Il gioco dell’oca, risiko, saltinmente, nomi-cose-città, le carte da ramino e scala quaranta… I giochi in scatola e da tavolo rimangono sempre nel cuore perché anche se ci giochiamo sporadicamente le serate passate in famiglia attorno al gioco, ridendo, sfidandosi, litigando un po’ e vantandosi per le piccole vincite sono sempre entusiasmanti e soprattutto divertenti.
Ma quali sono i giochi da tavolo, in scatola e di società più adatti ai nostri bambini? A quale età possono iniziare a giocare a quel determinato gioco? E ci sono giochi indicati per spronarli a imparare la logica, la lingua e la matematica in determinati momenti della loro vita?
Ecco dunque i più bei giochi da tavolo suddivisi per età, per passare serate in famiglia e con gli amici divertentissime e stimolanti!
Una simpaticissima tombola senza numeri, ma con tanti animali della fattoria! Per divertirsi e anche per imparare i nomi degli animali, il loro ambiente e ciò che c’è in una fattoria (perché i bambini faranno mille domande, oltre a divertisti un mondo!).
Il classico dei classici, forza 4 piace ai bambini più grandi ma nulla vieta di cominciare a giocare con i bimbi più piccoli (con la supervisione di noi grandi, in modo che non ingoino i dischetti!). Mettere in fila quattro dischetti dello stesso colore è uno stimolo a imparare la logica in maniera molto, molto ludica.
Questo gioco a noi piace da matti, perché con dei semplici dadi con moltissimi disegni e simboli ci permette di creare insieme ai bambini delle storie divertentissime. Lanciando uno alla volta i dadi, ognuno inventa un pezzetto della storia in base al simbolo o al disegno che capita. Pian piano si formerà la narrazione, una narrazione collettiva divertentissima che stimola i bambini a creare, ragionare, parlare e cercare parole nuove.
Un consiglio: non giocateci solo oralmente ma trascrivete, via via che si formano, le storielle inventate: a volte sono esilaranti!
Anche questo è un classico, e non serve solo per stimolare la memoria! Serve per divertirsi moltissimo con i bambini, che molto spesso ci battono a mani basse! A noi piace molto questo in legno, bellissimo da vedere e da toccare.
Non può mancare tra i giochi da tavola il gioco dell’oca, con i dadi e il percorso verso l’obiettivo finale. La competitività qui comincia a farsi sentire, ma essendo così divertente alla fine il messaggio che passa sempre è l’importanza del giocare e del partecipare, lasciandosi coinvolgere per una serata divertente.
Un gioco di abilità, di velocità, di ragionamento e di creatività: la bomba, con un timer variabile, viene passata tra i giocatori, che dopo aver svelato una delle carte del gioco devono nominare un oggetto associato a quell’immagine (ad esempio: da sole possiamo dire ombrellone, spiaggia, stella, raggio…). Se la bomba “scoppia” nel momento in cui il giocatore sta ancora ragionando viene eliminato! La bomba è davvero divertente e davvero stimolante!
In Cortex Challenge Kids (la versione per bambini dell'omonimo gioco da tavolo) sono presenti diversi rompicapi per sfidarsi a colpi di ingegno. Sono tutti molto stimolanti e divertenti, perché vanno dalle sfide tattili alle sequenze logiche, dai labirinti ai giochi di memoria.
Manualità fine, precisione, equilibrio: giocare a Jenga, la torre instabile di mattoncini di legno, con i bambini è super divertente, con loro che si impegnano di brutto e noi che, credendoci “superiori”, alla fine perdiamo sempre! Sempre con il sorriso, naturalmente.
