Le doule lavorano già da tantissimi anni sia in Europa che nel resto del mondo ma mia intenzione è parlare di cosa facciamo noi che operiamo in Italia!
La prima doula della storia viene rappresentata dal mito di Galati. La giovane riesce a “trattare con il mondo spirituale ed emotivo” ingannando la dea del parto Lucina ed aiutando lo sbloccarsi del travaglio di Alcmena e quindi la nascita di Ercole.
Si evince quindi che la doula sta accanto alle donne accogliendo i loro bisogni emotivi e, aggiungo io, materiali.
La doula viene definita in divesi modi: colei che fa da “madre alla madre”, “specchio assorbente delle ansie materne”, “sponda sicura”... E' una donna d'esperienza (che ha “lavorato” sul suo essere donna, spesso madre) che affianca le mamme per far si ch'esse abbiano la migliore esperienza di maternità.
Ma nel concreto che fa la doula? La doula, sostiene, ascolta, affianca, fornisce un aiuto materiale in casa e soprattutto fa si che la mamma trovi le sue potenzialità per riuscire ad essere quello che desidera essere in quel periodo con quel bambino!
Attenzione però! La doula è una figura che gravita attorno al mondo della maternità ma non ha competenze sanitarie e quindi non sostituisce assolutamente gli specialisti materno infantile a diverso titolo.
E' una figura che può accompagnare durante tutto il percorso legato alla maternità, in base alle sue specifiche competenze e predilezioni..
Ritengo che nel panorama italiano le doule siano essenziali nel post parto, quando la mamma, dopo i primi periodi del post parto si ritrova sola con le sue ansie ed insicurezze!!
Quello che piace fare a me come doula lo potete vedere nei miei post su mammapretaporter.it
Che lavoro fai?
Ogni volta che mi si fa la fatidica domanda ho due opzioni..
Quando l'interlocutore non mi sembra sul pezzo rispondo: “mi occupo di mamme e di bimbi 0-3 anni”, “ah, lavori in un asilo nido?”..
Ecco, e lì, in base alla giornata in cui mi trovo o svio l'argomento o seguo la seconda opzione (usata come prima con chi è “sul pezzo”)...
Rullo di tamburi...
Lo sguardo si inorgoglisce e traspare la passione: “No, faccio la pedagogista, l'educatrice ed anche la doula!!!!!”
Silenzio...
(Drammatizzo un po' per ridere.. Negli ultimi anni un sacco di gente sa cosa fanno le doule e cosa fanno le pedagogiste.)
Le risposte sono poi delle più svariate e divertenti: dalla podologa, al “ma ti pagano anche?”, al “si anche mio zio guidava un pulmino per disabili”, al “anche all'oratorio da piccolo avevo gli educatori...”
La parola doula, nel frattempo, è già stata dimenticata!
Ok. Arimo. Pausa.
Serve un po' di chiarezza in queste due professioni tanto poco conosciute quanto di fondamentale importanza!
Vi anticipo cosa contraddistingue ed accomuna i miei due lavori: mi piace pensarli di trincea, professioni ove si sta davvero “in campo” a fianco delle persone, accogliendo con loro gioie e dolori e cercando la strada migliore da percorrere, diversa per ogni individuo..
Mestieri per cui serve una bella “vocazione” ed un po' di voglia “di sporcarsi le mani”, essendo capaci di esserci, senza grandi competenze tecniche, “solo” esserci.
Ma cosa fanno queste due figure?
Chi è e cosa fa l'educatore ed il pedagogista.
In Italia dagli anni '90 esistevano due percorsi per diventare educatore e poter prestare la propria opera nel sociale.
La scuola per educatori (della durata di un triennio) e la la Laurea in scienze dell'Educazione (che durava un anno in più, ma dava anche il titolo di Pedagogista).
Poco dopo le lauree triennali hanno messo maggiore uniformità.
Quando ho iniziato a lavorare non era raro incontrare educatori che non avevano un “titolo particolare” quanto tanta esperienza acquisita sul campo.
Ma cosa fa davvero l'educatore?
Vi sono educatori che lavorano in ambito assistenziale-riabilitativo (case di cura per anziani, per persone con patologie psichiatriche, croniche, invalidanti, in centri per disabili), altri lavorano in ambito prettamente animativo, altri operano con soggetti minori (dai centri d'aggregazione, ai nidi, ai servizi di tutela...), con le famiglie, con la maternità, col femminile...
