E' aperta al pubblico dal 26 agosto al 15 novembre 2015 nelle sale al piano nobile di Palazzo Reale.
La Grande Madre è una mostra curata da Massimiliano Gioni, promossa da Comune di Milano: è stata ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi insieme a Palazzo Reale per ExpoinCittà 2015 ed è realizzata con il sostegno di BNL Gruppo BNP Paribas con un allestimento di 2.000 metri quadrati articolato in 29 sale al primo piano di Palazzo Reale. Media Partner è Sky Arte che dedicherà un intero documentario a questo straordinario evento.
"Dalle veneri paleolitiche alle “cattive ragazze“ del post-femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura della madre, a volte assunta a simbolo della creatività e metafora della definizione stessa di arte" racconta il sito del Comune di Milano". " La Grande Madre è una mostra sul potere della donna: non solo sul potere generativo e creativo della madre, ma soprattutto sul potere negato alle donne e sul potere conquistato dalle donne nel corso del Novecento. Partendo dalla rappresentazione della maternità, l’esposizione si amplia per passare in rassegna un secolo di scontri e lotte tra emancipazione e tradizione, raccontando le trasformazioni della sessualità, dei generi e della percezione del corpo e dei suoi desideri."
In anteprima Italiana possiamo trovare in questa mostra la performance Teaching to walk di Roman Ondák:: il progetto, ispirato all'Instagram Call #TeachingToWalk che invita a condividere i primi passi nostri o di una persona a noi cara, è dedicata a un momento davvero indimenticabile per noi mamme, ossia i primi passi del nostro bambino. Così fino al 15 novembre, "ogni giorno una mamma e suo figlio saranno invitati a imparare a camminare nelle sale della mostra. Per prendere parte alla performance, la Fondazione Nicola Trussardi ha aperto un casting (informazioni e prenotazioni al numero telefonico 02 8068821, press@fondazionenicolatrussardi.com)".
Sempre all'interno della mostra troviamo di nuovo il mondo dei social e del web: è il toccante progetto di Yoko Ono #MyMommyIsBeautiful, lanciato dall’artista lo scorso 10 maggio per celebrare la bellezza delle mamme. La Call è stata promossa in collaborazione con il Corriere della Sera e la 27 Ora, e ha già raccolto migliaia di scatti non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Per informazioni in merito alla mostra vi invito a visitare il sito del comune di Milano a questo link oppure il sito della Fondazione Nicola Trussardi.
Giulia Mandrino
Immagine:
Nathalie Djurberg
It’s the Mother, 2008
video di animazione, 6 minuti
musica di Hans Berg
Courtesy Giò Marconi, Milano
All’estero spesso siamo visti come: mammoni, pastasciuttoni, latin lover, mafia pizza e mandolino.
Chi è stato all’estero non può certo negare che la cucina italiana è imparagonabile, non c’è nulla di simile, ogni nostro prodotto ha mille regioni che lo producono in maniera diversa ed in ogni regione ci sono addirittura paesi che hanno dato il loro tocco caratteristico e distintivo, non si può parlare semplicemente di vino o formaggio, di cipolla o asparagi... si parla proprio di carta di identità. La massima delusione la si raggiunge poi quando ci cercano i sapori italiani in uno dei tanti ristoranti che villantano specialità del nostro bel paese.
Saranno gli ingredienti, l’aria, l’acqua ... e la mano... ma la pizza a New York non ci azzecca con quella napoletana, il risotto francese con ha paragoni con quello di Milano e gli arancini fritti mangiati in Germania non sono paragonabili ai siciliani. Manco il gelato è lo stesso.
A dire il vero però, non capisco fino in fondo la cattiva abitudine (a meno che uno non ci viva) di andare in vacanza all’estero e di cercare di mangiare esclusivamente italiano, mi pare più logico provare i piatti locali ed attendere il rientro a casa per il ritorno alla nostra cucina casalinga.
Di fatto di molte cose l’Italia è avanti una spanna (anche di più!) e dovremmo ricordarcelo più spesso.
Ci sono cose poi che ai miei occhi appaiono incomprensibili, vorrei poterle chiedere a chi le pratica: ditemi perché?!
Perché usate il ketchup come salsa di pomodoro?
Perché usate gli spaghetti come contorno per l’insalata e li servite sullo stesso piatto?
Perché spalmate sempre il burro sul pane anche quando non c’è marmellata in tavola ma affettati e salame? ... a dire il vero... perché portate a tavola pane e burro per cena o per pranzo?
Perché tutto ciò che è dolce lo ricoprite con praline, zuccherini colorati, glasse, pasta di zucchero o tutto quanto insieme?
Perché le vostre tazze sono grandi come i nostri piatti da minestra? E perché il vostro caffè è servito in galloni e non in tazzine e sembra l’acqua di un pediluvio?
Perché alla cinque proprio il tè?
Perché avete l’acqua in cento colori diversi e mille sapori e non si trova della semplice acqua naturale imbottigliata e se la si trova costa come una cena all’Hilton?
Perché cucinate la bistecca alla griglia (!) e poi la servite con sopra una palata di burro all’aglio ed erbe?
Perché fate il purè con la pastinaca e non con le patate?
