Nuove ricerche sugli OGM

Venerdì, 13 Marzo 2015 09:18

I vegetali geneticamente modificati, detti anche OGM, sono esteticamente molto belli, non ci sono ammaccature, buchini di insetti, morsi di uccellini; ma sapete che nutrendo topi con una dieta basata su soya OGM per 90 giorni si osservano in essi effetti tossici come DNA danneggiato, mutazioni del sangue, danni a fegato e reni che in numerosi casi inducono morte? E che i loro piccoli muoiono in circa 30 giorni? Partendo dal presupposto che questa sperimentazione sugli animale è enormemente crudele, dobbiamo comprendere che consumare con regolarità cibi OGM è come introdurre regolarmente pesticidi dentro il proprio corpo: sono alimenti che distruggono l'apparato digestivo.

Non solo, è emerso da un ulteriore studio che l'utilizzo di soya OGM promuove attivamente la frammentazione del DNA: ciò significa una mutazione del DNA e una conseguente mutazione delle cellule che a loro volta produrranno cellule malate, con le basi quindi per lo sviluppo di tumori in quanto il meccanismo regolatore della normale riproduzione cellulare è ormai interrotto. 

Inoltre è emerso come topi nutriti con vegetali geneticamente modificati (quindi non parliamo solo di soya) manifestino patologie a livello epatico, renale, sanguigno ma anche riproduttivo: alcuni studi collegano diversi casi di inferitilità al consumo di OGM in quanto questi avrebbero effetto sull'apparato riproduttivo, in particolare sugli spermatozoi. (fonte: http://www.naturalnews.com/048944_GM_soy_toxic_food_GMOs.html#)

La domanda allora è: che "latte" vegetale possiamo usare? Evitiamo la soya e utilizziamo riso, avena, kamut e altri cereali. E' importante che siano certificati con il bollino del biologico. Ormai nei supermercati gli scaffali dedicati alle bevande vegetali offrono una grande varietà di scelta ma attenzione agli ingredienti: il vero "latte" vegetale contiene solo il cereale (per esempio riso), acqua ed eventualmente sale. Se trovate altri ingredienti non è davvero consigliabile l'acquisto.

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Cosa deve sapere una futura e una neomamma

Venerdì, 13 Marzo 2015 08:55

Vorrei parlarvi di quello che secondo me è "un concetto basilare nell'approccio al bambino, un principio fondamentale che deve essere sempre ben chiaro nella nostra mente, soprattutto quando ci troveremo a leggere tabelle o grafici che presentano la "normalità" della crescita dei bambini, o ad ascoltare i consigli (anche non richiesti) di altre mamme che sanno sempre esattamente che cosa dovremmo fare con il nostro bambino! Il concetto di "normalità" richiama semplicemente a "ciò che è nella norma", e un bambino è nella norma sia che cominci a parlare a 9 mesi, così come se lo fa a 18 mesi! Un bambino è nella norma sia che dorma tutta notte fin da subito, sia che si risvegli tutte le notti fino a 3 anni! Ogni bimbo ha proprie competenze che sviluppa prima di altre ed è meno predisposto allo sviluppo precoce di alcune rispetto ad altre.

Ogni neonato è prima di tutto una persona con un proprio modo di comunicare, propri sentimenti e uniche caratteristiche di personalità.

Conoscere il proprio bambino e rispettare i suoi tempi e i suoi talenti è il compito principale dei genitori di neonati. Rischiamo altrimenti di non rispondere in modo appropriato ai suoi comportamenti, rischiamo di uniformare la nostra relazione a uno standard preimpostato, invece di renderla unica, rischiamo
di non evidenziare i suoi particolari talenti e predisposizioni, ma di tarpargli le ali in nome dell'una o dell'altra teoria educativa di riferimento. Stampiamocelo bene nella mente: ogni bambino è UNICO, ha suoi propri competenze, abilità, talenti, ritmi e tempi: questa unicità merita rispetto:

Se vi ricorderete di pensare al vostro bambino come a una persona vi sarà facile avere per lui il rispetto che si merita.

