Uno tira l'altro: si inizia a sbaccellarne uno e si finisce con il fare una scorpacciata. Avete mai provato gli Edamame? Dal Giappone arrivano i fagiolini di soia lessati, uno spuntino saporito che è un toccasana.

I fagioli Edamame, buonissimi e ricchi di benefici: da mangiare a pranzo, merenda o cena, i fagioli verdi di soia che piacciono veramente a tutti

La traduzione del nome Edamame dice già tutto su questo alimento: significa infatti "fagiolo dello stelo", e in effetti questi fagiolini, un po' come i nostri cornetti, vengono lessati o cotti ancora nel loro baccello, cioè lo stelo, quando sono ancora acerbi.

Li si può cuocere al vapore o lessarli, l'importante è però, come dicevamo, tenerli nel loro baccello. L'importante è cuocerli molto rapidamente, lasciandoli bollire solo per 4 o 5 minuti per mantenerne la giusta consistenza e le proprietà nutritive. Ora in commercio esistono le buste di Edamame surgelati, da lessare oppure, comodissimi, da cuocere ancora chiusi in microonde, in modo da sfruttare la cottura a vapore mantendoli ancor più intatti.

Una volta cotti, li si scola e li si può consumare ancora caldi o raffreddati, al naturale o cosparsi di sale.

Il bello è che, essendo ancora rinchiusi nel loro baccello, gli Edamame vanno mangiati sfilandoli con i denti dal loro involucro: i fagiolini balzano in bocca e si scopre il loro sapore delicato eppure delizioso, simile a quello dei nostri cornetti, ma più corposo (essendo i fagioli grandi quanto una nocciolina).

Come contorno sono ottimi; in Giappone, tuttavia, li si consuma anche come spuntino o aperitivo, accompagnandoli con la birra (un po' come fossero gli occidentali lupini).
Come tutti i prodotti derivati dalla soia, gli Edamame sono ricchi di proteine vegetali: su 100 grammi di prodotto, circa 11 sono rappresentati proprio da esse.

Ma non sono solo le proteine a renderli salutari. Gli Edamame, infatti, sono una fonte naturale di vitamine (come la C e la E), di minerali (magnesio, potassio, ferro e fosforo), folati, amminoacidi e lipidi insaturi. Anche l'apporto di fibre è notevole (ne contengono 5 grammi ogni 100), e questo per il corpo significa aiuto alla regolarità intestinale, toccasana per il cuore e ottima soluzione per aumentare il senso di sazietà (anche per questo sono consigliatissimi nelle diete: riempiono, soddisfano il palato e aiutano l'organismo).
Come molti prodotti della soia, gli Edamame contengono poi gli isoflavoni, elementi importantissimi per le donne, soprattutto per contrastare i problemi legati a menopausa e sindrome premestruale. E grazie a questi isoflavoni, gli squilibri ormonali derivati dalla carenza di estrogeni possono trovare una soluzione.

Questi isoflavoni, inoltre, riducono il rischio di cancro al seno; ma i benefici non sono solo per le donne: essi infatti contrastano il tumore della prostata negli uomini, oltre che aiutare nella lotta alle malattie cardiovascolari, dal momento che abbassano la pressione arteriosa. E, udite udite, abbassano i livelli di colesterolo cattivo, l'LDL, favorendo quello buono, l'HDL.
Gli Edamame sono inoltre ricchi di antiossidanti e prevengono l'insorgenza di radicali liberi, rafforzano il sistema immunitario e limitano i fattori di rischio del cancro (non solo quello a seno e prostata), delle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer e dell'indurimento di vene e arterie.

Spesso la soia viene tacciata di essere ormai solo OGM. Beh, grazie ad alcune aziende come Orogel possiamo stare sicuri che questo mito verrà sfatato: si è infatti iniziato a coltivarla in Italia, e oltre al vantaggio di conoscerne la provenienza ora questa soia, in particolare gli Edamame, sarà più reperibile nei nostri mercati e supermercati.

La redazione di mammapretaporter.it

Foto credits: https://www.flickr.com/photos/stone-soup/16190391789

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Il Buddismo, una delle religioni più antiche. Tra i suoi insegnamenti, quello più ampio e positivo riguarda la possibilità per l'uomo di cambiare in meglio la propria vita. Ma se preso e adattato ai vari aspetti della quotidianità, il buddismo riesce anche a farsi garante di positività in tutti gli aspetti della vita, non solo in maniera totale.

Ad esempio, la genitorialità può trarne insegnamenti e consigli davvero utili e benèfici, lo sapete?

5 cose che il buddismo insegna a noi genitori: qualche lezione per rendere la genitorialità più serena partendo dalla filosofia orientale

L'origine dipendente

La famiglia, lo sappiamo, è un insieme di persone che contribuiscono per un ambiente felice. Per il Buddismo le relazioni sono fondamentali, e uno dei concetti che spiega meglio la filosofia adattata a questo ambito è l'"origine dipendente": secondo l'origine dipendente tutta la vita è una costante e reciproca relazione tra ambiente e persone, e soprattutto nulla è mai davvero indipendente. Se applicato alla famiglia, questo concetto prende un significato profondo, in quanto anche la famiglia è composta da un insieme di persone e relazioni che costruiscono un ambiente. Ogni singola vita, sia quella dei genitori o dei bambini, contribuisce a questa costruzione!

È importantissimo essere consapevoli di queste relazioni, e capire che sono le persone che scelgono come costituire una famiglia, portando avanti ognuno il proprio ruolo e la propria missione. Capire tutto questo, interiorizzarlo e farlo proprio significa immergersi davvero nell'"origine dipendente": quando ognuno sa di fare parte di un tutto dinamico, allora i conflitti e le guerre passano in secondo piano, così come quel senso di solitudine che può diventare deleterio per i rapporti.

La gratitudine

Dall'origine dipendente il passo verso l'altro concetto buddista fondamentale per essere una famiglia serena è breve: si tratta della gratitudine. Se ognuno ha un ruolo e una missione, all'interno della famiglia si creerà un senso di consapevolezza di ciò che gli altri fanno per il gruppo. Ognuno è importante, nessuno è isolato! Ma, soprattutto, genitori e figli devono rendersi conto della fortuna di cui godono.

