Si sa, quando si parte per un viaggio, in nave in aereo in treno…spesso si finisce per attaccare bottone con qualcuno che ci sta seduto vicino. Di solito si inizia a chiacchierare del più e del meno, frasi tipo “certo mamma mia che fila lunga per il check-in...”. “ Che carino quanto ha suo figlio? Maddaaai due anni e sette mesi come il figlio della cognata della mia vicina di casa”, che tu pensi nella tua testa “siamo miliardi di persone, vai in estasi perché due bambini hanno la stessa età, fatte vedè da uno bravo”! E insomma si chiacchiera di tutto e di niente, senza nemmeno presentarsi, e se ci dice bene di solito becchiamo gente normale, felice di andare in vacanza, che fa un po’ di conversazione senza troppe pretese e poi ad un certo punto smette e torna a fare la settimana enigmistica. Ma siccome io forse sulla fronte c’ho scritto “cagateme er c… , so sopportare bene”, il caso clinico lo devo sempre sempre sempre beccare io. Se c’è una persona logorroica nel raggio di duecento chilometri, è matematico che me la ritrovo accanto. Sapete quelle persone che parlano da sole, a voce alta, aspettando e sperando che tu commenti per iniziare la loro filippica? Ecco quel tipo di persona io la attiro come lo zucchero attira le formiche. E non imparo mai! Non dovrei nemmeno incrociare il loro sguardo, come si fa coi cani per evitare che ci saltino addosso con le zampe piene di fango. E invece porcaccia la miseriaccia ce casco sempre…alla fila per i controlli prima di imbarcare, una signora all’apparenza carina e premurosa, mi ha fatto passare avanti “venga venga, passi lei che ha i bambini”. Avrei voluto dirle “ho i bambini, non una malattia invalidante”, ma per non sembrare troppo acida l’ho ringraziata e sono passata avanti. Nello stesso preciso istante in cui ho accettato la sua gentilezza, ho firmato la mia condanna a morte…ha sciorinato in meno di 4 minuti tutto il suo odio e il suo rancore verso coloro che non agevolano nelle file i più bisognosi (ha detto proprio così, i più bisognosi, tanto che ho pensato “che faccia da morta de fame devo avè per attira’ così tanta compassione?”), e via, mi si è attaccata tipo cozza. “Viaggia da sola signora? No perché con due bambini non deve essere semplice”. “No signora mio marito sale con la macchina e noi a piedi, sa per i controlli antiterrorismo…”. “Oddio si, i controlli antiterrorismo, che gran cazzata, come se uno che vuole fare un attentato non può farlo anche senza macchina”. “Signora non credo sia questo il motivo per cui…”… “ No no guardi se lo lasci dire da me, che io queste cose purtroppo le conosco bene, i controlli al metal detector sono inutili! INUTILI!”. “Bene signora, lei allora cosa propone per controllare 500 persone? Vogliamo metterle tutte in fila e vedere se hanno armi infilate nel buco del culo come monetine nel salvadanaio?”.
Provavo a troncare i discorsi, ma nulla, era partita per la tangente, tanto che ad un certo punto, disarmata da cotanta assiduità, le ho chiesto “signora mi perdoni, ma lei che lavoro fa?”. “Io sono bibliotecaria, quindi capisce bene che queste cose le conosco…”. A me ancora sfugge il motivo per cui una bibliotecaria è automaticamente un’esperta di antiterrorismo, ma evito di proseguire e inizio a girare per i corridoi della nave cercando un paio di poltrone dove accomodarmi. Trovato un posticino tranquillo dentro la sala giochi dei bimbi, mi sono messa seduta, esausta. E…taaac! Ecchetela! Mi ha raggiunta e si è messa seduta accanto a me, assieme al marito, un povero Cristo che faceva pena solo a vederlo. “Suo marito ancora non è salito? Eh beh con le macchine è un macello…facciamo bene noi che viaggiamo senza…ci vengono a prendere i nostri amici, sa noi mangiamo solo carne BUONA, non le zozzerie del supermercato e quindi ammazziamo una bella bestia ogni anno e poi ci dividiamo la carne con questi nostri amici, sa forse li conosce…di cognome fanno Porcu…li conosce? In sardegna vi conoscete tutti di solito! Hanno una casetta al centro di Pattasaserru, vicino all’alimentari di quella signora che ha il marito con una gamba sola!”
E BLA BLA BLA! “Signora non li conosco i suoi amici, non conosco Pattasaserru, non conosco la tipa dell’alimentari col marito che ha una gamba sola, non conosco nessuno, non voglio parlare con lei, mi sta sul cazzo, ha una voce fastidiosa come le emorrodi ad agosto, ha la fiatella, parla mentre mastica il panino col prosciutto e sta scatenando in me degli istinti omicidi che nemmeno pensavo di avere! Stia zitta la prego!”
