Tutti noi, adulti e bambini, proviamo nel corso della vita diverse emozioni : gioia, rabbia, tristezza, paura… ognuno di noi però le elabora e le gestisce in modo diverso. La capacità di individuare, riconoscere, gestire e modulare le proprie emozioni non è innata, ma viene appresa nel corso della nostra infanzia ed è chiamata “intelligenza emotiva”. Compito arduo dei genitori è quello di cercare di plasmare la vita emotiva dei loro figli, educare loro e se stessi alle emozioni, come si impegnano a guidarne la crescita intellettiva.
Lo sviluppo psico-emotivo dei bambini è ancora immaturo dal punto di vista affettivo, la loro forma-mentis non possiede ancora gli strumenti necessari per elaborare tutti gli eventi della vita, le emozioni ad essi associate però sono spesso molto intense ed è quindi importante aiutare i bambini a capirle.
Sappiamo bene che quando non si offre loro la possibilità di esprimere le proprie emozioni, la sofferenza psichica che ne deriva comporta disagio sia nella vita presente dei bambini che in quella futura di adulti e limita la capacità di giocare, imparare e crescere. Più queste emozioni vengono represse, più diventano intense, più la pressione esercitata per emergere è forte.
Come adulti è necessario facilitare l’acquisizione dell’intelligenza emotiva nei bambini attraverso :
1. l’osservazione dei loro comportamenti ( linguaggio corporeo, modo di relazionarsi, giochi e disegni);
2. un atteggiamento di ascolto empatico, sgombro da pregiudizi, accogliendo sia le emozioni positive che quelle negative, con la curiosità di scoprire come decodificano gli eventi, cercando di andare oltre le parole, ponendo domande che chiariscano le idee di chi parla e di chi ascolta, perché raccontandosi possano diventare consapevoli delle sensazioni che provano in un clima di condivisione. Per es.: il bambino dice: “ Io odio il mio fratellino!”. Possiamo rispondergli : “ Ti capisco, posso immaginare che a volte non ti piaccia, anch’io ho provato a sentirmi gelosa, ma ti ricordi ieri come è stato divertente per te giocare con lui ?”;
3. la possibilità di dare un nome alle emozioni. Fin da quando è piccolissimo, è importante parlare con il bambino, spiegandogli come si chiama la sensazione/ emozione che sta provando in modo da permettergli di riconoscerla in breve tempo e sapere che provare emozioni, anche negative, è assolutamente naturale. Per es.: il bambino lancia un gioco dopo aver ricevuto un no. Possiamo dirgli : “ Adesso sei arrabbiato, posso capirlo, a volte capita anche a me, ma il gelato adesso proprio non lo puoi mangiare”.
4. l’elaborazione di giochi che permettano di dare voce alle emozioni ( disegni, colori, costruzioni, racconti di storie, percorsi psicomotori ) proprio per arrivare a verbalizzare l’emozione provata attraverso diversi canali di comunicazione che ne facilitino l’elaborazione;
5. l’esempio che offriamo loro. Non possiamo pretendere che i bambini ci raccontino quello che provano se noi adulti non riusciamo a fare altrettanto… parliamo loro delle nostre emozioni, anche quelle poco piacevoli.
Diamoci la possibilità di vivere intensamente le emozioni e diamo ai bambini la possibilità di esprimere le loro in modo autentico. Avviare il dialogo dei cuori fin dalla primissima infanzia significa tracciare un sentiero che potrà mantenersi per sempre nella vita, specialmente se accompagnato dalla libertà di viverlo spontaneamente.
Dott.ssa Monica Contiero