Gli ambiti son davvero svariati e tantissimi, quello che secondo me l'educatore deve fare è affiancare, accompagnare in un percorso, cercando gli stimoli più adeguati per l'utenza e sostenendo successi ed insuccessi.
E' necessario infatti che l'educatore condivida gli obiettivi di lavoro con le persone che accompagna, insomma: una volta definito il piano d'attacco è più semplice lavorare insieme!
Il pedagogista è un modo di definire un educatore più anziano o più formato. Preferisco dire più “anziano” in quanto, secondo me, la maggior esperienza si fa sul campo e va poi coniugata con un buon aggiornamento. Il pedagogista può, a sua volta, sostenere altri educatori o stilare progettazioni educative.
Cora Erba
Immagine tratta da www.rivistainforma.it
Allora, personalmente mi è sempre piaciuto camminare a piedi nudi, non sono esattamente una fanatica del barefooting, perché sono anche abbastanza schizzinosa, ma d’estate, in casa, abbandono ciabatte ed infradito varie e mi beo del fresco contatto con il pavimento!
Da quando sono mamma ho poi notato che è proprio vero che i bambini, istintivamente, preferiscono andare in giro scalzi ed informandomi un pochino ho scoperto che evitare la costrizione delle scarpe fa benissimo, soprattutto ai piedini dei bimbi.
Infatti, secondo diversi studi, leggo che camminare a piedi nudi, permette nei bambini un corretto sviluppo sia dei piedi stessi che della colonna vertebrale, soprattutto se hanno modo di camminare su un terreno vario, come un prato o la spiaggia. Apprendo che indossare le scarpe aumenta la possibilità di avere il famoso piede piatto e che i bimbi che camminano scalzi hanno una forza del piede superiore a chi ha sempre usato le scarpe e che, tra le altre cose, non indossare le scarpe riduce molto la possibilità di avere l’artrite ossea in un futuro.
Insomma, quando i bambini iniziano a stare in piedi, non è necessario far loro calzare scarpe particolari o plantari specifici perché la natura, come spesso accade, ha già pensato da sé alla soluzione migliore.
Ok, so cosa state pensando: “Ma mica posso far andare in giro mio figlio senza scarpe per la città!”. Concordo. Se fuori casa le scarpe vanno indossate, quando i piccoli sono a casa od all’asilo, possiamo optare però per le classiche calzine antiscivolo o per delle scarpine morbide, che io amo. Sono la soluzione più vicina allo stare a piedi nudi, grazie alla morbidezza dei loro materiali, che permettono al piedino di muoversi in libertà e poi sono proprio carine! Per questo motivo ho deciso di inserirle su somummy.com, in tanti colori e fantasie diverse. Sono un vero best seller e grazie alle testimonianze delle mamme che le hanno acquistate, mi sono resa conto che tanti bambini che non sopportavano nulla, che si toglievano calzine e ciabattine, con queste hanno smesso di farlo. Sono leggere e morbide, quindi non ingombrano sia che si parli di un piccolo gattonatore che di un bimbo che sta facendo i primi passi o di un giovane camminatore esperto. Partono dalle taglie piccolissime fino ad arrivare, per alcuni modelli, ai tre anni. Alla mia piccola piace scegliere il modello a seconda del mood e dell’abbigliamento della giornata.
Ed i vostri bimbi? Sono anche loro piccoli inconsapevoli estimatori del barefooting?
SoMummy
L’arrivo di un bimbo porta a pensare anche a dove dormirà la notte e durante i frequenti (ci si augura) pisolini diurni.
C’è chi opta per l’utilizzo della navicella del trio, magari poggiata su un apposito sostegno che alcune case offrono oltre al telaio. Personalmente non amo molto questa soluzione perché la navicella, girando per strade e città mi dà l’idea di raccogliere e trattenere nei tessuti lo smog che in esse si trova, quindi trovo che sia meglio utilizzare una culla od un lettino apposito, magari col riduttore per i primi mesi.
Per la mia esperienza, la culla è stata la soluzione migliore per i primi periodi, perché la mia bimba ci si sentiva protetta, lo spazio era giusto ed accogliente per lei neonata, anzi, i primissimi tempi arrotolavo un asciugamano al suo interno per farla sentire ancora più “stretta”, come se fosse ancora nel mio pancione e lei gradiva moltissimo! Ed era comoda anche per noi, le culle di solito sono leggere e si possono spostare senza sforzo di stanza in stanza, così poteva stare comodamente sdraiata in nostra compagnia qualunque cosa facessimo.
