Pubblico con piacere la lettera di una lettrice di nome Elena, che ha deciso di aprirci il suo cuore, Giulia Mandrino
"Cara Sara, ti parlo da mamma, forse come se fossi tua mamma perchè ho 50 anni tra poco. Spero che le mie parole possano aprirti il cuore e anche la prospettiva, perchè a volte le persone fortunate come te, proprio per la fortuna che ha caratterizzato la propria esperienza di maternità, non sono in grado di andare oltre al proprio vissuto, limitando quindi la propria prospettiva e rischiando di essere proprio fuori luogo.
A 30 anni ero una donna in carriera, ero felicemente sposata e il desiderio di un figlio neanche mi balenava lontanamente. Poi dopo un paio di anni sono diventata zia e mi si è aperto un mondo: ho incominciato a comprendere che non "si è cosa si fa" ma " si è ciò che si è", quindi che il vero NOI, almeno per me, non sta nel lavoro, nello "spaccare" il mondo, in quel bisogno continuo di fare, progettare, ricercare, ma nell'essere mamma. Tutto semplicemente qui. Era tutto molto più facile rispetto a quello che pensavo, non dovevo dimostrare nulla a nessuno, dovevo solo fare quello per cui il mio corpo era progettata. Avevo 34 anni, pensavo comunque di avere tempo, ma ho deciso di smettere la pillola a dicembre dopo duemesi dal mio 34 esimo compleanno; passano i mesi ma della gravidanza neanche l'ombra. Dopo 10 mesi incomincio a calcolare i giorni dell'ovulazione, poi a misurare la temperatura, con grande stress per e mio marito. Dopo 14 mesi inziamo a fare le analisi e all'inizio sembrava che non ci fossero problemi; poi dopo l'ennesimo esame arriva la chiamata della ginecologa che purtroppo mi diagnostica una problematica che rende impossibile da parte mia il concepimento se non tramite fivet. Ne abbiamo fatte davvero davvero tante, in Italia, all'estero; siamo andati in Spagna e abbiamo tentato la fecondazione eterologa ma neanche così è andata a buon fine. A 38 anni ero una donna distrutta, mi sentivo sconfitta dalla vita: non potevo avere la cosa che più volevo, quella per cui tutte le altre donne sono fisiologicamente programmate. Nel culmine della mia depressione mio marito ha pensato bene di andarsene e di chiedere il divorzio; dopo un'anno e mezzo la sua nuova compagna era incinta. Credo non servano commenti sul mio stato di benessere psicofisico in quel periodo.
Una mia amica dopo 6 mesi dalla notizia della gravidanza che avrebbe reso papà il mio ex marito di cui ero per altro ancora follemente innamorata, una mia amica mi trascina a forza fuori di casa: era una giornata uggiosa di ottobre e io non volevo assolutamente ricordare il mio 41esimo compleanno. Alle tre ero in macchina con lei, in tuta e assolutamente sciatta: mi porta in un hammam dove donne arabe con mani grandi e sapienti si prendono cura di me facendomi sentire di nuovo donna. Parrucchiere e poi via a una festa dove ho conosciuto un uomo simpatico e buffo, con inaspettati momenti di autorevolezza da responsabile finance qual'era. Era spuntato un nuovo amore, un amore dolce, delicato, rispettoso e con profonde radici: qualcosa che non avevo mai pensato potesse esistere. Anche lui separato senza figli dopo non aver preso ovviamente precauzioni per un anno abbiamo deciso di provare la strada dell'adozione ma nè io nè lui potevamo ancora sposarci , in quanto dovevamo attendere ancora un anno per cui per ora quella strada non era percorribile. A malincuore abbiamo deciso di tentare la fivet, dicendoci che ci davavmo al massimo 3 tentativi poi avremmo mollato il colpo e ci saremmo dedicati ad altro.
La prima non va, la seconda nemmeno, la depressione fa di nuovo capolino e con essa la paura di essere ancora abbandonata: lui mi dimostra amore e dedizione, mi sono sentita supportata e amata per quello che ero, ossia Elena, non Elena senza figli. Riproviamo e magia, la gravidanza parte e ora sono felicemente mamma di due gemellina che riempiono la nostra vita e il nostro cuore di luce immensa.