Perché ogni cosa che servite deve avere una salsina di accompagnamento?
Perché volete un fritto leggero (che già così è una forzatura) e poi lo servite a colazione (!) con uova, burro, bacon, fagioli e muffin?
Perché bevete il cappuccino a pranzo o il latte freddo?
Perché usate l’arrosto per fare i panini e non del semplice affettato?
Perché mettete più ghiaccio che bibita in quei vostri enormi bicchieri?
Perché girate sempre con il caffè nel bicchiere di carta?
E poi delle domandine flash non di cucina...
Come cavolo fate senza bidet? Se è estate e mettete i sandali come mai usate le calze... soprattutto perché bianche?! Chi vi ha insegnato ad avere la moquette ovunque in casa, anche in bagno?!!! Non è scomodo mettersi a mangiare sul divano senza un appoggio o con davanti un mini tavolino da campeggio, non sarebbe logico sedersi a tavola? Lo sapete che hanno inventato i miscelatori, perché avete ancora due rubinetti per l’acqua calda e fredda?
Ditemi perché?!
Durante i 4 anni di lavoro come presidente della mia associazione ho dedicato molto tempo alla divulgazione della pratica del babywearing e mi sono imbattuta spesso in mamme che lamentavano il fatto che i loro piccoli si rifiutavano di stare in fascia: perchè una pratica consigliata dagli "esperti" come particolrmente benefica per il bambino a 360° non era accettata dal loro piccolo? Sbagliavano qualcosa? Il loro bambino era atipico e "strano", diverso dagli altri neonati?
Molti articoli che si trovano sul web o gruppi di supporto sui social partono forse giustamente dal concetto che tutti i bambini amano essere portati, allo stesso modo in cui tutti i seni producono latte. Se qualcosa non va la "colpa" è della mamma: se per quanto concerne l'allattamento credo sia importante farsi seguire da un'ostetrica al consultorio o privatamente (credo che sia il regalo più bello che i parenti e gli amici possano fare a una neomamma), per il portare in fascia mi sorgono sinceramente dei dubbi. Per quanto io ritenga questa pratica meravigliosa (la mia seconda figlia è stata messa in fascia due ore dopo il parto ed è rimasta lì praticamente 6 mesi ad eccezione del trasporto in macchina), credo che in alcuni casi sia assolutamente controproducende insistere eccessivamente con una mamma se il suo piccolo non sembra voler stare in fascia. Una dei motivi per cui ho creato prima la mia associazione e poi il portale mammapretaporter.it è che notavo come spesso l'approccio della maternità naturale sia un'arma a doppio taglio in quanto la mamma sembra scomparire travolta, anzi, sommersa dai bisogni del bambino. Se 100 anni fa era tutto estremamente più semplice per una serie di fattori, ora le cose sono molto cambiate: siamo donne diverse, con capacità cognitive ben superiori normalmente, con competenze pedagogiche spiccate in molti casi, leggiamo, ci informiamo. Ma come spiego in questo articolo abbiamo perso 3 pilastri fondamentali rispetto alle nostre bisnonne: la sicurezza in noi stesse, il supporto del gruppo di donne di appartenenza che trasmetteva saperi ma anche un grande aiuto pratico ed emotivo. L'ultimo punto è che i ritmi di vita sono differenti, molto meno lenti e decisamente più frenetici, ed è difficile per molte di noi riuscire a entrare all'interno dei tempi dell'accudimento del neonato, passare ore ferme e poi ancora sedute o sdraiate spesso da sole in casa.
Ma una cosa è certa: il cuore di una mamma che legge un articolo in cui si dice che tutti i bambini amano e devono essere portati mentre il suo strilla come un'aquila e che se questa cosa succede è colpa della mamma, bè, queste parole trafiggono il suo cuore di mamma e saranno l'ennesima pugnalata alla sicurezza in se stessa. Non solo, spesso una mamma che sperimenta il rifiuto della fascia con il suo bambino è anche in un periodo della sua vita particolare, è stanca, alle prese con numerose sfide come i risvegli notturni, l'allattamento magari misto o non avviato comunque al 100%, le colichette. Ed è questo punto che dobbiamo considerare: il periodo di vita e la grande quantità di stanchezza fisica ed emotiva a cui la mamma è sottoposta.
Detto in parole semplici, mamme, la fascia è un grande aiuto per voi e un favoloso strumento di benessere per entrambi, ma se vostro figlio la rifiuta e per voi sta diventando fonte di stress vi dico che va bene così, puntate a essere serene nella vostra relazione. Non è colpa di nessuno, non siete mamme di serie B, vostro figlio non è anormale. Nel lavoro di supporto alle donne nella mia associazione ho imparato che la teoria è bella e utile, ma che ogni donna è diversa e che ogni coppia mamma bimbo è unica, per cui sono infinite le variabili e non si possono tentare tutte all'infinito perchè non siamo macchine che devono ottenere un obiettivo, ma donne con dei neonati da accudire, esseri umani con emozioni, sentimenti e grandi vissuti per cui posso affermare con certezza che nella mia esperienza personale (e ripeto il mio non è un campione statistico) 10 mamme su 100 che ho incontrato avevano bambini che non amavano lo stare in fascia. Forse tentando strade diverse, facendosi seguire da gruppi di donne esperte o da consulenti del portare sarebbero riuscite a portare i propri piccoli, sta di fatto che è andata così, ed è andata benissimo così perchè c'è chi ha il tempo, la forza fisica e mentale e le risorse per farlo e chi invece decide che va bene così e accetta con serenità e amore che non userà la fascia, e va bene così. Ribadisco trovo davvero intollerabile per una neomamma sentirsi dire che "è colpa sua se il bambino non vuole essere portato" perchè "è lei che inconsciamente non vuole portarlo", oppure "è a causa del fatto che lei è agitata e il bambino lo sente". Cacchio ragazze, facciamo quel che possiamo e spesso anche di più e queste frasi nessuno deve pensare di propinarle a una neomamma.