Il compito dei genitori, in questo senso, deve essere quello di guidare i propri figli verso la gratitudine, quel senso di apprezzamento che va sempre espresso, creando un circolo virtuoso grazie al quale i piccoli potranno crescere compassionevoli e grati. Due qualità imprescindibili, no?

L'impermanenza

Tra le parole strane che si incontrano studiando il buddismo potrete trovare l'"impermanenza". In poche parole? La sofferenza portata dal cambiamento. Sembra un concetto astruso, ma abbracciare l'impermanenza può significare per un genitore trovare un equilibrio davvero positivo per la famiglia.

Semplicemente, secondo il buddismo tutto è in costante cambiamento, nonostante l'uomo, per sua natura, ami la tranquillità e la routine. Tuttavia, anche se l'impermanenza, e cioè il continuo divenire del mondo (in senso positivo o negativo), fa paura e destabilizza, è utile abbracciarla e farla propria, vivendola con serenità piuttosto che facendosi sopraffare. L'impermanenza è un po' metafora del quotidiano: ogni giorno è diverso dagli altri, e ogni giorno porterà con sé sorprese e fatti inaspettati che ci faranno girare la testa. Ma accettare ogni cambiamento con positività, anche attraverso le piccole cose, significa trasmettere ai propri figli una serenità e una tranquillità uniche, fondamentali per vivere la vita in pace con se stessi e con il mondo.

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Consapevolezza

La visione del mondo del buddismo è molto equilibrata, e la sua dottrina insegna ad accorgersi di tutto ciò che "è", di tutto ciò che sta attorno. Insomma, “consapevolezza” è un termine che abbraccia moltissime sfaccettature di questa filosofia. “Consapevolezza" significa anche conoscere se stessi, ascoltarsi, un po' come insegna la meditazione. Ecco perché è giusto prima di tutto lavorare su noi stessi (per poi insegnarlo ai nostri figli) per ascoltare le nostre emozioni fino in fondo. Ogni emozione può essere negativa o positiva, l'importante è esserne consapevoli; elaborarle e viverle fino in fondo è fondamentale.

Interiorità

Se pensate al buddismo, la prima cosa che vi verrà in mente probabilmente sarà la pace e la serenità che emanano i suoi fedeli. Ed è proprio così: buona parte dei concetti buddisti ruota attorno all'interiorità, e questo porta in maniera naturale alla calma. In poche parole: il Buddha insegna che il mondo è in costante cambiamento, ma che la nostra felicità non giunge dai fatti esterni che accadono attorno a noi; essa arriva grazie a ciò che succede dentro di noi! Insomma, per essere sereni bisogna trovare la giusta modalità con cui relazionarsi alle cose, scegliendo di accettare tutto per ciò che è. Non c'è giusto o sbagliato, c'è il come ci poniamo verso il mondo.

Le cose accadono, belle o brutte, perciò sta a noi prenderle per quello che sono. Dunque, noi genitori dobbiamo impegnarci quotidianamente (e la meditazionemeditazione aiuta davvero tanto) ad avere il controllo delle nostre emozioni, non sul mondo! Quello cambia, si distorce, cerca di sopraffarci, ma sta a noi scegliere di mostrarci ai vostri bambini trafelati perché cerchiamo di stare al passo obbedendo alle regole del mondo esterno o in quiete con noi stessi e con la nostra famiglia perché abbiamo capito quali sono le emozioni importanti! Facile a dirsi, non semplice a farsi. Ma per questo c’è il buddismo, lo yoga e la meditazione.

La redazione di mammapretaporter.it

COLTIVARE L'ORTO ANCHE IN CITTA' NON E' DIFFICILE, E' ALLA PORTATA DI TUTTI, GRANDI E BAMBINI. IN QUESTO SECONDO CASO ANZI PUO' DIVENTARE UN GIOCO STIMOLANTE E UN MODO MOLTO BELLO PER STARE CON I PROPRI FIGLI E SVOLGERE UN'ATTIVITA' ASSIEME. Se pensate che la coltivazione in terrazzo sia di qualità minore rispetto a quella in un orto vi state sbagliando di grosso: la coltivazione in contenitore permette di evitare l’annoso problema della scarsa qualità del suolo che induce molti coltivatori a migliorarne le caratteristiche attraverso un massiccio utilizzo di concimi, fertilizzanti e ammendanti. Per contro la coltivazione in contenitore permette di selezionare i componenti che, una volta miscelati in proporzioni definite, costituiranno il nostro terreno di coltura ideale. Ciò consentirà da subito al nostro orto di raggiungere un elevato livello di produttività.

Ecco i consigli di Filippo di ortosulterrazzo.it: come realizzare in maniera semplice un orto sul proprio balcone

IL TEMPO

L'orto, soprattutto se coltivato sul terrazzo non richiede molto tempo ma molta costanza: la coltivazione è infatti un'attività che ci aiuta a riscoprire il valore della lentezza e dei ritmi della natura. In pratica per allestire un orto sul balcone basta un week end e basta mezz'ora al giorno o 1 ora ogni 2 giorni per mantenerlo in perfette condizioni; l’importante è quindi armarsi di pazienza e di costanza. La pratica dell'orto ha infatti una natura diversa dal giardinaggio “fast food” nel quale si comprano piante e fiori pronti da mettere in mostra.

L'orto va fatto nascere, crescere e va curato, con piccoli sforzi ma con costanza e pazienza: è importante inoltre ricavarsi un po' di tempo per godersi l'orto per ciò non deve mancare una sedia sulla quale sedersi e con calma ammirare la natura nel suo lento procedere. Questa semplice attività è sufficiente spesso per purificarci dallo stress e dalla frenesia alla quale ci costringe la quotidianità.

LO SPAZIO

Lo spazio disponibile non è un problema. L'orto può trovare una collocazione sia sui grandi terrazzi o tetti condominiali ma anche sul piccolo davanzale della finestra della cucina.

In ogni caso quando si inizia a progettare l'orto bisogna considerare 4 elementi:

1. In che zona climatica ci troviamo: temperatura e luce nelle diverse stagioni varia in base alla latitudine e alla zona climatica (es. Milano VS Genova).