Inoltre, ogni coppia madre-bambino è UNICA, ha suoi propri stili comunicativi, modalità relazionali,
dinamiche comportamentali. Il bambino si deve "sentire", si deve vivere, non si può apprendere, non c'è un manuale d'istruzioni da consultare. Il bambino si deve accompagnare nella scoperta della sua vera, autentica, originale natura.
Nessuno conosce il bambino meglio della sua mamma, nessuno sa meglio di lei che cosa è bene per lui. La relazione che dall'inizio avete costruito con lui vi permetterà di interpretare e capire sempre più i suoi bisogni e le modalità che utilizza per esprimerli. Mi raccomando, quindi: alla larga dalla zia Ignazia che sa sempre che cosa vuole il vostro bambino, che non approva il vostro modo di essere mamme e che vi fa sentire inadeguate!
Quando vi sentirete dire (perché capiterà di sicuro!) che il vostro bambino piange perché non è abbastanza sazio, perché ha sonno, perché lo tenete troppo in braccio, perché... chi più ne ha più ne metta, ricordate a voi stesse che nessuno può conoscere bene il vostro bambino perché lui è unico, e
voi siete l'unica mamma che ha, la persona che veramente lo conosce meglio di qualsiasi altro. State lontano da pregiudizi, dicerie e anche da impostazioni educative rigide e intransigenti che vorrebbero insegnarvi a fare la mamma.
Il neonato merita rispetto, allo stesso modo di un adulto. Meglio chiedere aiuto se sentiamo le nostre energie venir meno. Non esistono formule magiche generalizzabili a tutti i bambini e da applicare in un determinato periodo della vita dei bambini, che vi garantiscano una crescita sana, serena ed equilibrata del bimbo e magari anche il raggiungimento in breve tempo di quelle tappe evolutive così importanti di questi tempi. Deve dimostrare di riuscire a parlare, a camminare, ad afferrare, a comprendere (magari sia in italiano che in inglese!), a giocare in modo costruttivo (non sia mai che distrugga la torre di mattoncini!)... se no penseranno che non è abbastanza intelligente.
E poi non deve giocare in modo aggressivo, non deve far rumore, dare fastidio, muoversi continuamente... se no penseranno che è un bambino disturbato o non educato... e che figura ci faccio?"

articolo tratto da Mandrino-Contiero, Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

Crescere con un cane

Venerdì, 06 Marzo 2015 09:53

La mamma cane aiuta i cuccioli a orientarsi nel tempo e nello spazio offrendo l'esempio corretto con il suo comportamento e non è raro vederla alle prese con i piccoli da "sgridare", spesso in maniera severa e intransigente. La sua coerenza è garanzia di crescita, infatti i "no" della mamma fanno in modo che vengano assorbite velocemente le regole sociali in cui i cuccioli devono orientarsi.
Questo sistema educativo è assolutamente trasferibile anche al bambino, che con poche semplici regole sarà in grado di orientarsi ed esprimersi in modo adeguato nel mondo che lo circonda, e incentiva l'introiezione delle regole comportamentali, che da istanze esterne diventeranno interne, favorendo una corretta e adeguata formazione del "super io" (definito come quell'istanza intrapsichica originata appunto dall'interiorizzazione dei codici di comportamento). Un altro importante elemento in comune è rappresentato dalla "paura dell'abbandono", che li coglie entrambi impreparati e disorientati. Il bambino teme terribilmente di perdere la propria mamma, fino al punto di piangere per farla tornare a sé; così anche il cane teme moltissimo di essere abbandonato e piange quando si trova solo. Cane e bambino dunque condividono la necessità di essere rassicurati e di acquisire quelle rappresentazioni interne affettive che gli permetteranno di gestire la frustrazione dell'assenza dell'oggetto d'amore: la mamma. In questo difficile esercizio, il bambino ha la fortuna di avere il cane come "oggetto transizionale" (Winnicot). Attraverso il gioco del guinzaglio, il bambino può sempre portare con sé quel cagnolino che rappresenta anche concretamente l'affettività e l'accoglienza incondizionata della figura materna, che in questo modo non lo abbandona mai. Tale situazione poggia le basi per la costituzione di una relazione di reciprocità e di fiducia incondizionata l'uno nei confronti dell'altro: il cane saprà di essere in compagnia di quel compagno di giochi insostituibile e sempre presente, compensando la sua paura di abbandono.

Entrambi condividono la paura più profonda dell'essere umano, il disamore, e si aiutano reciprocamente in un continuum di rassicurazioni reciproche, basate soprattutto sulla presenza incondizionata di entrambi e sull'implicita condivisione di esperienze comuni. Questa condizione li rende compagni ideali e giustifica la naturale attrazione che l'uno prova verso l'altro. Il cane corrisponde alle necessità del bambino anche grazie alla diversa velocità della sua maturazione.