Questo avrei voluto dire, ma accidenti a me sono una persona educata e mi sono limitata a rispondere “no mi spiace, non conosco. Mi scusi devo portare mia figlia a fare pipì”.
Ed eccola di nuovo. “Oddio non vorrà portarla nei bagni della nave! Sono sporchissimi!”. Attonito silenzio. “No certo che no, la porto a fare pipì sul ponte della nave, a prua, controvento e lei si mette vicino vicino ok? Ma di nuovo la mia buona educazione mi ha spronato a fare solo spallucce. Tornate dal bagno, è arrivato mio marito. Ha portato i bimbi a fare un giretto, e io sono rimasta da sola con lei…in mezz’ora mi ha raccontato di essere celiaca, che la nuora sa fare il pane come pochi perché ha il kenwood, che è meglio del bimby perché ha più accessori. Che lei surgela le cose solo dopo averle messe sottovuoto, che chi surgela senza sottovuoto è uno scriteriato, che il nipote mangia la bottarga anche se ha solo due anni, che il nipote parla meglio di mio figlio anche se ha solo due anni, che il nipote beve il latte di capra della zia, mangia ciambellone fatto con farine non raffinate, che il nipote sa cantare tante canzoni, che lei va una settimana in montagna solo se poi può andare una settimana in crociera a riposarsi, che in crociera lo scorso anno ha rischiato di morire (che perdita per l’umanità sarebbe stata, non posso capacitarmi), che ha tre frigoriferi, che il figlio lavora in sala operatoria, che hanno 4 macchine, tre seggiolini isofix e uno normale. E che lei e il marito hanno ancora una buona attività sessuale (questo confermato da lui, accompagnato da risatina simpatica e occhietto). Dopo questa mezz’ora, nella mia mente erano impilati come scatoloni mille pensieri sul suicidio e sulla morte dolce (per me eh, non per lei). Mi sono alzata dalla poltrona, rapido sguardo intorno a me…e vedo una coetanea, col pancione e una bimba sui 4 anni. Penso beh…magari è simpatica e mi salva…
“Ciao piacere, mi chiamo Cinzia! Che bella bimba! Almeno mia figlia avrà compagnia durante il viaggio!”.
“Ciao piacere mi chiamo Anna!”
La bimba pianta un capriccio perché vuole il gelato prima del pranzo. Io da mamma le sorrido “dai sarà stanca, sai il viaggio è pesante anche per loro…”
“No lei fa sempre così, non sa gestire le emozioni per via della su età…sai io queste cose le so, sai sono psicoterapeuta dell’infanzia…ti spiego….”………………………………..
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SIGNORE PORTAMI VIA ADESSO!
Buon viaggio a tutti e ricordatevi di portare occhiali da sole e cuffiette. Fingere di dormire ascoltando musica vi salverà la vita.
Cinzia Derosas
Le loro potenzialità sono altissime, ed il bello è che per ogni problema o disturbo (ma anche per aumentare semplicemente il benessere) esiste un profumo adatto allo scopo. Gli oli essenziali sono la parte più potente della pianta, contengono in altissima concentrazione i principi attivi e per questo sono davvero, davvero efficaci.
Li potete diffondere in casa solo per il loro profumo e per aumentare il buonumore, per conciliare la nanna dei bambini, per depurarvi... Ogni volta scegliendo il metodo di diffusione che più preferite.
Il più economico e facilmente reperibile è sicuramente il classico e tradizionale bruciatore a candela che noi VI SCOSIGLIAMO CALDAMENTE. Si presenta come una piccola casetta dentro alla quale è possibile adagiare una candelina e sulla cui sommità viene appoggiato il piattino per gli oli. Solitamente questi ultimi vengono sgocciolati in un po' d'acqua, dopodiché accendendo la candelina il loro profumo verrà sprigionato.
Se tuttavia da un lato è un metodo facile ed economico, dall'altro non è salutare, perchè gli oli, attraverso la combustione rilasciano sostanze tossiche. E' sempre meglio infatti non surriscaldare gli oli: se bruciati, infatti, sprigionino una sostanza tossica, il benzopirene, e inoltre diminuiscono in maniera importante la loro efficacia. Non sono poi il massimo della sicurezza: come sempre le fiamme libere, anche se piccole, in casa sono pericolose (soprattutto con i bambini).