1. HANNO CALDO: noi mamme italiane tendiamo a vestire molto i nostri piccoli. Se il bambino è in braccio a noi con una tutina di ciniglia non possiamo pensare di metterlo in fascia con la stessa tutina e pretendere che non abbia caldo, perchè chiaramente essendo a stretto contatto con il nostro corpo ed essendo avvolto da ulteriore tessuto. Se alcuni bimbi sembrano non lamentarsi anche in queste condizioni, altri necessitano di indossare per esempio una tutina di cotone, altri ancora solo un bodino, altri chiedono di essere messi in fascia solo con il pannolone (il mio primo figlio apparteneva a quest'ultima categoria). In generale quando il bambino anche di un anno piange (anche non in fascia) e non capite il motivo, provate a spogliarlo e osserverete che a volte sembra passare magicamente tutto.
2. NON AMANO QUELLA POSIZIONE O QUEL SUPPORTO: spesso la posizione culla non è amata dai bambini. Provate la posizione ranocchio In alcuni casi bambini che sembrano non amare la fascia lunga accettano volentieri il mei tai, per cui il mio consiglio è di provare le fasce con il bambino prima di acquistarne una.
3. POSIZIONE FRONTE STRADA: alcuni bambini, sopratutto dopo i 3-4 mesi accettano di essere portati solo in posizione fronte strada. Negli anni passati questa prassi era assolutamente sconsigliata e diverse mamme hanno abbandonato la pratica del portare perchè veniva suggerito loro di evitare assolutamente questa posizione. Ora la scienza ha fatto chiarezza e nel libro Lasciati Abbracciare di Licia Negri, trovate questo mito completamente sfatato (leggi qui): quindi mamme, se il vostro piccolo apprezza la posizione fronte strada assecondatelo, ovviamente senza abusarne.
4. INIZIAMO IL PRIMA POSSIBILE A USARE LA FASCIA: come consigliato in questo articolo sempre tratto da Lasciati Abbracciare di Licia Negri, è importante, se possibile, utilizzare la fascia fin dai primi giorni di vita, così da accompagnare il bambino dalla pancia al mondo esterno. Se iniziamo a portare dopo qualche settimana o addirittura mesi, il mio consiglio, come detto nel paragrafo precedente, è di aspettare a comprare la fascia per provarla prima con lui e vedere le sue reazioni; se invece decidiamo di portarla con noi in ospedale e indossarla da subito, possiamo secondo me azzardarci ad acquistarla o farcela regalare durante il nono mese di gravidanza. Nella mia esperienza non ho mai visto (ma ripeto nella mia esperienza) un bambino che rifiuta la posizione a ranocchio in una fascia lunga di bamboo (se ben svestito) dopo poche ore dal parto.
5. EVITIAMO I MOMENTI CRITICI: se il nostro piccolo non è abituato a stare in fascia evitiamo di tentare di usarla quando è già particolarmente irritato, durante le coliche o quando è molto stanco. In quei momenti ha la necessità di sentirsi al sicuro non di scoprire e provare esperienze nuove. Avviciniamolo allo stare in fascia quando è sereno e tranquillo, poi una volta che si è abituato, possiamo usare la fascia come strumento per calmarlo nei suoi momenti no e per l'addormentamento.
6. IL MONDO E' BELLO PERCHE' E' VARIABILE: sì, "il mondo è bello perchè è variabile" come dice la nostra Elena Vergani nella sua rubrica. Siamo esseri umani, i nostri figli sono esseri umani. La vita è fatta di infinite variabili, siamo unici e irripetibili per cui può esistere il bambino che non ama essere portato, può esistere una mamma che non ama portare, può esistere una coppia mamma-bimbo che in quella fase della vita è in qualche modo incompatibile con il babywearing . E va bene così, perchè credo che sia umanamente accettabile che un bambino possa non amare lo stare in fascia.
Questi sono i consigli basati sulla mia esperienza personale ma sarò lieta di arrichire la lista con i vostri suggerimenti e le VOSTRE esperienze di mamme portatrici e non-portatrici! Grazie!
Giulia Mandrino
“Signora è logico che il suo bambino abbia fame, ha solo colostro e non è sufficiente per sfamarlo”. Purtroppo capita ancora di sentire queste frasi anche all’interno dei reparti di maternità. Sono scorrette e possono insinuare dubbi che non hanno senso di esistere nella testa della mamma che sta avviando il suo primo allattamento.
