Lo sviluppo cognitivo è il processo di evoluzione delle capacità intellettive dell’essere umano, capacità che acquisisce in maniera differente in base al momento della sua vita. Lo sviluppo cognitivo permette di immagazzinare le informazioni prese dall’ambente circostante e di riutilizzarle nella vita quotidiana. Ma come accade questo nel bambino?
Lo ha spiegato bene con i suoi studi Jean Piaget, uno dei massimi studiosi dello sviluppo cognitivo, in particolare di quello del bambino. Ma vediamo insieme di cosa trattano le sue teorie e perché è importantissimo per la pedagogia contemporanea.
Jean Piaget è vissuto nel secolo scorso (nacque nel 1896 e morì nel 1980) ma le sue teorie sono validissime ancora oggi. I suoi studi sono partiti sempre dall’osservazione del bambino, attraverso la quale è riuscito a stilare una serie di tappe tipiche dell’infanzia, tappe che descrivono bene lo sviluppo della cognizione e dell’intelletto del bambino nei primi anni di vita.
Attraverso questa osservazione Jean Piaget è riuscito a giungere ad una teoria, l’epistemologia genetica. Di cosa si tratta? In altre parole, l’epistemologia genetica spiega come lo sviluppo dell’intelligenza dell’essere umano, e in particolare dell’infante, passi dall’evoluzione del pensiero alla luce dell’esigenza del corpo di adattarsi all’ambiente circostante. L’intelligenza, quindi, è per lui strettamente legata alla capacità di adattamento all’ambiente esterno, sociale e fisico, di una persona.
L’intelligenza di un essere umano, dunque, è una funzione cognitiva che permette di adattarsi all’ambiente esterno, garantendo l’equilibrio tra le strutture cognitive. E in effetti ciò che spinge la persona a formare strutture mentali organizzate e complesse si può chiamare anche il “fattore d’equilibrio”.
In altre parole più semplici, parafrasando gli studi di Jean Piaget possiamo dire che l’intelligenza e lo sviluppo cognitivo abbiano un’origine individuale, ma l’ambiente esterno e i fattori sociali (le interazioni) possono influenzare questo sviluppo (al contrario di altre teorie che dicono esattamente il contrario, e cioè che i fattori esterni siano addirittura la causa dell’intelligenza).
L’equilibrio tra le strutture cognitive di cui parlavamo consente al bambino di rafforzare le sue conoscenze e di sviluppare il suo intelletto. Il tutto attraverso l’interazione tra ciò che già possiede e ciò che riceve dall’ambiente esterno. Un esempio chiarisce meglio questo processo: quando il bambino ha già assimilato dentro di sé un comportamento “base” che possiede per natura (come ad esempio il lanciare gli oggetti) scopre che un altro comportamento produce qualcosa di più piacevole (come ad esempio un suono quando muove questo oggetto senza gettarlo), e da quel momento impara qualcosa di nuovo.
Il bambino, insomma, organizza le funzioni intellettive innate, che ha dentro di sé, con quelle che apprende dal mondo esterno, e la combinazione dei diversi schemi mentali andrà a costituire proprio lo sviluppo cognitivo della persona. Si crea dunque un equilibrio, come dicevamo, e questo equilibrio porta, attraverso la logica e il pensiero, al controllo dell’ambiente circostante.
Nel momento in cui un nuovo elemento (una nuova informazione) entra nel quadro che si è creato, il bambino percepisce una sorta di disequilibrio. A questo punto cercherà un nuovo equilibrio, modificando gli schemi cognitivi costruiti precedentemente, ampliando le conoscenze.