Altrettanto semplice ed economica e molto utilizzata (ma solo in inverno, chiaramente) è la diffusione attraverso le vaschette dei termosifoni. Esattamente come quando si umidifica la casa d'inverno, nella vaschetta potete aggiungere insieme all'acqua qualche goccia di olio essenziale. Rispetto al bruciatore si evita quindi il pericolo di surriscaldare e bruciare le essenze, beneficiando al contempo dell'umidificazione dell'aria. Gli oli essenziali però perdono molto della loro efficacia con questo metodo.
Anche nei potpourri è possibile aggiungere qualche goccia di olio essenziale. Il profumo sarà meno intenso, ma passandoci accanto ne sentirete certamente gli aromi.
Tuttavia i metodi più efficaci sono altri due. Parliamo degli spray fatti in casa e, soprattutto, dei diffusori a ultrasuoni pensati apposta per questo scopo.
Gli spray fatti in casa sono essenzialmente diffusori manuali da utilizzare all'occorrenza. Il profumo sarà meno duraturo, ma sarà possibile diffonderlo quando preferiamo. In un contenitore a spruzzo mescolate 10 gocce di olio essenziale in una base alcolica (come la vodka, che è molto secca), diluendo tutto in mezzo litro d'acqua. La fragranza sarà delicata e la potrete utilizzare spruzzandola nell'ambiente semplicemente dopo aver agitato la bottiglia.
Ed infine ecco quindi il diffusore elettrico, il vero re dell'aromaterapia. Costruito apposta per questo scopo, esso rappresenta sicuramente il metodo più efficace e sicuro per diffondere i profumi in casa, tanto negli ambienti piccoli quanto in quelli più ampi. Ce ne sono di tutti i prezzi e di tutti i tipi (spesso sono bellissimi anche nel disegno e in casa fanno un figurone!), e oltre che online li trovate in tutte le erboristerie e nei negozi di elettronica. Alcuni hanno anche abbinata la funzione della cromoterapia: luci soffuse cambieranno colore durante la diffusione rendendo l'ambiente ancora più rilassante. L'efficacia è data dal fatto che l'olio non viene bruciato come nel bruciatore a candela, e viene mantenuto sempre ad una temperatura costante, venendo così diffuso in maniera perfetta e regolare e mantenendo tutte le sue caratteristiche e proprietà.
Io li acquisto su Amazon e mi sono sempre trovata bene: hanno un prezzo che parte dai 30 euro in su (ce ne sono anche da meno ma ve li sconsiglio vivamente). Io attualmente uso questo e mi trovo molto bene ma non posso che consigliarvi anche questo per la sua economicità e il suo buon funzionamento.
In questa sezione trovate molte informazioni dedicate all'aromaterapia e all'uso degli oli essenziali.
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Merenda perfetta, break fresco, colazione alternativa: la macedonia nella sua semplicità è così versatile che l'estate non ne si può fare a meno. Il bello è che potete scegliere sempre i frutti di stagione che i membri della vostra famiglia preferiscono, sbizzarrendovi e facendo venire l'acquolina in bocca con versioni e combinazioni sempre nuove e differenti.
Vogliamo provarci?
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Il pianto è la prima forma di comunicazione del nostro neonato, che non ha altro strumento per comunicare i suoi bisogni. È vero. Ma non esiste solo il pianto per capire ciò che il bambino chiede e soprattutto per comunicare con lui in entrambe le direzioni: lui vi dice qualcosa, voi dite qualcosa a lui!
Non è assolutamente vero che non capiscono ciò che gli viene detto. Forse non capiranno le parole (che è comunque fondamentale usare per lo sviluppo completo!); tuttavia gli esseri umani non comunicano solo attraverso le parole, no? Bastano sguardi e gesti per capire le emozioni di una persona, il suo stato d'animo, ciò di cui ha bisogno. Le parole, anzi, sono solo un contorno! Ciò che rende efficace una comunicazione è proprio la comunicazione non verbale, fatta di espressioni facciali e movimenti del corpo, di toni, volume e velocità della voce. E questo immaginate quanto valga con i bambini!
La comunicazione non verbale con il neonato: come utilizzare al meglio il nostro corpo per "parlare" con lui
Il primo canale fondamentale di comunicazione è lo sguardo, in ogni situazione della vita. È solo quando si guarda direttamente negli occhi una persona che le parole dette hanno valore, sanno di sincerità e acquistano validità. Sviare lo sguardo spesso significa sentirsi in colpa e ammettere una menzogna, o alla peggio comunica un fortissimo distacco. La persona con la quale state parlando sentirà una lontananza inspiegata che la allontanerà da voi e dal discorso.