Ecco le culle che ho scovato per voi:
Partiamo con le più semplici, quelle che noi chiamiamo ceste e nei paesi di origine anglosassone vengono chiamate Moses Basket. Le trovo carine, semplici e comode. Ne esiste un’enorme varietà e davvero si adattano ad ogni tasca. Provate a dare un’occhiata su amazon.co.uk, partono da 38 sterline, ovvero 46 euro circa, ed alcuni rivenditori offrono la spedizione gratuita anche in Italia. Mi raccomando di controllare sempre le recensioni degli utenti che hanno già acquistato il prodotto al quale siete interessate e di verificare se nel prezzo sia o meno compreso il sostegno (stand), altrimenti ricordate di acquistarlo a parte. Sullo stesso sito ne ho trovati a 18 sterline, ovvero 22 euro circa, così come ho visto set completi a 39 sterline, cioè 49 euro! (..e con ottime recensioni)
Se vogliamo provare qualcosa di meno comune, mi piacciono moltissimo le culle ad amaca, ovvero le Baby Hammock, per chi volesse dare un’occhiata ai siti esteri. Pare che aiutino con le coliche ed il reflusso e che concilino il sonno dei bimbi grazie al movimento oscillatorio. Qui saliamo un po’ con le cifre, ma chi non vorrebbe essere cullato in questi bozzoli confortanti? In Italia non se ne trovano molte, ma confido che presto arriveranno anche da noi.
Ultimamente ho poi scoperto un’azienda nostrana, e visto che spesso consiglio brand esteri, sono felice di presentarvi una realtà tutta italiana! L’azienda si chiama Laitbaby ed è stata creata da due genitori che, alla nascita della loro bimba, hanno voluto ideare una culla sicura, con una leggerezza delle linee che mi ha conquistata ed una genialità in più, ovvero due lati trasparenti per permettere a mamma e papà di controllare il proprio bimbo anche dal lettone semplicemente volgendo lo sguardo nella sua direzione, esattamente come succede con le cullette trasparenti delle nursery degli ospedali.
Inoltre i lati liberi consentono al piccolo di vedere sempre intorno a sé, dandogli la possibilità di interagire con l’ambiente circostante e rendendolo più sereno. Non solo, le spondine possono essere levate tramite un sistema sicuro, che impedisce che il bambino possa attivarlo inavvertitamente, e questo consente ai genitori una vicinanza ancora maggiore col proprio bebè, nel pieno rispetto del co-sleeping.
E poi, diciamocelo, questa culla è bellissima!
Sul sito Laitbaby.it si possono trovare ulteriori specifiche e la lista dei rivenditori. Ho notato che la culla Oceano è stata il primo passo e che in seguito questa coppia di genitori ha sviluppato camerette complete che possano seguire i bambini dalla nascita all’età adulta. Trovo bellissimo anche il lettino per i bimbi più grandi, che segue lo stesso principio della culla Oceano, così come i letti singoli. Personalmente apprezzo la scelta dei colori neutri, perché i bimbi si sa, crescono in fretta, e le camerette ipercolorate dopo qualche anno vanno a noia sia ai figli che ai genitori. Viva i genitori italiani che pensano a cose belle da vedere ed utili da usare!
So Mummy www.somummy.com
Quando ho avuto la mia prima bimba, ho iniziato a cercare disperatamente una borsa del cambio che non gridasse per forza “qui dentro ci sono pannolini e biberoooooon!!!”. E con mio grande disappunto non ho trovato nulla di nulla nel panorama italiano che facesse al caso mio. Ho girato parecchio per i grandi e piccoli negozi per l’infanzia ed ho trovato solo borse standardizzate, con colori tristissimi o fantasie improbabili, spesso mal progettate, con poche tasche ed in generale spazi esigui che certo non potevano contenere tutto quello che una mamma DEVE portare con sé durante una giornata fuori con un bimbo piccolo.
Ora sono passati poco più di due anni ed ho voluto dare una nuova occhiata, ecco quello che ho trovato di interessante:
Queste borse le ho viste moltissimo alle mamme inglesi, sono ben progettate, ben realizzate e mettono allegria solo a guardarle, si tratta delle borse del brand Pink Lining. La più celebre è la serie denominata YummyMumm
Non sono bellissime? A me strappano sempre un sorriso. Trovo molto intelligente anche la linea da loro progettata apposta per le mamme di gemelli.
