Io ne sono felicissima: il mondo sta cambiando e finalmente il sessismo è quasi debellato (sì, quasi: manca ancora della strada). Ne sono felice perché so che le nostre figlie cresceranno finalmente in una società in cui verranno rispettate e valorizzate quanto i loro amici maschi. Non esiste ancora la parità di genere, purtroppo, ma sono certa che stiamo andando nella giusta direzione: l’attenzione è alta, la sensibilità verso questi temi è sempre più diffusa, e passo passo riusciremo a raggiungere l’obiettivo. Pensate solo a cinquant’anni fa, o a vent’anni fa: abbiamo fatto molta strada, da allora, e l’impegno, ora, è quello di mantenere un passo stabile.
Bene. Detto questo, c’è un altro aspetto della questione su cui dovremmo comunque soffermarci. Ovvero: i maschi. Già, i maschi. Perché essere girl power e femministi non vuol dire semplicemente riconoscere i diritti delle femmine. Significa riconoscere i diritti di tutti, indipendentemente dal genere. Perché la parità è parità, non è squilibrio. È equilibrio. È equità.
Il fatto è che ci sono episodi che fanno riflettere. L’ultimo? I commenti spregevoli di Lara Spencer di Good Morning America, che la settimana scorsa, durante la trasmissione, ha deriso con risolini e commenti fuori luogo la scelta del Principe George di seguire un corso di danza classica (qui trovate il video).
Viva il Girl Power! Ma perché continuiamo a stereotipare i maschi? Il femminismo passa anche dal de-stereotipare i maschi
Fortunatamente le risposte sono arrivate immediatamente, come quella della star del balletto Roberto Bolle, che ha preso posizione e ha chiesto ai suoi follower se fosse, a loro parere, una cosa accettabile, il comportamento della Spencer. O come l'hashtag #boysdancetoo, "anche i maschi ballano".
La reazione immediata, quindi, è stata incredulità: come può una conduttrice seguita da migliaia di persone schernire così un bambino di 6 anni? Il fatto è che questo accade quotidianamente, e non solo tra i bambini, ma anche tra gli adulti. E, si sa, i bambini imitano gli adulti, seguono il loro esempio. Se quindi in casa sentono certi discorsi (“il balletto è da femmine”, “i maschi che piangono sono femminucce”, “la cucina giocattolo no, è da casalinga”), è chiaro che poi li ripeteranno e, soprattutto, cresceranno con determinate convinzioni o, comunque, con stereotipi mentali che saranno difficili da combattere.
Ciò che dobbiamo chiederci è: ok, stiamo combattendo gli stereotipi di genere attorno al mondo femminile, ma quanta attenzione poniamo su quello maschile? Siamo sicuri di voler crescere figli maschi paurosi di esprimere il proprio essere e le proprie emozioni solo perché la società si arrocca ancora su battute e abitudini retrograde?
Chi ha detto che il balletto è una disciplina da femmine, che un maschio non può amarlo? Chi ha detto che la cucina giocattolo è un gioco che solo le femmine si divertono ad usare? Chi ha detto che i capelli lunghi sono solo da ragazze?
Vari studi mostrano tuttavia che i genitori, per quanto aperti e indirizzati verso una educazione senza stereotipi, sono ancora più a loro agio con le figlie femmine, che con i figli maschi. Ciò significa, in parole povere, che quando i bimbi maschi si impegnano in attività che in passato erano ritenute prettamente femminili, le mamme e i papà fanno ancora leggermente fatica ad accettarlo (ad esempio, la danza, la cucina, la cura della casa, il liceo sociale, le attività artistiche, la sartoria…). Lo stesso non vale per il contrario, ovvero quando sono le figlie femmine a scegliere il calcio, la matematica, il rugby, i capelli corti… E il motivo sta solo nelle circostanze attorno a noi.
Ciò che i nostri figli maschi meritano è di poter essere chi vogliono e ciò che vogliono senza essere derisi. E qui non parliamo di orientamento sessuale (ça va sans dire), ma di tutto ciò che un individuo sente di essere. Si parla di acconciatura, di sport, di passioni…
Quando ognuno, maschi o femmine, potrà essere ciò che vorrà: solo allora il mondo sarà davvero un posto migliore, fatto di pace, di crescita, di scambio, di libertà e di bellezza.