I bimbi hanno imparato a scrivere? È il momento di giocare a “Nomi-cose-animali”. Ogni giocatore ha un foglio diviso in colonne con varie categorie (che possiamo scegliere di volta in volta!): nomi, cose, animali, città, automobili, libri, film, attori, cartoni animati… Ad ogni turno si sceglie una lettera dell’alfabeto e in 60 secondi (o più) i giocatori devono scrivere i nomi che vengono loro in mente e che iniziano con quella lettera. Alla fine del tempo si sommano i punti (zero per chi non ha trovato la parola, 10 per chi ce l’ha e 5 per chi ne ha una scritta anche da altri). Alla fine della partita ognuno somma i punti di ogni manche e vince il punteggio più alto!
Il gioco di carte che tutti abbiamo amato e che ci ha insegnato la competitività vera quando qualcuno lanciava nella nostra direzione la carta del “+4”! Scherzi a parte, uno è davvero divertente e utile (logicamente e matematicamente) e permette di passare una serata giocando a carte con giochi diversi da quelli tradizionali e più “antichi”.
Più si è meglio è: chi non ha mai giocato a Twister? Non un gioco da tavolo ma da tappeto, Twitter è esilarante con i bambini (molto più elastici di noi!), che senza dubbio ci batteranno, con il loro equilibrio e la loro malleabilità!
Con le sue favolose ed iconiche tessere in legno è tra i nostri preferiti, e con i bambini più grandi è davvero entusiasmante. Anche loro cominciano ad avere un vocabolario ampio, e questo gioco oltre a divertire permette a loro (e a noi!) di allenare le capacità letterarie, cercando nei meandri del nostro cervello le parole più strane!
Indovinare una parola attraverso una serie di icone: sembra semplice o stupido, ma questo gioco vi conquisterà e non potrete più farne a meno! È da “adulti”, ma in realtà anche i bambini più grandi possono giocarci, portando la loro creatività e la loro freschezza. Semplicemente, si formano squadre di due giocatori. I due si siedono vicini e scelgono una parola che gli altri dovranno indovinare. Per farlo, collocheranno alcune pedine sulle icone presenti sul cartellone del gioco. L’associazione tra le varie icone sarà la soluzione per scoprire la parola! Il primo giocatore che scopre la parola o la frase riceve 2 punti e il giocatore che alla fine della partita ha più punti è il vincitore.
Giulia Mandrino
“Dai, cantiamo insieme! La tua voce guiderà la mia”. Un pezzettino del ritornello del cartone animato che negli anni Novanta molti di noi amavano moltissimo, “Tutti insieme appassionatamente”, oggi ci torna utile per capire il prezioso aiuto che il canto ha sulla psicologia, sulla serenità e sulla mente, soprattutto nei momenti di depressione. In questo caso parliamo della depressione post partum, un argomento delicato che ci vede sempre coinvolte profondamente: se ne parla ancora troppo poco, e ogni notizia scientifica che dà un po’ di speranza alle madri è per noi preziosa e da custodire.
In questo caso a dare una notizia sorprendente alle madri e alle famiglie è il British Journal of Psychiatry, che ha pubblicato uno studio che rivela i bellissimi e positivi effetti del cantare in gruppo ai nostri bambini, per combattere la depressione che purtroppo sempre più spesso segue il parto, e che colpisce moltissime madri.
Lo studio a cui ci riferiamo è stato pubblicato sul British Journal of Psychiatry ed è stato condotto dalle ricercatrici Rosie Perkins e Daisy Fancourt. Lo studio che hanno intrapreso ha preso in considerazione 134 madri con sintomi della depressione post partum e ha provato a capire se alcuni gruppi di intervento che prevedevano il cantare insieme ai propri bambini potesse ridurre questa patologia nelle 40 settimane successive al parto.
La depressione che segue il parto colpisce moltissime donne, e l’obiettivo era trovare una pratica che potesse velocizzare la guarigione e ridurre i sintomi della malattia.
Le studiose hanno quindi diviso le madri in tre gruppi. Nel primo le mamme tenevano sessioni di canto tutte insieme (con i loro bimbi al seguito); nel secondo le sessioni erano semplicemente gruppi di gioco; il terzo gruppo prevedeva invece che le mamme ricevessero le cure solite e normali (come il supporto della famiglia, gli antidepressivi e le pratiche di meditazione).