Guardare negli occhi conferma la comunicazione e crea maggiore relazione comunicativa, è un dato di fatto. Ecco che allora questo contatto visivo diviene il primo e fondamentale canale di comunicazione con il vostro bambino: guardatelo sempre negli occhi quando cercate di dirgli qualcosa!
Il secondo biglietto da visita della comunicazione non verbale è quindi il tono della voce, seguito dal suo volume. Un determinato concetto corrisponde ad un determinato tono della voce; se sto dicendo qualcosa con un tono di voce che non corrisponde a quel qualcosa la credibilità crolla. Non è possibile dire "ti amo" con un tono di voce arrabbiato senza risultare falsi, no?
Il come rende credibile il cosa, in poche parole. Ecco perché è importante essere sempre coinvolti e sinceri nei confronti di ciò che si comunica, prima che con colui al quale comunicate!
Lo dicono tutti gli psicologi e ci sono serie tv a bizzeffe che analizzano la postura e il linguaggio del corpo. Ovviamente questi concetti passano come "il linguaggio del corpo comunica se menti e se sei falso", ma è verissimo anche il contrario; il linguaggio del corpo e la postura servono dunque anche e soprattutto a confermare e comunicare qualcosa con più efficacia.
Se di fronte vi trovate una persona con braccia conserte, gambe accavallate e schiena rigida, magari con il corpo che guarda in un'altra direzione rispetto a voi, l'impressione sarà quella di chiusura e disinteresse e la comunicazione sarà davvero difficoltosa e stressante, limitata. Al contrario un interlocutore attento sarà colui che si mostrerà rilassato, con gambe e braccia libere e il busto orientato verso di noi, e così anche noi ci sentiremo a nostro agio e liberi di parlare.
I bambini notano a livello inconscio moltissimo questi dettagli posturali: facciamo quindi in modo di mostrarci sempre disponibili e accoglienti!
Il linguaggio del corpo non si ferma però alla postura, ma la sua comunicazione si manifesta anche e soprattutto attraverso la gestualità. Il movimento che il corpo fa, come si muovono le mani, a che velocità... Sono tutti piccoli dettagli che influenzano la percezione della mia comunicazione nell'altra persona. In questo caso, naturalmente, il bambino.
Ma qual è la prima, primissima forma di comunicazione che abbiamo utilizzato con il nostro bambino? Come ci siamo posti per la prima volta nei suoi confronti? Sicuramente è stato il sorriso (magari bagnato da lacrime, ma lacrime gioiose). Questo sorriso ci permette di introdurre la parte forse più importante della comunicazione non verbale con i bambini: la mimica facciale.
Le espressioni del viso dicono molto. Dicono tutto. Corrucciare la fronte significa perplessità o disagio, o anche che è ora di ascoltare e ubbidire; le sopracciglia inarcate comunicano l'arrabbiatura. E gli angoli della bocca alzati in un sorriso dicono al bambino che gli siamo vicini, che gli vogliamo bene, che stare con lui ci rende felici.
E, alla fine, ricordiamoci che un'altra comunicazione fondamentale che esprime e trasmette davvero moltissimo è il contatto fisico. Un abbraccio ha dentro di sé mille parole, le mani che accarezzano e toccano trasmettono un milione di altre sensazioni e parole. Nei due sensi di marcia: pensate a quando dà la sua manina che stringe il nostro dito!
Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.
Cosa c'è di più nutriente, gustoso, fresco e sano dell'avocado? Praticamente nulla. Ma perché mangiarlo solo come un frutto o come base per le nostre salse come la guacamole? L'avocado ha una consistenza versatile e irresistibile che lo rende ingrediente immancabile e insostituibile per le nostre insalate insalatone estive. Noi non resistiamo, e voi?
(foto 1http://www.foodiecrush.com/avocado-caprese-salad-plus-5-crunchy-avocado-salads/)
(foto 2 http://wholeandheavenlyoven.com/2016/03/31/avocado-chicken-salad-lettuce-wraps/)
(foto 3 http://www.popsugar.com/fitness/Cucumber-Black-Bean-Corn-Tomato-Avocado-Salad-37842951)
( foto 4 http://littlespicejar.com/mexican-street-corn-salad-with-black-beans-and-avocados/)
(foto 6 http://qc-ne.blogspot.it/2012/07/insalata-di-farro-con-pesto-di-avocado.html)
(foto 7 http://ciaoflorentina.com/orange-avocado-salad-recipe-lime-dressing/)
(foto 8 http://www.lecremedelacrumb.com/2015/01/strawberry-avocado-spinach-salad.html)
Due lineette: ok, sono incinta. E ora? Beh, prima di farvi assalire dalle mille domande, dall'eccitazione sfrenata e da tutte le emozioni contrastanti che gli ormoni portano con sé, è ora di dare la notizia anche al futuro papà! Come? Ci sono davvero mille modi.