In tutto questo, Piaget ha anche individuato diverse fasi che durante l’infanzia caratterizzano lo sviluppo cognitivo. Anche se, dunque, ogni essere umano, ogni bambino ha le sue capacità, i suoi tempi e i suoi schemi, c’è una sorta di pattern che potremmo prendere come modello di riferimento. Questo pattern è composto da cinque fasi dello sviluppo cognitivo:
0-2 anni: è la fase senso-motoria, durante la quale il bambino passa dall’utilizzo dei riflessi innati, della ripetizione e dell’istinto a l’uso di comportamenti che gli permettono di capire le conseguenze sul corpo e sull’esterno. Tutto ciò che viene prodotto sull’ambiente esterno dai suoi comportamenti sono nuove informazioni. Prima queste informazioni sono quasi riflessive, ma dai 18 mesi il bambino sviluppa già un ragionamento simbolico che gli permette di capire concretamente e testare le conseguenze delle sue azioni sull’ambiente.
2-4 anni: si chiama fase pre-concettuale. In questi anni il bambino sviluppa un pensiero ego-centrico, e crede che tutti capiscano ciò che pensa, ciò che desidera. È durante questi due anni che acquisisce un linguaggio più utile a spiegare le cose che pensa e le cose che si trova attorno, ma non ha ancora sviluppato la capacità di passare dal ragionamento generale a quello particolare.
4-7 anni: sono gli anni del pensiero intuitivo, durante i quali il bambino acquisisce un sacco di informazioni (anche grazie all’interazione con gli altri bambini alla scuola materna), ma non ha ancora immagazzinato la capacità di metallizzare l’azione come causa di conseguenze, o come mezzo per raggiungere un fine.
7-11 anni: Pian piano, durante la “fase delle operazioni concrete”, il bambino rafforza la coordinazione tra le azioni che compie e il pensiero induttivo. Comincia anche a passare dal particolare al generale e dal generale al particolare. Tuttavia, ancora per un po’, il bambino continua a legare il pensiero e i processi cognitivi alle azioni.
11-14 anni: L’azione e il pensiero deduttivo si incastrano sempre di più in questa fase delle operazioni formali e il preadolescente riesce ora a immaginare scenari e a mettere in atto azioni legate a questi scenari. Assimilazione (l’inserimento delle informazioni di base nella struttura cognitiva dell’individuo) e accomodamento (la modifica delle strutture cognitive attraverso l’interazione con l’ambiente circostante, fisico e sociale) sono quindi sempre più in equilibrio ed è grazie a questo equilibrio che il ragazzo può ora sviluppare la capacità di giudizio, la misura, la comprensione dei simboli e la relatività dei differenti punti di vista.
Leggendo le teorie di Jean Piaget, si capisce bene l’importanza del suo pensiero sulla pedagogia. Perché se è vero che l’intelligenza del bambino è innata, è anche più che vero che ciò che riceve dall’esterno è altrettanto importante e fondamentale per il suo sviluppo. Insomma: un bambino può essere estremamente intelligente, ma se la sua intelligenza non viene stimolata con agenti esterni che gli permettono di allenare le sue capacità di adattamento, equilibrio, assimilazione dei concetti e pratica di ciò che riceve, la sua intelligenza non si svilupperà mai.
Questo significa che gli stimoli che proponiamo ai nostri bambini sono importantissimi. Che il gioco libero (durante il quale, attraverso i ruoli, i bambini sperimentano la vita adulta) è fondamentale. Che è necessario lasciare che sperimentino il pericolo. Che niente è “inutile”, né gli stimoli sensoriali montessoriani, né il gioco, né la lettura, né l’ascolto delle parole di noi adulti, né l’imitazione di ciò che facciamo, né lo sport, né le chiacchierate.
Giulia Mandrino
Stem: Science, Technology, Engineering, Mathematics. Ovvero le materie scientifiche. Ma perché va tanto di moda dire STEM, oggigiorno? Perché in realtà questo acronimo non esaurisce il suo significato al semplice “materie scientifiche”, ma si espande fino a diventare un argomento per sensibilizzare sulla parità di genere.
Perché, diciamolo, sono molto poche le donne negli ambiti scientifici, e quando le troviamo ce ne stupiamo. Un retaggio della nostra cultura, questo, che può essere combattuto. Non obbligando le bambine a studiare le materie scientifiche in quanto tali e per partito preso, ma almeno proponendo a tutti, maschi e femmine, gli stessi campus, le stesse opportunità e le stesse attività ludico-scientifiche!