2. Che orientamento ha il balcone rispetto al sole: la maggior parte delle piante ha bisogno di pieno sole; il che significa almeno sei ore di luce solare diretta al giorno. Prima di allestire l'orto è quindi necessario verificare in maniera accurata (orologio alla mano) l’esposizione solare dell’area prescelta.

3. Di quanta superficie dispongo: come detto si può coltivare ovunque: dal micro orto sul piano di lavoro della cucina con erbe aromatiche aromatiche all'orto in contenitore. L'importante è stabilire delle priorità. L'orto deve essere prima di tutto utile: quando si allestisce l'orto non bisogna farsi prendere dalla bulimia degli acquisti. E' meglio privilegiare prima di tutto le coltivazione che più ci sono utili (come le aromatiche e il sedano) e poi se abbiamo spazio ampliare la scelta verso altre colture.

4. Cosa voglio coltivare: dipende quindi dallo spazio, dall'esposizione al sole e dalla zona climatica in cui si trova l'orto. Una volta considerati questi elementi ci si può sbizzarrire: si va dalle aromatiche, agli ortaggi, alle piante officinali, alle piante per tisane (come la malva e la camomilla) alle piante da frutto (frutti di bosco e alberi nani da frutto). Insomma massimo spazio alla fantasia!!

L’OCCORRENTE

1. Contenitori: la cosa più semplice per coltivare fuori suolo (su davanzali, balconi, terrazzi) è allestire un orto in contenitore. Le soluzioni sono tantissime, ma molto pratici sono i contenitori in tessuto, Pratici, leggeri, resistenti, facilmente ripiegabili in caso di non utilizzo. Offrono alle piante un habitat simile a quello presente in natura, favorendo una crescita rigogliosa e armoniosa dell'impianto radicale e aereo.

Tavoli orto: pratici soprattutto per coloro che hanno difficoltà a piegarsi, i tavoli orto sono anche molto belli esteticamente



Orti verticali: la soluzione ideale per chi non ha spazio; l’orto verticale rappresenta la soluzione più innovativa per lo sfruttamento agricolo degli spazi urbani. L'orto verticale infatti:

▪ non consuma suolo ma, sviluppandosi in altezza, permette di utilizzare muri, recinzioni, pareti;
▪ permette di riconvertire e riqualificare ad uso agricolo edifici e spazi urbani dismessi, rigenerando aree altrimenti inutilizzate
▪ è la soluzione ideale anche per l'orto urbano a dimensione familiare, trovando posto in terrazzzi o balconi con superfici ridottissime;
▪ le pareti verdi ottenute grazie agli orti verticali permettono un significativo assorbimento del calore solare nel periodo estivo, contribuendo all'efficienza energetica degli edifici.



L’orto a quadretti: l’orto a quadretti è un’innovativa tecnica di coltivazione “fuori-suolo”. Il terreno di coltura è infatti posto in appositi contenitori che possono essere autocostruiti (in legno non trattato) o acquistati (vedi ad esempio le linee “Bacsquare” e “Baclong” di Orto sul Terrazzo). Gli ortaggi di dimensioni più grandi, come pomodori, cavoli o peperoni, dovranno necessariamente occupare singolarmente un’unità di coltura (quindi una pianta per unità di coltura).

 

Le verdure più piccole potranno invece convivere e svilupparsi in un singolo modulo (più piante per unità di coltura), secondo una disposizione (illustrata nell’immagine che segue) che consentirà di ottenere una giusta distanza tra le piante ma che contemporaneamente limiterà la superficie utilizzata.

 

Sarà sufficiente bucare la superficie del terreno con un dito o con la punta di un foraterra, al centro di ogni unità di coltura o di un suo sottomultiplo, in base al tipo di ortaggio piantato. Successivamente collocheremo la piantina (precedentemente cresciuta in semenzaio) o un pizzico di sementi nei buchi creati. E’ importante sottolineare che la quantità di sementi da utilizzare deve essere limitata, in modo da non sovraffollare il nostro orto. In tal modo la suddivisione in unità di coltura permetterà di risparmiare in maniera considerevole la quantità di sementi utilizzate. Con semplici soluzioni sarà possibile sfruttare inoltre lo spazio in altezza. Grazie a reti, pali di sostegno e spalliere, aderenti ad un lato del contenitore, si otterrà un orto verticale. L’orto a quadretti è la tecnica colturale ideale per la semina a scalare. Ogni unità di coltura può infatti essere gestita autonomamente dalle altre per quanto riguarda i tempi di semina e di raccolto. In questo modo sarà possibile disporre di una grande varietà di verdure, per tempi molto prolungati, limitando i periodi di sovrapproduzione e sottoproduzione.

 

In commercio si trovano numerosi orti in legno, molto belli ma a nostro parere da evitare: noi infatti li sconsigliamo vivamente perché in primis il legno si deteriora ed è meno resistente, in secondo luogo sono stati trattati con sostanze chimiche che penetrano nel terreno e quindi anche nelle piante e nei frutti di queste.

2. Terriccio: la soluzione più semplice è quella di utilizzare del terriccio universale di buona qualità, facilmente reperibile in supermercato o nei garden center. La soluzione ideale è invece quella di impiegare del compost maturo (almeno 9 mesi di maturazione), autoprodotto o acquistato. Il terriccio va versato nei contenitori e non compresso ma lasciato morbido, favorendo così l'aerazione delle radici e la rimozione di eventuali erbe infestanti.

3. Sementi: utilizzare esclusivamente sementi biologiche. Sul sito di ortosulteraazzo.it trovate per ogni varietà di semento indicazioni e modalità di semina. In generale se vogliamo seminare nei mesi primaverili, quindi marzo e aprile, è sconsigliato piantare i nostri sementi direttamente nell’orto o nel vaso perché le temperature troppo rigide rischierebbero di danneggiare il processo. Meglio usare un semenzaio o mettere i vasi in casa: a partire da maggio possiamo seminare direttamente nei vasi oppure acquistare le piantine e travasarle. Quindi non è corretto piantare basilico e altre piante aromatiche nei vasi in terrazzo o in giardino a marzo, meglio aspettare maggio. Per quanto concerne il travaso è importante tagliare le radici della piantina solo nel caso in cui siano troppo fitte e annodate, se non lo sono lasciamole come sono, intatte, e mettiamo la piantina in terra.