In realtà tutte le madri hanno tratto beneficio da queste pratiche, ma ciò che le ricercatrici sono riuscite a sottolineare sono i miglioramenti in sole 10 settimane che le madri nel gruppo “musicale” sono riuscite a raggiungere. Dovevano semplicemente cantare tutte insieme delle ninna nanne e delle canzoni per l’infanzia (provenienti da varie tradizioni del mondo) ai loro bambini. Il risultato è stata una guarigione molto più veloce rispetto alle madri divise negli altri due gruppi.
Già nelle prime sei settimane di studio le madri del gruppo che utilizzava i canti come terapia hanno mostrato una diminuzione del 35% dei sintomi della patologia psicologica che le affliggeva.
Il potere curativo della musica è noto da secoli, e l’applicazione di questa musicoterapia nell’ambito della depressione post-partum è secondo noi un’intuizione davvero fantastica e utile, che dà la possibilità alle madri di guarire più velocemente senza ricorrere ad interventi invasivi come l’utilizzo spropositato di antidepressivi.
I risultati potranno essere sfruttati in moltissimi ma semplici modi, come ad esempio l’offerta alle madri di gruppi di supporto e sostegno basati su questa pratica, che molte donne preferirebbero se paragonata alla sola prescrizione di medicinali antidepressivi o sedute singole di psicoterapia.
Naturalmente il supporto della famiglia e dei medici è sempre raccomandato, ed è naturalmente essenziale per la guarigione. Tuttavia i gruppi di canto possono essere un valido aiuto, sommato alle classiche terapie!
Giulia Mandrino
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Vengono dalla Colombia e dal Venezuela ma ormai sono di casa anche nella nostra cucina! Parliamo delle arepas, focaccine a base di farina di mais che accompagnano benissimo tutti i nostri piatti (sono un contorno delizioso) e che possono essere farcite a piacimento.
Tra le ricette piemontesi che preferiamo ci sono le paste di meliga (dette anche paste di melia), deliziosi biscottini che prendono il nome dal termine dialettale per indicare la farina di mais fioretto (la meliga, appunto), che sta alla base della preparazione. Una ricetta davvero gustosa e leggera per avere sempre i piccoli dolcetti a colazione o merenda! E la nostra versione è senza glutine, per tutti gli intolleranti o i celiaci!
In legno, in stoffa, incollate al muro… E poi in materiale naturale, colorate, concettuali, alla moda, in corsivo, in stampatello… Di lettere per la cameretta ce ne sono una miriade e sono bellissime. Con le letterine possiamo infatti comporre il nome dei nostri bambini, appendendolo poi o sopra ai lettini o sulla porta d’entrata della cameretta, sopra la scrivania oppure semplicemente in un angolo per renderlo più intimo e decorativo.
A noi piacciono moltissimo e ci siamo sbizzarrite tra Amazon ed Etsy per trovare le migliori sul mercato, dalle più classiche a quelle più “fancy”!
Partiamo con le classiche lettere in legno per la cameretta, quelle con i pagliaccetti e gli animali che andavano moltissimo quando eravamo piccoli noi (le potete acquistare qui). Il loro successo ha un motivo: sono davvero carine e intramontabili, e appendendo queste nelle cameretta dei nostri bambini ci daranno un senso di nostalgia e di intimità davvero fortissimo, ricordandoci la nostra infanzia!
Sempre in legno, ecco le lettere più “classiche” ed eleganti in stampatello minuscolo: sono davvero belle nella loro semplicità! Le possiamo acquistare qui.
Deliziose sono poi le scritte personalizzate in stoffa. Il nome del bambino in questo caso diventa un peluche tenero e morbidoso, che accoglie in cameretta portando tantissima simpatia e senso di confort. Su Etsy le possiamo trovare qui, nel negozio “Fatto da Desy”.