Gli stereotipi sono molto insidiosi, perché si infilano nella nostra mente senza che ce ne accorgiamo, facendoci vedere il mondo con degli occhiali distorti dal retaggio culturale. È per questo che, volenti o nolenti, a molti fa ancora strano vedere donne astronaute, uomini ballerini, bambine che giocano a calcio o bimbi a cui piace da morire cucinare con la mamma. Fortunatamente stiamo superando questo scoglio. Ma in alcuni campi restano ancora moltissimi pregiudizi e stereotipi che anche non volendolo condizionano la vita dei nostri bambini e delle nostre bambine.
Da qualche parte, quindi, bisogna partire. E perché non partire da un dato? Le ragazze che studiano all’università le materie scientifiche e tecnologiche in Italia sono solo il 12% del totale degli studenti. E l’Italia è solo un esempio, perché la tendenza è comune in tutto il mondo.
Le STEM sono nate quindi da questo dato: grandi compagnie tecnologiche e piccoli imprenditori dediti alla causa hanno cominciato a proporre tour, hackaton, campus, campi estivi e attività variegate dedicate interamente alle donne e alle bambine che vogliono avvicinarsi alle materie scientifiche (e proprio in questi giorni a Milano è tempo di #STEMinthecity, la seconda edizione della maratona dedicata al talento femminile nel mondo delle scienze - ve ne parliamo qui).
Il divario tra i maschi e le femmine nell’ambito scientifico nasce proprio da uno stereotipo, quello per il quale le materie scientifiche non sarebbero “adatte” alle donne, non sarebbero nelle loro corde. Magari è vero, magari la maggior parte delle rappresentanti del genere femminile è più portata per studiare le materie umanistiche o artistiche. Ma questo non significa che il resto delle donne debba privarsi del piacere di poter studiare una materia che ama, sentendosi sempre gli occhi addosso e soprattutto sentendosi come un unicorno in un mondo maschile. Perché il rischio non è solo quello di non sentirsi accolte, ma dall’altra parte c’è il pericolo che una donna brava nel suo campo scientifico venga esaltata e osannata in maniera eccessiva, facendo passare il messaggio che quello non sia il suo luogo e che quindi sia ancor più brava dei suoi colleghi uomini proprio per questo motivo.
No, le STEM sono per tutti, e non è il sesso a definire la bravura di una persona.
Detto questo, la stem-mania è qualcosa di positivo e ragguardevole proprio perché vuole smuovere le coscienze e instillare piano piano in tutti noi una convinzione che dovrebbe essere dentro di noi naturale: ognuno può studiare ciò che vuole. Indipendentemente dal sesso.
Ecco perché dobbiamo prendere questa mania con il giusto atteggiamento. Le STEM non sono fatte per obbligare le bambine a studiare le materie scientifiche. Sono un’opportunità. Sono un valido strumento per capire se quello è il campo di interesse delle nostre figlie. Come in tutte le cose, non dobbiamo indirizzarle, ma guidarle proponendo varie discipline e lasciando capire a loro quale sia la loro strada.
È giusto e bello, quindi, approfittare delle maratone STEM, dei corsi, dei campi estivi e delle attività che stanno spuntando qua e là, portandoci le nostre bambine. Se mostreranno interesse, sarà bellissimo vederle diventare nella vita degli ingegneri, delle astronaute, dei medici e delle tecniche informatiche toste. Ma sarà anche bello vedere che la matematica non è proprio il loro mestiere, portandole invece a teatro o nei musei, i loro luoghi prediletti. Oppure in piscina, a danza e al campo da calcio, perché da grandi si vedono sportive.
Le STEM non sono per tutti, nemmeno per tutti i maschi. Sono per coloro che le amano, indipendentemente dal sesso. Noi cerchiamo solo di esserci sempre, per i nostri figli, insegnando il rispetto per gli altri e per le loro scelte e supportando la strada che vorranno percorrere con impegno.