4. Irrigazione: può essere fatta manualmente (terreno sempre umido e mai bagnato, irrigazione costante) o con un impianto che permette di risparmiare acqua e tempo.

5. Difesa dell’orto: solitamente l'orto in contenitore cresce sano e non richiede molte attenzioni se non l'acqua e il sole. Nel caso in cui serva è importante utilizzare contro parassiti e malattie, prodotti esclusivamente naturali, in modo da evitare la contaminazione della verdura.

Giulia Mandrino

Ecco una ricetta che svolta davvero le giornate: sono i chocolate chips, biscotti con gocce di cioccolato della tradizione americana che deliziano i palati di tutto il mondo e che i bimbi letteralmente adorano.

La versione che vi proponiamo oggi è davvero strepitosa e super sana perchè priva di burro: ecco la ricetta dei chocolate chips vegani e strepitosi

E' ideale come merenda per i nostri piccoli sia a casa nel pomeriggio che a scuola a metà mattina. Il cioccolato, se di buona qualità, è infatti una fonte importante di magnesio che favorisce il benessere del sistema nervoso, le mandorle bio Noberasco sono una decisiva fonte di calcio, ferro e, grazie al contenuto ditirosina e triptofano, agiscono positivamente sull'umore. 

Passare le vacanze immersi nella natura è bellissimo. Non credete? Coniugare il relax delle ferie con l'amore per il territorio è un connubio speciale, e gli agriturismi spesso sono il luogo ideale per raggiungere questo scopo.

Noi ne conosciamo due davvero unici. A Brescia l'uno e a Rimini l'altro, riescono a coniugare la vacanza di relax in mezzo alla natura con le attività offerte dai vicini parchi tematici per tutta la famiglia.

Ecco i parchi ludici e gli agriturismi per bambini che ci piacciono: la Valle dei Caprioli e il Colleincanto, luoghi ideali per le vacanze in famiglia.

A Soprazzocco di Gavardo (BS), sulle pendici dei monti che guardano il lago di Garda, c'è una bellissima azienda agricola che è anche agriturismo. Si tratta di Paitona, luogo incantato di produzione di ortaggi, mele, piccoli frutti e confetture. Al suo interno sorge il parco didattico Colleincanto (www.colleincanto.it), luogo dedicato ai bambini con percorsi e laboratori ispirati ai folletti e alle fate.
All'arrivo i bimbi incontrano subito le fatine che li accompagneranno durante le giornate, alla scoperta dell'ambiente circostante, della natura e degli animali, e che li aiuteranno a riflettere sulle loro emozioni. E saranno di nuovo le fatine ad aiutarli a costruire il loro orticello. Esatto, un vero e proprio orto fatto con le loro manine! E intanto i più grandi potranno godere delle attività a loro riservate, oppure semplicemente rilassarsi all'ombra degli alberi.

Una gita all'azienda agricola Paitona diviene quindi un piccolo viaggio completo di tutto, relax, didattica e divertimento, in un luogo dover poter assaggiare (e portare a casa!) tutti i prodotti agricoli più sani, dal formaggio Bagòss alle marmellate fatte in casa, senza rinunciare ad un sorso di vino direttamente dalla Ca' Botta.

(foto 1 colleincanto.it)

Scendendo più a Sud, vicino a Rimini, esiste un altro bellissimo parco, ideale per passare una giornata in famiglia senza rinunciare a relax, natura e divertimento.

A Montescudo, in provincia di Rimini, vicinissimo a San Marino, è possibile infatti visitare la Valle dei Caprioli, il parco ludico e didattico dell'agriturismo Free-Landia, situato su bellissime colline, che ospita gite scolastiche o semplici visite domenicali in famiglia, offrendo agli ospiti un percorso fantasy nel quale i bambini sono i protagonisti.

L'obiettivo è la scoperta del territorio, a cui i bambini si avvicinano grazie ai percorsi ludici e didattici, ai laboratori, alle animazioni e alle fatine che si aggirano per il parco, esplorando questa valle che è anche azienda agricola e vinicola attenta all'ambiente e alla natura (la vendemmia avviene infatti a mano, l'energia è ottenuta grazie al fotovoltaico e le acque sono trattate in maniera da limitare l'inquinamento di fiumi e mari).

Qui potete trovare tutte le informazioni necessarie e la descrizione dei laboratori e delle attività, se avete in mente di passare una giornata alternativa: http://www.free-landia.com/sezione/parco-ludico-didattico-rimini/

Ma, se volete passare qualche giorno immersi nella natura evitando stressanti toccate e fughe, l'agriturismo che ospita il parco ludico è l'ideale per fermarsi e rilassarsi! Free-Landia offre infatti accoglienti bungalow ecologici per ospitare tutta la famiglia, immersi, come tutto ciò che sorge nel parco, in un ambiente verde super rilassante (e accolgono anche gli amici a quattro zampe! Mica male).

(foto 2 free-landia.com)

 

Sembra il nome di un minerale da supereroi. Tipo la Kryptonite, no? E in effetti la bentonite alcuni super poteri li ha! Sapete di cosa stiamo parlando?

I benefici e le proprietà della bentonite: cos'è e quali sono i benefici del minerale argilloso impiegato da secoli nella medicina naturale

Da sempre le argille sono utilizzate in fitoterapia per le loro proprietà depurative. Conosciuta anche con il nome di montmorillonite, dal suo componente principale, la bentonite è la specie di argilla naturale più efficace e disintossicante.

Può essere impiegata sia a livello topico quindi sulla pelle sia ingerendola. Questa argilla ha infatti un potere depurativo importantissimo, grazie alla sua capacità, quando a contatto con un liquido, di attirare le tossine per poi espellerle.

Questa argilla ha infatti un potere depurativo importantissimo: quando infatti entra a contatto con un liquido, in particolare con l'acqua, essa rilascia una carica elettrica in grado di attirare le tossine e le impurità, oltre ai metalli pesanti (ed è quindi indicata nelle terapie per ripulire l'organismo, come ad esempio quelle intraprese in seguito alle radiazioni o alla chemioterapia).

Per spiegare come funziona, bisogna spiegare che, se idratata, questa argilla produce una carica elettrica negativa in grado di assorbire tutti quegli elementi che sprigionano, al contrario, una carica positiva. Proprio come una calamita. Ma il suo comportamento ricorda anche quello di una spugna: i suoi pori si dilatano e le sostanze che vengono a contatto con essa vengono risucchiate al suo interno.

