I bambini, si sa, giocano. Attraverso il gioco il bambino fa esperienza del mondo, sperimenta e consolida nuove competenze sia cognitive che socio affettive.
Ma il bambino piccolo, nei primi sei mesi, gioca? Non possiamo parlare di gioco vero e proprio, come lo si intende comunemente ma il bambino di certo apprende già moltissime cose. Nei primi mesi, il neonato apprende soprattutto dalla soddisfazione dei bisogni primari quali ad esempio nutrirsi e sentirsi contenuto e protetto dagli stimoli che irrompono dal mondo esterno; il neonato ha bisogno di sentire confini precisi e rassicuranti come quando si trovava nel grembo materno e ritrova questa sensazione tra le braccia della mamma (o del papà). Osservando però un neonato possiamo vedere che nei momenti di veglia si guarda già intorno ed è attratto soprattutto dai volti, dai suoni e dagli odori familiari: la voce della mamma, del papà e dei fratelli, l'odore della pelle e del latte di mamma. Man mano che la sua vista si acuisce sarà incuriosito da luci e ombre, colori intensi e contrasti di colore. Dopo i primi tre mesi di vita il bambino sembra più attivo, sorride ai volti familiari e inizia a tentare di afferrare gli oggetti ma il centro della sua esperienza rimane il corpo materno. E' il corpo della mamma infatti il primo "campo di gioco" del bambino. All'inizio la mamma rappresenta per il neonato il mondo intero. Il bambino esplora il corpo materno attraverso tutti i sensi e sempre il corpo materno, nei primi tempi, fa da tramite alla scoperta del mondo esterno: con il contenimento delle braccia della mamma, il piccolo fa esperienza del movimento e dei propri confini, il corpo della mamma è esplorato attraverso il tatto e il contatto con il seno durante la poppata, il latte e la pelle della mamma hanno un sapore e un odore, i primi elementi che il piccolo cerca di afferrare sono il naso, i capelli, le mani della mamma, la voce della mamma spiega al piccolo il mondo e dà il ritmo a poppate o sonnellini.
Il neonato, quindi, gioca e impara perchè attraverso la conoscenza della mamma che interpreta e soddisfa i suoi bisogni emotivi, fisici e psichici egli sviluppa i suoi rapporti con il mondo esterno. Tutti questi contatti che il piccolo ha con la mamma vengono riprodotti nei momenti in cui è da solo mettendosi ad esempio il dito in bocca, toccando una mano con l'altra, giocherellando con le coperte; in questo modo il neonato non solo ricorda, ma ricrea, con la sua immaginazione, la presenza della mamma. Ovviamente questo non può sostituire per molto il contatto vero con la propria mamma.
Ma quindi i giochi che vengono proposti per i neonati sono necessari? Personalmente, per quello che ho raccontato e anche per esperienza personale, penso di no. Credo che giochini classici che magari fanno qualche suono o si muovono meccanicamente non siano necessari al bambino che già ha tutto il suo campo di gioco da esplorare nella mamma o in chi si prende cura di lui. Inoltre, i giochini proposti sono spesso poco accattivanti dal punto di vista sensoriale, non mutano e presto il bambino ne distoglie da solo l'attenzione. Si può però proporre al piccolo, magari appunto per i brevi momenti in cui è solo, dei giochini semplici, costituiti da materiali naturali e di facile reperibilità che possono anche essere fatti in casa con enorme soddisfazione ed utilizzati dal piccolo in altro modo nelle successive fasi di crescita. Via libera dunque a pezze di stoffa morbide (magari impregnate con qualche goccia di latte di mamma o che la mamma può tenere a contatto con la propria pelle così da svolgere anche una funzione rassicurante e calmante per il bimbo), giochini composti da perle e anelli di legno rivestite di stoffa o cotone o colorate con materiali atossici che il bimbo possa in sicurezza portare alla bocca, giochini di legno arricchiti di sonagli che suonano allo sfioro della manina.
Rossana Pescarolo, psicologa e psicoterapeuta