Ridursi all’ultimo minuto e rimediare una minestrina o una pasta in bianco: l’abbiamo fatto tutti, non vergogniamocene! Le famiglie disordinate sono proprio quelle che preferiamo, perché ne facciamo parte anche noi.
Quando troviamo servizi che ci aiutano un pochino, dunque, non ci nascondiamo dietro un dito e non sdegniamo la cosa, anzi! Di tanto in tanto un aiuto in casa lo chiediamo anche noi, per non parlare delle volte in cui i nonni e gli zii ci hanno salvato la giornata!
Anche quando si tratta di cibo, quindi, abbiamo ormai trovato il nostro cavaliere salvatore. La consegna a domicilio! No, non va contro i nostri principi di cucina naturale. E sapete perché? Perché ordinare fuori non significa solo cibo spazzatura o strappi alla regola, anzi. Molte volte ordiniamo da ristoranti di cui ci fidiamo, le cui preparazioni sono molto simili alle nostre. Non solo: sapete quanto amiamo la cucina etnica, e in questo senso la consegna a domicilio è una manna dal cielo, sia nei momenti di caos in cui non riusciamo a cucinare un pasto decente sia quando semplicemente vogliamo passare una serata diversa a casa!
A chi ci affidiamo? A Mymenu, comodissimo, di fiducia e di qualità.
Mymenu è il servizio di consegne a domicilio che preferiamo, e i motivi sono semplicissimi. Sono veloci, puntuali e comodi, ma soprattutto hanno più di trecento ristoranti affiliati in cinque città (Padova, Modena, Verona, Bologna e Brescia) e più di 400 driver, ovvero il personale (professionale e molto cordiale!) che porta direttamente a casa nostra i prodotti che ordiniamo. Con puntualità, dicevamo, tanto che anche solo qualche minuto di ritardo si traduce in un buono sconto da utilizzare sulle prossime consegne.
Ma il punto che certamente va maggiormente a loro favore è la qualità dei locali affiliati a Mymenu, qualitativamente molto alti e tra i più conosciuti nelle città.
Qualche esempio? Per quanto riguarda i ristoranti giapponesi troviamo Yoshi, Zushi, Tao, Ikai… Per i locali storici e tradizionali abbiamo invece la Terrazza Carducci, l’Osteria da Ugo, la Vecchia Pirri (andata in onda su 4 Ristoranti), la Bottega Scapin, Tartare18, La Polveriera… Ci sono poi il Fiorital (il ristorante di pesce che porta il fresco direttamente dalle navi del Mare del Nord), il Calandrino e la sezione pasticceria, e infine La Romana, la storica gelateria, che distribuisce a domicilio i suoi deliziosi gelati solo con Mymenu.
E poi, ovviamente, gli etnici, i nostri preferiti! A Mymenu sono affiliati il Buddha, il Peace n Spice, La Pagoda, l’Elefante Blu, il Rangoli…
Questo è possibile grazie alla selezione diretta che il personale di Mymenu svolge. Prima di avviare la collaborazione, infatti, i responsabili si recano direttamente in ogni ristorante valutandone la qualità e la bontà.
Detto questo, non ci nascondiamo: anche noi spesso ci affidiamo alla consegna a domicilio di Mymenu. E non solo per la (innegabile!) comodità, soprattutto nei giorni più caotici e pieni di impegni! Ordinare fuori, scegliendo tutti insieme il menù, è qualcosa che ci piace moltissimo fare in famiglia, sbizzarrendoci e cambiando ogni volta genere. Sushi, indiano, classicone lombardo, pesce, pizza… E poi, sì, il gelato!
Giulia Mandrino
Questa ricetta viene dalla Toscana ed è deliziosa: associa la morbidezza della classica focaccia con la dolcezza dell'uva e il risultato è una focaccina perfetta per merenda!
La colazione con il cornetto è un must. E diventa ancora più goduriosa se le brioches le proviamo a fare in casa! Questa ricetta vi permetterà di preparare con le vostre mani delle brioches multicereali davvero deliziose per una colazione con i bambini deliziosa e sfiziosa!