D’altra parte si sa, due bimbi, doppia necessità di spazio.. e vi dirò.. secondo me non sono male nemmeno per un bimbo solo!
Se invece volete qualcosa di più serio, vi consiglio il brand, sempre inglese, Pacapod. Qui le borse contengono altre due piccole borse, chiamate pod, ideate specificatamente per contenere una il necessario per il cambio e l’altra il necessario per la pappa. Possono essere staccate dalla “borsa madre” ed utilizzate indipendentemente, anche al posto della borsa grande se avete necessità di uscire con poche cose, perché anche queste hanno gli agganci che consentono di appenderle al passeggino. Inoltre questo produttore ha deciso di adottare colori e materiali che permettono, una volta terminata la necessità di possedere una borsa del cambio, di utilizzare la bag anche come normale borsa. Non ci credete? Ecco qualche esempio.
All’interno sono fatte tutte più o meno allo stesso modo, c’è il “pod” dedicato al cambio e quello dedicato alla pappa. Una volta tolti dalla borsa, questa diventa tranquillamente anche una borsa da lavoro, ci sta addirittura un pc!
Se poi vogliamo andare sul raffinato ed abbiamo la possibilità di spendere parecchi soldini, beh..possiamo sempre buttarci su Gucci e Louis Vuitton. Sui rispettivi siti non troviamo molte specifiche tecniche, ma diciamo che si tratta del prezzo da pagare per sfoggiare questi celeberrimi brand. Di certo anche qui si tratta di borse che possono essere utilizzate anche “dopo”, perché sì, un “dopo” esiste!
Chissà se fra di voi c’è una mamma che ne possiede una e può darci qualche dritta in più.
Se state cercando la borsa del cambio dei vostri sogni ed avete un po’ di dimestichezza con l’inglese, vi consiglio di fare un giro sui siti delle marche di cui sopra, così come su amazon.co.uk, troverete alcune borse, sia PinkLining che di Pacapod scontate.
Gucci e Louis Vuitton no, ma perché non avevamo dubbi? ;-)
SoMummy
Stanno succedendo molte cose ultimamente, in casa SoMummy, ed alcune di queste mi portano ad avere un occhio più attento sui cosiddetti passeggini gemellari o fratellari. Avendo avuto occasione di dare una sbirciatina all’estero, in UK in particolare, mi sento serenamente di affermare che il presente del mercato inglese e, quindi, il futuro di quello italiano, sono i passeggini ed i duo/trio gemellari e fratellari. Evidentemente nell’ultimo periodo va di moda fare bimbi in rapida successione e ci si trova nell’esigenza di dover uscire di casa con un piccolo ed un piccolissimo. Fino ad ora, almeno sul mercato italiano, le soluzioni erano solo due: o le sedute affiancate, oppure il modello tir, con le due sedute poste una dietro l’altra.
All’estero invece ho notato la tendenza ad offrire una soluzione più pratica per il genitore ed ugualmente comoda per il bambino, magari sacrificando un pochino il comfort del fratellino più grande, mantenendo però alti standard di sicurezza e fruibilità, grazie a telai che sovrappongono le sedute.
C’è chi preferisce avere i bimbi affiancati e chi invece in stile trenino, ma vediamo pro e contro di tutte le soluzioni.
AFFIANCATI
Si tratta di modelli tipo il celeberrimo Aria Twin di Peg Perego o il più stiloso ( e costoso) City Mini double di Baby Jogger
Tra i pro spesso i genitori elencano…ecco, devo dire che non ne ho trovati molti. Si tratta di passeggini con un ingombro in lunghezza uguale ai singoli, ma hanno quasi tutti il difetto di non passare da porte, ascensori, casse del supermercato e via dicendo. Sono consigliabili più per i gemelli, che hanno più o meno lo stesso peso, piuttosto che per fratelli vicini d’età, perchè i pesi differenti possono rendere disagevole spingere più da una parte che dall’altra, con buona pace della vostra schiena!
IN LINEA
Si tratta di modelli classici come Stadium Duo di Graco o più innovativi come City Select, ancora di Baby Jogger
La differenza tra i due sta nel fatto che il secondo, avendo le sedute leggermente sovrapposte, ha un minor ingombro in lunghezza.
