La moda è moda, è passeggera, e passa anche dai capelli. Ma a quanto pare non riusciamo ancora a superare lo schema mentale capelli lunghi-donna, capelli corti-uomo. O meglio: riusciamo a superare quello relativo alle donne con i capelli corti, bellissime e finalmente libere di sfoggiare qualsiasi taglio di capelli (e colore!) passi loro per la testa (anche il grigio, finalmente, che non significa affatto “vecchiaia”). Ciò a cui rimaniamo ancorati è ancora l’idea (sbagliata) che l’uomo debba per forza portare i capelli corti e che portandoli lunghi debba per forza venire etichettato come non serio, infantile o eccessivamente modaiolo.
Il femminismo passa anche da questo: non solo dalla difesa dell’indipendenza e della libertà delle donne, ma attraverso l’uguaglianza di tutti, uomini compresi.
Sì, anche i maschi possono portare i capelli lunghi: perché la libertà d’espressione deve passare anche dai capelli dei nostri maschi
Se seguite Selvaggia Lucarelli sui social probabilmente saprete quanto viene inutilmente attaccata (a sproposito e in maniera pure cattiva) per i capelli di suo figlio. Esatto, di suo figlio, nemmeno i suoi. Suo figlio Leon ha deciso infatti, da tempo immemore, di portare i capelli lunghi. E via di epiteti e stereotipi: “E che è, una femminuccia?”. “Ma ci vede sotto a quel frangione?”. “Ma non è ora di tagliargli i capelli ora che sta diventando grande?”.
E questo è solo un esempio. Nella nostra cultura quotidiana sembra che agli uomini e ai maschi non sia permesso portare i capelli lunghi. Per non parlare della coda (di cavallo, a cipolla, mezza coda…): guai all’uomo che si permette di sfoggiare questa acconciatura prettamente femminile! Ma ragazzi, pensiamoci: è solo un fatto culturale. È solo questione di gusti. E come un uomo più si permetterebbe (ce lo auguriamo!) di dire: “Fatti crescere i capelli che così sembri un maschio”, così anche noi dovremmo superare la nostra idea mentale e aprirci alla bellezza dell’espressività fisica in tutte le sue forme, anche da parte dei maschi.
Certo, dall’altra parte poi ci sono alcuni esemplari d’uomo che fanno eccezione e che, anzi, vengono esaltati se portano i capelli lunghi. Parliamo dei sex symbol come Jason Momoa, Damiano dei Maneskin, Johnny Depp, Kurt Cobain e compagnia bella.
Ma perché solo un uomo muscoloso, che lavora nella moda o che è abbastanza famoso da non curarsi dei giudizi può portare i capelli lunghi, nella nostra società? Come l’abbigliamento, anche la capigliatura è una modalità attraverso sui esprimiamo noi stessi.
Se ci pensiamo, poi, sono ancora molte le culture nel mondo nelle quali gli uomini si fanno crescere i capelli perché per loro hanno un significato profondo (pensiamo agli ebrei, ai Sikh, ai nativi americani, ai neozelandesi…). E la nostra storia è piena di mille altri esempi, anche in Occidente. Per molte culture tagliare i capelli significa tagliare la propria forza o i propri pregi (un esempio su tutti: Sansone).
Ma anche se fosse solo un fatto estetico, una scelta personale di gusto senza significati profondi, non ci sarebbe alcun male. Il male c’è laddove questa scelta venga giudicata, derisa o scoraggiata solo perché lontana dai canoni.
Quando i nostri figli, dunque, ci chiederanno di poter portare i capelli lunghi, non neghiamogli questa opportunità (e non pensiamo solo che siano da “femminuccia”: non lo sono). Lo sappiamo, magari a livello di gusto non vi piacciono… Così come ad altri non piacciono i capelli rasati o quel taglio che va tanto di moda a scuola perché il calciatore di turno l’ha sfoggiato in Champion’s League. Quello è un altro discorso, ma dobbiamo in ogni caso (lunghi o corti che siano) ricordarci di una cosa: sembreranno frivolezze ma i tagli di capelli sono uno dei tanti modi in cui i nostri bambini si esprimono, si scoprono e scoprono il mondo, indagando i propri gusti e quelli degli altri, identificandosi con qualcuno che ammirano (in famiglia, in tivù, nello sport…) e costruendo pian piano la propria persona, andando anche per tentativi.
Siamo quindi femministe fino in fondo e rispettiamo i nostri ideali non imponendo ai nostri bambini ciò che vorremmo noi ma tentando di supportarli anche in queste scelte che sembrerebbero solo estetiche ma che nascondono altri livelli più significativi.
Giulia Mandrino