"La prima sostanza che la mamma produce per nutrire il proprio bambino subito dopo la nascita si chiama colostro. È un liquido giallo, denso, molto zuccherino. È ricco di anticorpi che serviranno al bambino per proteggersi e ha un effetto stimolante sull’intestino del piccolo, che deve prepararsi per iniziare ad assorbire e digerire il latte maturo.
Il colostro è sufficiente per soddisfare il fabbisogno nutritivo del bambino nei primi giorni di vita. La mamma offre piccole quantità di questo liquido prezioso per ogni poppata: circa 8-10 grammi. Sembrerebbe poco! Invece la quantità è assolutamente adeguata, poiché il bambino non sarebbe in grado di assimilare quantità di latte maggiori nelle prime 48-72 ore di vita.
Il colostro consente al bambino di eliminare completamente il meconio, termine specifico per indicare le prime feci, di colore verde scuro, che emette. Dopo aver eliminato tutto il meconio, il neonato inizia a ingerire quantità maggiori di latte. Le donne devono sapere che è importante che il bambino assuma il colostro e non farsi scoraggiare da frasi poco opportune, come per esempio:
Le poppate frequenti dei primi giorni consentono infatti al bambino di succhiare molto colostro e imparare a poppare correttamente.
Inoltre, consentono alla mamma e al bambino di stare vicini per iniziare a conoscersi e costruire le basi del loro legame.
Tra i 2 e i 5 giorni dopo la nascita, il colostro si trasforma lentamente in “latte maturo”, dando inizio alla fase della montata lattea. La celerità dell’arrivo della montata lattea dipende anche da quante volte il bambino si è attaccato al seno. Più volte si è attaccato, più precocemente in genere arriva.
Alla comparsa della montata lattea, la produzione di latte aumenta velocemente. Dopo alcuni giorni la mamma inizia a produrre circa 500 grammi di latte quotidiani per poi stabilizzarsi, al compimento del primo mese e fino allo svezzamento, intorno ai 700- 800 grammi di latte al giorno. Ecco qualche curiosità dal mondo animale, per renderci conto della proporzionalità rispetto ad altre creature: una mucca può produrre oltre 30 litri di latte al giorno, mentre il cucciolo della balenottera azzurra, in un solo giorno, può arrivare a bere circa 400 litri di latte. La quantità prodotta in un giorno da quasi 14 mucche: incredibile, no?
Durante la montata lattea, i seni solitamente diventano turgidi, congestionati, caldi e spesso dolenti. È possibile che la mamma avverta dei brividi e un leggero rialzo della temperatura. Non bisogna preoccuparsi. Il latte inizialmente viene prodotto in dosi abbondanti, spesso superiori al fabbisogno del bambino: per questo motivo i seni possono essere troppo pieni.
Per rendere meno fastidiosa la montata lattea, la mamma deve attaccare il bambino al seno frequentemente, anche cercando di svegliarlo se tende a dormire. È molto utile e consigliabile, in questa fase, consultare la propria ostetrica, che mostrerà alla donna come praticare impacchi caldi, massaggi e soprattutto la spremitura manuale del seno. Sono rimedi indispensabili per superare questo momento delicato, in particolar modo per tutte quelle mamme che durante la montata lattea abbiano seni molto voluminosi, duri e piuttosto doloranti.
Vi sono situazioni, invece, in cui la montata lattea può ritardare ed arrivare anche al 5°, 6° o 7° giorno. Diverse possono essere le cause di questo ritardo:
– un parto lungo e faticoso;
– lo stress;
– un taglio cesareo d’emergenza;
– una pesante emorragia post partum;
– il vizio del fumo nei primi giorni dopo il parto;
– lo stress emotivo per la mamma e il suo bambino.
Come comportarsi in questi casi?
Bisogna assicurarsi che la mamma e il bambino stiano insieme il più possibile, favoriscano reciprocamente il contatto pelle a pelle e che le poppate siano frequenti. Se il bambino ancora non riesce ad attaccarsi, la mamma deve praticare la spremitura del latte (magari con il tiralatte) con la stessa frequenza con cui attaccherebbe il bambino al seno perlomeno sei volte nelle 24 ore e offrire al bambino il latte raccolto.
Nell’arco di qualche giorno il latte arriverà. State tranquille. L’importante è che la mamma non si scoraggi e che chieda un valido supporto, qualora si senta in difficoltà. "
Angela Dinoia in Il neonato e i suoi segreti, Mental Fitness Publishing
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Combinare gli alimenti correttamente nei nostri pasti ci consente di assimilare al massimo le loro proprietà e di giovarci di esse. La maggior parte degli alimenti, esclusi quelli definiti “completi”, forniscono solo alcune caratteristiche nutritive, per questo è importante consumarli associandoli ad altri. Accoppiare correttamente categorie di nutrienti ci consente dunque di aumentare il benessere quotidiano, la vitalità e la qualità del sonno andando a migliorare i processi digestivi e intestinali, a ridurre la produzione di tossine, il gonfiore addominale o l’acidità, e infine a innalzare le difese immunitarie.
