La risposta in breve? Sì. E non ci si può più scappare.
La siccità delle ultime estati, l'aumento delle temperature, i tremendi fenomeni atmosferici e la pessima qualità dell'aria non possono più essere ignorati. Anche perché hanno conseguenze dirette sulla nostra salute e su quella dei nostri bambini.
Tutto questo è un effetto diretto delle politiche industriali e alimentari degli ultimi due secoli e dell'uso sconsiderato dei combustibili fossili. Ma non solo.
E per quanto le scelte quotidiane di riuso e riciclo siano sostenibili, virtuose e benefiche, l'unica vera scelta che potrebbe cambiare davvero il destino del pianeta è quella relativa all'alimentazione: inquinamento, cambiamento climatico e scelte alimentari sono infatti strettamente collegate, più di quanto si creda, e in effetti la dieta vegetariana e vegana è quella più sostenibile. E ognuno può fare la differenza. Ecco perché.
Perché si sceglie la dieta veg
Le diete vegetariana e vegana sono sempre più diffuse e i motivi che portano a non mangiare più carne o derivati animali sono diversi, a partire da quello relativo alla salute. Come fanno sapere da AIRC, "sempre più forte è la consapevolezza che una dieta basata prevalentemente sul consumo di alimenti vegetali possa favorire la riduzione del rischio di sviluppare patologie croniche, tra cui i tumori".
Accanto a questo, sicuramente tra le prime motivazioni sta quella etica: gli animali destinati alla macellazione o sfruttati per il latte e altri ingredienti di origine animale sono spesso tenuti in condizioni disumane ed eticamente discutibili, e non si vuole contribuire a questa sofferenza.
Infine, il discorso ambientale: i dati che abbiamo oggi a disposizione parlano chiaramente di una forte responsabilità dell'industria alimentare - e in particolare quella degli allevamenti intensivi - nei confronti dell'inquinamento, a causa di diversi fattori come la deforestazione dovuta ai pascoli, alla produzione di gas metano da parte dei capi di bestiame e alla contaminazione delle falde acquifere per colpa dei reflui animali e zootecnici.
L'inquinamento dell'industria alimentare
I numeri parlano abbastanza chiaro: l'industria alimentare rappresenta una fetta enorme della produzione di gas serra, praticamente un quarto del totale (il 25%). E quasi il 60% dell'inquinamento derivante dall'industria alimentare è dovuto alla produzione di carne, che richiede quantità enormi (ENORMI) di acqua. Non solo: i grandissimi pascoli portano alla deforestazione di ampie aree del pianeta (riducendo così la capacità delle piante di assorbire i gas responsabili del cambiamento climatico come la CO2) e lo stesso bestiame produce immense quantità di metano, altro gas deleterio per la salute della Terra.
Vero o falso? I miti attorno alla dieta veg
C'è, naturalmente, chi pone interrogativi e mette in dubbio l'effettiva efficacia di questa scelta su larga scala, ma anche in questo caso un'attenta analisi fa capire come l'alimentazione veg resti comunque quella più sostenibilmente auspicabile.
Deforestazione dovuta alle monocolture e eccessivo sfruttamento dei terreni per coltivare alimenti come la soia? È vero, potrebbero rappresentare un problema; ma non si raggiungerebbero comunque mai l'inquinamento e lo squilibrio dato dagli allevamenti intensivi. Basta calcolare che la maggior parte delle porzioni di terreno impiegate oggi sono usate per la coltivazione dei foraggi; sono quindi molte di più le aree coltivate per dare da mangiare agli animali che verranno poi macellati (o che vengono sfruttati per il latte, ad esempio) che quelle destinate all'alimentazione umana. E il numero di capi di bestiame che oggi popolano il mondo a fini di macellazione è enorme, decisamente superiore agli 8 miliardi di persone sul pianeta.
Alcuni studi stimano che i polli destinati alla tavola rappresentino il 70% di tutti gli uccelli del pianeta. E non si va molto lontano nemmeno con i mammiferi: il 60% di loro è allevato per essere macellato o sfruttato per il latte.
In soldoni? Si ipotizza, a grandi linee, che nel mondo vengono uccisi a scopo alimentare 170 miliardi di animali ogni anno. 170 miliardi di animali che hanno bisogno di nutrimento per crescere. Un circolo vizioso, questo, facilmente visualizzabile.
Ognuno fa la propria scelta
A questo punto, è chiaro che la scelta vegetariana e vegana sia la più sostenibile in termini ecologici (e non solo etici, quindi: tutto un discorso a parte può essere fatto riguardo alle condizioni in cui il bestiame viene tenuto).
Ma non dobbiamo pensarla come a una rinuncia: togliere la carne (e i suoi derivati) non significa per forza dover ragionare per sottrazione. Siamo infatti abituati a pensare che essere vegetariani o vegani rappresenti una gabbia in cui mangiare solo insalata e tofu, ma non è così, e grazie ai ristoranti che propongono sempre più piatti variegati e veg, grazie ai social su cui si trovano ricette sfiziose e grazie alla scoperta di nuovi ingredienti naturali, è possibile sbizzarrirsi senza "rinunciare" a nulla!
E chi non riesce proprio a compiere una scelta vegetariana o vegana? Può cominciare diventando flexitariano. Perché il consumo di carne, ad oggi, è davvero insostenibile. Anche perché spesso si pensa che nel proprio piccolo non si consumi molta carne. Ma basta farci caso davvero, provando a tenerne traccia nel corso di una settimana: prosciutto, salumi, pollo, ragù... Non è solo la "classica bistecca". È tutto il resto.