Sarei stata felice lo stesso Sara? Si, avrei trovato il modo, come uno trova il modo di esserlo anche dopo una disgrazia in famiglia. Per me sarebbe stato lo stesso. Ce l'avrei fatta, ma ne avrei sofferto per sempre perchè per me essere mamma era il senso finale della mia vita, la famosa ciliegina sulla torta. Era tutto ciò che volevo. E quando vuoi una cosa, almeno io faccio così, lotti, lotti come una leonessa per ottenerla. Non è autodistuzione, è un desiderio ardente che da senso al tutto, è pura passione per la vita e anche per te stessa, perchè stai lottando per cià che vuoi.
Elena"
La displasia broncopolmonare (BPD) è un disturbo cronico degenerativo che colpisce molti bambini nati pretermine con basso peso alla nascita, specialmente quelli che hanno avuto necessità di ventilazione meccanica e di ossigenoterapia. Trattare con successo la BDP puo' ridurre l'incidenza di altre problematiche che spesso si sviluppano in concomitanza di un parto pre-termine. Gli effetti delle terapie attuali sono poco soddisfacenti per cui si cercano nuove vie per trattare questa patologia. L'utilizzo delle cellule staminali mesenchimali (MSC) sembra essere promettente: i primi dati a disposizione indicano che le cellule staminali mesenchimali della gelatina di Wharton, presente nei cordoni ombelicali, possono avere potenziali benefici nel preservare I neonati dagli effetti di questa patologia. Numerose restano ancora le domande a cui rispondere, tra le quali anche la corretta quantità utile di cellule da trapiantare o gli intervalli piu' idonei tra le infusioni da effettuare. Le cellule staminali mesenchimali possono essere utilizzate sia come trattamento che come profilassi. Considerando che non tutti i neonati prematuri sono a rischio di sviluppare una displasia broncopolmonare, occorre avviare studi per eventuali markers che consentano di identificare su quali potenziali pazienti può essere condotta.
articolo tratto da http://link.springer.com/chapter/10.1007/5584_2014_27
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
La fibrosi cistica è una patologia mutiorgano potenzialmente mortale che ha una incidenza dello 0.737 ogni 10.000 nella popolazione mondiale. Nonostante vi siano stati importanti progressi nelle terapie proposte, purtroppo i pazienti continuano a non avere una soddisfacente qualita di vita. Lo stadio finale della malattia comporta ancora una alta mortalità e pone i pazienti nella necessita di sottoporsi ad un trapianto polmonare. Le cellule mesenchimali presenti nella gelatina di Warton dei cordoni ombelicali sembrano essere una promettente alternativa al trapianto con cellule staminali midollari o embrionali: la loro somministrazione deve essere applicata attraverso ripetute infusioni, a causa del rapido ricambio delle cellule epiteliali polmonari. Comunque l'ancora scarsa capacita di incorporamento delle cellule staminali rimane ancora un problema clinico da risolvere.
articolo tratto da http://link.springer.com/
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Facili da fare, davvero semplici: sono un ottimo regalo per coccolarci ma anche un pensiero carino da fare ad una amica. Guardate che meraviglia il risultato in quest'immagine tratta dal sito
Le varietà sono davvero tantissime! Trovate la ricetta base scaricabile in fondo all'articolo mentre qui sotto vi spiego come personalizzare le vostre bombe da bagno con forme e oli essenziali differenti.
- Per fare delle bombe di relax per noi mamme super stressate possiamo utilizzare come oli essenziali ylang ylang e lavanda;
- per fare un pieno di energia lime e arancia;
- per ritrovare a sintonia con il nostro femminile legno di rosa, palmarosa e geranio d'Egitto.
Altre personalizzazioni possono essere fiori secchi come la lavanda o le rose (
Oppure in forme particolari come per esempio questi simil-biscotti (
Ecco qui sotto la scheda con la ricetta base tratta dal sito greenme.it
Giulia Mandrino
immagine tratta da http://living-learning-eating.blogspot.it/
Spesso in gravidanza due aggettivi banali condizionano il benessere psico-fisico materno: grande e/o piccolo.
Definire in modo perentorio la stazza del feto e quindi del neonato possono portare la mamma a conclusioni errate riguardo il suo stato di salute in utero o neonatale e (soprattutto per l'aggettivo "grande") sull'andamento di travaglio parto portando addirittura alla scelta del taglio cesareo.
Per altro queste definizioni condizionano anche l'agire dei professionisti della maternità.
La prima cosa che mi preme dire è che si definisce MACROSOMA ovvero un bambino GRANDE dove l'aggettivo potrebbe in parte influenzare scelte, andamento di quella gravidanza, un neonato con peso uguale o maggiore a 4500 gr (International Classification of Desease).