Quante volte abbiamo sentito dire che spinaci e lenticchie sono ricchi di ferro, o che bresaola e rucola sono un piatto ideale durante il ciclo per compensare la carenza di ferro? Tutto vero... ma è sufficiente aggiungere un ingrediente a questi piatti per annullare la disponibilità del ferro: per esempio il formaggio! Ecco perché è tanto importante pensare a che cosa sto associando nel mio piatto, affinché non perda le proprietà nutrizionali degli ingredienti che lo compongono.
OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA + CAROTE E POMODORI
Versato su carote e pomodori, l’olio extravergine d’oliva consente al licopene* contenuto nei pomodori e al betacarotene* contenuto nelle carote di essere assorbito meglio.
* Licopene, betacarotene... ma che cosa sono questi buffi nomi? Si tratta di “composti bioattivi”, ovvero sostanze che assumiamo comunemente con la dieta, in grado di influenzare positivamente la nostra salute (attività antiossidante, antinfiammatoria, detossificante, antibatterica, antivirale). Le fonti principali da cui li possiamo trarre sono: frutta, verdura, legumi e alcune bevande. Per questi composti non è ancora possibile individuare dei fabbisogni di riferimento per la popolazione. I LARN consigliano di seguire una dieta equilibrata, varia e ricca di alimenti vegetali proprio per avere la certezza di assimilarli.
LIMONE/cibi con VITAMINA C + cibi con FERRO
Condire spinaci, legumi, carne e cavoli con il limone consente un maggiore assorbimento del ferro in essi contenuto. Lo stesso risultato lo otteniamo se abbiniamo alimenti ricchi di vitamina C (ortaggi quali lattuga, radicchio, spinaci, broccoletti, cavoli e broccoli, pomodori e peperoni; tuberi come il sedano rapa, il topinambur o le patate novelle; frutta come gli agrumi, l’ananas, il kiwi, le fragole, le Ciliegie ecc.) ad altri cibi o spezie contenenti ferro (legumi, soia, amaranto, prugne secche e altra frutta essiccata, semi di zucca, cannella, alghe ecc).
SPEZIE ED ERBE AROMATICHE + VEGETALI
Le spezie e le erbe aromatiche potenziano gli effetti antiossidanti dei vegetali: arricchiamo dunque i nostri piatti di verdure con maggiorana, rosmarino, peperoncino, salvia, o ancora con il curry, la curcuma, il cumino. Faremo pasti più sani e colorati!
FRUTTA SECCA E SEMI + VINO ROSSO
Mandorle, noci e semi oleosi sono adattissimi per arricchire insalatone, yogurt o piatti a base di cereali. Sono ricchi di vitamina E il cui effetto protettivo e antiossidante può essere potenziato ancora di più dal resveratrolo, sostanza che si trova nella buccia dell’uva, nel vino rosso, nelle bacche scure (come mirtilli e more), nei pistacchi e nelle arachidi. Via libera dunque all’accoppiata noci-vino rosso!
CAVOLO + PESCE
Il cavolo contiene il sulforafano che in associazione al selenio (un minerale essenziale per l’organismo con un ruolo chiave nel metabolismo, ossidativo e tiroideo) contenuto nel pesce agisce creando una potente azione antiossidante, preventiva contro alcune forme di tumore.
LEGUMI + CEREALI
L’associazione dei legumi con i cereali consente di ottenere un pool amminoacidico completo pari a quello delle proteine nobili presenti in carne e pesce. Inoltre in tale associazione la presenza dei legumi abbassa l’indice glicemico (IG) dei cereali e in generale del pasto.
Dott.ssa Antonella Alfieri, in The Family food, Mental Fitness Publishing
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Quante volte abbiamo sentito dire: ‘Mangia tutto, se no non ti do il giochino’ oppure visto mamme cercare di far ingurgitare al proprio bimbo l’ennesimo cucchiaino di pappa avanzata, anche
se il bimbo dimostra chiaramente di non volerne più! Si arriva addirittura a inventarsi le strategie più innovative per far aprire la bocca al bimbo e coglierlo alla
sprovvista riempiendogliela di pappa, che
poi molto spesso il bimbo sputa ovunque mandando su tutte le furie la mamma che
non è riuscita a raggiungere il suo scopo e si ritrova tutto da pulire! Ma è proprio il caso
di vivere così la nutrizione del nostro bambino? È veramente così importante per la sua crescita che mangi anche quando
non ha più fame?
Eccocosa possiamo fare
quando il nostro bambino non vuole mangiare tutto ciò che ha nel piatto con i consigli della psicologa clinica e infantile Monica Contiero nel mio libro The Family Food, edito da Mental Fitness Publishing
"No, non lo è. I bambini sono in grado di avvertire lo stimolo della fame, sono in grado di autoregolarsi dal punto di vista fisiologico, non è messa in discussione la loro sopravvivenza e nemmeno la loro crescita sana ed equilibrata.
Esistono bambini che mangiano veramente poco, ma comunque crescono regolarmente, anche se non raggiungono percentili alti.
‘Ma mangerà abbastanza? Forse dovrei integrare la sua alimentazione con ricostituenti, integratori naturali, vitamine...’.