Anche queste sono bellissime, con uno stile un po’ più contadino e all’antica, per una cameretta romantica e floreale.
Il nome in legno scritto in corsivo è certamente l’ultima moda in fatto di home decor. Ecco dunque il nome per cameretta più cool che possiamo desiderare, sempre su Etsy!
Per variare possiamo anche scegliere l’iniziale del nome, e non in nome intero del bambino. In questo caso bellissimi sono i quadri realizzati con i fili di lana a comporre una piccola opera d’arte geometrica e carinissima da vedere. Anche in questo caso le possiamo trovare su Etsy, scegliendo le lettere che ci servono (che verranno poi realizzate su commissione).
Sempre singola lettera (che però possiamo anche decidere di accostare ad altre per comporre il nome), ma stavolta super cool, innovativa, hipster e alla moda: la lettera illuminata (a LED, quindi ecologica!) per trasformare la cameretta in un piccolo cinemino d’altri tempi. La troviamo qui.
Infine, un’altra soluzione super alla moda e alternativa alle classiche lettere: la lavagnetta luminosa sulla quale possiamo comporre le frasi (in questo caso i nomi dei bambini!) corredandole con cuoricini o altri simboli. Tornerà utile non solo per fare arredamento, ma anche quando i bimbi impareranno a leggere e a scrivere le lettere!
Giulia Mandrino
Qualche giorno fa a Venezia è stata ospitata una convention che ci è piaciuta moltissimo: Gusto in Scena ha infatti organizzato “La cucina dei senza” di Marcello Coronini, evento ispirato al primo libro dell’autore (che potete trovare qui) in vista dell’uscita del suo secondo lavoro.
Coronini ha invitato una manciata di chef stellati a questo congresso di alta cucina di Gusto in Scena e li ha sfidati: dovevano preparare piatti deliziosi e d’avanguardia partendo da ingredienti di buona qualità e con sapori decisi senza aggiungere grassi, sale e zucchero!
Il risultato? Eccolo!
La convention aveva un leitmotiv: l’utilizzo delle spezie. Attraverso le spezie, infatti, è possibile ottenere piatti super gustosi e saporiti evitando ingredienti che non fanno esattamente bene (come, appunto, lo zucchero, il sale e i grassi) senza rinunciare al piacere della buona, buonissima cucina.
In particolare, come ha spiegato Marcello Coronini, negli ultimi anni sta avendo un grande successo la curcuma, che come sapete noi usiamo moltissimo, e siamo quindi molto contente di sentire ciò che Coronini aveva da dire: “Negli ultimi anni” ha spiegato, “le spezie stanno rientrando in cucina, alcune anche come “elementi salvavita””. La curcuma, in particolare, sta vivendo una nuova stagione: ricavata dalla radice di una pianta che cresce nelle aree tropicali e subtropicali di Asia e Africa, è riconosciuta come antiossidante, antiffiammatorio, depurativo e perfino antitumorale. “Ma non tutti sanno – ha aggiunto Coronini – che per attivare la curcumina, il suo principio attivo, la curcuma deve essere assunta in combinazione col pepe”.
Gli chef stellati invitati da Marcello Coronini erano i seguenti: Luca Veritti del Met di Venezia, Lucia Marchini de L’erba del Re di Modena, Paolo Teverini di Bagno di Romagna, Alessandro Gilmozzi di El Molin di Cavalese, Gianpaolo Raschi di Guido a Rimini, Oliver Glowing (allievo di Gualtiero Marchesi), il pasticciere Raffaele Minute del Vecio Fritolin di Venezia, Gaetano Simonato del Tano passami l’olio di Milano. E poi Vincenzo Donatiello e Alberto Santini, restaurant manager e wine director del Piazza Duomo di Alba e del Dal Pescatore Santini di Runate.
I piatti presentati sono stati moltissimi e tutti interessanti e gustosi, e tutti orientati verso la filosofia del “Senza”. Quali ci sono piaciuti di più?
