Un tempo era normale: se la mamma “non aveva latte”, non aveva tempo o non stava bene fisicamente (oppure, nel caso nelle nobili, era ricca ed era normale lasciare che fosse qualcun altro ad allattare; ma questa è un’altra storia), il suo neonato passava al seno della balia, una figura normalissima nella vecchia società. E cioè quella donna che, dopo aver partorito e durante l’allattamento del proprio bambino, decide di attaccarne al suo seno anche un altro, condividendo così il latte.
Era normale, naturalmente, perché il latte in polvere non c’era, o se c’era era molto costoso. E piuttosto del latte vaccino era molto meglio dare al piccolo quello di un’altra neomamma. E oggi, voi sareste disposte ad allattare il figlio di un’altra donna? O a lasciare che il vostro bambino si attacchi al seno di qualcun altra?
E voi, la fareste la balia? Perché questa figura è passata di moda e come le mamme si sentirebbero nel caso in cui ci fosse di nuovo bisogno di allattare un altro bambino
La questione è sorta qualche mese fa quando Rebecca Wanosik, una semplicissima e normalissima mamma, ha postato su Facebook l’immagine di lei mentre allattava il suo bambino e quello di un’amica. Udite udite, Facebook le ha chiuso il profilo. Sorvoliamo naturalmente il fatto - orripilante - del social network che consideri l’allattamento un gesto osceno da dover oscurare, ma vediamo meglio la questione dell’”allattare il figlio di un’altra”.
La storia di Rebecca ci può aiutare, perché è una situazione in cui tutte ci potremmo trovare. Una sera era tranquilla a casa quando un’amica le chiese un grosso favore: una ragazza che conosceva sarebbe dovuta andare in ospedale per un’operazione e quindi la sua bambina non avrebbe potuto per qualche giorno succhiare il suo latte. Purtroppo, però, la piccola non prendeva nemmeno il biberon, rendendo ogni sforzo inutile. E quindi: “Rebecca, mi faresti il grande favore di allattare questa bambina?”. La figlia di una sconosciuta, insomma.
Rebecca disse sì. E da qui, poi, lo scatto e il ban dal social network. Ciò che Rebecca racconta, tuttavia, è una storia bella, semplice e tranquilla, di altruismo ed empatia. “Quando la bimba è arrivata a casa mia lo vedevi chiaramente che era affamata ed esausta. Così ho fatto ciò che spero faccia qualunque persona se il mio bambino fosse in difficoltà. Ho nutrito il figlio di una sconosciuta. Ma sono sorpresa dal gran numero di persone che pensano che questo sia un gesto strano, innaturale. Sono tette, sono fatte per nutrire i bambini. E in più, se qualcuno l’avesse dimenticato, sono mie, quindi sono praticamente certa di dover essere io a decidere cosa accade loro”. Un post breve e semplice, che dice tutto.
Ma come la pensa la gente, davvero? Utile a riguardo è un esperimento condotto dal Daily Mail: il giornale ha mandato in giro per tre città inglesi un’attrice, che ha chiesto a 8 mamme incontrate per caso la cortesia di allattare il suo bambino, dal momento che lei era in difficoltà.
Su 8 mamme addirittura 5 si sono offerte di aiutare. E le altre hanno detto che potevano provare a portare alla mamma in difficoltà delle bottigliette di latte materno congelato che avevano a casa.
Probabilmente, quindi, più che le mamme sono le persone in generale a trovare la cosa strana. Ovviamente ogni mamma la pensa e la sente alla sua maniera, e ognuna ha il diritto di trovarsi a suo agio o a disagio. Non c’è una regola e non c’è qualcosa di “giusto”.
Tuttavia, perché puntare il dito quando una mamma semplicemente sta aiutando un’altra donna in difficoltà, ma soprattutto un neonato indifeso che altrimenti soffrirebbe? Forse davvero bisognerebbe rimettere le cose in prospettiva, tornando a quando l’aiuto reciproco, anche quando riguardava l’allattamento, era assolutamente la normalità.