Per un bambino, crescere con un cane è fonte inesauribile di stimoli ed esperienze che lo aiuteranno nel raggiungimento e nel superamento delle sue naturali tappe evolutive. Per giocare con il suo cagnolino, il bambino sarà costretto a imparare e affinare tutte le capacità comunicative non verbali, acquisendo e maturando abilità intuitive ed espressive che in seguito miglioreranno le sue capacità di socializzare anche con gli altri bambini.
Il trascorrere del tempo favorisce le competenze del bambino a più livelli, perché il cane, crescendo più velocemente, è portatore di informazioni preziose e può ad esempio aiutare il bimbo a capire lo sviluppo psicosessuale e la diversità di genere: il suo comportamento potrà essere preso facilmente come modello per spiegare l'evoluzione della specie e la naturale attrazione del sesso maschile verso quello femminile e viceversa.
Un altro importante elemento che il cane porta con sé nella relazione con il bambino è dato dall'invecchiamento: il suo crescere in fretta e le sue modificazioni fisiologiche potranno aiutare il piccolo uomo ad accettare il cambiamento relativo all'incedere inesorabile del tempo. Vedere il suo amico modificarsi, mettere i primi peli bianchi, avere meno voglia di correre e saltare lo aiuterà a modificare il suo comportamento in relazione ai bisogni del cane, passando da una fase egoistica a una altruistica e di grande accettazione.
Grazie a questi cambiamenti il bambino acquisisce una buona capacità di accoglienza della diversità e accettazione della frustrazione. Ci tengom particolarmente a sottolineare che quando un bambino domanda ai genitori un cucciolo di cane, la sua richiesta non rappresenta un capriccio o la volontà di avere un altro giocattolo da aggiungere alla sua collezione. Spesso questo desiderio poggia le basi su un'inconsapevole intuizione, da parte del bimbo, rispetto a quante cose li rendano simili e quanto queste similitudini possano essere significative per la sua crescita. Spetta agli adulti sottolineare e aiutare tali acquisizioni, affinché la presenza del cane diventi importante per lo sviluppo psicofisico e psicomotorio del bambino.

Articolo tratto dal libro "Un mondo di pet therapy" di Spartia Piccinno, Mental Fitness Publishing

I giochi per bimbi tra 3 e 6 mesi

Venerdì, 06 Marzo 2015 08:25

Dai 3-4 mesi inizia una prima fase esplorativa che coinvolge i 5 sensi: sfatiamo il mito del "bisogno dei giocattoli". I giocattoli nel primo anno di vita sono un bisogno di shopping di noi genitori contemporanei non del bambino che giustamente spesso non li considera minimamente a favore di oggetti di uso quotidiano. Perchè allora non venire incontro a questa tendenza?

Mestoli and co: scegliamo una serie di oggetti di diversa consistenza che il bambino può mettere in bocca come cucchiai di legno e di acciaio, cucchiaini, piccoli barattoli in plastica, stoffe di seta, cotone e spugna... Liberiamo la nostra creatività, ovviamente selezionandoli affinchè il bimbo sia in sicurezza mettendoli in bocca: dire a un bambino di 5 mesi di non mettere un oggetto in bocca è come se dicessero a noi di guardare un piatto di pasta alle ore 12,30 seduti a tavola mentre tutti mangiano, perché "la pasta non si mette in bocca, si guarda solo". Ciò che noi gli porgiamo deve poterlo mettere in bocca, è il suo modo di conoscere il mondo, è il suo istinto: non vi preoccupate, a 4 anni se gli direte che quell'oggetto non si mette in bocca sarà in grado di seguire il vostro consiglio comprendendone anche la motivazione, ma a 5 mesi no.

Le bambole fazzoletto: possiamo creare delle bambole fazzoletto homemade che lui apprezzerà davvero tanto. Basta reperire un fazzoletto di forma quadrata preferibilmente di seta, e fare 4 nodini alle 4 estremità; inserire poi al centro una pallina della grandezza di circa un pugno di lana cardata o altro materiale soffice (io le ho sempre create con pezzi di stoffa arrotolati e compattati) e poi chiudere con una strisciolina di stoffa o un elastico (in questo caso attenzione che sia abbastanza spesso da non essere usurato e quindi ingerito dal piccolo; ottimi gli elastici di spugna per legare i capelli). Otterremo un oggetto come quello che vedete nell'immagine in alto a sinistra. Troppo semplice? No, assolutamente, la creatività è l'intelligenza del bambino è stimolata attraverso materiali e oggetti semplici e spogli che il bambino utilizza in più modi, sperimentando forme, materiali e ci costruisce storie e pensieri. 

Album fotografico: un altro stimolo interessante che alcuni bambini amano è quello di visionare fotografie di visi, alcuni famigliari altri nuovi. Il bambino già nel primo mese di vita riesce a vedere a una distanza di circa 20 cm quindi esattamente la distanza tra l'attacco al seno e il viso della mamma: per tale motivo è uno "specialista dei visi" e anche se ne vedono il ritratto nelle fotografie ne sono incuriositi. Alcuni però vorrebbero mettere le foto in bocca, in questo caso evitiamo questo stimolo e proponiamo i giochi elencati in precedenza.