Certamente lo spaghetto di carote con semi di lino e curcuma in salsa di pomodoro Piccadilly e peperoncino Habanero di Paolo Teverini, che ha sfruttato appieno le spezie in un piatto completamente naturale.
Delizioso anche il piatto di Gaetano Simonato, che ha tolto dal suo piatto burro e panna sostituendoli con dell’olio extravergine d’oliva per preparare la sua mozzarella con triglia, basilico, menta, acciughe del Cantabrico e spezie.
E poi onore a Raffaele Minute del Vecio Fritolin di Venezia: il pasticcere è riuscito a preparare degli ottimi dessert senza aggiungere nemmeno un grammo di zucchero e sfruttando il sapore curioso e sorprendente delle spezie.
Giulia Mandrino
Ieri vi abbiamo parlato del nuovo Fitbit Versa, il dispositivo da polso innovativo ed elegante per noi genitori, perfetto per monitorare costantemente e con stile la nostra salute, la nostra attività fisica e i nostri ritmi (soprattutto quello del sonno e - per noi donne - quello mestruale).
E per i bambini? Per i nostri figli c’è un altro dispositivo altrettanto figo, innovativo e bellissimo, che ci piace molto perché è un oggettino fantastico da indossare (a loro piace da matti!) e allo stesso tempo è uno strumento utilissimo per tenere sotto controllo la loro salute, durante la giornata e durante lo sport.
Il nuovo Fitbit per bambini si chiama Ace e non è pensato solo per il monitoraggio: oltre ad avere un design accattivante e semplice che invoglia i bambini ad indossarlo (effettivamente è proprio bello, in tantissimi colori!), ha delle funzioni fantastiche, che vanno dal controllo dei valori della salute fino alla proposta di sfide con i familiari e con gli amici. Questo perché Fitbit vuole stimolare i bambini a fare movimento, in maniera sana e divertente (e voi sapete quanto è importante spronare i nostri ragazzi a muoversi in questo mondo iper tecnologico!).
I bambini oggigiorno si muovono pochissimo e spesso manco ce ne accorgiamo, abituati come siamo alla sedentarietà. Ma dopo le molte ore passate dietro al banco di scuola e alla scrivania di casa i nostri figli hanno un bisogno fisiologico di muoversi in libertà! Ecco perché lo sport, ma anche semplicemente le uscite all’aperto in ogni stagione, sono alla base di un corretto sviluppo motorio (ma anche mentale: la natura e l’aria aperta, così come il movimento, sono fondamentali per la crescita in tutti i sensi). Ecco perché Fitbit Ace ci piace: perché sfruttando la tecnologia porta comunque i bambini a muoversi, a divertirsi, a scatenarsi e a tornare ciò che sono, e cioè piccoli esseri umani che fanno ciò più gli piace, e cioè muoversi, muoversi, muoversi!
Fitbit Ace, dunque, si presenta come un braccialetto sottile con cinturino regolabile progettato per i bambini dagli 8 anni che monitora costantemente i passi giornalieri, le attività (i “minuti attivi”, che come i passi possono essere impostati con un obiettivo giornaliero) e il sonno (utilissimo per i bambini, che spesso soffrono di sonno agitato o comunque non riposante, soprattutto nei periodi di stress). La batteria dura fino a 5 giorni e il dispositivo è resistente all’acqua.
Si possono anche impostare degli obiettivi (come ad esempio 250 passi ogni ora), oppure dei promemoria per il movimento. Non solo: al raggiungimento degli obiettivi i bambini riceveranno delle medaglie virtuali e dei messaggi di incoraggiamento, uno stimolo ulteriore per il movimento!
Come famiglia, possiamo creare un account Fitbit sui nostri smartphone. In questo modo non terremo monitorati solo i nostri dati (provenienti da Fitbit Versa), ma anche quelli dei bambini. E in questo modo anche la privacy dei bambini è sicura: potendo collegare infatti tra loro i Fitbit Ace per sfide con gli amici e con la famiglia (divertentissime!), i genitori avranno comunque sempre sotto controllo i dispositivi collegati tra loro!
