I tè non sono tutti uguali: earl grey, nero, verde… E anche il tè verde non è tutto uguale! Ne esistono diverse varietà, e anche se tutte crescono in Giappone (è il tè più consumato, e quotidianamente ogni giapponese ne beve moltissimo!) si differenziano l’una dall’altra per metodo di coltura, tempi di raccolto e processi di maturazione.
Vi presentiamo quindi le varietà di questo particolare tè ricchissimo di antiossidanti e quindi alleato perfetto per la nostra salute. Bevetene due tazze al giorno (oppure integratelo in ricette insolite): e il vostro organismo vi saprà ringraziare!
Ecco la guida alle varietà di tè verde: dal matcha al sencha, dal tencha all’hojicha, le differenze tra le specie di tè verde giapponese, l’infuso alleato della salute
Partiamo con la varietà più diffusa, e quindi quella più bevuta al mondo. Si tratta del tè Sencha, dal gusto armonioso e dolce, le cui foglie secche sono verdi luminose e in forma di ago. Viene coltivato al sole secondo un metodo abbastanza standard, e le foglie una volta colte vengono cotte al vapore e poi rollate e pressate fino ad acquisire la classica forma ad ago.
Passato al vapore per il doppio del tempo rispetto al Sencha (che ha bisogno di circa un minuto) è il Fukamushi Sencha, che è coltivato proprio come il Sencha ma che si differenzia appunto per il fatto di essere stato “cotto al vapore per molto tempo”, come dice il nome. Grazie a questo passaggio le sue foglie divengono più polverose e il tè acquisisce un sapore più forte e un colore più scuro. Non solo: il vapore assottiglia molto le foglie, che mantengono però moltissime proprietà, proprietà che, anche se le foglie non si dissolvono in acqua, vengono assimilate più facilmente dall’organismo.
Il tè verde Kabusecha si caratterizza per la particolare coltivazione, che non avviene completamente al sole: una settimana prima del raccolto, infatti, la pianta viene coperta proprio per non fare passare i raggi solari. In questo modo, i nuovi germogli crescono al buio, dando al tè un colore più scuro e un sapore più intenso e corposo.
Lo stesso procedimento lo subisce il tè Gyokuro, che tuttavia resta coperto per più tempo prima del raccolto, e cioè circa venti giorni. Questa mancanza di luce fa sì che i tannini dei nuovi germogli non si sviluppino; il gusto è più ricco, quindi, ma è meno astringente. Somiglia un po’, come sapore, all’alga nori.
Tra poco arriveremo al té Matcha, molto in voga in questo periodo. Prima, però, parliamo del suo ingrediente principale, e cioè il tè Tencha. Questo tè cresce quasi completamente coperto dalla luce del sole, e una volta cotto al vapore le sue foglie non vengono nemmeno rollate. Il tè Tencha è ciò che rimane dopo aver tolto i gambi e le nervature delle foglie, e una volta macinato a pietra diventa tè Matcha.
Il tè Matcha, quindi, è semplicemente il tè Tencha macinato a pietra. E’ utilizzato per le antiche cerimonie del tè giapponesi, e a differenza degli altri tè il bello è che ne viene consumata la foglia intera, essendo macinata e mescolata nell’acqua (e non filtrata).
Dal sapore particolarissimo è il tè Hojicha o kuchika, il cui gusto riconoscibile è dato dal fatto che è semplicemente tè Sencha (o un altro tipo di tè verde) tostato a 200 gradi e subito filtrato (e anche il colore, quindi, è più scuro, tendente al terroso). La tostatura permette di diminuirne la caffeina (dato che la molecola, con il caldo, passa da solida a gassosa) e in questo modo il tè Hojicha è leggermente meno amaro degli altri (e il suo sapore ricorda un pochino la frutta secca). Ecco perché piace spesso anche ai bambini e agli anziani.
Particolarissimo è il tè Genmaicha, il cui nome deriva da “riso integrale”, proprio perché le foglie, una volta cotte al vapore e rollate, sono arricchite dall’aggiunta dei chicchi di riso integrale tostato (in misura 50 e 50). Ecco perché ha meno caffeina (la quantità di tè è la metà del normale), ed ecco perché ha un gusto tutto particolare, delicato e noccioloso, che piace anche ai più piccoli.
Detto anche il “tè nuovo” è il tè Shincha (detto anche Ichibancha a seconda della ragione del raccolto), e cioè il tè derivato dalle prime foglie della stagione (successivamente, il tè si chiamerà Nibancha o Sanbancha, a seconda dell’ordine di raccolta delle foglie durante l’anno). Il fatto di essere raccolte per prime conferisce a queste foglie moltissimi benefici, poiché contengono tutti i nutrienti che la pianta ha accumulato durante l’inverno per far crescere i germogli e le foglie. Non solo: di nuovo, derivando dalle prime foglie colte, il tè Shincha ha un gusto tutto suo, che sa molto di foglie giovani ed è meno amaro del solito (contiene meno caffeina ed è ricco di tannini, che oltre ad essere antiossidanti lo rendono un pochino più dolce).
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