Cuscino di noccioli di ciliegia: è un oggetto che amo molto regalare alle mia amiche neomamme. Si trovano in alcuni negozi di prodotti naturali e online e sono utilissimi non solo per i bimbi ma anche per noi adulti; sono dei cuscini riempiti con noccioli di ciliegia che creano un effetto sonoro e che si modellano a seconda di come vengono tenuti i mano o sulla superficie su cui sono appoggiati: il bambino quindi può sperimentare il materiale a livello sonoro perchè i noccioli all'interno fanno un rumore davvero delicato toccandosi l'uno con l'altro, e inoltre cambiano continuamente di forma e consistenza per cui il piccolo, manipolando, lavora sulla coordinazione motoria delle mani. In caso di nevralgie e dolori muscolari dove è utile la terapia del caldo, potrete scaldarli a microonde e appoggiarli sulla parte del corpo dolorante: sarete immediatamente invasi da una sensazione di sollievo. Io li ho usati molto per gli inevitabili dolori cervicali nel primo anno di vita dei miei bimbi ma anche per alleviare il dolore alle orecchie della mia piccola quando ha sofferto di otiti.

Giulia Mandrino

Mindfullness per mamme

Giovedì, 05 Marzo 2015 15:05

La maggior parte delle volte in cui tu non pensi di respirare questo semplicemente succede, respiri. Un importante aspetto dello yoga è osservare il tuo respiro e prestare attenzione al modo in cui immetti aria nel tuo corpo e poi espiri, come i tuoi muscoli lavorano per far entrare ossigeno e per far uscire aria "cattiva". Il respiro yogico porta un senso di profonda serenità e calma anche in mezzo al caos, una fonte di energia che crea "mindfullness", un luogo dove stare bene con te stesso apprezzando semplicemente di esistere, di esserci in quel momento. Il respiro yogico può essere uno strumento davvero fondamentale per noi mamme e per voi neomamme ancora di più: quando arriva un bimbo la vita di noi donne è catapultata in un'altra dimensione che talvolta sembra imprigionarci. Diventare mamma è un'esperienza davvero meravigliosa ma tavolta può capitare di sentirsi schiacciate: la mindfullness è una modalità per tornare  un attimo indietro o meglio tirare il freno a mano e ricordarci chi siamo davvero oltre "mamma di...". 

Ma che cosa si intende per mindfullness? Con questo permine si intende l'arte di essere presenti, nel qui e nell'ora senza analizzare e farsi influenzare da presente, passato e futuro: per me è qualcosa che il respiro ci aiuta a raggungere facilmente: tramite l'osservazione del respiro possiamo concentrarci sul qui e ora e per farlo nn dobbiamo essere sdraiati a terra in un luogo silenzioso, possiamo essere in mezzo al caos dei bambini, camminare, spingere il carrello della spesa, allattare. Percepire l'inalazione del respiro e poi l'espiro fa davvero si che tutti i pensieri in quel momento vengano messi da parte. L'importante è non forzare troppo il respiro, deve essere più lungo del normale ma non troppo, evitiamo le forzature.

Il respiro yogico crea vitalità portando più ossigeno non solo negli arti ma anche nel nostro cervello e in tutte le cellule del nostro corpo: ci si sentirà ringiovaniti, e in salute. In gravidanza fornisce serenità e durante il travaglio consente di rilassarsi e focalizzarsi sulla nascita senza perdere il controllo: dopo il parto di ritrovare le forze e risentire meno della mancanza di sonno.Quando il bimbo è più grande durante i capricci o quando le ferze sembrano completamente esaurite. 

Unica difficoltà: ricordarsi di farlo! Allora mettiaemo un post-it sul frigo con scritto: "ricordati di respirare". 

Giulia Mandrino

10 semplici consigli per vivere con serenità l'avventura della maternità:

1. L'elogio dell'imperfezione: tutti aspiriamo a essere genitori perfetti, a non commettere errori con i nostri bimbi. Forse a causa di una diffusione a macchia d'olio dei mass media di teorie psicologiche che vedono nelle relazioni con i genitori le radici di tutte o quasi le problematiche che emergono in età adulta, siamo terrorizzate di rendere nostro figlio insicuro, incapace di instaurare relazioni, violento o asociale. La verità però è che non c'è una scienza esatta dell'essere genitori, perchè ogni bimbo è un universo a sè così come ogni genitore. E mettiamoci nella testa che commetteremo errori, nè commetteremo tanti! La ricerca di perfezione ci ri-succhia tempo ed energia, senza contare che forse poi il nostro bimbo potrà pensare che lo stesso livello di "perfezione" sia richiesto a lui; i bambini devono sapere di poter esprimere se stessi, non devono avere l'ansia di performance! Così il genitore non deve pensare a raggiungere un determinato standard di qualità, ma essere se stesso, amare il suo bimbo e cerare di offrirgli tutto quello che ritiene giusto tramettere al proprio pargolo. tutto esattamente qui...