Oltre ad assorbire tossine e impurità, la bentonite è in grado di rilasciare i minerali buoni, lasciandoli all'interno del corpo, ed è per questo che non ha particolari controindicazioni.

Esistono due tipologie di bentonite: quella di sodio, utilizzata principalmente a livello industriale, e quella di calcio, che è invece quella che interessa a noi, impiegata nella medicina naturale.

Quando si tratta quindi di disintossicare, la bentonite può risultare un aiuto validissimo. In commercio la si può trovare sottoforma di preparato gelatinoso, in polvere oppure in capsule.
La polvere, che è la forma più efficace, può essere assunta mischiandola con del succo: in questo modo, grazie al contatto con il liquido, la bentonite assume la sua forma di spugna magnetica e aiuta a catturare tutte le tossine, muffe e pesticidi che possono essere presenti nel nostro organismo.

Chi avesse timore dei residui di questa sostanza nel corpo non abbia paura: la bentonite è infatti abbastanza inerte, e viene espulsa completamente dall'organismo con la digestione (lasciandosi dietro, come dicevamo, minerali utili al corpo, che in questo modo li riutilizzerà).

Nello specifico, la bentonite risulta avere benefici nei casi di disturbi digestivi (come reflusso o costipazione, gas o gastrite), nel caso di pelle impura (anche utilizzandola come una maschera), in caso di carenza di determinati minerali (essendo ricca di calcio, silicio, sodio, ferro, magnesio e potassio, come tutte le argille), quando è necessario riprendersi da disturbi quali vomito e diarrea e in tutti i casi di disintossicazione.

La bentonite può quindi essere assunta ingerendola (prendendone un cucchiaino lontano dai pasti - e dall'assunzione di medicinali, dato che può ridurne l'efficacia); come maschera mischiando la polvere con dell'acqua per ridurre acne e pelle grassa e per curare irritazioni, tagli o bruciature; disciolta nel bagno per ammorbidire e purificare la pelle, insieme al dentifricio naturale o come colluttorio (sempre disciogliendola in acqua) per l'igiene orale; come talco per contenere le irritazioni da pannolino; per depurare internamente il colon e l'intestino assumendone quotidianamente due cucchiai; e, infine, per via orale per contrastare le conseguenze di radiazioni o cure troppo pesanti.

Giulia Mandrino

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Natì, azienda cosmetica professionale che dal 2003 ricerca e innova il mondo della bellezza e dell'estetica, ha pensato al 2016 come all'anno del Coraggio.

Insieme a Promod, azienda d'abbigliamento francese, e alla rivista di settore Beauty Plan, media partner ufficiali, ha indetto un'iniziativa comunicativa di spessore per raccontare il corpo come veicolo d'identità, con la sua forza, con la sua tenacia e con la sua dignità, quotidiana o eccezionale.

Vi presentiamo il Coraggio della Bellezza, un progetto per comunicare la forza e la bellezza delle donne: attraverso foto, storie e nuovi prodotti, Natì racconta il meraviglioso mondo della femminilità

Cos'è per te il coraggio? Cos'è la vita? Cos'è la bellezza? Il viaggio del Coraggio della Bellezza inizia con un video (lo trovi qui sotto), nel quale donne come noi, diverse tra loro, tutte bellissime nella loro normalità, raccontano la loro vita e le loro sensazioni.

Il Coraggio della Bellezza si comporrà proprio così: da marzo 2016, e cioè dall'uscita del video, si susseguiranno altre cinque foto storie che racconteranno altre donne. Prima le mani, che raccontano dell'esitazione, della fragilità, della forza, del lavoro; poi via via, altre parti del corpo a narrare la forza e la fragilità delle donne e della loro bellezza interiore ed esteriore.

Ad ogni nuova foto storia Natì farà corrispondere l'uscita di un nuovo prodotto cosmetico, legato all'area trattata nelle foto storie. Con la qualità e il rigore che da sempre contraddistinguono Natì, questi prodotti saranno studiati per accompagnare le donne nelle stagioni, e saranno presentati in confezioni esclusive, dedicate proprio alla narrazione del Coraggio della Bellezza.

Nessuna donna è esclusa, tutte possono partecipare e vincere, poiché il progetto è work in progress e un concorso: basta lasciare un commento, abbinandolo all'hashtag #ilcoraggiodellabellezza, sulla pagina Facebook di Natìe una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Il commento? Dev'essere un pensiero personale su tutto ciò che questa campagna vuole trasmettere: la forza, l'audacia, la dignità. Il Coraggio, insomma.

Dal 15 marzo fino al 30 novembre 2016 ogni donna è quindi invitata a partecipare; i cinque racconti più belli, più ispiranti e più convincenti saranno premiati con una confezione di ABT 1.0 di Natì (un prodotto specifico e universale contro l'invecchiamento della pelle, finalmente efficace) e con un buono acquisto del valore di 100 euro spendibile presso le boutique Promod di tutta Italia e online.

La premiazione avrà luogo proprio alla fine del percorso, durante la settimana dedicata interamente all'iniziativa, la Settimana della Bellezza Natì", che si terrà dal 9 al 16 dicembre 2016 presso gli istituti di bellezza e i punti vendita aderenti. Sarà una manifestazione dedicata alle donne, alle professioniste della bellezza e alle loro clienti, e stiamo sicuri che le proposte e le sorprese (ancora segrete) che Natì ha in serbo per noi saranno piacevolissime.

www.natì.it

 

 

Il nome specifico è Artocarpusheterophyllus. Lo si conosce meglio come Jackfruit, ma in Italia è chiamato spesso, per semplificare, Giaco.

Ha una forma stranissima, resa buffa anche dalle sue grosse dimensioni (è in effetti il frutto più grande tra quelli che crescono sugli alberi, e arriva a pesare anche 40 chili): sembra un grosso cocomero color verde mela un po' bitorzoluto e spinoso. Ma la particolarità di questo frutto non è tanto la forma, quanto il gusto.

