“What real men cry like”, progetto fotografico che può cambiare il mondo
Un progetto fotografico che può cambiare il mondo: “esagerazione”, direte. Ma siamo convinte che ognuno, nel proprio piccolo, possa fare davvero moltissimo per il nostro pianeta, per la pace, e soprattutto per sradicare convinzioni vecchie di secoli che frenano ancora lo sviluppo sociale e continuano a mantenere vivi pregiudizi e discriminanze che non dovrebbero più esistere.
Maud Fernhold è una fotografa giovanissima e olandese che ci piace da matti perché la sua arte si concentra sui diritti umani, sui bambini e sulla documentazione dei cambiamenti del mondo. Tra i suoi progetti, uno ci sta particolarmente a cuore: “What real men cry like”, e cioè “Come piangono i veri uomini”.
“What real men cry like”, progetto fotografico che può cambiare il mondo: Maud Fernhold mostra come gli uomini veri piangano, ed è un passo importantissimo verso la parità dei sessi
Sembrerebbe una contraddizione in termini, questo titolo. “Come piangono i veri uomini”. Ah sì? E perché finora ci è sempre stato detto che gli uomini veri invece non piangono? No, i veri uomini, i machi, i padri di famiglia, i maschi non possono piangere. Non possono mostrare le proprie emozioni. Non possono mostrarsi “deboli”. Questo ci hanno sempre inculcato.
Ed è per questo che riteniamo che il progetto "What real men cry like" (che potete vedere qui) possa cambiare il mondo: Maud vuole mostrare che i veri uomini possono piangere. Che i veri uomini piangono. Che i veri uomini non hanno paura di mostrare le proprie emozioni e le proprie debolezze, e che è proprio questo che li rende più forti e meno deboli. Maud scoperchia una convinzione vecchia di secoli che potrebbe cambiare la nostra società. Perché spesso le tensioni, le guerre o i diritti civili calpestati scaturiscono semplicemente da uomini (e donne!) che hanno paura a mostrarsi “deboli”, quando non c’è niente di più errato nel farlo.
Il progetto fotografico di Maud Fernhold “What real men cry like” mostra, in una serie di semplicissime, dirette e potenti immagini, uomini che piangono, seguite dai pensieri di ognuno sull'azione del piangere (fun fact: quasi tutti ne parlano come di un punto di forza, perché permette di capirsi meglio e rende più forti). Non donne, non bambini, solo uomini di sesso maschile. Una carrellata di primi piani su sfondo nero nel quale le lacrime, gli occhi arrossati e i nasi che colano colpiscono lo spettatore in maniera potentissima. Perché? Forse perché non siamo abituati a vederli, questi uomini che piangono. E loro sono costretti a nascondersi quando lo fanno.
Essere sensibili non significa essere deboli. Significa essere umani.
Piangere non significa scoprire il proprio fianco vulnerabile. Significa mostrarsi per quello che siamo.
Mostrare le proprie emozioni non significa dover per forza venire derisi. Significa dimostrare che esternare i propri sentimenti rende più forti, e non più deboli.
Questo progetto ci introduce un argomento per non importante, che è quello dell’insegnamento delle emozioni ai bambini. L’educazione alle emozioni è fondamentale in una società come la nostra, oggigiorno. Spesso a casa non ci si pensa più, e, per quanto una scuola possa essere attenta a questo aspetto dell’insegnamento, questa educazione non può essere delegata solamente agli insegnanti.
Soprattutto, ad essere digiuni di educazione alle emozioni sono i bambini maschi. Non possiamo negare che l’uomo che piange sia ancora stigmatizzato nella nostra società, ma questo dovrebbe assolutamente cambiare. “L’uomo vero non fa trasparire emozioni” è quanto di più deleterio possiamo insegnare ai nostri bambini (soprattutto maschi): il rischio è che crescano in uomini distaccati, autoritari, ma soprattutto poco empatici (nascondere le proprie emozioni produce una sorta di scudo contro tutte le emozioni che stanno intorno), poco ricettivi, poco coinvolti nella vita dell’altro.
L’intelligenza emotiva, lo sappiamo, è importante tanto quanto quella logica. Non basta quindi insegnare ai nostri bambini a leggere e a far di conto, ma è necessario dare loro gli strumenti per capire i propri sentimenti, per parlare apertamente di ciò che hanno dentro e per non avere timore o vergogna di mostrare le proprie vulnerabilità!
Predichiamo moltissimo riguardo alla parità dei sessi. Avere gli stessi diritti non significa solo lavare i piatti con la stessa frequenza o avere la stessa paga (sacrosanti diritti), ma anche poter piangere allo stesso modo.
Tutte le foto sono tratte da www.maudfernhold.com
Giulia Mandrino