2. Anche se tutti sembrano essere più esperti di te, Tu sei l'unica persona che può decidere cosa è meglio per te e per il tuo bimbo. Per cui ben vengano consigli di esperti sia riconosciuti sia parenti ed amici, ma le correnti sia mediche sia pedagogiche sono molte e nessuna di queste è una scienza esatta; per cui anche la teoria e la prospettiva più vicina a voi (come quella che noi sosteniamo di maternità naturale) deve essere fatta vostra, adattata alla vostra vita e personalità: w la nanna condivisa, ma prima di divorziare ci sono mille strategie e soluzioni per evitare che un dictat, una formula presente in una teoria, sia causa di profonda infelicità e frustrazione.

3. Prendersi cura dei propri figli è qualcosa di assolutamente fuori controllo: abbandoniamo radicalmente l'idea di programmare e organizzare tutto alla perfezione, così come aspettative di avere un bimbo che da subito dorme tutta la notte, perché magari quel bimbo modello, tanto tanto bravo che da tante soddisfazioni alla sua mamma, incomincia ad avere tre risvegli notturni a sei mesi! Il parto è forse il più grande esercizio per imparare a lasciarci andare come genitori: possiamo partorire in pochi minuti o impiegarci giorni, possiamo alzarci in piedi dopo un'oretta e uscire dalla sala parto camminando o avere un tempo di recupero molto più lungo! Forse i genitori più felici sono proprio quelli che invece di chiudere i propri figli in schemi precostituiti, vivono giorno per giorno, e invece di soffocare i momenti difficili provano a ribaltare la prospettiva e farsi una grossa grassa risata.

4. E' naturale sentirsi a volte arrabbiati, stremati, furiosi, tristi, esasperati, è innaturale dire che vada sempre tutto bene. Le neomamme lo sanno bene, ci sono sempre le super-mamme sempre con il sorriso smagliante, quelle che va sempre tutto bene, che il bambino è un amore, che dorme sempre e che tutto è meraviglioso. MENTONO!!!!!! mentono spudoratamente e forse sono proprio quelle le mamme che avrebbero più bisogno d'aiuto per riuscire a dire che a volte siamo stanchissime, che vorremmo tanto tornare a fare la doccia e le unghie senza cronometro, che quel cosino che piange oggi proprio non lo possiamo sopportare. tutto normale, tutto ok, fa parte dei giochi. più riusciamo a dirlo e a sentirci comprese meglio è.

5. i neonati non hanno vizi ma bisogni fisiologici. Dopo essere stati nove mesi nella pancia sempre a contatto con qualcosa, sempre sentendo rumori e sempre cullati dalla nostra camminata non hanno il vizio di stare in braccio, hanno il bisogno di stare in braccio e poter ricreare almeno in parte l'ambiente uterino. come vedremo non hanno il vizietto del seno, ma il bisogno del seno materno. non fanno il capriccetto perchè si svegliano la notte, ma il normale sviluppo del loro cervello li fa svegliare la notte. e poi il vizietto più brutto e fastidioso: sono TROPPO ATTACCATTI ALLA MAMMA. questo sembra proprio il più brutto perchè è colpa della mamma che non lo lasci andare con gli altri ed è troppo chioccia: si devono abituare fin da subito all'indipendenza e alla durezza del mondo vero? bene, vedremo come queste meravigliose perle di saggezza siano già state smentite 80 anni or sono da rigorose ricerche scientifiche ma... abbiate fede, prima o poi arriveranno anche alla zia Ignazia.

6. non ci sono bambini bravi, ci sono bambini più facili e scusate il termine "comodi" per i genitori e bambini che richiedono molta più energia. Scopriremo nelle prossime pagine che soffocare l'energia dei bambini non è la scelta migliore che possiamo fare, seppur molto comoda.

7. i neonati piangono, non piangono perché sono cattivelli o fanno i capriccetti, piangono perché non possono alzarsi dal lettino e fare quel ruttino che proprio da coricati anche noi adulti non riusciamo tanto a fare, diciamocelo. Così piangono perché non riescono a dire "Scusa mamma, sono tanto tanto stanco, talmente stanco che sono super eccitato e non riesco a dormire. Ti va se ci beviamo insieme un drink a luce soffusa così io mi rilasso e poi me ne vado a ronfare bellamente?".

8. siamo mamme sì, siamo mogli ma siamo sempre e comunque DONNE ed esseri umani, con delle precise esigenze fisiologiche e psicologiche; quelle cose basilari come dormire, lavarci, parlare con i nostri simili, coltivare qualcosa che non sia un DOVERE ASSOLUTO, non aver piacere di buttare via 20 anni di studio e dieci di lavoro, sbagliare piangere e rialzarsi... cucù, ci siamo anche noi, non dimentichiamocelo, perchè senza la donna non esiste la mamma.