Ecco il Giaco, il frutto che sostituirà la carne: dall'Asia arriva il Jackfruit, grosso cocomero dal gusto neutro che, se cotto, assume un sapore che appaga anche i carnivori


Un gusto neutro, quindi, un misto delicato di mela e ananas, che tuttavia quando cotto sembra assumere un sentore di porchetta o di carne di maiale. Come il tofu, quindi, si presta a sostituire la carne nelle diete vegetariane e vegane, con tutti i benefici offerti dalla frutta.


(foto 1 http://www.cure-naturali.it/jackfruit/4199)


Il Jackfruit è davvero salutare e benefico. E, non a caso, è annoverato tra i superalimenti: significa che il suo apporto di sostanze nutrienti è di gran lunga superiore alla quantità di grassi contenuti, e risulta quindi notevolmente sano ed energico.
Il potere principale per il quale è conosciuto è la sua proprietà lassativa. Essendo infatti ricchissimo di fibre, aiuta l'intestino proteggendo la mucosa del colon, riducendone il contatto con le tossine.

Tra le vitamine principali contenute, il Giaco è ricco di vitamina C, antiossidante, e di vitamina A, alleata dell'organismo contro lo scorbuto e le malattie virali oltre che valido aiuto nei processi di guarigione. Ma anche le vitamine del gruppo B (in particolare la B6 e la B1), quelle così care ai vegetariani (che devono sforzarsi maggiormente per assumerne), non mancano.

Tra i minerali fondamentali per l'organismo troviamo il manganese, il ferro, il magnesio e il potassio, ma anche l'importantissimo calcio. E gli zuccheri contenuti, fruttosio e saccarosio, sono zuccheri semplici, quindi salutari. Essi, uniti all'apporto di calorie che il frutto è in grado di dare, lo rendono super energizzante.
I suoi semi, inoltre, sono ricchissimi di proteine, ed è anche questa loro caratteristica a rendere il Jackfruit un ottimo sostituto della carne e dei derivati animali.

Il Giaco si consuma in varie forme ed è una pietanza quotidiana in molti paesi del sud est asiatico (è il frutto nazionale del Bangladesh). E' però difficile trovarlo in Europa; tuttavia alcuni siti web di shop online ne permettono l'acquisto, anche se non è consigliato per via del suo rapido deperimento (e quindi si spera che presto inizino a coltivarlo anche qui). In questo caso, lo si trova inscatolato o disidratato, oppure sottoforma di "patatine" da sgranocchiare.

I frutti maturi possono essere sminuzzati fino a formare una farina, mentre i semi (contenuti a centinaia in un unico frutto) possono essere cotti proprio come le castagne.
Il Giaco ha un cuore carnoso, che viene estratto tagliando il frutto e stando attenti ad eliminare la buccia e la sottobuccia, molto appiccicosa. I petali ricavati da questa carne possono essere mangiati direttamente crudi, se il frutto è abbastanza maturo, oppure cotti quando è ancora acerbo. E si possono cucinare in mille modi, proprio come la carne: stufati, arrostiti, al forno, bolliti o marinati.

(foto 2 http://uk.businessinsider.com/this-miracle-fruit-tastes-like-pulled-pork-2015-8?r=US&IR=T)

La redazione di mammapretaporter.it

 

Mamma Pret a Porter non è una testata medica e le informazioni fornite hanno scopo puramente informativo e sono di natura generale, esse non possono sostituire in alcun modo le prescrizioni di un medico o di un pediatra (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione), o, nei casi specifici, di altri operatori sanitari (odontoiatri, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti, ecc.) abilitati a norma di legge. Le nozioni sulle posologie, le procedure mediche e le descrizione dei prodotti presenti in questo sito hanno un fine illustrativo e non devono essere considerate come consiglio medico o legale.

Le domande più comuni sul babywearing

Domenica, 06 Marzo 2016 09:30

Ecco qui quelle che in inglese vengono chiamate “F.A.Q” (la cui traduzione, decisamente meno cacofonica, è “domande frequenti”) per provare a rispondere in poche righe ad alcuni dubbi spesso sollevati dai genitori alle prese con il portare.
Consiglio di non limitarsi a questo “botta e risposta”, ma di approfondire i temi presentati nei vari capitoli del libro Lasciati abbracciare di Licia Negri, edito da Mental Fitness Publishing

Qual è la posizione migliore per un neonato?

È quella fetale, pancia a pancia, che più di ogni altra lo rimanda all’ambiente uterino che ha appena lasciato. Gambine rannicchiate, con le ginocchia più in alto del sederino. Deve essere ad altezza bacio, quindi (quando è piccolo) posizionato alla giusta altezza sopra il vostro ombelico. Un bambino istintivamente assume questa posizione quando viene preso in braccio.
Assecondate i suoi movimenti e non sforzate mai, è importante cercare di rendere il più delicato possibile per un neonato l’ingresso nel mondo, ora che non gode più di quelle sensazioni che viveva quando era ben protetto nel corpo della mamma. Prestate attenzione ai segnali che vi dà, siate sempre in vigile ascolto. Trovate un approfondimento nel capitolo 5.

Le fasce elastiche cedono?

Bisogna distinguere le fasce leggerissime con molto elastan (o altro componente sintetico che le rende elastiche) da quelle pesanti con poco o addirittura nessuna percentuale di elastan. La resa e l’indossabilità sono molto diverse nei due casi.
Motivo per cui non è possibile a priori definire un peso limite: a seconda della composizione, funzionano bene dalla nascita fino a 7-9 kg (per alcune eccezioni anche oltre).
Comunque, rispetto a una fascia in tessuto, una elastica tenderà sicuramente a cedere, quindi va “aggiustata spesso”. Le fasce elastiche sono generalmente più morbide rispetto a quelle tessute (dette anche “rigide”), e quindi molto accoglienti per i neonati.

Che tipo di nodo devo fare per legare una fascia? Basta un fiocco?

No, assicuratevi di fare sempre un doppio nodo. La sicurezza non è mai abbastanza.
Nel capitolo 10, dedicato ai tutorial, vi mostreremo delle sequenze fotografiche per annodare le fasce e vi spiegheremo come effettuare i nodi più comuni.

È vero che un bambino piange meno in un portabebè? Perché?

