Qualche mese fa fece molto scalpore la dichiarazione di Marina Abramovic, protagonista indiscussa della performing art: “Ho avuto tre aborti, un figlio sarebbe stato devastante per la mia carriera”. Parole fortissime, che anche le più affezionate all’artista hanno faticato a digerire.
Tuttavia ognuno ha la sua opinione e il suo obiettivo di vita, per fortuna. E a sostenere la maternità anche in campo artistico ci ha pensato un’altra artista americana, Hein Koh, con un bellissimo scatto su Instagram e profonde parole che ci hanno colpito.
La maternità non intacca il lavoro delle donne, lo stimola: Hein Koh e il suo scatto instagram per sostenere le mamme a non rinunciare a se stesse
Il fatto che recentemente le immagini di mamme che allattano sul posto di lavoro aumentino è sicuramente una conquista. Tuttavia siamo abituati a vedere, piuttosto che lavori “normali”, quelli sotto i riflettori, come ad esempio le aule politiche.
Ricordate ad esempio Hanne Dahl? Fu la prima eurodeputata a portare la figlia neonata in aula per una votazione, e a noi sembrò un bellissimo gesto. Bene, ma cosa accade quando il lavoro è più “semplice”, quando la mamma è libero professionista o semplicemente quando non si vuole rinunciare ai propri sogni?
Non tutte la pensano come Marina Abramovic, e tra queste mamma c’è Hein Koh, artista newyorkese che realizza prevalentemente sculture ispirate al corpo umano e alla natura, spesso provocanti, sempre coloratissime e vitali.
(foto 2 http://www.heinkoh.com)
Qualche mese fa ha postato su Instagram un “throw back thursday”, e cioè un’immagine più vecchia recuperata dai meandri del cellulare. Lo scatto era bellissimo: sono ritratti lei e suoi gemellini intenti ad allattare al suo seno, mentre lei lavora con il laptop sulle ginocchia.
(foto 3 https://www.instagram.com/hein_koh/)
E il testo è un manifesto altrettanto bello: “#tbt al 19 maggio del 2015, quando i miei gemelli avevano 5 settimane e, nonostante la privazione del sonno e l’allattamento frequente (ogni 2 o 3 ore, tutti i giorni, per 45 minuti alla volta), riuscivo comunque a terminare qualche lavoro. Marina Abramovic pensa che i bambini siano un ostacolo per le donne artiste, ma come disse Wendy White (un’altra artista, ndr): “Che si fotta!”. Ciò che Marina conosce è solo la sua esperienza, e potrebbe essere vero per lei, ma non è l’esperienza di tutte e non è la verità. Diventare mamma (e di gemelli per di più) personalmente mi ha aiutato a diventare una artista migliore - ho imparato ad essere estremamente efficiente con il tempo, a dare le priorità a ciò che è importante e a lasciare andare il resto. E ad essere multitasking come un campione. Ho imparato ad essere un po’ più attiva con pochissimo sonno, e quando uscivo dal caos, dalla pazzia e dalla tortura mille nuove emozioni sono entrate nel mio lavoro, rendendolo più interessante e più stratificato. Non sto nemmeno dicendo che gli artisti che sono genitori siano più bravi dei non-genitori, o che scegliere di non essere genitore ti negherà accesso a esperienze di vita costruttive. Ciò che voglio dire è che diventare genitori è come ogni altra sfida nella vita - finora la più fottutamente grossa sfida per me - e se la abbracci e cerchi soluzioni creative, ne puoi emergere come persona migliore. L’importante è pensare ai modi in cui queste sfide possono aiutarci ad andare avanti, piuttosto che al come ci tratterrebbero”.
Le parole di Hein Koh non possono che ispirare: ogni mamma dovrebbe estrapolarle dal contesto dell’artista per calarle nella propria quotidianità e cucendole sul proprio lavoro, per trovare finalmente la dimensione giusta, quella che coniuga lavoro, sogni, maternità e femminilità.
Sara Polotti