Attraversare la strada, non saltare da altezze troppo pericolose, stare attenti con i coltelli e le forbici: solo alcune delle situazioni che richiedono attenzione e cura. Il rischio è farsi male, molto male. E su questo non ci piove.
Ma dall’altro lato c’è un fatto, bello e buono: stiamo diventando troppo protettivi con i nostri figli. Basta andare al parco per rendersene conto: “Non saltare!”, “Non salire su quel gioco che ti fai male!”, “Stai attento!”.
La protezione non è di per sé negativa. Lo è però nel momento in cui precludiamo ai nostri figli la possibilità di crescere davvero, sbagliando e capendo davvero cosa sia il pericolo. Non solo perché “lo diciamo noi che è pericoloso!”.
I bambini hanno bisogno del rischio: perché dobbiamo lasciare che i nostri figli giochino liberamente lasciando che sperimentino il pericolo
I bambini hanno bisogno del rischio: in che senso? Nel senso che dovrebbero essere i bambini a capire i loro limiti, e non noi a imporglieli a priori. Come in tutto, noi genitori dobbiamo essere guide, e non insegnanti che impartiscono lezioni frontali e unilaterali. Per questo dovremmo accompagnarli nel gioco senza vietare nulla, ma spiegando i pericoli e lasciando che i bambini li comprendano concretamente.
Sì, sbaglieranno. Sì, cadranno e si sbucceranno un ginocchio (e, sì, magari si romperanno un braccio: lo scongiuriamo, ma è capitato a tantissimi bambini). Ma almeno impareranno.
Non stiamo dicendo di fare bungee-jumping o di gettarsi dalle finestre, anzi. Il problema è che siamo diventati iperprotettivi e anche i giochi più innocui e tradizionali sono diventati per noi spaventosi: arrampicarsi sugli alberi, saltare nelle pozzanghere, giocare in strada nel quartiere. Addirittura, è diventato spaventoso lasciare che i nostri bambini vadano in bicicletta da soli o tornino a casa a piedi. Ma pensiamoci: non l’abbiamo sempre fatto anche noi?
Vietare ai bambini di fare queste esperienze significa limitarli, e in maniera molto negativa. Primo scenario: cresceranno impauriti da tutto e tutti. Secondo scenario: cresceranno senza paura di nulla, nemmeno delle situazioni realmente pericolose, perché non hanno mai testato sulla propria pelle cosa significhi.
Lasciare che facciano tutti questi giochi spaventosi, quindi, è benefico. Primo perché insegna il senso del pericolo. Ma non solo: giocare liberamente aumenta l’autostima, immerge i bambini nella natura, fa loro apprezzare la vita, li rende propensi all’apertura. E li fa crescere, perché come sappiamo il gioco libero è fondamentale per la loro maturazione (fisica e mentale).
Fidiamoci dei bambini: magari si avventureranno in qualcosa di davvero pericoloso, e all’inizio sarà per loro divertentissimo. Ma sono esseri umani, e la paura prenderà il sopravvento. In maniera positiva, perché permetterà loro di capire quando è giusto fermarsi e fino a quando è possibile divertirsi. Tutti abbiamo un nostro istinto di sopravvivenza, e per i bambini è lo stesso: sono capaci, anche a livello inconscio, di valutare i rischi e di decidere come comportarsi.
Insomma, lasciare che i bambini non sperimentino il rischio è più rischioso del suo contrario: i bambini non capiscono i limiti, non sperimentano la paura. Soprattutto, rischiano di crescere pieni di fobie o, al contrario, incuranti del pericolo. Ma il vero nemico è la sedentarietà: se non gli permettiamo di giocare liberi all’aperto, come potranno crescere se non pigri e non amanti del movimento?
Diamogli le regole, quindi. Non vietiamo troppo le situazioni pericolose, e allo stesso tempo non spingiamo troppo i nostri bambini verso il pericolo. Troviamo il giusto equilibrio, facciamo capire che ci siamo, osserviamo.
Spieghiamo come si attraversa la strada in maniera sicura, facciamolo con loro, ma poi lasciamo che lo facciano da soli.
Giulia Mandrino