In generale, questa è la tipologia più apprezzata a causa della maggior manovrabilità e della possibilità di passare più agevolmente dalle porte. Se poi si ha un bimbo più turbolento, questa configurazione evita che possa infastidire il fratello più tranquillo. Non ci si pensa, ma immaginate di aver appena fatto addormentare un neonato e di vedere il vostro più grande che gli toglie il ciuccio a forza, facendolo strillare. Ecco, meglio non dargliene la possibilità!
Personalmente, trovo geniali i sistemi che da singoli si trasformano in doppi, come il Select di cui sopra, oppure l’I Candy od il Micralite, di cui vi parlerò ora.
Molto gettonato, soprattutto per chi ha gemelli e soprattutto all’estero, il passeggino prodotto dal brandinglese I-Candy. Il loro Peach consente moltissime configurazioni diverse e monta contemporaneamente due navicelle su piani sfalsati, così garantisce la possibilità di portare a spasso due neonati con un ingombro di poco maggiore rispetto ad una tradizionale carrozzina.
Il brand, sempre inglese, Micralite propone invece una soluzione per il passeggino leggero col Twofold.
Anche lui a prima vista si presenta come un passeggino singolo, ma al bisogno si aggancia la seduta posteriore per il fratellino più grande, oppure si sblocca la pedanina che normalmente rimane nascosta sotto la seduta principale.
Sono stata colpita anche dal modello G3 prodotto dalla statunitense Orbit, sia per i bellissimi colori accesi proposti sia per l’ampia gamma di accessori disponibili. Anche loro hanno un passeggino fratellare molto interessante sul quale ho visto (udite, udite) anche il porta I-pad che, montato sul manubrio, consente di rivolgere il dispositivo sia verso il bebè che verso il genitore.Pare che sia amatissimo dalle star.
Eccessi a parte, questi sistemi innovativi non sono economici, ma ritengo che siano ottimi investimenti da fare in occasione della nascita del primo figlio e che si ripagano ampiamente con quella del secondo. Prima singolo, poi si aggiunge una seconda seduta e quando il più grande abbandona definitivamente il passeggino, si torna alla configurazione singola. Generalmente sono di ottime marche, ben costruiti e robusti, montano sia navicelle che amache che ovetti e queste caratteristiche consentono di utilizzarli per diversi anni, evitando ai genitori di acquistare un trio normale alla prima gravidanza e poi un fratellare alla seconda, da utilizzare magari solo un anno. Ultimo consiglio, valido per qualsiasi passeggino:prestate sempre grande attenzione alle ruote nella scelta del modello, non contano solo le dimensioni (e comunque consiglio ruote grandi), ma anche la posizione. Un passeggino con ruote piccole e disposte ai lati del passeggino, che quindi non distribuiscono bene il peso dei bambini, ha un enorme punto a sfavore, fateci attenzione se non volete pentirvi ad ogni piccola asperità!
SoMummy
Buorgiorno Marilde, grazie per averci dato la possibilità di intervistarla. Parliamo di "La solitudine delle madri". La maggior parte delle donne che oggi diventa madre lavora, normalmente full time, interagisce con molte persone, ha una buona quantità di tempo libero, tempo da dedicare a se stessa e al suo compagno, hobbies... Si ritrova quasi di colpo a casa, da sola, con uno stile di vita totalmente diverso e con un'ansia da prestazione incredibile: "non posso sbagliare con mio figlio"!!!! Sono proprio questi due punti fondamentali: il cambiamento di vita repentino durante il quale diminuiscono parecchio - quando non spariscono del tutto - le abitudini quotidiane. Un ritmo che magari era consolidato da tempo, si interrompe, cambia lo scenario, nel quale è ora presente un neonato- indubbiamente delizioso- ma con il quale dobbiamo imparare a conoscerci. Ci vuole tempo, come in qualunque altra relazione. Invece, dall’esterno, giungono molte voci il cui filo comune riguarda la perfezione richiesta alla donna nel suo essere madre. Ci si dimentica che ha appena iniziato e che ha ancora tutto da imparare. Come il padre, del resto. Oggi i padri sono più presenti, anche se la discrepanza di impegno è ancora consistente nella maggior parte delle famiglie. Spesso, anzi sempre, si parla di esigenze del bimbo, si cosa bisogna fare e cosa non si deve fare; riceviamo suggerimenti, consigli e moniti. leggiamo, studiamo, ascoltiamo il nostro istinto ma anche cosa ci dice