In questi giorni possiamo già acquistare in prevendita il Fitbit Ace per i nostri figli (basta andare sul sito di Fitbit). Per trovarlo nei migliori negozi, invece, dovremo aspettare il secondo trimestre del 2018!
Giulia Mandrino
Babywearing sì, babywearing no? Innanzitutto, cos’è il babywearing? Ed è possibile considerarlo montessoriano?
“Babywearing” significa letteralmente “indossare il proprio bambino” ed è un’attività che prevede l’utilizzo di marsupi e (soprattutto) fasce per portare il proprio bambino in braccio. Noi siamo assolutamente per il babywearing con le fasce, che permettono moltissima possibilità di movimento per la mamma e che, su tutto, creano un legame profondissimo con il proprio bambino, che sensorialmente si sente vicinissimo alla mamma (e al papà).
Detto questo, ci sono due scuole di pensiero. C’è chi considera questa pratica molto montessoriana e chi assolutamente no. Ma vediamo perché, e cosa ne pensiamo noi di mammapretaporter.
Chi dice che il babywearing non sia montessoriano porta sostanzialmente un argomento: quello dei movimenti del bambino, che essenzialmente sarebbero limitati dalla posizione imposta dalla fascia. In realtà la fascia è comodissima soprattutto nei primi mesi di vita del bambino, e, via via verso i tre anni, la si usa meno, andando a seguire le fasi naturali della crescita e dei movimenti del bambino. La “costrizione”, quindi, è limitata, ed è in realtà qualcosa che al bambino, a livello emotivo, fa molto bene, perché il senso di protezione che percepisce è qualcosa di davvero molto importante e fondamentale.
Detto questo, noi consideriamo il babywearing parecchio montessoriano. Perché?
Innanzitutto, proprio per il senso di protezione di cui parlavamo. La vicinanza così stretta alla mamma o al papà dà al bambino un senso di confortevolezza e di piacere insostituibili. Soprattutto, rassicura, e questa rassicurazione dà un senso di sicurezza potentissimo che sarà poi fondamentale per la crescita del bambino, anche pensando all’indipendenza teorizzata da Maria Montessori. Non un vizio, quindi, ma una spinta a sentirsi al sicuro che si ripercuote positivamente sulla crescita.
Questa vicinanza, poi, è davvero molto utile per dare la possibilità al bambino di sperimentare, di crescere e di affacciarsi al mondo con i propri tempi. Questo perché la fascia, permettendogli di stare super vicino alla mamma, dà al bambino un senso “uterino” che gli dà sicurezza, lo fa sentire a suo agio. E sentirsi a proprio agio è il primo passo per affacciarsi poi alla realtà, pian piano e con dolcezza.
La fascia permette anche un’altra cosa, e cioè l’esposizione all’esterno. La mamma lo protegge, e il bambino si sente protetto, ma allo stesso tempo partecipa alla vita di chi lo sta portando. Fa ciò che fanno mamma e papà, sentono la loro voce, vedono il mondo che vedono loro, costantemente, e questo incrementa lo stimolo alla comunicazione, prima non verbale e poi verbale. I corpi di mamma e bambino comunicano tra loro costantemente, quando in fascia, e mentre cresce il bambino avrà la possibilità di vedere da vicino la conversazione verbale, le bocche che si muovono e i suoni che ne escono, venendo stimolato e assorbendo moltissime informazioni utili. È una stimolazione mentale incredibile, naturale e sinuosa, efficace e quasi inconscia.
Allo stesso modo, un forte stimolo lo danno i sensi. Essendo la sensorialità uno dei concetti principe della pedagogia montessoriana non possiamo fare finta di nulla. L’olfatto e il tatto, soprattutto, vengono super stimolati in fascia. Sappiamo quanto il contatto fisico tra la mamma e il bambino sia importante, e la fascia in questo senso è perfetta. Il bambino assapora costantemente gli odori della mamma e del papà, ascolta la loro voce, tocca la loro pelle, e tutto questo è uno stimolo fortissimo per la sua crescita e per la scoperta del mondo!