Il pianto di un bambino molto piccolo raramente è sinonimo di sterile capriccio. È più spesso un segnale, un richiamo per soddisfare un’esigenza importante; un neonato ricerca e manifesta come può il desiderio di essere in un luogo sicuro e conosciuto: vicino a voi. Togliere questa certezza può minare il suo senso di sicurezza, e la reazione che segue è il pianto. In un portabebè o in braccio un bimbo si rilassa, e rilassandosi si abbandonerà più facilmente a un sonno appagante. Non pretenderà ulteriori (e spesso stancanti) attenzioni, vorrà solo essere lì. Certamente portare non è la formula magica, ma è un modo per trasmettere ciò di cui i bambini hanno più bisogno appena venuti al mondo: sicurezza e amore. Nel testo, in più parti, troverete testimonianze di studiosi su questo tema; in particolare rimando al capitolo 1 e a pag. 36, dove riporto i risultati di uno studio che mette in relazione il pianto con il contatto con la mamma nel periodo immediatamente successivo alla nascita. Nel capitolo 3, il tema del distacco/contatto viene affrontato nello specifico per i bambini nati pretermine.

Quando posso iniziare a portare sulla schiena?

Aspettate finché il vostro bambino non riesce a sostenere bene la testa autonomamente. Considerate che sarà un cambiamento che non riguarderà solo lui, ma anche voi; quindi prestate attenzione, dovrete fare l’abitudine a un nuovo modo di muovervi nello spazio per non farlo urtare/impigliare. Tenete presente che se avete bambini super vivaci non ne avrete più la visuale diretta! Inoltre, vi renderete conto che sulla schiena potrete reggere più peso.

Posso portare/come vesto il mio bambino in estate?

Certamente sì, potete portare il vostro bambino anche in estate. Quando fa molto caldo, è più confortevole utilizzare portabebè in fibre naturali anziché sintetiche. Indossate entrambi indumenti in cotone leggero, riparate la sua testa con un cappellino e non dimenticate di utilizzare protettivi solari, soprattutto nelle aree di pelle scoperte. In caso di sole a picco, attenzione alle eventuali parti metalliche del portabebè, conducono calore e il bimbo potrebbe scottarsi. Soprattutto in caso di temperature elevate è importante che il bambino sia sempre ben idratato: fatelo bere quando ne sente il bisogno (acqua o poppata).

Posso addormentarmi con il mio bambino in fascia?

No, può essere pericoloso. Restate sempre attente e vigili quando portate, per assicurarvi che il vostro bambino respiri bene e sia nella corretta posizione. Non mettiamolo a rischio! Nel capitolo 8 potete leggere quali sono i principali pericoli e come evitarli.

Su che spalla faccio caricare il peso?

Se utilizzate un supporto o una legatura monospalla, le prime volte consigliamo di appoggiare il peso sulla spalla più allenata e con la quale vi sentite maggiormente a vostro agio (quella su cui, d’istinto, portate la borsa a tracolla). Quando vi sentirete più sicuri e fluidi nei movimenti, alternate spesso spalla per evitare dolorose conseguenze alla vostra colonna.

Come faccio a sostenere la testa del mio bambino se si addormenta in un portabebè?

Marsupi e Mei Tai devono prevedere un supporto per la testa del bambino, soprattutto se il produttore li presenta come destinati a un utilizzo fin dalla nascita. Nelle fasce la funzione di supporto viene assolta dal tessuto stesso e quindi bisogna prestare attenzione, quando si esegue la legatura, a portarne un lembo fino al punto in cui lo stesso sorreggerà la testolina del bambino. Il supporto (o il tessuto) fa sì che questa non sia “a ciondoloni”, e vostro figlio non sia letteralmente sballottato quando vi muovete. Fino a circa 4 mesi un bebè non è in grado di sostenere il peso della testa autonomamente, perciò la presenza di un adeguato sostegno è fondamentale; il reggitesta è importante anche quando, crescendo, riuscirà a reggere il peso della testa da solo: se si addormenterà, sarà protetto.

Indossare un bambino è dannoso per la schiena dell’adulto?

Non in soggetti sani, per i quali può costituire anche una buona attività fisica. Oltre a fortificare i muscoli della schiena con un esercizio del tutto naturale, fa lavorare molto anche glutei e femorali. Normalmente, chi non fa uso di portabebè tiene spesso il bimbo in braccio creando carichi improvvisi e sbilanciati, con una forte leva sul fianco. Questo sì che alla lunga può essere dannoso!
Più il bambino diventa pesante, più è importante che il supporto consenta una distribuzione del peso su una superficie ampia del torso del portatore. Le bretelle che poggiano sulle spalle devono essere sufficientemente larghe o ben imbottite, in modo che il muscolo vicino al collo, il trapezio, non sia iper sollecitato.
In caso soffriate di patologie alla schiena, è invece necessario consultare prima il proprio medico. Vi indirizzo al capitolo 5 per approfondimenti.

Dove posso imparare le tecniche di legatura?

Iniziate con il leggere bene le istruzioni riportate nelle confezioni del portabebè scelto e a fare delle prove con bambole o peluche. Se avete bisogno di aiuto, rivolgetevi a una scuola o a un’associazione seria, le cui insegnanti sapranno spiegarvi bene non solo le tecniche, ma anche tutti i motivi per cui portare il vostro bambino è un’abitudine sana e salutare. Diverrete, inoltre, consapevoli di tutti i benefici emozionali e del perché portare sia un meraviglioso modo di accompagnarlo con sicurezza nella vita. Consultate medico e ostetrica in caso di bisogni speciali.
A pag. 63 troverete alcuni riferimenti.

Sono incinta, posso portare?

Si può portare in gravidanza, ma con alcune precauzioni. È importante prestare molta attenzione a come vi sentite ed evitare assolutamente sforzi. Sarà più facile portare un bimbo piccolo; per i più grandi accertatevi di non avere nessun punto di pressione per non interferire, ad esempio, sulla vostra circolazione. Essere incinta è uno stato naturale, ma riserviamogli una sana cautela! Se desiderate approfondire, abbiamo affrontato l’argomento a pag. 234.
Può essere di sollievo utilizzare una fascia come cintura di sostegno del pancione, a pag. 253 potete scoprire come fare.

Mio figlio già cammina, è troppo tardi per utilizzare un portabebè?