L'altra è che non sono mamma, suocera o vicina di casa a poter influenzare le vostre percezioni guardando la pancia e dando verdetti per ogni cosa, non solo per le misure ma anche per la data del parto etcetc (pancia alta, bassa, tonda, a punta...)
Esami strumentali come l'ecografia e ancor più esami manuali come l'esecuzione delle manovre di Leopold (palpazione addominale per avere informazioni sul feto) possono dare indicazioni - ma non certezze – sulla dimensione fetale e conseguentemente neonatale.
Ogni mamma ha delle percezioni sulla sua pancia, sul suo piccolo. Sono il suo "sentire" e non fatevelo portare via, molte volte mamme a cui era stato detto "Oh signora che figlio grande!" o viceversa sul piccolo ci hanno detto come alla fine loro sentissero che era il figlio adeguato a loro, al loro corpo al di la delle definizioni e delle soglie di peso ... e quelle mamme hanno avuto ragione!
Ostetrica Veronica Pozza
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Prima che scorriate l'articolo, con in testa questa domanda, ne sfato subito l'aspettativa: NESSUNO. Si, non sono proprio nessuno per parlarne, ma siccome in maniera tangenziale è la terza volta che ne raccolgo i racconti e ne tasto i segni e le ferite, ho deciso che pur non essendo nessuno, forse posso riportare parte della mia esperienza di ascoltatrice. In questo periodo per me è un tema caldo. Una delle mie più care amiche si è avventurata in quell'inferno. Non trovo le parole, non so esserle vicina come vorrei, nonostante lei me lo chieda mettendomi al corrente di come sta. Ora, dopo due fivet fallite, è depressa al punto che ha sospeso il lavoro. Nonostante ciò, è tale ed ardente il desiderio di diventare madre che vuole provare per la terza volta. Non ho parole giuste... in fondo, il fatto che io sia mamma, per quanto non ci siano gelosie ed attriti, mi rende, con la mia esperienza, come una pozione urticante su di una pelle sottile e screpolata. Per qualche giorno mi sono chiesta perché la mia amica non mi risponda ad un messaggio... sono preoccupata, ma non so se faccio meglio a rispettare il suo silenzio o pregarla di darmi notizie... Insomma, un bel pasticcio, che rischia per giunta di indebolire un'amicizia che ritengo familiare e calda.
Cerco ora di ripercorrere quanto avviene, rifacendomi ai racconti della mia amica che chiamerò Sabrina per l'occasione. Dopo avere preso la decisione di provare una Fivet che sta per Fecondazione in vitro con impianto dell'ovulo fecondato, bisogna tassativamente passare per un'importante cura ormonale. Sabrina ha problemi di ipotiroidismo e questa condizione non le giova affatto. Una serie di iniezioni anticipano la cura con le gonadotropine, in una dose tale da mettere in atto un'iperovulazione. Sviluppandosi più follicoli viene prodotto un numero maggiore di ovociti. Al termine di questa cura che viene monitorata tutti i giorni per capire il grado di maturazione dei folicoli, in anestesia totale, vengono prelevati gli ovuli. Sabrina si è sentita sola e mi racconta il paradosso della procreazione in un ambiente medicalizzato, come se stesse avvenendo una qualsiasi operazione chirurgica. Tutto intorno a te è freddo ed asettico, anche se hai appena fatto il gesto che innescherà l'amore che ancora non conosci, ma che immagini essere il più grande della vita.
