Perché il biologico deve essere la norma, e non l’eccezione

Il biologico dovrebbe essere la norma. Perché? Perché non possiamo e non dobbiamo dimenticarci che il cibo vero e autentico è solo quello biologico.

Paradossalmente oggi si ritiene il bio un'eccezione, un plus. Dobbiamo invece renderci conto che fino a settant’anni fa le coltivazioni erano naturalmente biologiche. Me lo ricordava sempre mia nonna, cresciuta in campagna in una famiglia contadina: "mio papà era molto preoccupato quando ha visto che iniziavano a usare pesticidi e sostanze chimiche nei campi".

Vorrei che i miei bimbi capissero il valore di un'agricoltura autentica, di un equilibrio sano e rispettoso tra la terra e l'uomo: solo in questo modo il suolo può offrirci frutti in grado di nutrirci davvero, non solo sfamarci.

Ecco perché abbiamo fatto una chiacchierata con Veronica Bagnacani, la fondatrice di Vero Biologico (http://www.verobiologico.it), un blog unico che vuole essere punto di incontro per lo scambio di informazioni veritiere su un tema così sensibile come il discorso sul “bio”.

Perché il biologico deve essere la norma, e non l’eccezione: l’intervista interessantissima alla fondatrice di “Vero Biologico”, che ci spiega l’importanza del “bio”

Veronica, com’è nata l'idea di aprire un blog sul mondo del biologico?

VeroBiologico è nato dalla semplice constatazione che non esisteva un “contenitore” fruibile in rete sui temi del biologico e di scelte di vita sostenibile che si basasse su esperienze di vita vissuta e informazioni chiare e semplici sull’argomento. Dalla nascita di mio figlio, ho iniziato un percorso di condivisione di informazioni e approfondimenti di temi tutti legati al mangiare sano, scelte consapevoli per il benessere delle famiglie e la tutela dell’ambiente, tutti temi che dovrebbero avere la massima attenzione da parte di tutti.

Molte di noi dopo i recenti servizi di Report si sono un po’ preoccupate: investiamo molto del nostro budget per cercare di comprare prodotti con il marchio bio e poi scopriamo che non lo sono. Ci sentiamo molto deluse. Ma quindi il biologico è una fregatura o esiste davvero?

Per me questo servizio di Report è stato, al contrario di quanto pensano in molti, una grande opportunità per il biologico di mostrare il suo volto migliore.
La tesi del servizio era che esistono truffe nel mondo del bio della grande distribuzione e che i controlli non sono adeguati. E queste sono due verità assolute. Il messaggio positivo che è passato in modo meno palese è che esistono piccole realtà virtuose che invece operano in modo serio e responsabile per tutelare non solo la nostra salute e l’ambiente, ma anche il benessere degli operatori del settore agricolo escludendo l’uso di pesticidi e sostanze chimiche di sintesi. È a queste realtà virtuose che dobbiamo rivolgerci e che dobbiamo premiare con i nostri acquisti.
Bisogna aggiungere che truffe esistono nel biologico come nel convenzionale, sta a noi riuscire a diventare consumatori più attenti e consapevoli.
Io ad esempioa chi ci rivolge ogni giorno questa domanda: “Come posso evitare di essere truffato? Dove trovo prodotti veramente bio?”, rispondo che esistono realtà virtuose e una soluzione può essere entrare a far parte di un gruppo d’acquisto solidale; un’altra opzione è frequentare i farmers market della propria zona; e infine ci si può rivolgere direttamente ai produttori con cui instaurare un rapporto di fiducia diretto, evitando, per quanto possibile e compatibilmente con il proprio stile di vita, di fare la spesa unicamente presso la grande distribuzione.

Come fare per riconoscere davvero un prodotto bio?

I veri prodotti biologici seguono delle regolamenti precisi e l’etichetta certifica e, in generale, garantisce che il prodotto commercializzato provenga da agricoltura biologica. Mi spiego meglio:
- Le diciture “bio” o “biologico” in assenza di una etichettatura chiara, che segua le regole descritte di seguito, non sono affidabili. Un prodotto biologico deve essere sempre sottoposto a verifiche da parte di un ente di controllo autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole per poter essere venduto in Italia.
- Nome e indirizzo dell’operatore, del proprietario e del venditore del prodotto: sui prodotti bio deve essere sempre presente il nome dell’ultimo operatore che ha maneggiato il prodotto, ad esempio produttore, trasformatore o venditore. Nel caso che i prodotti non siano confezionati, il cliente può richiedere la certificazione che attesti che si tratti di un prodotto biologico certificato correttamente da un ente autorizzato.
- Nome del prodotto, che deve essere accompagnato da un riferimento al metodo di produzione biologico nella denominazione di vendita per i prodotti con almeno il 95% in peso degli ingredienti di origine agricola bio.
- Numero di codice. È il numero di codice attribuito dallo Stato all’organismo di controllo del biologico che ha effettuato le proprie verifiche sul produttore o sul più recente passaggio di trasformazione. - In Italia il numero di codice inizia con la sigla IT. Deve anche esserci il codice numerico che in Italia viene attribuito dal Ministero delle Politiche Agricole.
- Logo europeo: è la famosa foglia verde formata dalle stelline bianche. Accanto al logo UE, la dicitura Italia (IT) quando le materie prime bio alla base del prodotto siano state coltivate in Italia. Se i prodotti hanno provenienza mista, UE ed extra UE, potreste trovare sulle confezioni una dicitura doppia, ad esempio “Agricoltura UE – Non UE”.

 

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