l'amica e la suocera. Insomma che confusione che abbiamo in testa noi mamme! Perchè secondo lei siamo così insicure e spesso ci sentiamo così inadeguate? La motivazione a scrivere il libro è nata dal rendermi conto che esistevano numerosi manuali sulle esigenze del bambino, e ben pochi su quelle delle madri. E’ naturale che il bambino proprio in quanto tale necessiti di attenzioni e cure, e ben vengano i libri che ci aiutano su questo, ma se ci dimentichiamo che anche chi fornisce cure continue ha a sua volta bisogno di attenzione, dimentichiamo un aspetto fondamentale della maternità. Con questi presupposti è purtroppo naturale la sensazione di non fare mai abbastanza, sensazione che si amplifica in una società nella quale i bambini sono oggetto di attenzione forte da parte del marketing. Importante fermarsi e chiedersi quali sono i bisogni reali e quali quelli indotti dalla pubblicità. Importante è ascoltare eventuali consigli, leggere libri, ma è innanzitutto di se stesse che bisogna fidarsi, altrimenti ci si trova fagocitate da una girandola di suggerimenti che creano insicurezza e confusione. Si parla di depressione post partum, di cambiamenti ormonali di "cose fisiologiche"... alcune di noi sanno che esiste, molte associazioni e servizi pubblici e privati stanno nascendo per sostenere le mamme colpite da questa forma depressiva. Ma il suo libro è particolarmente interessante a mio modo di vedere, perchè parla proprio di quel sentimento, la solitudine, che la mamma prova proprio dal momento in cui non sarà mai più sola. Solo chi l'ha provato può capire cosa significhi stare un giorno intero senza interfacciarsi con nessuno se non con la cosina che più ami al mondo ma allo stesso tempo richiede e succhia tutte le tue energie fisiche e mentali; a volte arrivano momenti in cui si è stremati, e riesci solo a pensare: "non ce la faccio più, ti prego non mi chiedere di fare altro..." E invece ciò che viene richiesto è di fare altro ancora, di fare di più e, peggio, di non dire ad alta voce che si è pensato “non ce la faccio più”. E’ questo il tradimento grande nei confronti delle donne e della maternità. Non raccontarla tutta, dipingendola come un viaggio lieve dai colori luminosi. Credo invece che quando raccontiamo anche le ombre, le giornate buie, rispettiamo in pieno ciò che è il diventare madri, non creando false illusioni, così pericolose proprio perché irreali, e quando una donna attraversa una di quelle giornate che sembrano non passare mai, ripensando alle parole di un’altra donna, di un articolo letto, di una pubblicità televisiva (quando è veritiera), forse arriva più facilmente al termine di quella giornata. Sapendo che è possibile, che può succedere, e che passerà. La nuova tendenza, a mio modo di vedere estremamente positiva, della riscoperta della maternità naturale a 360° di cui Mamma pret a porter si fa portatrice in toto, ha un lato però oscuro: non si parla di quanto sia difficile applicare un preciso stile educativo ai bimbi e seguire una logica di naturalità per esempio nell'alimentazione. Si legge sempre quanto faccia bene cucinare tutto fresco ai bimbi, seguire il più possibile i loro ritmi, giocare con loro.... ma alla mamma chi ci pensa? C’è un rischio che vale la pena di sottolineare. La crisi economica rende ancora più complessa la presenza delle donne nel mondo del lavoro, e dunque non stupisce affatto questa tendenza a ricondurle a casa in ruoli consolidati nel passato. Ora, e lo sottolineo perché non vorrei essere fraintesa: nulla di male, anzi, se una donna si diverte, e trova un senso pieno della sua vita nella maternità al punto tale da trascorrere interamente le sue giornate a preparare cibi freschi, creare giocattoli, occuparsi delle attività scolastiche o sportive dei propri figli. Bisogna però prestare attenzione al fatto che non diventi l’ennesima colpa che si scarica sulle donne. Alcune donne desiderano farlo e – dato non trascurabile- possono permetterselo. Benissimo. Ma quelle che desiderano dare spazio anche ad altre parti di sé?, quelle (la maggioranza) che devono lavorare? Come si possono sentire di fronte a queste tendenze, rispettabilissime, ma che ovviamente richiedono un tempo che per chi lavora è impensabile? Ben venga dunque la riscoperta della maternità naturale, a meno che non sia l’ennesima gabbia nella quale veniamo rinchiuse noi