Pur comprendendo la naturale preoccupazione materna di fronte a un bambino che si alimenta poco, in ogni caso la forzatura ad assumere cibo che non si desidera può, paradossalmente, portare al risultato opposto a quello voluto: si potrebbe creare nel bambino uno stato di malessere legato al cibo
e allontanarlo ulteriormente dalla piacevolezza legata al gusto. Cerchiamo di dominare le nostre ansie e di pensare che il nostro bambino crescerà comunque sano e forte... anche se mangia mezzo piatto di pappa. Fidiamoci della natura! Ci ha fornito di un sistema di autoregolazione formidabile."
Giulia Mandrino
Voglio una vita spericolata... che poi a furia di cantala un po’ ci credi.
Quasi ho voglia di trasgressione, dò fiato alle corde vocali, mi butti alla bene e meglio anche sulle note più improbabili e poi... e poi mi trovo ad incrociare la mia immagine allo specchio e di spericolato c’è ben poco.
Sarà ma già di carattere non sono una coraggiosa, il pericolo non è proprio il mio mestiere. E qui mi fermo a pensarci: io anche se la volessi non la potrei avere una vita spericolata, no, io non sono così!
Da piccola mi frenavo con i talloni delle scarpe per ridurre la velocità quando scendevo dallo scivolo e restavo così saldamente attaccata con le mani che finivo sempre per farmi male alle braccia, scendevo le scale da seduta per evitare il rischio di poter cadere, ero una di quelle bambine a cui non si doveva dire “attenta che ti fai male”, anzi mio papà mi definiva un “gatto di marmo”.
E’ che non ci trovo niente di giusto nel rischiare, non ne capisco il senso...
Avete presente quelle candid camera dove si sfracellano mezzi o metà degli scherzi hanno conseguenze quasi traumatiche, dove tutti ridono, tranne il protagonista, e tu già sai che a telecamere spente si è consumata la tragedia o, almeno, un salto al pronto soccorso, ecco, io mi chiedo... perché?
Vedo quei pacchetti-regalo-avventura e penso che se lo regalassero a me mi farebbero incazzare! Rafting, paracadutismo, arrampicata su roccia, budging jumping, immersione con gli squali, ma di cosa parliamo? Perché ne parliamo? Ho le ali? No, allora non sono fatta per volare. Ho le branchi? No allora perché immergersi? Io non fare immersione con gli squali manco nelle gabbie, siete fuori?
Fare una spedizione in solitaria nel deserto e vivere di stenti... scusate ma non hanno inventato gli hotel e le guide?
Per me è già stato traumatico andare in campeggio una volta: lo odiavo! Il trauma poi del cesso condiviso non l’ho ancora superato!
Navigare per le acque su una barca a vela ed occuparsi dell’approvvigionamento della cambusa... Sono forse Capitan Findus? Allora non ne vedo il motivo.
Solo che con l’età che avanza divento sempre peggio, meno faccio e meno farei, meno rischio e meno rischierei, ne sono consapevole.
Così mi trovo che il mio Wild – Oltrenatura diventa non separare il bucato e rischiarla con un foglietto salvacolore. Preparare la cena all’ultimo senza averla pensata prima per me è quasi un Donna Avventura.
Capisco che il mio continuo programmare per non avere imprevisti è diventato quasi un lavoro, una piccola ossessione. E’ che l’improvvisazione non mi appartiene e più organizzo e più, anche il minimo imprevisto, non solo mi destabilizza ma mi fa proprio incazzare. Tipo se si presentassero degli amici a sorpresa per un aperitivo o una pizza potrei non aprirgli la porta e negare la mia presenza.
Certe cose sono anche parte di un bagaglio culturale inculcatomi da mia madre, lei tutt’oggi stira anche gli stracci per la polvere e, la mattina, anche a gennaio, col freddo becco e ancora il buio alle finestre, in pigiama e senza fare rumore scopa il balcone altrimenti non si sente di fare colazione. Mia madre che sistema il letto anche se ha quaranta di febbre perché ci si corica la notte, di giorno al massimo si ci stende un po’ sul divano, lei che non lascerebbe una tazza sporca nel lavandino, piuttosto la lava a mano o la butta via, lei che tv si accende solo dopo le 12.00, si mangia solo durante i pasti e se hai fame prima... te la tieni! Lei che se non mangi durante la cena o il pranzo nel momento in cui inizia a sparecchiare sono cavoli tuoi, aspetterai il prossimo turno. Mia mamma che non si dorme con la biancheria nera, se ti fanno un regalo di merda ringrazi comunque con un sorriso ed è disdicevole non fare gli auguri di compleanno fino alla terza generazione di parentela.
Lei che mi comperato il “pigiama bello” che ti serve se finisci in ospedale, che mi ha talmente tanto inculcato la biancheria “buona” per fare la visita dal dottore che adesso per eccesso di zelo la indosso anche quando vado dal dentista; mia mamma che una volta mi ha visto con un collant smagliato (era appena capitato) e mi dice “brava, e se ti succede un incidente o qualcosa?” “Bah, spero nella bontà di quelli del 118 che abbiamo cuore di rianimarmi comunque”.
Ora quando vado dal dentista e sono schiacciata dalla paura e dal terrore sulla poltrona (ho la fobia del dentista... vi racconterò) e temo che mi verrà un colpo apoplettico, una sincope e un attacco di diarrea sento la voce di mia mamma “Ti sei depilata? Hai messo la biancheria quella buona?”...
