La vergogna è stata ed è tuttora considerata da molti uno strumento educativo: la classica frase "ma non ti vergogni" oppure un semplice "vergognati" non si negano a nessumo. Ma la tecnica della vergogna include anche frasi come "ma sei scemo che non capisci?" oppure "sei un bambino cattivo" oppure un paragone come "ti comporti come uno scemo". Spesso mi imbatto in bambini fatti vergognare pubblicamente, quindi si raccontano le loro "marachelle" davanti a persone, principalmente sconosciute ed estranee al nucleo famigliare con l'intento di mettere in luce pubblicamente le loro mancanze.
Ecco allora una riflessione per comprendere quanto sia pericoloso utilizzare la vergogna come metodo educativoi: perchè non usare la vergogna per crescere bambini sereni
La prima riflessione che mi viene da fare è: se il nostro capo raccontasse un nostro errore davanti a sconosciuti, magari ad altri responsabili di divisioni, come ci sentiremmo? Questa esposizione alla pubblica vergogna ci aiuterebbe a non commettere più l'errore? Provare il sentimento di vergogna ci consentirebbe di ricordare meglio la prassi da adottare o semplicemente getterebbe a terra la nostra autostima a tal punto da offuscare il motivo di tale dibattito e da pensare di non essere in grado di combinarne una giusta?
La nostra autostima nasce da piccoli, ed è un processo di costruzione lento e delicato, fatto di traguardi e di cadute: noi genitori siamo tenuti non solo a dire "hai sbagliato devi fare così" oppure "questo non si fa", ma siamo anche tenuti a insegnare ai nostri figli come tirarsi su quando si cade, come rimboccarsi le maniche e recuperare la fiducia in se stessi dopo aver sbagliato. Sempre più studi dimostrano che si impara molto di più sbagliando che seguendo le indicazioni proposte, tanto che le tencniche formative più all'avanguardia in ambito universitario prevedono di far sbagliare gli studenti volontariamente per consentire un apprendimento più efficace.
In generale i bambini imparano a vedere loro stessi nello stesso modo in cui i loro genitori e i loro educatori guardano loro: se saranno circondati da adulti che li etichettano come "bambini maleducati", "bambini pigri", "che combinano sempre pasticci" non potranno che credere a ciò che gli adulti gli dicono, e si considereranno persone pigre e che combinano sempre pasticci.
Dato che il concetto che un bambino ha di sè determina il suo comportamento, i bambini generalmente si comportano nel modo in cui si percepiscono e seguendo le emozioni che provano in quel momento: se si sentono dei "bambini capricciosi" difficilmente seguiranno le indicazioni dei genitori, perchè loro "sono capiricciosi", gli viene detto quello continuamente, perchè dovrebbero essere il contrario?
Abbiamo l'abitudine di ridurre un bambino a un comportamento e lo trattiamo come se fosse tale invece che una persona: quando ci focalizziamo sul comportamento siamo orientati a fare di tutto pur di annientare quel fatto negativo, mentre se ci focalizziamo sul fatto che sia una persona saremmo sicuramente più portati a provare empatia e a trovare un canale di dialogo costruttivo con nostro figlio. E' sicuramente un approccio più efficace ma certamente richiede più energia. Mettere a posto un comodino disordinato richiede meno fatica rispetto a comprendere come mai una persona a noi cara è arrabbiata con noi, ma questa è la differenza tra "cose" e "persone". Questo non vuol dire ovviamente far far loro ciò che vogliono come ho spiegato in questo articolo.
La tecnica della vergogna è davvero dannosa per la concezione di sè e l'autostima del bambino: secondo il libro "According to Good Children – At What Price? The Secret Cost of Shame" di Robin Grille e Beth McGregor numerosi studi collegano il sentimento di vergogna con il desiderio di punire gli altri. E forse proprio la tendenza che abbiamo noi adulti a voler punire a tutti costi non i comportamenti dei nostri figli ma i nostri figli nella loro intergrità deriva proprio da quello che noi abbiamo subito a nostra volta da piccoli. Nessuna colpa ai nostri genitori, ma abbiamo la possibilità di spezzare il circolo vizioso, e credo sia utile farlo.
Facciamo sì che i nostri figli diventino degli adulti con una solida autostima, in grado di imparare in maniera efficace dai loro errori, evitiamo loro di diventare persone fragili e prive di sicurezza in loro stesse.
Giulia Mandrino