donne, talvolta senza esserne consapevoli. Forse non è un caso che il tema del mio ultimo libro (Reclusioni , che è probabilmente un titolo provvisorio, e uscirà a settembre), sia quello della scelta, delle gabbie. Gli argomenti sono una decina, eterogenei tra di loro, suddivisi in capitoli, ma con un filo conduttore: la reclusione. Scelta o subita? Perché se è scelta, ben venga, se è subita forse è bene che stiamo attente e che proviamo a romperla questa gabbia in cui siamo rinchiuse. Che si tratti del corpo (che deve fare i conti con i modelli che vengono proposti dai media), o degli anni passano (e bisogna fare i conti con il mito dell’eterna giovinezza), della maternità, di tossicodipendenza, oppure che si tratti di chiudersi in un convento, il rischio di rimanere ingabbiati in modelli stereotipati, in luoghi angusti, è sempre presente. Bene rifletterci dunque, e sentire cosa davvero desideriamo noi. Al di là degli stereotipi e dei luoghi comuni. In questo modo non solo saremo genitori migliori, ma soprattutto saremo persone più complete. Uno dei capitoli del libro, riguarda i segreti di famiglia, e facendo riferimento alle teorie transgenerazionali, ho sottolineato quanto sia fondamentale per ogni individuo indagare nella storia di famiglia, proprio perché un’altra (delle tante) forme di reclusione ha a che fare con i non detti, i lutti non risolti, i traumi presenti in numerose storie di vita, e sono davvero convinta del fatto che il dono più grande che possiamo fare ai nostri figli sia quello di rendere leggero ciò che inevitabilmente passiamo loro nella trasmissione generazionale. Anche questo aspetto ha a che fare con un’etica naturale della maternità.
Questo articolo nasce dall'incontro con una mamma che usa pannolini lavabili. Io mi sento un essere umano abbastanza attento all'ecologia, ma ho in casa due bimbi di due anni e mezzo e cinque mesi, non ho quasi mai chi mi aiuta nelle faccende domestiche e il solo pensiero di aggiungere qualcosa al mio maxi-bucato mi dava i brividi! Ho sempre pensato che lavoro autonomo, due bimbi sotto i tre anni e pannolini lavabili non andassero d'accordo: negli anni 50 avevano senso ma adesso come si fa??? Poi ho visto una mamma, mamma come me, come noi, incasinatissima, che li usava, e non mi attaccava mille pippe sull'ambiente che francamente quando sei esausta non cogli molto, ma mi raccontava della sua scelta dei ciripà per praticità. Allora ho chiesto alla mia amica Federica Borello, mamma di due bimbi e imprenditrice diraccontare la suA avventura con i pannolini lavabili:
"Eh già ... è in corso, dal 16 al 22 aprile, la SETTIMANA INTERNAZIONALE DEL PANNOLINO LAVABILE (SIPL). Per l'Italia questa sarà la terza edizione, anche stavolta promossa da NonSoloCiripà, l'Associazione dei genitori che usano i pannolini lavabili. Anche noi di Ekobebè usiamo i pannolini lavabili ma vorremmo spiegarvi come .... Io e Silvia abbiamo aperto da un anno circa il nostro e-shop nel quale proponiamo abbigliamento biologico e accessori ecologici, tutto regolarmente "testato" sui nostri figli; infatti noi siamo due mamme, con 4 figli ... due dei quali ancora "pannolinati". Vi confessiamo che non eravamo delle gran patite di pannolini lavabili e alla nascita dei nostri primi figli siamo state inizialmente delle fans sfegatate di pannolini usa e getta delle marche più famose in commercio MA .... ahimè qualche culetto ha iniziato ad arrossarsi e allora al via tanti consigli ... la nonna apostrofava "ma non sarà il tuo latte?" ...il pediatra diceva ..."la cacca è troppo acida, provi a togliersi i latticini, sarà intollerante!" ... l'amica suggeriva ... "hai provato la cremina "X" che fa miracoli?" .... ebbene, chi di voi è mamma saprà sicuramente che un po' gli ormoni del post partum, un po' la confusione, l'inesperienza, le ore di sonno arretrato non fanno ragionare proprio bene ma c'è una cosa che alla neo mamma non manca mai .... l'ISTINTO! Istintivamente quando vediamo le natiche del nostro bambino che diventano viola, che il pannolino usa e getta dopo un'ora di utilizzo fa tanti pallini, che la confezione degli usa e getta che quando la apri puzza di petrolio beh ... ci facciamo delle domande! E allora abbiamo provato altre strade, abbiamo cercato le nostre risposte, noi abbiamo cercato tante soluzioni e devo dire continuiamo ad essere fedeli sostenitrici di alcune.