Elena Vergani, autrice di Il mondo è bello perchè è Variabile
Non so voi, ma per me il periodo che trascorro al mare con i miei figli è il più faticoso di tutto l'anno (forse perchè c'è da gestire anche il marito...). Comunque qualche semplice trucchetto prenderci cura di noi lo possiamo assolutamente mettere in pratica.
1. olio per i capelli: basta davvero un attimo. Versiamo e massaggiamo bene dell'olio disemi si sesamo sui nostri capelli, in particolare sulle punte. In questo modo i capelli riceveranno nutrimento e saranno protetti dai raggi UVB. Se siete impossibilitate a comprare l'olio di semi di sesamo potete utilizzare olio di oliva o olio d'argan. Ottima protezione per i capelli è anche l'hennè, per cui potete optare per una colorazione di hennè naturale prima di partire per il mare. Se volte una ricetta specifica per proteggere i capelli eccola:
- 4 cucchiai di gel di aloe.
- 1 cucchiaio di burro di karitè
- 4 cucchiai di olio di semi di sesamo
- 3 gocce di olio essenziale di tea tree
- un cucchiaino di vitamina E
Mescoliamo bene gli ingredienti e teniamo in frigorifero al massimo per 1 mese.
2. scrub con la sabbia: non cè nulla meglio per la vostra pelle (a meno che siate così folli da non utilizzare la crema solare e quindi irritare la vostra epidermire con gli arrossamenti provocati dal sole) di uno splendido scrub con la sabbia. Basta sedervi sul lungomare e massaggiare con movimenti circolari gambe e braccia: chiedete ai vostri piccoli di aiutarvi, ne saranno lieti. La sera tanta crema idratante e la vostra pelle sarà pura seta!
3. pisolino di bellezza: si dice che i pisolini allunghino la vita. In effetti è importante almeno in vacanza fornire al vostro sistema nervoso delle pause di sonno durante la giornata. Se i vostri bimbi dormono al pomeriggio dormite con loro, se invece non è possibile chiedete a vostro marito di allontanarvi con i bambini per almeno 40 minuti. Qui c'è da fare una precisazione: quando i papà si prendono questo incarico tendenzialmente se siete fortunate sarete interrotte ogni 3-4 minuti e dopo 20 minuti li avrete tutti intorno. E' importante quindi che loro si allontanino, e vadano per 30 minuti almeno dalla parte opposta della spiaggia rispetto a dove siete voi: possono andare a prendere un ghiacciolo al bar e fare una partita a carte, possono andare a raccogliere le conchiglie, l'importante è che il papà abbia ben chiaro che a meno che non ci siano morti o feriti non si debba far vedere. Voi ovviamente farete lo stesso e ricambiare il piacere. Consiglio: in quella mezz'ora non guardate Facebook, mail e non telefonate alle amiche ma chiudete gli occhi e fate un bel pisolino o un rilassamento seguendo le mie indicazioni qui.
4. un pasto al giorno di sola frutta: ho con piacere letto (e riletto) due libri davvero bellissimi editi da Sonda. Sono scritti da Aida Vittoria Eltanin, una maestra in tema di alimentazione e di prevenzione dei tumori femminili. Io sto sperimentando con piacere queste super, mega, giga macedonie e devo dire che sento grandi benefici in termini di energia ma noto anche la mia pelle molto più luminosa.
5. camminate in mare con il livello dell'acqua a metà coscia: camminare in mare lo sapete tutte fa benissimo ma per massimizzarne i benefici il mio consiglio è di far si che l'acqua vi arrivi a metà coscia. In questo modo non solo effettuerete un lavoro a livello muscolare, ma otterrete grandi stimoli sulla circolazione degli arti inferiori, messo a dura prova dal caldo e dalla vita sedentaria. Queste camminatine sono il mix perfetto (muscolare e circolatorio) per combattere la ritenzione idrica!
Buon lavoro allora!
Giulia Mandrino
In estate la voglia di frutta e verdura cruda mi assale letteralmente: ho proprio voglia di percepire la succosità e la freschezza dei vegetali. Oltre ad estratti, frullati e smoothie bowl possiamo sbizzarrirci con insalate: mettete da parte i pregiudizi, non stiamo parlando di due pezzettini di lattughino e due pomodori buttati lì in solitudine ma di gustosi piatti che possono saziarvi e regalarvi grandi soddisfazioni.
1. Pomodoro, lime e avocado (anelli di totano)
Tagliate a cubetti il pomodoro e l’avocado, spremete in succo di lime (in alternativa va bene anche il limone) e il gioco è fatto. In alternativa potete far cuocere in padella con un filo d’olio degli anelli di totano, tagliarli a pezzetti e aggiungerli da freddi alla vostra insalata. Come alcuni di voi già sanno l’avocado si ossida facilmente: è quindi necessario prepararla all’ultimo momento oppure usare un’abbondante quantità di lime/limone per limitare il processo di ossidazione e riporla in un contenitore ben sigillato.