Al termine del prelievo si rimane sulle spine. Una parte di te, però è nelle mani di sapienti medici che, si spera, sapranno scegliere l'ovulo giusto. Sono loro, infatti, che mettono il tuo ovulo nella condizione di essere fecondato e tentano la fecondazione. Se questa avviene, da quell'atto, in qualsiasi momento del giorno e della notte, puoi essere chiamata dall'ospedale per presentarti e metterti a disposizione per l'impianto. L'impianto avviene in maniera meno invasiva, ma egualmente asettica. Se vengono fecondati più ovuli, possono essere impiantati fino ad un massimo di tre ovuli. Si è messa questa restrizione perché in passato si metteva a rischio la vita di madre e bimbi a seguito delle gravidanze multiple. Oggi se ne impiantano un massimo di tre, ma di solito "ce la fanno" uno o al massimo due degli embrioni. La seconda volta che tentò fu inizialmente un successo. Gliene vennero impiantati due. La gravidanza sembrava essere iniziata. Nella sua testa cominciava a concretizzarsi quell'idea di vita nuova, il pensiero di non essere più sola si faceva spazio nella sua mente. Riusciva già a pensare a ciò che sarebbe servito per la casa... ma al terzo mese qualcosa è cambiato. Sentì che dentro di lei era avvenuta una mutazione. Era tale e forte la sensazione che non fu una sorpresa sapere che nella sua pancia desiderosa non c'era più vita. No, non fu una sorpresa, ma un lutto, un fallimento, uno scherzo del destino che sembra penalizzarti quanto più forte desideri qualcosa. Per suo marito ci fu anche la sorpresa choccante di una notizia che non poteva intuire in anticipo o vagamente prevedere. Da allora hanno dentro un lutto, non solo come qualcosa che non è arrivato, ma come qualcosa che c'è stato e che non c'è più. Mi chiedo che cosa spinga tante donne a vivere un'esperienza così angosciante. Forse ci sarei arrivata anche io... non posso saperlo, ma non ho mai pensato ad un figlio come a qualcosa per me... Ho sempre pensato che forse sarebbe successo... Ma io non faccio testo perché nel suo "succedere" quella bomba che è mettere al mondo una creatura cui sei legata per la vita, ha sconvolto la mia vita al punto che non sono in grado di mantenere tutto saldo. Quindi non sono all'altezza di parlare di cose che succedono e basta, senza portarne i segni addosso.
Penso solo che un figlio è un dono e forse quando ci accaniamo per ottenerlo stiamo combattendo in parte contro noi stesse... Vedo in Sabrina quella foga autodistruttiva che la porta a deprimersi, a farsi del male, pur di ottenere quel risultato. Se si amasse e rispettasse, mi dico a volte, non si chiederebbe tanto...
Sara Donati
saradonatifilmaker.com
Nell'appartamento di prima non avevamo giardino e nemmeno un balcone, quindi ci eravamo attrezzati per poter portare Cucciola all'aperto. Certo non era un 'operazione proprio semplice, specie la "messa in sicurezza" della sua zona, ma cercavamo di fare del nostro meglio e lei gradiva.
Io – Allora siamo pronti per uscire?
Lui – Certo che alle 7.30 della domenica mattina quelli che ci vedono caricare così la macchina penseranno che stiamo per espatriare
Io – Non si sa mai, meglio portare roba in più che in meno
Lui – Sì ma non esagerare, stiamo via un paio d'ore, la scorta di fieno mi sembra un accesso
Io – Dici
Lui – Sì!
Io – Allora: rete, martello, gabbietta, acqua fresca, teli mare, mi pare ci sia tutto... , Cucciola, manchi solo tu
Cucciola – Cosa fate? Dove portate le mie cose? Ce ne andiamo, ma qui è tutto mio!
Io – Dai dentro nella gabbietta che si parte
Cucciola – Non andremo dal dottore sul tavolo magico? Non lo sopporto quando mi mette il termometro dietro la coda, lo trovo irrispettoso...
Operazione non semplice farla entrare nella gabbietta vista che tutt'ora non è abituata ed una volta chiusa lei si agita come un leone in gabbia... Arrivati al parco più o meno funzionava così...
Io – Deve essere un posto tranquillo non troppo di passaggio
Lui – Sai la domenica a quest'ora a febbraio non penso ci sia ressa. La gente penserà o che andiamo in camporella o che stiamo per abbandonare qualcosa
Io – Dai dai che qui è perfetto
Cercavamo una zona tranquilla del parco, un po' interna, vicino agli alberi, verificavamo che a terra non ci fossero plastica, vetri, sporcizia e cose pericolose per lei e per noi, montavamo una rete precedentementelegata a dei paletti, a maglie strette e abbastanza lunga a formare un recinto, la picchiavamo nel terreno con il martello, poi su una parte fermavamo il telo mare per creare una zona d'ombra e riparata da occhi indiscreti, mettavamo all'interno del recinto la gabbietta con Cucciola (che per fare 300 metri in macchina casa / parco si era fatta la pipì addosso e tremava come una foglia) e la liberavamo. Intanto facevamo da vedette al fortino, evitando che se i pochi a spasso con il cane si avvicinassero troppo perché lei non era abituata e già la cosa la rendeva in certi momenti allertata e poi perché il recinto non avrebbe retto il peso di un cane incuriosito che cerca magari si scavalcare.