Certo, le più pratiche avranno fatto il test insieme a lui, oppure saranno uscite dal bagno con un sorrisone inequivocabile lanciandogli lo stick, ma se state aspettando il momento giusto è proprio il caso di dare l'annuncio come si deve!!
- Partiamo dalla tradizionale tazza: le mug, con le loro scritte, si prestano benissimo a dare l'annuncio in maniera inaspettata e tranquilla, a colazione o la sera sul divano! Ci sono di mille tipologie. Potete trovarne due accoppiate che recitano "mamma" e "papà": mettetela in mano al vostro partner con nonchalance. Ma non riempitele troppo! Quando se ne accorgerà potrebbe rovesciare la sua dalla gioia!
(foto 1 https://www.etsy.com/listing/262153676/mama-papa-bear-mug-set-pregnancy-reveal)
- Simpaticissima è quella con la scritta "abbiamo un vincitore", con un disegnino stilizzato dei suoi "girini" e del tuo ovetto. Potete realizzarla voi oppure trovarla online. Sarà divertentissimo, no?
(foto 2 https://www.etsy.com/it/listing/239801696/gravidanza-personalizzato-annuncio)
- E per una sorpresa che più sorpresa non si può, fate trovare la notizia sul fondo della sua tazzina di caffè: lo leggerà alla fine, quando meno se lo aspetterà, e voi potrete gustarvi l'attesa fremendo.
(foto 3 http://thestir.cafemom.com/pregnancy/183467/19_cute_clever_ways_to/128016/hide_it_at_the_bottom/9)
- E se invece lo facessi attraverso una fotografia? Organizza un servizio per due, prepara un cartello con la scritta "diventerai papà" e fatti scattare una foto senza che lui si accorga di ciò che hai scritto. Quando riguarderete le immagini rimarrà a bocca aperta!
(foto 4 http://nicoledavidge.com/2015/04/a-new-adventure/)
- Romanticone, questa è per voi: tornate con vostro marito nel luogo dove vi ha chiesto di sposarvi, ma stavolta inginocchiatevi voi e tendetegli una scatoletta come fosse l'anello. Solo che stavolta all'interno ci sarà il test!
(foto 5 https://it.pinterest.com/pin/313703930266120506/)
- Oppure, al posto del test di gravidanza, nella scatolina nascondete un mirtillo (o un frutto della dimensione corrispondente alla grandezza del vostro bambino in quei giorni): non capirà subito, ma quando lo farà...
- E se a parlare per voi fosse il cibo? Preparate una scatola di cioccolatini le cui lettere formano la frase che avete in mente...
(foto 7 https://www.etsy.com/listing/113959210/pregnancy-announcement-pregnancy-reveal)
-... Oppure per i palati amanti del salato condite la sua pizza con ingredienti tagliati in modo da formare "diventerai papà!" o "sono incinta!". Forse passerà la fame, ma pazienza...
(foto 8 https://www.instagram.com/p/YtNkmmvTgW/)
- Un classicone? Sorprendete vostro marito in un giorno normalissimo con un pacchettino regalo. Si chiederà il perché, potrete dirgli che semplicemente lo amate tanto da volerlo riempire sempre di regali, e quando lo scarterà si ritroverà con una bellissima tutina da neonato!
- E per finire, andate nel vostro ristorante cinese di fiducia, date al cuoco un bigliettino con la scritta-annuncio e chiedetegli di infilarlo in un biscotto della fortuna. Potete portare i biscotti a casa oppure andare a cena proprio lì con il futuro papà e chiedere la complicità dei camerieri che al momento giusto porteranno i biscotti speciali!
(foto 10 https://www.buzzfeed.com/peggy/29-awesome-ways-to-tell-everyone-youre-preggers)
Siete appassionati del mondo delle fate? E magari avete intenzione di realizzare una porta delle fate e degli elfi a casa vostra? Ecco il libro che fa per voi e per i vostri piccoli. E se non sapete cosa sono le porte delle fate leggete qui
Ci è stato portato da Babbo Natale proprio quest'anno e lo leggiamo davvero spesso: è la storia di due amiche, Grace ed Evie che scoprono delle porte delle fate in casa e in altri luoghi da loro frequentati. In ogni pagina raccontano la loro nuova scoperta. Con immagini davvero deliziose è presente anche un imponente pop up al termine del libro. La storia è in sè priva di una trama, ma è comunque un libro molto bello per la ricchezza delle illustrazioni che fanno entrare davvero i più piccoli in un mondo fatato e lo rendono adatto, a mio parere, a partire già dai 4 anni.