Vanno bene per merenda (per i bimbi che amano il salato ma non solo!) ma sono ottimi anche come antipasto, da servire su un bel piatto decorato ai nostri ospiti. E poi basta metterle in un bel sacchetto ermetico per conservarle un paio di giorni! Parliamo delle nostre focaccine alle olive, un must della nostra cucina a cui non rinunceremmo mai.
I datteri al naturale già ci piacciono. Immaginate quindi l'esplosione di gusto quando li arricchiamo con ingredienti semplici ma energetici, creando così una merenda perfetta sia per noi che per i bimbi. Scegliendo la ricotta di pecora, poi, eviteremo di utilizzare dei derivati del latte vaccino, rendendo il tutto molto più digeribile e leggero!
Prodotti bio, certificati, sicurissimi, 100% naturali. Prodotti che vengono dal Salento e che all’interno non contengono solo amore, ma anche il culto della lentezza e della perfezione. Metodi di produzione antichi valorizzati dalle tecnologie moderne.
Abbiamo scoperto l’azienda cosmetica “I Santi di Diso”: creme, sieri e oli davvero magnifici che ci hanno conquistato non solo perché efficaci, ma anche perché rispettosi della nostra pelle, dell’ambiente e della tradizione!
“I Santi di Diso” prende il nome proprio dal paese in cui sorge l’azienda, nel Salento: a Diso (paesino sulla penisola salentina devotissimo ai santi apostoli Filippo e Giacomo) Marco Maffeis e Laura Carli hanno fondato, nel 2017, un’azienda cosmetica con un obiettivo ben preciso in testa: utilizzare una tecnologia all'avanguardia in totale rispetto ed armonia con il processo naturale di coltivazione delle piante del Salento per creare una linea cosmetica mediterranea moderna.
Seguendo la filosofia della slow cosmetica, l’azienda produce oggi una gamma di prodotti cosmetici assolutamente d’eccellenza, biologici, naturali, senza nickel e non testati sugli animali (e quindi vegan ok e cruelty free), in laboratori estremamente igienici e attraverso un processo produttivo certificato bio che rispetta non solo l’uomo, il fruitore, ma anche l’ambiente.
Anche la profumazione dei prodotti, piacevole e davvero avvolgente, è innovativa, naturale e rispettosa, e per questo eccezionale: I Santi di Diso utilizza erbe e piante bio cresciute senza utilizzo di pesticidi e sostanze chimiche, e gli aromi che sprigionano i prodotti derivano proprio dalla terra salentina, ricchissima di timo, menta, elicriso, salvia, rosmarino, lavanda, calendula e altre erbe, piante di olivo, melograno, mandorlo, limone, eucalipto e pino marittimo.
Su tutti (e ce ne sono davvero moltissimi, dedicati al viso e al corpo, a noi adulti ma anche ai bambini e agli adolescenti), sono due i prodotti che sentiamo di consigliarvi.
Come potete immaginare, il primo è l’olio di mandorle dolci, che non manca mai nei nostri armadietti. Perché? Perché lo utilizziamo davvero per un sacco di cose, per noi e per i nostri bimbi: per le labbra screpolate, per i bagni oleosi naturali (fin dai primi giorni di vita), come crema idratante, per massaggiare la pelle dei bambini (e la nostra!), per lenire le irritazioni da pannolino, per proteggere i capelli durante l’estate…
L’olio di mandorle dolci bio de I Santi di Diso è davvero ottimo, emolliente, protettivo e idratante, ed è completamente biologico, oltre che privo di alcol, SLS, parabeni, paraffina e petrolati.
Lo stesso vale per la crema viso 24h, a base di un altro ingrediente che amiamo: l’aloe vera (di coltivazione biologica). L’estratto di questa pianta aiuta la pelle a idratarsi immediatamente, ma soprattutto ne migliora l’equilibrio, lasciandola luminosa e vellutata. La profumazione (come sempre con i loro prodotti!) è deliziosa, e la texture leggera che rende piacevolissima l’applicazione rende questa crema perfetta per tutti i tipi di pelle.