9. mettiamo prima le persone delle cose: quando un pavimento sporco ci induce a una scenata isterica, punizioni e la mancanza di tempo costante per i nostri figli forse è il caso di rivalutare un po' il tutto. L'igiene è sicuramente un grande progresso della società contemporanea, ma non deve essere messo prima delle relazioni e dei nostri pupetti. i nostri bimbi sicuramente si ricorderanno dei momenti passati con noi e non di una casa super ordinata i cui pavimenti profumano di biancospino.

10. amiamo e lasciamoci amare, sembra una di quelle bellissime frasi fatte che la nostra amica posta continuamente su Facebook con un'immagine di un tramonto romantico ma è un mantra che dovremmo sempre ripeterci; facciamo in modo che nessuna zia Ignazia e nessun libro ci impedisca di prendere in braccio e amare il nostro bimbo per paura che... o per timore di... seguiamo il nostro cuore, il nostro istinto profondo e amiamo amiamo amiamo il nostro bimbo imperfetto e anche noi, mamme e donne imperfette, accendendo tutto l'arcobaleno di sentimenti ed emozioni, belle e brutte che l'esperienza della maternità fa emergere.

Tratto dal libro Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

Immagine tratta da blog.kelkoo.it

9 cose da non dire a una neomamma

Martedì, 03 Marzo 2015 10:14

Che gioia incontrare la terribile zia Ignazia con il tuo bimbo! Quando pensi di aver trovato il tuo equilibrio te lo distrugge in un attimo! Ma noi siamo al tuo fianco e ti suggeriamo risposte brevi ed efficaci. 

Ecco allora le 9 cose da non dire a una neomamma: e sopratutto le 9 risposte da dare per far rimanere di stucco le varie zie Ignazie

1 È un bravo bambino?
In che senso? Ci sono forse neonati che sparano all'impazzata sulla folla davanti a una chiesa di domenica? Magari mi vuoi chiedere: "È un bambino comodo, facile per noi da gestire?"

2 Ma lo tieni sempre in braccio? Poi ti prende il vizio...
Sì, tendenzialmente più che posso, quando e come ci viene voglia, a me e a lui/lei. È un bisogno sano che deve essere appagato, non un vizio. A tempo debito, con le solide basi e sicurezze, si allontanerà lui.

3 Ma piange sempre?
Il pianto è una delle sue modalità comunicative: ci sono bambini che piangono molto, altri meno. Ha tante cose da esprimere, da comunicarci. Quando saprà fare una telefonata alla sua amica del cuore per raccontarle i suoi dispiaceri, non piangerà più tra le braccia della mamma.

4 Vedi che ha il vizietto? Piange e appena lo prendi in braccio smette.
Il bisogno di contatto è una necessità primaria; come smette di piangere se gli do da mangiare e appago la sua esigenza di cibo, così si calma se lo prendo in braccio appagando la sua esigenza di contatto fisico e contenimento.

5 Ma avrai ancora latte? Il tuo latte è diventato acqua?
Il seno è una ghiandola, se stimolata correttamente produce latte. Se il bambino sta bene e cresce, vuol dire che il mio latte gli basta.

6 Piange: avrà fame!
I bambini piangono per moltissimi motivi e solo uno di questi è la fame.

7 Non metterlo nel lettone, non andrà più via!
Il co-sleeping è una pratica naturale e consigliata, favorisce l'allattamento e il riposo della mamma e del bimbo.

8 Caspita, hai ancora tanta pancia...
A tempo debito andrà via; al momento ho altre priorità e fonti di gioia primaria!

9 Dovresti proprio prendere l'abitudine di occuparti della casa mentre lui/lei dorme.
La casa splendente al momento non è la mia priorità: ho tempo tutta la vita per pulire casa. Il mio bimbo rimane neonato solo in questi mesi.

Tratto da Contiero-Mandrino, Mamme pret a porter, il primo anno insieme, Mental Fitness Publishing

Lo scorso Natale ho preparato per le donne della mia famiglia e le mie amiche dei burri di cacao e questo unguento che ha riscosso tantissimo successo tanto che siamo già al terzo "ri-ordino" di questa delizia. 

Ho personalizzato gli oli essenziali a seconda dei gusti, per la mia amica Gabriella ho optato per vaniglia, lime, arancia dolce e cannella, per Paola geranio d'Egitto e legno di Rosa, per Serena lavanda e vaniglia. Per voi ho pensato proprio a quest'ultima versione. 

Gli oli essenziali li ho acquistati in Francia e sono Pranarom, c'era d'api, burro di cocco e vitamina E provengono da La Saponaria e il burro di karitè da una cooperativa di donne del Burkina Faso. 