Giulia Mandrino
Evviva! Finalmente arrivano le tanto sognate e desiderate ferie! Le abbiamo aspettate per un intero anno, e abbiamo fantasticato pensando “beh il prossimo anno i bimbi saranno più grandicelli, serviranno meno cose, lo stretto indispensabile…ma si, sarà tutto più semplice”. Una beata minchia sarà più semplice! La donna lo sa che anche stavolta toccherà a lei fare i bagagli, e per essere certa di non scordare nulla inizierà a fare una lista delle cose da portare verso maggio…diciamo che tre mesi di tempo sono sufficienti per decidere cosa non portare. E cosa non portiamo? Nulla.
Perché alla fine portiamo tutto, lasciamo a casa giusto i mobili per non pagare supplementi. E se alla donna spetta l’arduo compito di organizzare i bagagli per tutta la famiglia, all’uomo va l’incarico di sistemare i bagagli in auto. E lui inizia a sderenare già da una settimana prima della partenza…tira giù le valigie in un numero variabile da due a ventinove, di tutte le misure e forme e colori. E le mette in fila in camera…poi apre l’armadio, mette sul letto tutti i vestiti calzini mutande magliette pigiami che vuole portare, si da una ravanata, ti guarda e ti dice “io mi porto solo queste cose qui”.
A beh un letto matrimoniale ricoperto delle tue cose…’na caccola…e tu rispondi “ok, va bene, mettile in valigia” e lui serafico ti risponde “no è meglio che le pieghi tu, io non sono bravo come te…”…cuore mio, lui non le sa piegare…sbatte pure le ciglia tipo Bambi per farti sentire importante….”dai amore tu sei bravissima a piegare le magliette…”.
E la donna le piega, curva sul letto, le millantadue magliette dell’uomo. E ugualmente piega tutto il resto. Solo che poi fa un grosso errore. Visto che le ha piegate, decide mano mano di metterle in valigia…fatto trenta…e dopo che ha finito di mettere tutto, a strati ovviamente lasciando per ultime le cose “per uscire”…quelle che per stirarle ci vuole un secolo…arriva lui. Rapido sguardo intorno a se e…”ma hai già messo tutto dentro?”. “no amore lo facciamo domani sul traghetto che ne dici?
Dai non rompere e chiudi la valigia” e lui ti guarda, faccia contrita, poi guarda la valigia, ravanata (la ravanata c’è sempre, è scritta nel dna) e da fiato ai polmoni “e quanno se chiude così…mamma mia ma che se mette così la roba in valigia?
Tutti spazi vuoti intorno, sta roba impilata a torre…famme fa a me!!”. E svrammmm! Svuota tutto, e inizia a mettere le cose dentro a casaccio, a salsiccia, per riempire ogni angoletto, e tu lo guardi con la bile che è salita alle sinapsi. Ti rivedi stirare quelle magliette col caldo atroce di agosto, e vedi lui aprirle e ripiegarle a cazzus canis per far si che dentro un’unica valigia entri il guardaroba di tutta la famiglia sufficiente per due settimane, la roba per il mare, i caricabatterie, i giochi dei bimbi e il cane dei vicini.
E inizi a sudare freddo, ma taci perché se anche solo provi a dire mezza parola lo sapete lui cosa risponde? “ma come pretendi che c’entra tutta sta roba in macchina? C’avemo da portà le valigie, la borsa frigo, il passeggino, il vasino, poi vuoi che all’ultimo non salta fuori qualche cazzata che se semo scordati! Nun fa mille borse, fanne una! “.
E sapete questo cosa vuol dire? Che dentro una valigia lui mette le mutande, lo spazzolino e il panino col salame per il viaggio! Le ciabatte, due libri, il cappello di paglia, le supposte per la stitichezza, il carillon dei bimbi, il pupazzo della figlia.
Tutto assieme cazzo! Che quando arrivi a destinazione e scarichi i bagagli, vai per disfarli e te ce vonno tre ore e mezza, perché devi correre da una stanza all’altra per sistemare tutto. E lo spazzolino finisce in cucina, le supposte in frigo e il panino col salame…ve lo lascio immaginare! ☺ Datemi retta, risparmiate e partite senza bagagli. Comprate tutto lì! Salverete il vostro matrimonio!
Buone vacanze!
Cinzia Derosas
Le contrazioni di Braxton-Higgs si stanno facendo sentire da qualche tempo, la data del parto si avvicina e i pensieri si affollano nella testa: quando inizia davvero il travaglio? Ma, soprattutto, quando è giusto andare in ospedale senza rischiare di andarci inutilmente o per un falso allarme? Qual è il momento adatto per salire in macchina, con la nostra borsa ben preparata?