Giulia Mandrino
Sapete cosa indica l’acronimo STEM? “Science, Technology, Engineering and Mathematics”, ovvero “Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica”. Tutto chiaro e semplice, ma questa sigla nasconde un concetto molto più profondo. “STEM” indica infatti tutte le iniziative volte a educare alle materie scientifiche cercando di combattere gli stereotipi di genere e la disuguaglianza. Insomma: le attività STEM vogliono coinvolgere i bambini e i ragazzi nella matematica e nelle materie scientifiche divertendo, stimolando la competitività e infondendo in loro valori umani imprescindibili.
Proprio domani alla Fabbrica del Vapore di Milano sarà presente una delle realtà STEM più conosciute e amate, Bricks 4 Kidz®, per scoprire il cosmo attraverso i classici mattoncini Lego e i robot più entusiasmanti!
Il Comune di Milano ha organizzato in questi giorni (da oggi fino al 13 aprile) una maratona dedicata alle STEM per promuovere la diffusione delle materie tecniche, scientifiche e digitali, #STEMinthecity. La seconda edizione della maratona dedicata al talento femminile nel mondo delle scienze ha inaugurato proprio oggi al Teatro alla Scala. In questo ambito, Bricks 4 Kidz® ha organizzato un laboratorio dedicato al cosmo, partendo dall’utilizzo dei mattoncini Lego e della robotica.
Bricks 4 Kidz® è nato nel 2008 in Florida, sotto l’amministrazione Obama, in prima linea nell’incoraggiare allo studio delle materie STEM (sfruttate in maniera avanguardistica per superare il gender gap tra maschi e femmine e per abbattere le barriere della disuguaglianza): l’obiettivo di Bricks 4 Kidz® è quello di introdurre e accompagnare i ragazzi dai 3 ai 15 anni nello studio delle materie scientifiche attraverso un metodo super innovativo che coinvolge soprattutto l’uso dei mattoncini Lego®.
Bricks 4 Kidz® ha ideato questo metodo di studio e lavoro inventando mix specifici ed elementi tecnici Lego® che, combinandosi, permettono di creare 250 modelli motorizzati su tre livelli di difficoltà. Tutto questo è contenuto nei “Project Kit”, e i ragazzi, attraverso questi kit, possono seguire percorsi di approfondimento didattico per imparare in maniera molto concreta le materie scientifiche STEM più disparate, dall’astronomia alla fisica, dalla matematica alla biologia, dalla geografia all’architettura, dalla meccanica all’ingegneria digitale.
Una didattica molto concreta, dunque, quella di Bricks 4 Kidz®, che permette ai ragazzi di costruire con le proprie mani robot, modelli in scala e mille altri ingegnosi oggetti, studiando la realtà dei concetti applicati alla vita pratica. E non sono solo le competenze logiche e d’intelletto a venire stimolate: utilizzando le proprie mani, i ragazzi allenano moltissimo le abilità motorie fini, la manualità, così come le abilità organizzative, il problem solving, il riconoscimento degli errori e le abilità creative, sociali ed emozionali.
Attraverso il gioco, i ragazzi immaginano, ragionano, costruiscono, pensano… E in tutto questo si interessano alle materie scientifiche, anche quando poco stimolati dal sistema scolastico o dalla società, che mostra solo i maschi intenti nella risoluzione dei problemi sui motori o in grado di programmare un computer.
Il laboratorio è riservato alle scuole e si terrà nella Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore dalle 11 alle 12.50. Per prenotarsi, è necessario iscriversi tramite la segreteria di STEM in the city.
Se tuttavia vi interessano le attività di Bricks 4 Kidz® anche fuori da questo appuntamento (organizzano anche bellissimi campi estivi!), la loro sede italiana si trova a Torino, ma potete trovare eventi anche a Milano, Napoli e Bari (dove sono appena stati aperti due nuovi centri in franchising). Per tutte le informazioni, rimandiamo al sito di Bricks 4 Kidz® Italia.