Non dimentichiamo, poi, l’importanza della natura nella pedagogia di Maria Montessori, delle passeggiate e del gioco all’aperto. La fascia, così comoda, permette di uscire quando vogliamo, approfittando di ogni momento e di ogni giornata per uscire con il nostro pupo all’esterno!
Giulia Mandrino
Amanti del Reggio Approach, genitori alla ricerca di laboratori domenicali, bambini affascinati dalle attività ludiche più disparate: le domeniche al Centro Loris Malaguzzi sono per voi (e anche per gli insegnanti che vogliono aggiornarsi!). E tornano domenica 18 marzo 2018 con le loro solite, amatissime proposte per grandi e piccini.
Il Centro Internazionale Loris Malaguzzi si trova a Reggio Emilia, in viale Ramazzini 72/A, e ci piace perché oltre ad essere un punto di riferimento per quanto riguarda la pedagogia del Reggio Approach (che abbiamo sviluppato in questa sezione) propone sempre attività ludiche e didattiche aperte a tutti che a nostro parere sono imperdibili. Le loro Domeniche al Centro sono un concentrato di divertimento, creatività ed educazione, e ogni mese noi una capatina la facciamo.
Questa domenica, 18 marzo 2018, il programma è come sempre interessante e vasto. Ci si può iscrivere ad una o a più attività, a partire da quelle per gli educatori e gli insegnanti (la visita all’Atelier e l’esperienza interattiva) fino a quelle per i bambini e i genitori. Ma vediamo nello specifico.
Si parte alle 16 con l’Atelier Raggio di Luce, questa domenica dedicato al corpo nel momento in cui attraversa la luce, il buio e l’ombra, con un lavoro pensato dai danzatori e dai coreografi Federica Parretti e Peter Byworth insieme agli atelieristi del Centro. Sarà in due turni, alle 16 e alle 17.30, ed è pensato per i bambini dagli 0 ai 4 anni.
Si passa poi al laboratorio Atelier Paesaggi Digitali dedicato ai bambini e ai ragazzi dai 5 ai 14 anni: di nuovo in due turni (16 e 17.30), l’Atelier si concentrerà sull’esplorazione della natura attraverso materiali analogici che daranno vita a nuovi mondi.
Interessantissimo anche Punti di Vista_Stop Motion (anche qui alle 16 e alle 17.30), nel quale i bambini e i ragazzi dai 5 ai 14 anni sperimenteranno le animazioni visive possibili con la tecnica bellissima dello stop motion (un laboratorio interessante e davvero utile per il loro futuro creativo, nemmeno a dirlo!).
Ecco quindi Bulb, dedicato ai disegni di luce fra apparizione e scomparsa. Anche questo è pensato per i bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni (il turno delle 16), ed è curato dagli atelieristi del Centro. Alle 17.30, invece, parteciperanno i bimbi dai 2 ai 5 anni.
Ecco quindi “I tanti colori dei Bianchi e dei Neri, variazioni grafiche”, atelier con strumenti grafici che lasciano segni diversi su diversi tipi di carta. Il primo turno, alle 16, è per i bimbi dai 3 ai 6 anni, mentre il secondo per i più piccini, dagli 0 ai 2 anni.
Come sempre non mancheranno gli eventi collaterali, come gli incontri virtuali con uno scambio di messaggi in “Piazza_Piazze”, o lo scambio di libri “Salvato da Re Mida” (opportunità di scambiare libri salvati dal macero per rimetterli in circolo! Favoloso!). Molto sensoriali sono infine “Aroma balsamico”, un laboratorio per bambini e genitori per scoprire l’aceto balsamico di Modena, e “Tè per te”, nel quale i bimbi e le famiglie potranno comporre i propri tè, tisane e bevande profumate con fiori e frutta.