 

 

 

Il difficile bambino "tanto motorio"

Giovedì, 26 Febbraio 2015 09:21

Tendenzialmente ho difficoltà a interfacciarmi con una categoria di persone: quella prive di passione per la vita e per ciò che può offrire. Sono davvero in difficoltà perchè non so cosa dire e cosa chiedere, di cosa parlare. Credo che questa categoria si declini in due categorie: le persone che hanno come obiettivo arrivare a fine giornata, e quelle che vorrebbero guadagnare di più per comprare cose, tendenzialmente oggetti o esperienze che abbelliscano l'apparenza. Il mio non è un giudizio ma una constatazione: il mio essere si pervade di tristezza, quasi di angoscia. Il vuoto che emerge da queste conversazioni è alienante.
Allo stesso tempo ammiro in queste persone la loro serenità, la pace che probabilmente in se stessi hanno mentre io non posso che definirmi tendenzialmente irrequieta (e non poco).
Vorrei che i miei figli prendessero da me la voglia di fare, di scoprire e di amare la vita, coniugando però una buona dose di razionalità e più di ogni altra cosa serenità e sicurezza in se stessi. Questo è ciò che auguro ai miei figli dopo la salute, non l'amore, non tanti soldi, ma serenità e passione per la vita che forze in una parola potrebbero essere racchiusi in "lungimiranza".
Ci stiamo per affacciare alla scuola elementare e il mio timore che sia una scuola che mini tutto ciò è tanta.
Ieri la mia grande che frequenta il terzo anno di asilo mi dice: "mamma non voglio più andare a scuola". "E perchè amore mio?" le domando. "Perchè mi fanno stare tanto seduta e io non ci riesco, mi viene persino male alle gambe". L'ho accompagnata a scuola e arrivata lì è subito entrata a giocare con le sue amiche, così ne ho approfittato per parlare con la maestra che come immaginavo mi ha confermato la sua difficoltà a stare ferma. Mi ha però ricordato che il prossimo anno dovrà stare seduta per almeno 6 ore al giorno: "La scuola italiana è così, si apprende da seduti, da fermi." mi dice la maestra mentre io avverto una forte nausea all'ascolto di queste parole.
IL lunedì la mia bimba fa inglese a scuola con una maestra che insegna 4 parole e li fa colorare nei contorni per il resto dell'ora; da qui è derivato il suo: "mamma io odio fare inglese". Ho dovuto fare un lavoro di mesi per spiegarle che lei non è che odi l'inglese, ma solo l'ora di inglese a scuola: a casa infatti è una bambina che deve essere quasi frenata nell'apprendimento, sa contare, fare addizioni e sottrazioni fino a 20, legge parole semplici e sopratutto chiede continuamente come si dice questo o quello in inglese. Noi cerchiamo di frenare questa sua curiosità affinchè non arrivi a scuola e si annoi, ma indubbiamente mi sembra una bambina interessata e curiosa. Ma lei era convinta di odiare l'inglese perchè "non sono brava a fare inglese", perchè non riusciva a stare seduta e giustamente si rompeva le balle a colorare dentro i contorni per un'ora. Pensate che dopo aver iniziato l'ora di inglese alla scuola materna non mi chiedeva più nulla in inglese. Non credo sia il caso di aggiungere altro.
Mi affaccio alla scuola primaria con fiducia: ho avuto la fortuna di avere una maestra che ci faceva leggere libri sdraiati su cuscinoni e tappeti, per cui non posso che sperare che il mondo sia pieno di maestre così.
Ma se dovessi vedere che la sua passione e la sua voglia di fare siano non veicolati in maniera sana ma soffocati, che lui perda la voglia di fare e la fiducia in sè stesso, a costo di fare 30 minuti in macchina tutti i giorni non potrò che scegliere una scuola steineriana dove i bambini non siano classificati in "bambini motorio" e "bambino bravo", ma in bambino, semplicemente e splendidamente bambino con la passione per imparare e scoprire il mondo. E tendenzialmente non inchiodati alla sedia.