Giulia Mandrino
Quando un evento ti prende il cuore non puoi farci niente. E questo ci ha proprio conquistate, per gli intenti che ha e per ciò che già sta facendo. Giovedì scorso, 22 marzo 2018, abbiamo avuto il piacere di partecipare alla presentazione dell’evento “#fattiGRANDE - Apri la porta sul futuro”, durante il quale Mission Bambini ha presentato il progetto nazionale “Servizi 0-6: passaporto per il futuro”.
Ora ve ne parliamo, perché crediamo moltissimo in questo progetto e perché speriamo che grazie all’aiuto di tutti noi potremo davvero svoltare la vita di moltissime famiglie in difficoltà. E quindi di moltissimi bambini!
Il progetto parte da un semplice presupposto: le famiglia in difficoltà economica, in Italia, sono davvero moltissime. E a pagare le conseguenze di questa difficoltà non sono solo gli adulti, ma soprattutto i bambini, che oltre a soffrire di certe mancanze rischiano di vedere sfumare il proprio diritto all’istruzione. Come? Sin dalla scuola materna e dal nido, poiché le madri (soprattutto quelle single) sono dilaniate in una situazione che le vede impossibilitate a portare i bimbi all’asilo ma allo stesso tempo in difficoltà a lavorare. Un cane che si morde la coda, insomma. E questo è solo uno degli esempi che possiamo portare per farvi capire quanto sia importante che le scuole materne e i nidi amplino la loro gamma di servizi alle famiglie, per andare incontro davvero a tutti.
“Servizi 0-6: passaporto per il futuro” vuole fare proprio questo: offrire opportunità educative (di qualità!) a più di 1500 bambini in tutta Italia, appartenenti alla fascia 0-6 e quindi fruitori potenziali degli asili e degli asili nido. Questi 1500 bambini appartenenti a famiglie in difficoltà grazie ai contributi dati alle scuole potranno così frequentare le scuole e assicurarsi un’istruzione pari a quella dei coetanei provenienti da famiglie non in difficoltà.
Il progetto ci ha coinvolto moltissimo, soprattutto dal punto di vista emotivo, e abbiamo colto volentieri l’occasione di parlarne perché siamo convinte che per trasformare il mondo in un luogo migliore basta cominciare a fare qualcosina nel proprio piccolo. Noi ci uniamo dunque al progetto #fattiGRANDE, e speriamo che qualcuno di voi si accodi con entusiasmo a noi!
Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta. Partiamo da un presupposto: i numeri dicono moltissimo, perché in Italia i bambini appartenenti a famiglie così povere da non potersi permettere nulla sono addirittura 1 su 10. Dal 2006, quindi Mission Bambini con #fattiGRANDE è riuscito ad aprire le porte delle scuole materne a circa cinquemila bambini in tutta Italia. Dare l’opportunità di frequentare l’asilo (con anche un supporto concreto a livello di pappa, pannolini, cure, vestiti ed educazione) quando in casa ci sono difficoltà è essenziale: significa aiutare loro a crescere, ma soprattutto la loro famiglia a migliorare, in un circolo virtuoso che può spezzare il girotondo del cane che si morde la coda di cui parlavamo prima.
Dare un aiuto concreto ad un bambino è quindi semplicissimo: basta supportare con ciò che abbiamo Mission Bambini. Sostenete la campagna, oppure partecipate alla Milano Marathon del prossimo 8 aprile (tutte le informazioni le trovate qui): ci sarà anche #fattiGRANDE: potrete conoscere da vicino i protagonisti in prima linea!
Insomma, tutto questo ci piace moltissimo: il progetto ha concretezza, si aiutano bambini e famiglie vere, reali. E Mission Bambini lo dimostra anche spiegando ciò che i bambini riceveranno in base al dono che facciamo loro: con 15 euro contribuiremo a dare materiali educativi alle scuole; con 30 euro i bambini riceveranno delle scorte (preziosissime!) di pannolini; con 50 euro nutriremo un bambino per un mese, con pappe complete per garantirgli una alimentazione corretta. E una volta donato riceveremo la nostra ricompensa!
Per donare basta cliccare questo link e seguire le istruzioni!
Giulia Mandrino