Ecco qual è il momento giusto per andare in ospedale: come riconoscere i segnali che ci dicono che è iniziato il travaglio
Innanzitutto, le contrazioni inizieranno un attimo prima della fase vera del travaglio: potrete sentire piccoli dolori sulla zona lombare e sulla pancia. Sono di modesta identità e si chiamano "prodromi del travaglio". Siete ora nella fase latente, quella che pian piano accorcia il collo dell'utero in vista dell'espulsione. Il collo dell'utero, prima con contrazioni irregolari poi con alcune più regolari in durata e frequenza, si appiattisce e inizia a dilatarsi, con un dolore, come abbiamo detto, concentrato sul basso ventre e sulla schiena (vicino all'osso sacro), oppure nella parte alta delle cosce.
Al primo parto questi prodromi potrebbero essere percepiti per qualche giorno: è normale! Tuttavia, in ogni caso, non iniziate ad allarmarvi: ascoltate il vostro corpo e mettetevi in testa che è il primo passo verso il parto, ma che non sappiamo quanto potrà durare. Tenete tutto sottocontrollo, ascoltate il vostro organismo: sa esattamente cosa fare!
In questa fase state tranquille a casa: è un momento di preparazione fisica e mentale, ed è giusto sentirsi a proprio agio, rilassate e in pace. Fatevi massaggiare dal vostro compagno la zona lombare e i piedi, respirate profondamente, bevete dell'acqua zuccherata con sciroppo d'acero ricco di minerali o una tisana massiflora e malva per rilassarvi. Addirittura, se ve la sentite, fate una passeggiata. Insomma, fate tutto ciò che avete piacere di fare, sempre però accompagnate da qualcuno.
No, questo non è il momento di andare in ospedale. Sarebbe inutile, vi rimanderebbero a casa o vi terrebbero in osservazione, in un ambiente quindi sconosciuto e che potrebbe essere fonte di disagio, che non vi permetterebbe di rilassarvi, di riposare e di mantenere la concentrazione (rallentando quindi la nascita). Questi piccoli dolori ci sono, e né a casa né in ospedale possono essere alleviati!
Alcuni vi diranno di monitorare e cronometrare la durata dei dolori e la loro frequenza: noi lo sconsigliamo. Sarebbe solo una distrazione inutile, uno stress aggiuntivo che non vi permetterebbe di rilassarvi appieno, magari facendo anche un sonnellino (utile in vista del parto). Credeteci: il vostro corpo saprà quando è ora di andare!
E la rottura del sacco? Quella, attraverso la quale sentirete scendere tra le gambe un liquido caldo e quasi trasparente, può avvenire prima dei prodromi, durante essi o addirittura solo poco prima del parto: in quel caso è bene, con tranquillità, recarsi in ospedale (con più fretta se il liquido è verde). Qui i medici vi terranno in osservazione, decidendo se sottoporvi già a terapia antibiotica per proteggere voi e il bimbo in caso di tampone positivo, e entro quarantotto ore dovrebbe iniziare il parto vero e proprio (che, se non avviene naturalmente, verrà indotto).
Ma se le acque non di rompono, come riconoscere il momento giusto per recarsi in ospedale senza rischiare che ci rimandino a casa o che ci tengano inutilmente sotto osservazione?
Be', è meglio non andarci solo per la perdita del tappo (che avverrà qualche giorno prima, riconoscibile per una perdita di muco gelatinoso e striato di rosso, accompagnata da una pressione alla parte bassa dell'addome e della schiena: sarà solo un segno che qualcosa si sta finalmente muovendo, ma che non necessita una corsa a sirene spiegate in ospedale, anzi!) o se le contrazioni sono palesemente irregolari. Meglio stare a casa, in questo caso, e magari fare un bagno o una doccia caldi, stimolo utile per indurre le contrazioni vere!
Decidete invece di andarci nel caso in cui le contrazioni sono almeno due o tre nel giro di dieci minuti per almeno un'ora (senza cronometrare al millesimo di secondo: lo sapete, se sono regolari, no?). Senza fretta, preparate l'occorrente per l'ospedale, fermatevi un attimo per le contrazioni molto forti e fatevi accompagnare con calma.
Nel caso in cui vi ritrovate ad avere perdite di sangue rosso vivo, molto più abbondanti di un semplice mestruo, recatevi in pronto soccorso senza ansia ma in tempi celeri. Mettete slip comodi e chiari e un assorbente (da non cambiare fino all'arrivo in ospedale): il personale valuterà l'entità della perdita e agirà di conseguenza.