Papavero 3

I vecchi tempi

Mercoledì, 25 Febbraio 2015 12:13

Incontro un vecchio amico per caso. Siamo della stessa città e capita di incrociarsi. Un tempo si usciva insieme, un paio di volte ci siamo scambiati kleenex piangendo storie naufragate o in procinto di... Abbiamo condiviso periodi analoghi, con esiti più o meno simili, finché... apriti cielo, a fatica, cominciamo a credere in una storia duratura. Nel periodo in cui ognuno di noi si fidanza, ci perdiamo di vista. Io trasferita a Milano, lui preso dalla sua nuova storia che lo impegna in modo totalizzante. Qualche volta, nel tempo, mi capita di incrociarlo, ma a testa bassa, mi evita. Poi nel giro di due anni la mia storia si trasforma radicalmente, rimango incinta, si cambia ritmo, priorità, necessità... Lui mi guarda con sempre meno diffidenza, finché ricominciamo a parlarci... Il pretesto della novità, della gravidanza e della bimba in arrivo lo rasserena, come se potesse finalmente riavvicinarsi a me... Non più quella che cercava se stessa, ma qualcuno che ha trovato un baricentro. Così, ritrovo in lui la fiducia che per mesi avevo dimenticato. Dopo qualche mese, anche lui, mi annuncia l'arrivo di un figlio. Me ne parla con serenità, ma con una punta di rassegnazione, come qualcosa che nella vita deve capitare e che anche nella sua vita... è capitato. Arriva l'attesa creatura. Casa che cambia, auto che cambia, moto che si vende, casa che si rende più funzionale, indipendenza ridotta all'osso, forse, addirittura, per mesi, ridotta a qualche momento in cui si esce per andare al lavoro. Nei mesi capita spesso che lo incontri. In lui c'è sempre più stanchezza. Le occhiaie ormai sono solchi indelebili. Un po' di affaticamento è comprensibile; la bimba non dorme, ma c'è un altro tipo di stanchezza che lo trasfigura. Ha a che vedere con la rassegnazione, come una metamorfosi che lo sta investendo, mutandolo fisicamente. Il suo corpo, un tempo atletico e muscoloso, diventa secco, magro e nervoso. Il suo volto diviene triste. Il suo senso dell'umorismo, vera perla dei nostri scambi, diventa dimesso, timido. Lo vedo spegnersi... e non ho modo di chiedergli che cosa gli stia accadendo. Un po' mi preoccupo, ma imputo la sua fiacchezza fisica ai cambiamenti in atto.
Poi, a distanza di due anni, lo incontro poco prima di Natale. Finalmente lo rivedo più disposto a comunicare. Più spigliato ed energico. Lo scambio torna ad essere amichevole, senza filtri. Mi confessa di sentire una grande mancanza delle nostre serate; a bighellonare senza una vera meta... Capitava che ci sentissimo insaziabili, desiderosi di trovare sicurezza verso un futuro che potevamo solo intravedere. Si parlava per ore di che cosa sarebbe successo. Ci chiedevamo (e chiedevamo alle nostre vite) qualcosa di più, continuamente... esattamente quel qualcosa di più che viviamo adesso... Qualcuno dice che, se desideri profondamente qualcosa e sei in grado di figurartelo, è come se si fosse già avverato... Ecco che cosa siamo diventati ora... non siamo più soli... Adesso, forse, siamo solo un po' invecchiati; quel tanto che basta per non avere più voglia di continuare a vagheggiare un futuro tutto da costruire... Siamo qui e non siamo in quell'altrove che ci piaceva immaginare ovunque, con chiunque, ordinario o straordinario...
"Suoni ancora?" gli chiedo
"Poco... la chitarra ormai la lascio a Francesca (sua figlia) per dilettarsi, emettendo qualche strano suono che la sorprende. Però qualche mese fa ho organizzato un piccolo concerto nel bar di un amico. Ti ho pensata... Ricordo che cantavi da dio la Edith Piaf. Ho pensato di chiamarti"
"Bello, perché non mi hai chiamata? sarei venuta a cantare!"
"Uno dei nostri soliti sogni... Chissà, tra qualche anno ne rideremo... Ti ricordi quando volevo andare a vivere a Berlino? Ahahahahah! "
"Ahahahahahah!!! Si, ogni volta ce ne inventavamo una!"
Poi si fa più amaro, il tono della voce serio e pacato "Non sai quanto mi manca quella libertà. Anche solo di uscire per andare a bere una birra con un amico... So che non c'è niente di male, ma Roberta non capirebbe, si sentirebbe esclusa, trascurata... ed alla fine me ne privo come fosse la strada più semplice".
"Io sto facendo un po' di cose che mi piacciono... credo che non ci si debba annullare né per pigrizia né per quieto vivere. Ma capisco che a volte è più difficile spiegare perché si è fatti in un certo modo, quando si è tanto diversi dalla propria compagna o dal proprio compagno, piuttosto che dimenticarsi di come siamo fatti noi..."
"So che non capirebbe, ma guarda caso mi sono scelto una donna così diversa da me... Una donna come me mi avrebbe fatto paura."
"Ti capisco..." Commento. Lui prosegue.
"Non rinnego ciò che è diventata la mia vita... Non posso pensare di tornare in una casa vuota come succedeva prima!"
"Idem"! Commento. E lui come avesse preso l'abbrivio
"Dai, una sera, però, ci andiamo a fare una birra insieme!"
"Si, dai, volentieri!"

Che poi... chissà perché, quella birra non ce la faremo ancora per lunghissimo tempo...

 

Sara Donati

saradonatifilmaker.com

Sara

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Cecilia

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