Negli ultimi cinque anni, i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono aumentati in modo significativo tra bambini e adolescenti, sia in termini di nuovi casi sia per la loro gravità. Questo è quanto emerge dai dati dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, resi noti in occasione della Settimana del Fiocchetto Lilla, dedicata alla sensibilizzazione su questi disturbi. L'ospedale ha registrato un incremento del 38% nell’attività clinica e un aumento del 64% nelle nuove diagnosi.
Un fenomeno in crescita, anche tra i più piccoli
Dal 2019 al 2024, i casi diagnosticati sono passati da 138 a 226 all'anno. A preoccupare non è solo il numero, ma anche l’abbassamento dell’età di esordio: i nuovi accessi tra i bambini sotto i 10 anni e tra gli 11 e i 13 anni sono aumentati del 50% in appena un anno. Se fino a qualche anno fa i disturbi alimentari erano considerati un problema tipico dell’adolescenza, oggi i primi segnali possono comparire già a 8 o 9 anni.
SI parla di anoressia, ma anche bulimia, binge eating e altre malattie che riguardano l'alimentazione e il rapporto con il cibo e il corpo.
Disturbi più gravi e famiglie in difficoltà
Secondo Valeria Zanna, responsabile dell’Unità operativa di Anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù, i pazienti più giovani mostrano quadri psicopatologici più complessi. I problemi legati all’alimentazione si accompagnano spesso a difficoltà psicologiche, come ansia, depressione e bassa autostima. Anche le famiglie appaiono più fragili: difficoltà comunicative e sofferenza emotiva rendono più complicato il percorso di cura.
In Italia, circa 3,5 milioni di persone soffrono di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, pari al 6% della popolazione. Sebbene il 90% dei casi riguardi le donne, la presenza maschile sta aumentando: oggi, nella fascia 12-17 anni, il 20% dei pazienti è maschio. Questi dati evidenziano come il problema non sia solo in crescita, ma anche in evoluzione, coinvolgendo un pubblico sempre più ampio e diversificato.
L'importanza della prevenzione e della sensibilizzazione
L’aumento dei casi e la loro gravità impongono una riflessione sulla necessità di una prevenzione più efficace. Riconoscere i segnali precoci, parlare di alimentazione e benessere psicologico in famiglia e a scuola, e garantire un accesso tempestivo alle cure sono elementi fondamentali per invertire questa tendenza.