Negli ultimi anni, i casi di ingestione di corpi estranei da parte di bambine e bambini sotto i 6 anni sono aumentati in modo preoccupante.
Solo in Italia, si registrano circa 1.000 ricoveri l’anno per questo motivo, mentre i dati internazionali mostrano un incremento del 91,5% negli ultimi 15 anni. Episodi come quello recente della bambina di 18 mesi deceduta a Massa Carrara a causa dell’ingestione di una batteria al litio hanno evidenziato la gravità del problema, che necessita di una maggiore consapevolezza e prevenzione.
I numeri del fenomeno e gli oggetti più a rischio
Secondo Claudio Romano, presidente della società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp), il problema è di vaste dimensioni e spesso sottovalutato. A essere ingeriti più frequentemente sono oggetti di uso quotidiano come monete (62% dei casi), batterie (7%), chiodi e piccoli gioielli. Le micropile al litio, in particolare, rappresentano un rischio significativo: non solo possono bloccarsi nell’esofago, ma rilasciano sostanze chimiche che possono causare gravi ustioni interne nel giro di poche ore.
Oltre agli oggetti, anche l’ingestione di sostanze caustiche, come prodotti per la pulizia e detersivi, è responsabile di un terzo degli incidenti domestici di questo tipo, con esiti spesso devastanti per la salute delle bambine e dei bambini coinvolti.
Le conseguenze: non solo ricoveri, ma anche decessi
Seppur raramente, l’ingestione di corpi estranei o sostanze pericolose può portare a conseguenze mortali.
In Italia si contano tre decessi dal 2015, mentre negli Stati Uniti i casi fatali degli ultimi dieci anni ammontano a 30. Secondo i dati raccolti, il 10-20% di questi incidenti comporta complicazioni gravi, a volte irreversibili. Le batterie al litio, in particolare, sono tra gli oggetti più pericolosi, soprattutto per i danni rapidi e permanenti che possono causare al tratto digerente.
La prevenzione: cosa si può fare
La Sigenp ribadisce la necessità di una maggiore sensibilizzazione sul tema, proponendo l’istituzione di un registro nazionale degli incidenti legati all’ingestione di corpi estranei. Questo strumento sarebbe utile non solo per monitorare la situazione, ma anche per progettare campagne informative rivolte ai genitori e alle persone che si prendono cura di bambine e bambini. "Chiediamo il supporto del Ministero della Salute – ha dichiarato Claudio Romano – per raccogliere finalmente le casistiche in ogni regione, rendendo possibili azioni preventive mirate".
Tra le regole base, si sottolinea l’importanza di non indurre mai il vomito nei casi di ingestione, per evitare complicazioni. Nel caso specifico delle batterie, è raccomandata la somministrazione di miele, che aiuta a proteggere le mucose e riduce il rischio di danni all’esofago prima del ricovero in ospedale.
Il ruolo delle famiglie e della società
Molti incidenti potrebbero essere evitati con una maggiore attenzione da parte degli adulti e un’adeguata educazione sulla pericolosità di determinati oggetti. È fondamentale tenere fuori dalla portata dei bambini piccoli tutti gli oggetti di dimensioni ridotte o con componenti chimiche pericolose, come pile e detergenti.
Parallelamente, la formazione di pediatre, pediatri ed endoscopiste/i è altrettanto essenziale per garantire interventi tempestivi ed efficaci in caso di emergenza. La diffusione di materiali informativi come i volantini della Sigenp rappresenta un primo passo importante, ma da sola non basta. È necessario un impegno congiunto da parte delle istituzioni, del sistema sanitario e delle famiglie per ridurre drasticamente il numero di incidenti.
Ogni oggetto apparentemente innocuo può trasformarsi in un grave pericolo: prenderne coscienza è il primo passo per salvare vite.
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