No, non è troppo tardi, inoltre vi sarà di grande aiuto in alcuni momenti; consiglio di portarne uno sempre con voi: molti tra quelli in commercio sono leggeri, stanno in qualsiasi borsa e sono veloci da indossare. Sarà utile averlo con sé e utilizzarlo nei momenti di necessità: dà sicurezza in aeroporti o luoghi affollati, è comodo quando il “piccolo esploratore” stanco vorrà stare in braccio. E per lui sarà divertente guar- dare il mondo da una nuova prospettiva e addormentarsi rilassato sulle spalle di mamma o papà.

Posso usare una fascia dopo il parto cesareo?

Se avete un po’ “studiato” e sapete quindi “come fare”, se state bene, non avete avuto complicazioni e vi sentite in forze, potete provare a usare la fascia tendenzialmente dopo circa una settimana dall’intervento. Chiedete comunque conferma al medico o all’ostetrica. Posizionate il bebè ben in alto, prestando attenzione a non appoggiarlo sulla cicatrice. Per portare i fratellini maggiori (più pesanti) ci vorrà qualche settimana in più, tenendo sempre conto che il tempo di ripresa della mamma dall’intervento di parto cesareo varia da donna a donna. In ogni caso, osservate gradualità e non sforzatevi mai. Trovate gli approfondimenti nel capitolo 9.

Se lo porto non mi sfinirà e vorrà essere sempre al centro della mia attenzione?

Per noi genitori può essere faticoso e stressante intrattenere sempre i bambini interrompendo le nostre attività. Portando vostro figlio, quello che state facendo diventerà una sua fonte di curiosità e d’interesse. Non chiederà più di essere costantemente al centro dell’attenzione. Inoltre, essere portato non è un’attività passiva: il bambino esercita i muscoli per mantenere la “sua” posizione, in equilibrio; nel fare questoscarica energia corporea in maniera naturale e con gradualità (vedi il capitolo 1 e l’approfondimento sul concetto del continuum a pag. 53)

Non diventerà mamma-dipendente, vero?

No, non vi preoccupate e godetevela più che potete: i bambini crescono in fretta! Nelle culture occidentali si pensa che per rendere il bambino indipendente sia importante abituarlo fin da neonato a stare solo. Niente di più falso: è la vicinanza dei genitori che rende il bambino più sicuro e, crescendo, più indipendente. Nei capitoli 1 e 2 si affrontano questi temi.

 

AWR Competition ha indetto un concorso. Questo concorso, "London Nursery Schools", prevedeva la presentazione di un progetto per una visione nuova e avanguardistica degli asili inglesi, confrontandosi su domande profonde e pertinenti quali: "Come dovrebbe essere il nido del futuro?", "Come dovrebbero trascorrere le loro giornate in queste strutture, i nostri bambini"?

Un progetto italio-olandese ha vinto su tutti gli altri, e a noi di mammapretaporter piace moltissimo!

L'orto all'asilo, l'idea vincente di un team di architetti italiani e olandesi: il progetto dello studio Aut-Aut per una scuola materna che insegni fin da subito l'agricoltura urbana.

Avvicinare i bambini all'agricoltura, alla produzione territoriale e al rispetto per l'ambiente dovrebbe essere un obiettivo primario di tutti i genitori e di tutti gli educatori. Gabriele Capobianco, Edoardo Capuzzo Dolcetta, Davide Troiani e Jonathan Lazar la pensano esattamente così, e il loro progetto presentato al concorso indetto da AWR, "Nursery Fields Forever" (strizzatina d'occhio ai Beatles, d'obbligo) entra proprio nel solco di questo pensiero.

Sbirciando il sito del team di architetti (aut--aut.it) si viene subito a conoscenza del pensiero che è stato alla base della loro progettazione. Sostanzialmente, il punto di partenza è stata la consapevolezza che al giorno d'oggi i bambini sono lontani anni luce dai processi basilari del mondo, e che ciò crea in loro una percezione distorta.

Da dove viene la verdura che mangiamo? I prodotti in cucina nascono nei contenitori in cui li compriamo? Ma il latte proviene dagli animali? Non è scontato che i bambini capiscano al volo la nozione che tutto ciò che consumiamo aveva prima una forma differente.

Ma il fatto che i bambini siano naturalmente curiosi diviene punto di partenza avvantaggiante per poter intraprendere esperienze educative per avvicinarli proprio al mondo naturale.

Ecco allora che le loro matite hanno abbozzato un asilo per rispondere a queste esigenze, coniugando la curiosità dei bambini con la possibilità di imprimere in loro l'amore per la terra, i saperi agricoli e le tecniche amiche della natura.

Attraverso l'interazione con animali e piante, che trovano spazio nell'asilo di aut-aut incastrandosi perfettamente tra gli spazi "tradizionali" come le aule e le sale mensa, i bambini possono così sviluppare i loro approcci sociali, didattici ed emotivi. Si impara quindi attraverso l'osservazione della natura, attraverso gli esperimenti pratici (esaminando ad esempio la crescita delle piante o i comportamenti degli animali) e attraverso la tecnica (piantando, seminando, raccogliendo); insomma, attraverso azioni didattiche ma al contempo divertentissime per i bambini.

(foto 1 aut--aut.it)

Da non sottovalutare, come insegna il Piccolo Principe, è il ruolo dell'addomesticazione. Curando le piante e gli animali, i bambini fin dall'asilo acquisiscono un senso di responsabilità e di empatia importantissimo per tutta la vita.

Come dicevamo, gli spazi "agricoli" si integrano perfettamente con quelli più tradizionali, e il risultato, anche se per ora è solo virtuale, è meraviglioso.

(foto 2 aut--aut.it)

L'idea di questo asilo si adatta sia a bambini in età prescolare che a bimbi più piccoli, neonati, che in un nido del genere possono interagire fin da subito con la natura, rispondendo a stimoli super positivi che incoraggiano la relazione e la curiosità.

(foto 3 aut--aut.it)

La bioetica e il rispetto verso la natura e i suoi prodotti sono sempre in primo piano, e i protagonisti, i bambini, ne traggono benefici incredibili, sia a livello didattico, emotivo e sociale, sia a livello tecnico, riscoprendo attività e approcci che lentamente paiono scomparire. Insomma, vincono tutti!

Sara Polotti

Sara

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Cecilia

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