La prima volta sono rimasta un po' scioccata: appena aperto lo sportellino e saltata fuori è ... risaltata dentro! Si puliva le zampe in maniera forsennata, cacciava fuori il musino dalla gabbietta senza capire.
Cucciola – Ma questo pavimento è tipo morbido? Cos'è sta roba verdina tutto intorno?
Io – Amore dai esci è erba... caspita non l'hai mai vista!!!
Cucciola – Ok io ci provo ma non garantisco, non è semplice
Poi un passo, due e tre e via, che salti!
Io – Guarda com'è brava, Cucciola sei bravissima!
Lui – Sta saltando, non leggendo un libro in aramaico... E' nella sua natura.
Io – Quante cose sono nella tua natura e non le fai...
Lui – Mmmmmm...
Cucciola – Visto, faccio i salti e corro e cambio direzione in un attimo
Io – Brava Cucciola!
Cucciola – Sì adesso mi chiamo brava cucciola
Io – Qui c'è il tuo fieno e qui il beverino con l'acqua
Cucciola – No mamma non ho tempo, adesso devo fare brava cucciola
Una bellissima giornata, invernale ma calda, con quel sole che ti intiepidisce e la tranquillità del parco la domenica mattina.
A volte correva, smusettava, camminava ed ispezionava, a volte si stancava e si sdraiava sul prato, brucava l'erbetta fino ad allora mai vista (!), si faceva coccolare e quando doveva far pipì rientrava nella gabbietta... non si lascia in giro niente!
Elena Vergani
Articolo tratto dalla rubrica Il mondo è bello perchè è variabile
Nell'appartamento di prima non avevamo giardino e nemmeno un balcone, quindi ci eravamo attrezzati per poter portare Cucciola all'aperto. Certo non era un 'operazione proprio semplice, specie la "messa in sicurezza" della sua zona, ma cercavamo di fare del nostro meglio e lei gradiva.
Io – Allora siamo pronti per uscire?
Lui – Certo che alle 7.30 della domenica mattina quelli che ci vedono caricare così la macchina penseranno che stiamo per espatriare
Io – Non si sa mai, meglio portare roba in più che in meno
Lui – Sì ma non esagerare, stiamo via un paio d'ore, la scorta di fieno mi sembra un accesso
Io – Dici
Lui – Sì!
Io – Allora: rete, martello, gabbietta, acqua fresca, teli mare, mi pare ci sia tutto... , Cucciola, manchi solo tu
Cucciola – Cosa fate? Dove portate le mie cose? Ce ne andiamo, ma qui è tutto mio!
Io – Dai dentro nella gabbietta che si parte
Cucciola – Non andremo dal dottore sul tavolo magico? Non lo sopporto quando mi mette il termometro dietro la coda, lo trovo irrispettoso...
Operazione non semplice farla entrare nella gabbietta vista che tutt'ora non è abituata ed una volta chiusa lei si agita come un leone in gabbia... Arrivati al parco più o meno funzionava così...
Io – Deve essere un posto tranquillo non troppo di passaggio
Lui – Sai la domenica a quest'ora a febbraio non penso ci sia ressa. La gente penserà o che andiamo in camporella o che stiamo per abbandonare qualcosa
Io – Dai dai che qui è perfetto
Cercavamo una zona tranquilla del parco, un po' interna, vicino agli alberi, verificavamo che a terra non ci fossero plastica, vetri, sporcizia e cose pericolose per lei e per noi, montavamo una rete precedentementelegata a dei paletti, a maglie strette e abbastanza lunga a formare un recinto, la picchiavamo nel terreno con il martello, poi su una parte fermavamo il telo mare per creare una zona d'ombra e riparata da occhi indiscreti, mettavamo all'interno del recinto la gabbietta con Cucciola (che per fare 300 metri in macchina casa / parco si era fatta la pipì addosso e tremava come una foglia) e la liberavamo. Intanto facevamo da vedette al fortino, evitando che se i pochi a spasso con il cane si avvicinassero troppo perché lei non era abituata e già la cosa la rendeva in certi momenti allertata e poi perché il recinto non avrebbe retto il peso di un cane incuriosito che cerca magari si scavalcare.
La prima volta sono rimasta un po' scioccata: appena aperto lo sportellino e saltata fuori è ... risaltata dentro! Si puliva le zampe in maniera forsennata, cacciava fuori il musino dalla gabbietta senza capire.
Cucciola – Ma questo pavimento è tipo morbido? Cos'è sta roba verdina tutto intorno?