State pensando di iscrivervi? Visitate la loro pagina!
Giulia Mandrino
Vi avevamo già parlato dei braccialetti elettronici per i bambini, di quelli con il GPS per avere sempre sotto controllo i loro movimenti quando sono lontani da noi e di quelli per monitorare la loro salute.
Oggi vogliamo invece parlarvi di un braccialetto per adulti. Anzi, di uno smartwatch accessibile, che ci piace soprattutto perché permette di tenere sotto controllo la salute di noi genitori. Soprattutto di noi mamme, con una funzionalità femminile incredibilmente utile.
Molti di voi già conosceranno Fitbit, il dispositivo indossabile per il monitoraggio delle nostre attività, dal sonno allo sport. In questi giorni l’azienda ha lanciato una nuova linea di smartwatch, Fitbit Versa: si tratta di un dispositivo da polso molto carino che rispetto a molti altri ha un prezzo abbastanza accessibile (199,90 euro, disponibile in prevendita qui e da aprile 2018 presso i migliori rivenditori) e che comprende davvero una miriade di funzionalità.
È molto carino, dicevamo, perché rispetto a molti altri smartwatch o wearable pensati per il fitness ha un design davvero innovativo, moderno ed elegante allo stesso tempo. E tra le funzionalità che più apprezziamo ci sono il rilevamento del battito cardiaco costante (24 ore su 24) e quello dei cicli del sonno (per monitorare la salute del nostro riposo), che si sommano alle funzioni più “frivole”, come l’ascolto della musica e l’interazione con il proprio smartphone (possiamo, ad esempio, eseguire pagamenti contactless avvicinando semplicemente il nostro Fitbit al POS, oltre che tenere tutti i dati monitorati attraverso l'app dedicata!).
Utilissimo è però soprattutto il nuovo sistema di monitoraggio della salute femminile che potremo trovare sul nostro Fitbit Versa (scaricandolo sul nostro smartwatch): attraverso esso sarà comodissimo tenere sotto controllo il ciclo mestruale mettendolo in relazione ai propri dati di salute generale, ottenendo così un quadro completo sul nostro stato di benessere.
Perché è utile? Perché anche se pensiamo di conoscere il nostro ciclo, in realtà tutto è molto complesso (pensiamo che l’80% delle donne non conosce le fasi mestruali e oltre il 70% di noi non è in grado di identificare la durata media corretta di un ciclo!). Oltre a segnare le date del nostro ciclo, con Fitbit Versa potremo registrare i sintomi (come il mal di testa, i crampi, l’acne, le perdite pre e post ciclo…), ottenere previsioni sui prossimi cicli, monitorare la fase in cui ci troviamo… Il tutto a nostro beneficio ma anche a quello del nostro ginecologo, che alla visita potrà risalire alla panoramica e ai dati specifici che abbiamo segnato.
Il tutto, poi, va a finire nella panoramica delle statistiche, che ci permette di vedere in un’unica situazione i nostri dati relativi al fitness, alla salute giornaliera e settimanale, alle attività e alle frequenze cardiache, con consigli motivazionali e suggerimenti di programmi per mantenere questo benessere.
Anche le funzioni più “social” sono incluse nel nostro dispositivo da polso Fitbit: Fitbit Versa ci può anche infatti ricordare gli eventi, i promemoria, le festività, le sfide sui social…
Oltre a tutte queste funzioni, Fitbit Versa, come tutti i dispositivi dell’azienda, è davvero semplicissimo da utilizzare, con la sua grafica e le sue funzioni super intuitive. E poi la batteria dura fino a quattro giorni! Così potremo dimenticarci di ricaricarlo, stando sempre con il pensiero alla possibilità che si spenga e ci lasci a piedi.
E per i bambini? Restate con noi: tra pochissimo avremo una novità imperdibile anche per loro!
Giulia Mandrino