Let’s toys be toys, per promuovere l’uguaglianza di genere attraverso i giocattoli

Bimbe che giocano con le Barbie, bambini impegnati al gioco del meccanico: siamo abituati a questo, non è vero? Le pubblicità e le confezioni di giocattoli parlano chiaro: ci sono giochi per femmine e giochi per maschi. Ma perché le nostre bambine non dovrebbero trovarsi a proprio agio a costruire con i mattoncini e i nostri bimbi provare a inseguire il loro sogno di diventare cuochi con la loro cucina giocattolo?

“Let’s toys be toys” lo sa bene: nel gioco non esiste genere. Ma la nostra società ancora lo concepisce per compartimenti stagni. Grazie ad una campagna, però, questo potrebbe cambiare.

Let’s toys be toys, per promuovere l’uguaglianza di genere attraverso i giocattoli: il gioco è fondamentale per crescere e per questo non dovrebbe avere genere

La nostra società è ancora convinta di una cosa: se una bambina preferisce mettere i pantaloni e giocare con le Lego viene etichettata come maschiaccio, e se un bambino si diverte a preparare torte con la sua cucina in miniatura è per forza gay o effemminato. Ma siamo sicuri sia così? Nel nostro piccolo, quando eravamo bambini non c’era un gioco etichettato come maschile o femminile che ci piaceva nonostante tutto?

I giocattoli, dopotutto, servono solo ad una cosa: a crescere. A imparare. A provare. A far correre l’immaginazione. Perché quindi i bambini non dovrebbero sentirsi liberi di giocare con quello che gli pare e piace a prescindere dai pregiudizi?

Qualcuno finalmente e fortunatamente se ne è accorto: “Let’s toys be toys” è una realtà che cerca di promuovere tra le società produttrici di giocattoli, tra i rivenditori e tra i pubblicitari una nuova idea di giocattoli, per giungere ad un punto nel quale i giocattoli (e i libri per bambini) non siano più etichettati per genere, ma semplicemente descritti per il divertimento che portano e per lo stimolo che danno ai nostri bimbi.

“Let’s toys be toys” è nata grazie ad un gruppo di genitori del sito “mumsnet” che, frustrati dal vedersi sempre propinare pubblicità estremamente improntate sul genere specifico dei giocattoli, hanno deciso di creare una campagna marketing per cercare di abbattere gli stereotipi. Partendo dalla radice. Perché certo che possiamo dare ai nostri bambini i giocattoli che preferiscono, ma il problema societario parte dal marketing che sta a monte.

Attraverso una raccolta firme su change.org l’associazione sta riuscendo a portare il suo messaggio ai produttori e ai rivenditori di giocattoli, e finora sono già molte le aziende che hanno aderito, da The Entarteiner a Boots fino a Debenhams, che nei loro negozi hanno eliminato le sezioni “Maschi” e “Femmine”. Anche John Lewis ha rimosso dai suoi cataloghi e dal suo sito la sezione boy e girl relativa ai “suggerimenti per i regali”: in effetti chi lo dice che una bambina vuole proprio una bombola al posto del Meccano o che un bimbo preferisce le macchinine al posto dei glitter per i lavoretti o dell’aspirapolvere giocattolo?

Tutto questo ha l’obiettivo di rendere l’industria dei giocattoli più inclusiva. Se i bambini non vedono etichettati i loro giocattoli ci giocheranno più volentieri, divertendosi senza sentirsi a disagio.

La strada è ancora lunga, certo: da una loro ricerca del 2017 è emerso che gli stereotipi sono ancora super presenti nei cataloghi di giocattoli, con i bambini rappresentati di più a giocare con le macchinine e le bambine a giocare con le bambole. Il 97% dei bambini intenti a giocare con le pistole giocattolo erano maschi, le bambine erano quasi sempre rappresentate con giochi “domestici” come la cucina o il prendersi cura di una bambola.

Anche nel caso di giocattoli ormai considerati per tutti: quasi solo le bimbe sono fotografate con strumenti artistici e quasi solo i maschietti con le costruzioni.

Ma i genitori di “Let’s toys be toys” non hanno preso in considerazione solo i cataloghi: nel 2015 hanno studiato le pubblicità in tv (trovando un netto contrasto tra i modi nei quali i giochi “per maschi” e “per femmine” vengono rappresentati, così come quello tra i linguaggi); nel 2014 hanno osservato i siti web di giocattoli, notando che la distinzione tra “maschi” e “femmine” è ancora molto presente (sebbene in misura minore rispetto al 2014).

Cosa possiamo fare se ci piace questo loro impegno? In primo luogo cercare di sensibilizzare a nostra volta chi troviamo sul nostro cammino. Iniziamo parlandone con i commercianti di giocattoli della nostra città: magari nemmeno loro si rendono conto della cosa!

Possiamo poi firmare le loro petizioni. Ce ne sono una relativa ai giocattoli e una dedicata ai libri per bambini.

Infine, possiamo donare qualcosa per la loro causa, dal momento che il lavoro è svolto esclusivamente da volontari. Basta andare sulla pagina dedicata e donare anche solo una piccola quota!

Giulia Mandrino

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