Io – Amore dai esci è erba... caspita non l'hai mai vista!!!
Cucciola – Ok io ci provo ma non garantisco, non è semplice
Poi un passo, due e tre e via, che salti!
Io – Guarda com'è brava, Cucciola sei bravissima!
Lui – Sta saltando, non leggendo un libro in aramaico... E' nella sua natura.
Io – Quante cose sono nella tua natura e non le fai...
Lui – Mmmmmm...
Cucciola – Visto, faccio i salti e corro e cambio direzione in un attimo
Io – Brava Cucciola!
Cucciola – Sì adesso mi chiamo brava cucciola
Io – Qui c'è il tuo fieno e qui il beverino con l'acqua
Cucciola – No mamma non ho tempo, adesso devo fare brava cucciola
Una bellissima giornata, invernale ma calda, con quel sole che ti intiepidisce e la tranquillità del parco la domenica mattina.
A volte correva, smusettava, camminava ed ispezionava, a volte si stancava e si sdraiava sul prato, brucava l'erbetta fino ad allora mai vista (!), si faceva coccolare e quando doveva far pipì rientrava nella gabbietta... non si lascia in giro niente!
E' la base della cucina: con lei potete creare davvero tutto, da biscotti fatti con le formine a crostate a biscotti della mattina.
Come festeggiare Halloween in maniera divertende senza intossicarci? Ecco le nostre ricette!
Idee e spunti creativi per preparare delle pizze da 'paura'!
Possiamo utilizzare una pasta base per pizza già pronta (facciamo attenzione che non contenta oli vegetali o olio di palma o colza all'interno).
Gli ingredienti sono davvero a vostro piacimento:
- sugo di pomodoro (senza zucchero)
- wusterl vegetali
- olive
- sale
- olio extra vergine di oliva
- lievito madre in scaglie (darà quel tocco in più alla pizza).
La "difficoltà" sta semplicemente nel riuscire a creare delle forme stile Halloween, quindi fantasmi, streghe teschi etc...
Sono veloci e semplici dolcetti fatti con soli 3 ingredienti!
Ingredienti:
- mela
- marmellata alla fragola senza zuccherooppure crema di mandorle o di arachidi o crema al cioccolato spalmabile
- pinoli
Immagine tratta da http://ohsheglows.com/
Ingredienti:
- banana
- farina di cocco
- farina di mandorle (facoltativa)
- gocce di cioccolato
- uvetta
- succo d'arancia
- stecchini
Tagliamo la banana in due parti, inseriamo gli stecchini e mettiamola in freezer per circa una due ore. Poi trascorso il tempo necessario a raffreddare immergiamole in un bicchiere di succo d'arancia. Veriamo nelle proporzioni gradite le due farine in un piatto e passiamo sopra la banana, poi immergiamola di nuovo nel succo d'arancia e poi di nuovo nella farina. Creiamo gli occhi del fantasma inserendo le gocce di cioccolato e la bocca con l'uvetta.
Immagine tratta da
Scolpiamo della base di pasta frolla pronta (oppure potete farla voi stesse utilizzando questa ricetta) e decoriamo utilizzando mandorle per creare le unghie e della marmellata di fragole senza zucchero per creare il sangue.
immagine tratta da http://www.maplespice.com/
Chi l'ha detto che ad Halloween si debba mangiare solo dolcetti?
1 spicchio d'aglio
1 scatola di fagioli neri
2 cucchiai di salsa tahini o 1 cucchiaio abbondante di semi di sesamo
3 cucchiai di succo di limone o lime
1 cucchiaino di cumino (facoltativo)
3 cucchiai di yogurt vegetale (senza zucchero)
1/2 cucchiaino di sale
Per fare le ragnatele: yogurt vegetale senza zucchero
Frulliamo lo spicchio d'aglio con i fagioli e tutti gli altri ingredienti fino ad ottenere una purea.
Accompagnamolo con carote crude da intingere
immagine tratta da http://blog.fatfreevegan.com/
- tagliatelle verdi
- salsa di pomodoro senza zucchero nè conservanti
- olive verdi
Per fare le vene sugli occhi potete usare dello zafferano.
Basta condire la pasta creando una forma rotonda con il sugo di pomodoro, creare gli occhi con l'hummus o reciclando delle polpette vegetali, aggiungere delle olive verdi e il gioco è fatto!
immagine tratta da http://www.maplespice.com/
Giulia Mandrino