I peluche sono probabilmente l'oggetto comune a tutti (ma proprio tutti) i bambini del mondo occidentale. Li si regala loro ancora prima della nascita e sono il primo giocattolo con il quale solitamente interagiscono i bebè. Non è un caso: i peluche, infatti, sono a tutti gli effetti giocattoli educativi e non un mero accessorio coccoloso. Perché? Per diversi motivi, che vi spieghiamo brevemente in questo articolo (spronandovi così ad acquistare sempre animali peluche per i vostri bambini!).
Il legame tra bambino e peluche
Il legame tra bambino e peluche non è qualcosa di superficiale e leggero, ma è piuttosto profondo. Avendo un aspetto zoomorfo (con degli occhi, una bocca, delle zampe...) per un neonato questo oggetto diventa un essere vivente, un compagno di gioco, un amico sempre vicino e presente, con cui lega e con il quale si confronta. Il bambino, fin dai primi giorni, trasferisce sul peluche sentimenti ed emozioni, lo cura, scambia affetto e ripone su di lui pensieri e sensazioni.
Soprattutto, un peluche dà al bambino sicurezza. L'animaletto morbido diventa per il neonato un pilastro, un rifugio, una compagnia costante e su cui contare.
Il peluche: oggetto transizionale
Per gli stessi motivi di sicurezza, il peluche è considerato un oggetto transizionale, in varie fasi della vita del bambino. Questo giocattolo permette infatti di "passare" da alcune situazioni ad altre attutendo il trauma. Il primo passaggio è quello dal giorno alla notte: se per noi adulti è qualcosa di naturale, per il bambino ancora non lo è, e vivere il cambiamento di luce e di sonno aggrappandosi al confortevole peluche gli permette di sentire meno il cambiamento repentino.
Lo stesso vale nei confronti della mamma (e del papà). I neonati, ad un certo punto, dovranno staccarsi piano piano dalla mamma e dal papà che si prendono cura di lui, trovando la propria indipendenza durante la crescita. Il peluche diventa un pilastro, un punto fermo, una rassicurazione.
L'orsacchiotto contro la paura
Tutto questo è dovuto alla paura, sentimento naturale e comune a tutti gli esseri umani (e a tutti gli esseri viventi): la prima paura che proviamo è la paura di restare soli. Un peluche diventa quindi una boa e un amico con il quale affrontare la solitudine, per condividerla e renderla meno terrorizzante.
Non sottovalutiamo quindi il potere di un peluche quando un bambino piange nella sua culla: a volte un semplice amichetto in tessuto può aiutare moltissimo.
Il peluche secondo Winnicott
Secondo il pedagogista Donald Winnicott (se vi interessa la sua filosofia pedagogica qui trovate i suoi principi), il peluche, l'orsacchiotto o la coperta "di Linus" (quella a cui il bambino sembra affezionarsi e non staccarsi mai) sono oggetti transizionali fondamentali, poiché accompagnano il bambino nella scoperta di se stesso. Se inizialmente il bebè si identifica con mamma e papà, infatti, quando capisce di essere un individuo sarà per lui più semplice affrontare il mondo legandosi ad un oggetto (il peluche) che lo avvicina al mondo "di prima" (i genitori) senza abbandonarlo nel mondo "nuovo" (quello più individuale e indipendente).