2. Insalata verde, tofu/seitan/tacchino, curry e ananas
E’ forse la mia insalata preferita al momento: tagliamo il tofu o il seitan o il tacchino a striscioline, poi facciamolo rosolare in padella con del curry (il curry non piccante potete somministrarlo anche ai bambini a partire dall’anno di vita circa con grandi benefici per la salute), poi facciamolo raffreddare. Nel mentre tagliamo l’ananas a cubetti e frulliamo il nostro mango con un cucchiaio d’olio extra vergine e del sale. Uniamo gli ingredienti e il gioco è fatto. Se avete tempo potete far dorare l’ananas in padella con olio, sale e del curry.
3. Insalata di anguria, feta/tofu e menta
Vedi la ricetta qui
4. Insalata di pomodori, olive nere, mais e crostini
E’ la preferita dei mei figli e la mia salvezza nei momenti in cui non ho assolutamente tempo per cucinare. Unica accortezza: scelgo sempre e solo lattine di mais biologico al supermercato.
5. Insalata di pomodori, ceci e olive
Vedi la ricetta qui
6. Insalata di fagioli e cipolle
La preferita di mio marito. E' velocissima da fare: basta unire fagioli bianchi, cipolla rossa di tropea, prezzemolo tritato e volento patate bollite tagliate a cubetti.
7. Insalata di patate viola, fagiolini, carote e semi di sesamo con hummus di ceci.
Facciamo cuocere le patate, poi facciamole raffreddare, peliamole e tagliamole a cubetti. Cuociamo i fagiolini e aggiungiamoli alle patate, inserendo poi carote alla julienne e se abbiamo piacere insalata verde o spinacini. Infine spolveriamo con semi di sesamo. Trovate qui la ricetta del mio hummus.
8. Insalata marocchina di patate, fagioli bianchi e menta
Facciamo bollire delle patate (meglio scegliere le patate dolci ma anche quelle normali vanno bene), poi facciamole raffreddare e infine rosoliamole in padella con olio, cardamomo, paprika dolce, zafferano e una punta di curcuma. Mentre si raffreddano tritiamo finemente la cipolla e la menta, aggiungiamo dell’olio extra vergine e un cucchiaino di miele o malto, mescolando a lungo. Uniamo la salsina con le patate e i fagioli bianchi.
9. Spinacini, mirtilli, mela, quinoa e semi di sesamo con salsa di avocado
E’ l’apoteosi dell’insalata salutista: gli spinacini sono una bomba proteica con un grande potere detossificante per l’organismo. I mirtilli lavorano sul microcircolo e sono dei potenti antiossidanti come tutta la frutta e la verdura blu e viola; la mela è ricchissima di vitamine e il suo gusto dolce bilancia perfettamente l’amarognolo della quinoa. Che dire della quinoa: è un preziosissimo cereale, privo di glutine, ricco di nutrienti e altamente proteico. Infine i semi di sesamo sono una preziosissima fonte di omega 3 naturale, da inserire nella nostra alimentazione. E in quella dei nostri figli, anche sottoforma di olio. Il limone ormai lo sanno in tantissimi è l’alcalinizzante per eccellenza e stimola il nostro metabolismo.
Laviamo bene sotto acqua corrente la quinoa, poi facciamola cuocere come indicato sulla confezione. Frulliamo l’avocado con sale, olio e succo di mezzo limone. Uniamo tutti gli ingredienti e alla fine aggiungiamo la nostra salsa di avocado.
10. Pomodori secchi, avocado, olive taggiasche e pinoli
Anche questa è una ricetta salva famiglia quando non ho tempo per cucinare: basta tagliare a cubetti l’avocado e a striscioline i pomodori secchi e aggiungere le olive taggiasche e i pinoli. Nulla di più semplice!
Giulia Mandrino
Siamo mamme non siamo suore: forza e coraggio, il sesso fa bene non solo alla coppia ma anche alla nostra mente e al nostro corpo. Il sesso infatti:
- stimola il corretto funzionamento del sistema endrocrino
- ha effetti benefici su tutto il sistema nervoso
- stimola il metabolismo
- migliora la qualità del sonno
- ha effetti benefici sull'apparato cardio-circolatorio
- stimola il sistema immunitario
- favorisce la diminuizione dei livelli di stress
- gli estrogeni prodotti durante il rapporto hanno effetti benefici su pelle e capelli
In commercio si trovano numerosi prodotti ma non sono convita al 100% in primis della loro consistenza, in secondo degli ingredienti contenuti: l'INCI è davvero ricco di petrolati e altri prodotti che non amo spalmarmi addosso. Ho deciso così di utilizzare l'olio di cocco non solo per il suo profumo e la sua amabilità al tatto ma anche per le proprietà antibatteriche; il secondo ingrediente è il burro di karitè per la sua unica e inimitabile sensazione burrosa che lascia sulla pelle. L'olio essenziale di lavanda è un potente decontratturante ma anche un grande antibatterico (ottimo per i lavaggi vaginali esterni anche in gravidanza e allattamento), l'ylang-ylang è l'afrodisiaco femminile per eccellenza con la rosa (l'olio essenziale di rosa damascena costa circa 90 euro per cui l'ho escluso dalla ricetta) mentre il sandalo e il pachouli lo sono per l'uomo. Scegliete voi tra questi oli quello che più vi aggrada, oppure create la sinergia qui sotto proposta.
Buon divertimento!
Giulia Mandrino