Solitamente si dice "pertosse" per indicare una tosse particolarmente forte e persistente, ma non è corretto. O meglio: la pertosse non si limita a essere una tosse che non passa o una tosse estremamente potente. Meglio conoscerla un po' più a fondo: si tratta infatti di una "malattia infettiva altamente contagiosa caratterizzata da una tosse protratta e pericolosa per il neonato", come spiegano dall'Ospedale Bambino Gesù.
Ecco cosa c'è da sapere riguardo alla pertosse.
Cos'è la pertosse
La pertosse, conosciuta anche come tosse convulsa, è una malattia infettiva altamente contagiosa causata dal batterio Bordetella pertussis.
Questo batterio attacca le vie respiratorie, causando una tosse severa che può durare settimane o mesi.
La pertosse può colpire persone di tutte le età, ma è particolarmente pericolosa per i neonati e i bambini piccoli. Si trasmette da persona a persona attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse o gli starnuti. È altamente contagiosa, soprattutto durante le prime due settimane dalla comparsa dei sintomi, anche se la persona può continuare a essere contagiosa per diverse settimane se non trattata.
Le fasi
I sintomi della pertosse si sviluppano generalmente in tre fasi:
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Fase catarrale: Questa fase dura circa una o due settimane e i sintomi sono simili a quelli di un comune raffreddore, inclusi naso che cola, starnuti, febbre lieve e una tosse leggera.
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Fase parossistica: In questa fase, che può durare da una a sei settimane, la tosse diventa più severa e si manifesta in episodi parossistici, caratterizzati da una serie rapida di colpi di tosse seguiti da un forte "urlo" inspiratorio. Durante questi attacchi, la persona può diventare cianotica (avere un colore bluastro a causa della mancanza di ossigeno), vomitare o avere difficoltà a respirare.
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Fase di convalescenza: Questa fase può durare settimane o mesi e i sintomi iniziano gradualmente a diminuire. Tuttavia, la tosse può persistere e riapparire in caso di infezioni respiratorie successive.
Complicazioni
Le complicazioni della pertosse possono essere gravi, soprattutto nei neonati e nei bambini piccoli. Tra queste ci sono:
- Polmonite: Un'infezione dei polmoni che può richiedere il ricovero ospedaliero.
- Convulsioni: Possono verificarsi a causa della mancanza di ossigeno durante gli attacchi di tosse.
- Encefalopatia: Una malattia del cervello che può causare danni permanenti.
- Disidratazione: Causata dal vomito ripetuto e dalla difficoltà a bere durante gli attacchi di tosse.
La diagnosi di pertosse si basa sui sintomi clinici e può essere confermata tramite test di laboratorio, come la coltura batterica o il test PCR (reazione a catena della polimerasi) su campioni di secrezioni nasofaringee.
Come si cura la pertosse
Il trattamento della pertosse include l'uso di antibiotici, che possono ridurre la durata della contagiosità se somministrati nelle prime fasi della malattia.
Tuttavia, gli antibiotici non sono efficaci nel ridurre la gravità dei sintomi una volta che la malattia è avanzata. Altri trattamenti includono il riposo, l'assunzione di liquidi e l'uso di umidificatori per alleviare la tosse.
Prevenire la pertosse
La prevenzione della pertosse si basa principalmente sulla vaccinazione. Il vaccino DTaP (difterite, tetano, pertosse) è raccomandato per i bambini in una serie di dosi a partire dai due mesi di età. Gli adolescenti e gli adulti dovrebbero ricevere un richiamo con il vaccino Tdap (tetano, difterite, pertosse) per mantenere l'immunità.
È particolarmente importante che le persone in gravidanza ricevano il vaccino Tdap durante il terzo trimestre per proteggere i neonati nelle prime settimane di vita.
Fonti: Ospedale Bambin Gesù
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