Per la rottura delle acque invece prendetevi tutto il tempo nessario: quando le sentite guardate l'ora (ve la chiederanno in ospedale!), fatevi con calma una doccia, indossate biancheria pulita e un assorbente (no salvaslip! Bagnereste tutti i sedili, è assicurato) e quindi partite con tutta la calma del mondo.
Fate attenzione anche nel caso in cui non sentiate più muoversi il bambino. Nelle ultime settimane è chiaro che si muova un pochino meno (non ha più spazio), tuttavia lo sentite comunque. Assicuratevi che ci siano sempre almeno dieci movimenti fetali nell'arco della giornata, e se non ci sono provate a stimolarlo (stando un'oretta sul fianco a riposo, bevendo qualcosa di zuccherato, mangiando). Se ancora non sentite nulla andate in ospedale: vi faranno un tracciato per valutare il benessere del piccolo.
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Come fosse un giardino zen che alla vista rilassa mente e cuore, possiamo creare il perfetto habitat per le nostre erbe aromatiche, in modo da farle crescere in armonia e in maniera adatta ad ogni esigenza e così da poterle avere sempre fresche nel nostro giardino o sul terrazzo.
La spirale, lo sappiamo, è una delle forme più perfette in natura. Anche nel caso del giardinaggio, quindi, viene in nostro aiuto. Il concetto è semplice: realizzando con i nostri mezzi un piccolo “orto” a forma di spirale sfruttando le altezze riusciremo a creare un ambiente nel quale si formeranno differenti zone, ognuna con la sua caratteristica che soddisferà i bisogni di una determinata pianta: umidità, secchezza, sole, ombra, mezzo sole…
In poche parole, una volta costruita la spirale avrà zone molto più calde (quelle con il lato esposto al sole e la cima) e zone più ombreggiate e fresche, creando un microclima ideale.
Scegliete quindi una zona nel vostro giardino. La dimensione la sceglierete voi, contando in ogni caso una grandezza abbastanza larga per poter lasciare agio alle piantine scelte (l’ideale è un metro e mezzo).
Dopodiché preparate gli strumenti di lavoro: circa due metri cubi di pietre calcaree o vecchi mattoni, un metro cubo di calcinacci calcarei, compost, un telo da laghetto, ghiaia e pietrisco, le piantine aromatiche scelte e i soliti attrezzi da giardinaggio (pala, vanga, carriola, bastoni e fune.
Iniziate subito marcando la zona scelta disponendo le pietre a forma di cerchio. Asportate quindi lo strato superficiale di terra dentro a questo cerchio, e in un punto alla base del cerchio (se volete) scavate una piccola buca per creare lo stagno (tenendo da parte il terriccio), coprendola con il telo apposito.
Con le pietre più grosse iniziate quindi a creare la spirale, facendo attenzione a dare diverse altezze, crescendo sempre di più verso il centro. Riempite le zone con ghiaietta e pietrisco, in modo da assicurare all’acqua di filtrare in maniera corretta.
(foto 1 http://pachamamae.blogspot.it/2011/09/la-spirale-derbe.html)
Passate quindi ora a piantare le vostre erbe aromatiche, lasciando tra loro almeno trenta-cinquanta centimetri di distanza l’una dall’altra, e riempiendo quindi con del terriccio.
Contate quindi che ogni pianta ha bisogno di una determinata condizione, che la spirale le può assicurare.
Le piante più comuni sono naturalmente la salvia, il rosmarino, la menta, l’erba cipollina, la melissa, il basilico, la maggiorana, e chi più ne ha più ne metta. Basterà informarsi sulle condizioni che ogni erba richiede e regolari di conseguenza sulla posizione nella quale piantare ognuna.
Un esempio? La menta e la melissa hanno bisogno di un ambiente umido, all’ombra. Il microclima ideale per loro sarà quindi quello che si creerà in basso e a nord. Al contrario, il rosmarino, che sopporta benissimo l’ambiente secco (proprio quello mediterraneo) e richiede poca acqua, starà perfettamente a sud e molto in alto.
E il laghetto? Quello sarà perfetto per piante che amano l’acqua e l’altissima umidità come il crescione.
(foto 3 http://www.guiadejardineria.com/10-ideas-con-piedras-para-el-jardin/)
(foto 4 https://farmettepdc.wordpress.com/page/2/)
(foto 5 https://www.flickr.com/photos/greenwellies/6242101119/in/photostream)
(foto 6 http://www.manufactum.de/steinkoerbe-gabionen-c-177/)