I pannolini lavabili in primis, ci hanno salvato da terribili irritazioni da pannolino, poi ci hanno aiutato nel gestire un'anca non proprio ben sviluppata, ci hanno fatto risparmiare un bel po' di soldini, ci hanno permesso di passare più agevolmente dal pannolino al vasino ... ultimo ma non ultimo ci hanno aiutato ad essere maggiormente ecologiche, considerando che i pannolini usa e getta (e gli assorbenti femminili) rappresentano all'incirca il 20% del contenuto delle nostre discariche. Ma una mamma alle prime armi imbranata e con crisi di perfettibilità come lo sono stata io, devo dire che all'inizio ... del discorso ambientale proprio non sapevo che farmene .... però vi dico il perchè alla fine ho fatto questa scelta e scusatemi se scendo in particolari un po' intimi. Ho due maschietti e la natura e l'esperienza mi hanno insegnato che molto delle condizioni psico-fisiche passano da lì ... dalle "palline" dei miei cuccioli! Riuscirei a capire la temperatura corporea dei miei cuccioli guardando l'aspetto delle loropalline ... quando non stanno bene o sono in condizioni "scomode" i testicoli sono flaccidi. Quando toglievo il pannolino usa e getta tradizionale i testicoli erano mollicci e dopo pochi secondi, a contatto con l'aria ecco che riprendevano un bell'aspetto turgido .... questa cosa non è mai successa con i pannolini lavabili, vuoi perché magari li cambi un po' più frequentemente, vuoi che a contatto con la pelle non ci sono sostanze chimiche ma sta di fatto che aprire il pannolino e vedere tuo figlio "in buona salute" è sempre piacevole! Quanto e quando li ho usati? Devo essere sincera, all'inizio no .... non potevo farcela! Ma verso i 5/6 mesi , quando impari a conoscere i tuoi figli, poi quando iniziano lo svezzamento e la cacchina da liquida diventa solida ecco che lì il pannolino lavabile è eccezionale. Devi mettere in conto qualche lavatrice in più e degli odori non proprio gradevoli ma ... vuoi mettere posare il pannolino in bagno d'inverno (quando fuori ci sono -4/-5) anziché andare sul balcone a riporlo nell'immondizia? Vuoi mettere il sacco dell'immondizia mooooolto meno pieno??? Vuoi mettere una media di 60 euro di usa e getta al mese risparmiati contro i 13 euro medi del costo di un pannolino? (io ho preso un kit da 20 per 200 euro...!!)Vuoi mettere un figlio che a 25 mesi sceglie da solo di togliere il pannolino perché si sente bagnato????
F A N T A S T I C O !!
e questa è la parte di me che sta in casa a fare la mamma MA adesso però vi racconto l'altra parte di me .... quella che esce, che va a mangiare fuori portandosi i pupi, quella che non ha voglia di portarsi in giro la "wet bag" puzzolente, quella che non ha voglia di togliere il pannolino lavabile in un bagno non proprio igienicamente perfetto, quella che non è integralista per scelta!!! Quella Federica ha scelto e sceglie ancora spessissimo una validissima alternativa, sono gli usa e getta biodegradabili, simili ai lavabili per ciò che concerne la salute del nostro bambino e l'impatto ambientale, un po' meno dal punto di vista economico ma molto molto più pratico .... se sono in ferie e non ho voglia di lavare, se sono in giro, se non sto bene, se semplicemente non ne ho voglia o..... non ne ha voglia lui!!!
Sì... perché arrivi ad un certo punto che saranno loro a dirti le cose e allora un giorno sarà ... "MAMMA, VOGLIO PANNOLINO LAVABILE BLU DA MACCHIO (maschio, n.d.r) " e un altro giorno sarà ... "MAMMA, NO VOGLIO QUELLO (pannolino lavabile n.d.r.) NON RIESCO CORRERE" (per l'ingombro....) Io per i miei figli voglio il meglio ma spesso mi rendo conto che loro sanno perfettamente qual è il meglio.
COSA C'E' DI PIU' BELLO DI UN BIMBO CHE RIESCE A COGLIERE L'OPPORTUNITA' DI SCEGLIERE QUALE PANNOLINO METTERE ????"
www.ekobebe.it