I bambini non sempre hanno giocato liberamente. Prima del ventesimo secolo, si iniziava a lavorare molto presto, e le occasioni di gioco erano ridotte; poi, con l'avvento del Novecento e il cambio di direzione, assicurando ai più piccoli il diritto all'istruzione questi tempi di gioco, fondamentali per la crescita si sono dilatati. I nostri nonni e i nostri genitori ne hanno beneficiato a lungo e in grande quantità, nella maniera più salutare. Ma oggi, con una scuola che prende sempre più tempo alle giornate e gli hobby e gli sport guidati dagli adulti il gioco ha preso una direzione diversa: giocare a calcio, suonare il flauto, disegnare e molte altre attività non sono più impostate come gioco, ma quasi come un prolungamento del tempo scolastico, con insegnanti al pari dei maestri.
Ma, lo sappiamo, il gioco per i bambini è un'attività fondamentale, importante tanto quanto il tempo passato tra i banchi di scuola. Attraverso i giochi di ruolo, le bambole, le macchinine, le piccole cucine in miniatura, gli strumenti musicali e i disegni i bambini iniziano a interpretare il mondo e a ottenere gli strumenti per destreggiarsi nella vita di tutti i giorni. E imparano anche così, è chiaro!
Ecco quindi perché i bambini giocano sempre meno e perché è necessario invertire la rotta: lasciamo più spazio per il gioco libero e i benefici saranno davvero tantissimi
Colazione, poi scuola, poi pranzo, poi scuola, poi lezione di clarinetto, poi nuoto, poi compiti, poi cena, poi tivù, magari un po' di tablet, poi letto. E dove sta il tempo per giocare ai giochi veri? Nel weekend? No, perché anche nel weekend c'è qualche compitino lasciato indietro, poi la gara di ginnastica, e poi si va in gita (e chissà se anche lì si giocherà...).
Meglio frenare un attimo!
I bambini hanno bisogno di imparare a staccare un momento, a scollegare la spina, a togliersi quella patina stacanovista. Non sono adulti, e quindi è inutile che riempiamo le loro giornate tanto quanto le nostre. Non preoccupatevi, l'oretta "buca" non li annoia: troveranno certamente qualcosa da fare, divertendosi e sgomberando un attimo la mente (e riempiendola di pensieri perlopiù felici!).
Oltre ad essere educativo in quanto aiuta i bambini a comprendere il mondo, ad affrontarlo e a capirne le dinamiche secondo i loro tempi e le loro predisposizioni, questo tempo "morto" è importantissimo perché insegna naturalmente ai bambini a gestire la noia, e quindi le emozioni: saper convivere con la noia, e saper riempire questo spazio temporale in maniera produttiva, è fondamentale per diventare persone in grado di affrontare i problemi, risolvere le situazioni e pazientare.
Il gioco libero, soprattutto quello di ruolo, è basilare inoltre per lo sviluppo dell'empatia. Travestendosi, giocando di ruolo con gli altri bambini e immedesimandosi in situazioni disparate il bambino impara a vedere da altri punti di vista diversi dal suo. Impara a vivere situazioni differenti, potenzia le sue competenze sociali e le attività relazionali.
Giocare liberamente, con quei giochi un po' "antichi" e semplici (come i mattoncini, le scatolette di cartone riciclate, i fustini del detersivo, i mestoli e le pentole della mamma, i suoi vestiti, le scarpe del papà, eccetera...), è inoltre decisivo per stimolare la creatività dei bambini e la loro inventiva, una skill fondamentale che gli verrà in aiuto per tutta la vita, nelle situazioni scolastiche, in quelle quotidiane e soprattutto durante quelle lavorative.
Non serve fornirgli quindi giocattoli estremamente complicati, già montati, pronti all'uso e utilizzabili secondo regole già definite. Anzi, è molto meglio lasciare loro la possibilità di sfruttare e allenare la fantasia, l'arte, la creatività. Li stimolerà maggiormente e li divertirà altrettanto, evitando di lasciarli fossilizzare in schemi precompilati.
Perché è così: ormai il rischio è che la vita dei bambini viaggi proprio attraverso questi schemi precompilati dagli adulti, binari già costruiti che portano in un'unica direzione senza possibilità di fermata. Un rischio che si corre mettendogli di fronte giocattolo tecnologici con un unico scopo e un unico utilizzo, ma anche impostando le loro giornate e riempiendole di attività sì divertenti e sì educative, ma troppo imbalsamate e troppo "adulte".
Non incorrere in questo pericolo, però, è possibile. Il primo passo è superare l'idea che quella "istruzione-divertimento sia una dicotomia". Non sono antagoniste, queste due parole, ma complici!
Dobbiamo iniziare a pensare che l'istruzione non passa solo dalla scuola o da attività dirette dagli adulti, come la musica in accademia o lo sport di squadra; e il divertimento non è così lontano dall'istruzione. L'apprendimento passa infatti tanto dalla scuola quanto dal gioco. La scuola per vie teoriche, il gioco per esperienza diretta.
La redazione di mammapretaporter.it